Riepilogo
Grazie all'aiuto determinante di Cassano, Ventola e soprattutto di Bielsa, Andrea Agnelli riesce finalmente a individuare il responsabile di così tanti eventi negativi che avevano costellato l'inizio di campionato e di Champions da parte della Juve.
Dietro così tanta “sfortuna” c'era una trama occulta ordita da Ceferin, che evidentemente non aveva ancora perdonato ad Andrea Agnelli il suo tentativo di dare luce ad un torneo alternativo alla Champions League: la Superleague. Naturalmente arriverà di sicuro il momento in cui Ceferin e Allegri, quest’ultimo, esecutore materiale di tanti boicottaggi, dovranno rendere conto delle loro azioni, ma sicuramente quel momento non può essere adesso. Adesso l’attenzione della società, dei suoi dirigenti, dei suoi tesserati, dei suoi tifosi, e di tutto l’ambiente in generale, non potrà che essere focalizzata sull’impresa a cui tutti dovranno, fino all’ultimo, sentirsi chiamati: risalire la china e mettersi, se possibile, in pari con le migliori.
La Juve ha bisogno di un nuovo CEO, ma soprattutto di un nuovo allenatore che coniughi lo spirito di sacrificio, del DNA Juve, con qualcosa che in questi anni, per colpa di Allegri, non si è più vista, e cioè la volontà da parte dei giocatori di fare anche un calcio spumeggiante e divertente, che porti di nuovo i tifosi allo stadio e che riporti la società agli antichi fasti. Viste le premesse, la scelta del nuovo allenatore ricade su colui che più di tutti incarna lo spirito del belgiochismo, l'erede del grande Bielsa: Lele Adani.

Episodio odierno
Adani, allenatore scelto per la modernità delle sue idee, porta con sé una concezione del calcio come di una scienza esatta. Egli è fautore convinto di ogni tipo di ausilio tecnologico. Un esempio su tutti: il player position tracker, uno strumento in grado di determinare istante per istante in tempo reale la posizione di ognuno dei 22 giocatori. Grazie ad uno strumento di questo tipo è anche possibile effettuare raccolte e analisi statistiche molto rilevanti, in quanto basate su un numero elevatissimo di dati. A fare però da contraltare a questi aspetti positivi, vi sono degli aspetti che, ad una prima analisi del personaggio Adani, erano sfuggiti:
Adani, infatti, non appena “preso possesso degli alloggi”, mostra di sé un preoccupante aspetto caratteriale, che visionando le sue interviste in TV non era mai emerso prima: egli dimostra, nelle risposte che dà a legittime domande che i suoi ragazzi gli pongono, d’essere persona molto rigida e poco paziente. Le sue convinzioni sono talmente radicate, i suoi dettami talmente infallibili, da far assumere a tutto ciò che dice un‘aura divina. Come le tavole di Mosè, ricevute direttamente dalle mani del Padreterno, e, in quanto tali, da prendere per buone, senza farsi inutili e fastidiose domande.
Ricordate la “sana inconsapevole incoscienza” di cui si parlava nel precedente episodio? Quella che differenziava Adani da Pirlo, che invece era stato da me “bollato” come intelligente (con accezione quanto mai negativa, quasi fosse una debolezza di cui non far troppa pubblicità) e quindi, in quanto intelligente, vittima di mille insicurezze. A quanto pare, la volta scorsa, nel fare queste considerazioni non si era andati poi tanto lontano dalla realtà.

Mentre alla Continassa sono i risvolti caratteriali di Adani a tenere banco, alla Sacra di San Michele, sono forse ancor più gravi e preoccupanti i problemi che affliggono il povero Bielsa. Il poveretto, infatti, non si è ancora riavuto completamente dal grave malore che lo aveva colto dopo aver saputo che Cassano sapeva della presenza del virus nella chiavetta, e che quindi, se solo se ne fosse ricordato, avrebbe potuto evitare di usarla, evitando così la cancellazione di tutto, e la perdita di una collezione dal valore inestimabile. Come ricorderete, il giudice, col rito abbreviato, aveva stabilito che Cassano avrebbe dovuto prestare due settimane di servizi socialmente utili presso la residenza della parte offesa, cioè di Bielsa.
La realtà dei fatti però è che Cassano, da quando ha varcato la soglia di ingresso della Sacra, è diventato - a suon di tracotanza e prepotenze - il vero, indiscusso padrone di tutto quell’enorme e suggestivo edificio che - lo ricorderemo a beneficio dei più smemorati - sorge sul cucuzzolo di una montagna difficilmente raggiungibile, se non percorrendo una lunga strada - piena di tornanti - che parte dai Laghi d’Avigliana per arrivare alla maestosa abbazia. Cassano, all'inizio poco entusiasta di dover star lì per ben due settimane, nel corso delle giornate successive aveva cominciato a farsi spedire un po’ di tutto dalla sua residenza a Genova. La vasca idromassaggio Jacuzzi media, quella che nella casa di Genova era stata posizionata a fianco alle camere da letto degli ospiti. Vasca che poteva tranquillamente ospitare un’intera comitiva festante di scambisti; poi una vasta collezione di auto d’epoca di eccezionale valore. Tutti esemplari talmente costosi che se Cassano avesse dovuto comprarli normalmente, pagandoli per il loro reale valore di mercato, non sarebbe bastato 10 volte il suo patrimonio per farlo. Per fortuna il cugino Girolamo, oltre alle rapine a mano armata aveva anche accumulato una discreta esperienza come ricettatore, aveva i suoi giri e sapeva lui dove trovare l'esemplare desiderato e acquistarlo a condizioni vantaggiosissime, facendo ai relativi proprietari offerte che Don Vito Corleone avrebbe definito: “che non ci potevano rrrifiutare”.

Tutta l’enorme zona palestra, e la zona SPA con sauna, massaggi, macchinari vari per la crioterapia, per recuperare in fretta la forma fisica, piscine varie per tonificare i muscoli con l’acqua gym, sala bondage, attrezzata di tutto punto e sala animazione compleanni bambini, anch’essa attrezzatissima; sale contigue, perché gestite dalla stessa persona, che si districa con disinvoltura tra fruste e macchina per trasferelli, tra gatti a nove code e pupi del teatrino. Animatore con notevoli doti di eclettismo, da tutti riconosciute, persino recensite da centinaia di persone (molto spesso le stesse) che hanno voluto dirne bene sia su S/M Italia, che su Mamma Moderna.
Ma perché soffermarsi così lungamente su questo personaggio? Qui Cassano, di solito protagonista di comportamenti da guascone irrispettoso (formula elegante per non dire “maleducato”), stavolta, a dispetto delle apparenze di gran chiacchierone, non rivelerebbe mai, nemmeno sotto tortura da gran signore quale, a questo punto dovremo tutti ammetterlo, egli è, che la persona (ex calciatore) che fa adesso l’animatore bimbi e mattatore di serate scambiste sia il famoso Gallo Belotti. Mai direbbe in giro che il Gallo Belotti si sia ridotto così in basso. Il Gallo Belotti sa che nessuno farebbe qualcosa per rovinarne l’immagine di calciatore serio e professionale che ha caratterizzato tutta la sua carriera calcistica. Con Cassano, stavolta nelle vesti per lui inconsuete di custode di segreti, il Gallo Belotti può dormire sonni tranquilli.
Per concludere, ci rivolgiamo direttamente al Gallo Belotti: caro Gallo Belotti, non temere, Cassano veglia sul tuo nome, ben preservato da male lingue che se non adeguatamente redarguite dal fatto di non dover mai e poi mai nominare il Gallo Belotti, probabilmente lo nominerebbero in continuazione, da mane a sera, più o meno così: “ah, lo sapevi che il Gallo Belotti, in scadenza contrattuale, non trovando un'altra squadra disponibile a fargli riscaldare il posto in panchina, è stato assunto da Cassano come animatore per i bimbi del quartiere durante il giorno con palloncini e bolle di sapone giganti, e, previsto dal medesimo contratto, di mattatore incontrastato delle serate scambiste di casa Cassano, premiato perfino con la manetta d’oro e lo scudiscio d’argento. Oppure del tipo, ma 'porco' Gallo Belotti, mi sono dimenticato di spegnere il gas, oppure: mannaggia a Gallo Belotti, oppure: per mille Galli Belotti!

Per chiudere con uno slogan che rappresenta (finora) la totalità della produzione letteraria di Cassano, scritto per descrivere il dramma della condizione dei giocatori disoccupati, ridotti a fare gli animatori delle feste di compleanno, o, peggio - aggiungiamo noi - a fare gli opinionisti urlanti su improbabili piattaforme digitali: “Gallo Belotti: non nominatelo, ma se ne avete bisogno… chiamatelo!Antonio… che dire? Stavolta siamo davvero tutti con te!

Per quanto riguarda le opere di ristrutturazione e miglioramento dell'edificio dell'abbazia e delle infrastrutture del luogo in generale, Cassano si era persino spinto nel pretendere – riuscendoci! - di costruire a tempo di record una funivia per raggiungere i laghi di Avigliana in pochi minuti. Qualcosa che somigliasse al teleferico del Pan di Zucchero di Rio. Naturalmente tutte queste spese di spedizione, di ristrutturazione e di miglioramenti vari, sono tutte a carico della Bielsa ONLUS, per la difesa del bel gioco.

In uno dei frequenti momenti di confronto sullo stato di avanzamento lavori, Cassano a Bielsa: “Ou Biè, senti, dobbiamo vedere come dobbiamo fare per allargare il garage, ché ci sono alcune vetture che le ho dovute lasciare fuori, e quelle quando piove si rovinano! Non va bene! Buttiamo giù quei due muri che stanno là e cerchiamo di farcele entrare tutte, capì?”.
Bielsa a Cassano: “Scusa Antonio se mi permetto di dissentire, ma qui non è un problema di opinioni: quello che vuoi buttare giù tu è un muro portante, se lo butto giù cade tutto.”
Cassano: ”Senti Biè, che me ne freca a me del muro portante? E scus! Mo' ti devo dire io cosa devi fare tu? Soccazzi tuoi come devi fare a farci stare le macchine. Se non ti piace la soluzione che ti ho detto io, a me va bene pure quella che dici tu, mica so’ permaloso com’attè. Abbast che si risolve! Pure se le mettiamo dentro la camera da letto tua, a me sta bene. Poi non andate dicendo che non vi vengo incontro, però!
Bielsa: ”Antonio, questo è un altro punto che, se non ti dispiace, vorrei un attimo affrontare con te. Girolamo da quando è arrivato sì è voluto mettere nella mia camera da letto perché dice che gli piaceva così tanto che proprio non voleva rinunciarci. Io mi sono dovuto adattare nella camera del capo guarnigione, che in queste settimane rimarrà distaccato alla Continassa per mantenere l’ordine pubblico. Prima o poi tornerà e dovremo vedere anche questa cosa, ma adesso, molto più urgente è capire: se le auto finiscono nella mia vecchia camera da letto, buttando giù il muro divisorio, Girolamo immagino vorrà sistemarsi altrove. Dove lo devo mettere? Quand’è che possiamo contare sul fatto che vada via?
Cassano: “Ou Biè, ti potrei dire tante fandonie, ma ti rispetto troppo per dirti cose che non si realizzeranno“.
Poi, per un attimo, Cassano si guarda intorno, con fare circospetto: “Biè, avvicinati…”. Bielsa si avvicina. “Biè, secondo me, Girolamo, da qua, non se ne va più. Quello, io lo conosco vecchio, non ha nessuna intenzione di andarsene. Quello si vuole piazzare qua e far diventare la sacra il covo della sua banda di rapinatori. Ca so ttutt chiù matt di lui.”
Bielsa: “U madonna! E che possiamo fare?”
Cassano: “E a me lo vieni a dire? Lascia stare, che sono incazzato come e più di te! Una volta tanto che avevo trovato una sistemazione tant’ bbella, mi tocca tenermi a mio cugino davanti alle palle chissà per quanto tempo!“

Tornando a bomba alla Continassa, diciamo subito che uno dei primissimi interventi di Adani, che aveva anche trovato all’inizio qualche tiepido segnale di entusiasmo, è di trasformare la sede delle attività juventine, la Continassa tutta, in luogo di discussione tattica permanente. Ogni metro quadrato della Continassa ed ogni minuto del prezioso tempo di ogni calciatore non devono essere dedicati a nient’altro che non sia riguardante un tema tattico.
Questa proposta, naturalmente, se intesa in senso lato non può che essere accolta positivamente. Se invece, incredibilmente, essa viene pensata e formulata con la pretesa che venga rispettata in ogni singolo momento della giornata, questa proposta rientra senza dubbio tra le proposte che vanno sotto la voce follia: follia allo stato puro!
Nonostante ciò, commoventi sono stati i tentativi che alcuni dei ragazzi, insieme alle loro famiglie, hanno comunque voluto fare, pur di non lasciare nulla di intentato. Ecco alcuni esempi del loro impegno incredibile, nonostante la palese assurdità della richiesta. “Cara, che ne diresti se – Danilo esce palla al piede e Cuadrado lo segue, accentrandosi – andassimo a fare una passeggiata? Hanno aperto una nuova gelateria – Vlahovic fa la diagonale in modo da togliere un giocatore da quelli che erano in marcatura e permettere così a Cuadrado, dopo una rapida triangolazione di entrare – e dicono che, pur costando relativamente poco sia senza ombra di dubbio il più buono.
Cosa aggiungere? Davvero una dimostrazione di spirito di abnegazione encomiabile! Alla Continassa, diventa ogni ora più evidente, il regime di vita imposto ai giocatori da Adani va oltre il più punitivo dei ritiri. Qualcosa di mai visto prima nel calcio. La vita di ognuno dei giocatori viene scandita da momenti ben precisi e da regole rigidissime che coinvolgono persino le famiglie dei giocatori, costrette a vivere in piccole celle, simili a quelle dei frati dei monasteri di clausura.
Adani per raggiungere concretamente e non solo nelle intenzioni questo risultato si avvale del contributo di una guarnigione di frati belgiochisti inviata presso la Continassa per monitorare ed eventualmente intervenire in caso di gravi inottemperanze delle disposizioni vigenti, imposte da Adani ai giocatori. Viene anche istituita una sorta di polizia segreta, una specie di Stasi che ha orecchie e occhi dappertutto.
Adani, come detto, tiene continuamente momenti in cui si confronta sui discorsi tattici con la squadra. Parla di situazioni che potranno verificarsi durante la partita, fornisce la sua chiave di lettura dicendo a ognuno dei giocatori cosa si aspetta che facciano per far fronte alla situazione descritta. Adani addirittura fa impiantare un piccolo auricolare all’interno dell’orecchio di ognuno dei giocatori della rosa, in modo che durante la notte, anche dormendo, si possa andare avanti con audiolibri personalizzati nello studio del posizionamento di ognuno in campo.
Fin qui tutto sembra essere “normale”. La cosa che invece decisamente, dannatamente, non è normale, è che non capiti mai, e quando diciamo mai intendiamo davvero mai mai mai, che ci sia qualcuno che risponda bene, e che sappia dire, interpellato da Adani, come dovrebbero muoversi, e cosa dovrebbe fare. Adani continua a sfornare a ciclo continuo ipotesi di situazioni tattiche teoriche, da cui dovrebbe scaturire una contromossa proposta dal giocatore interpellato. Niente! Nessuno è mai in grado di dire cosa dovrebbe fare lui o un suo compagno per controbattere adeguatamente l'avversario.
La considerazione che ad un certo punto nasce spontanea è: ma se nessuno riesce a capire cosa dovrebbe fare in nessuna circostanza, la possibilità che forse il problema non risieda nei giocatori, ma in colui che dovrebbe istruirli e prepararli, è quantomeno legittima. Tra l'altro, a peggiorare la situazione c'è il pessimo carattere dello stesso Adani, il quale si rifiuta di fornire spiegazioni ai giocatori se queste sono già state fornite in altre occasioni. Dall'arrivo di Adani si è creato un corto circuito pericolosissimo che rischia di far scivolare nel baratro la società, là dove neanche Allegri era riuscito.

Adani a Perin: “facciamo finta che tu sia Szczęsny, e che tu debba far partire l'azione dal basso senza fare lanci lunghi per saltare il centrocampo avversario”.
Perin ad Adani: “mister ma io sono Perin e sono un portiere, come Szczęsny, perché devo far finta di essere Szczęsny se anch'io sono un portiere?”
Adani a Perin: “è fondamentale riuscire ad uscire dal proprio corpo con la mente per incarnarsi in un altro giocatore, serve per allenare al massimo la propria capacità di immedesimazione nello spazio, nel tempo, e nella personalità di chi devi emulare. I fraticelli belgiochisti che circondano notte e giorno il Maestro, in coro: “Hommm!”
Sempre Adani a Perin: “immagina che sia i due terzini che i due centrali siano tutti e quattro marcatissimi, che cosa fai?
Perin: “beh se sono marcatissimi non mi conviene certo passarla a loro, mi conviene di più spazzarla via!”
Adani: “no, devi gestirla” “cosa fai?”
Perin: “spero che arrivi qualcuno a darci una mano, che so io, Danilo!
Adani a Perin: “e sperare ti sembra una azione che fai tu? O non è uno star fermi e aspettare che succeda quello che tu vorresti che succedesse?
Perin, che comincia a perdere colpi in lucidità: “beh sì, chiaramente la speranza non è una azione vera e propria, d'altronde se non posso lanciarla avanti e non posso neanche passarla ai compagni vicini, l'unica che mi rimane è pregare o, più laicamente sperare!”
Adani, rivolto ai frati belgiochisti: “a questo qui gli fate fare un bel giro di chiglia, che così non se lo scorda più come ci si deve comportare col mister.
Frate belgiochista capo: “mister… veramente non siamo sull’Hispaniola, siamo alla Continassa!
Adani a frate: “allora peggio per lui! Fategli vedere, assicurandovi che per tutto il tempo rimanga sveglio l’intera mini serie TV su padre Pio, quella recitata da Sergio Castellitto. La corazzata Potemkin, al confronto diventa paragonabile ad un cinepanettone qualsiasi dei fratelli Vanzina!
Perin: mentre i fraticelli belgiochisti lo trascinano via per portarlo in sala analisi partite “No! Lo sceneggiato di Padre Pio No! Fatemi vedere l’Uomo delle stelle, ma lo sceneggiato di Padre Pio no…”.
Bonucci
interviene: “in qualità di capitano mi rifiuto di assistere a queste pratiche medioevali!
Adani ad un altro frate belgiochista: “E’ giusto! Qui non si sta per forza, ma per piacere e per dovere”, “a Leo il campo glielo facciamo vedere col binocolo, dalla tribuna, sullo sgabello per un mese. Motivazione… che motivazioni diciamo alla stampa Leo? Mettiamo qualcosa di credibile… se ti faccio servire da Nedved il clasico (che non è Real- Barca, bensì, la classica scaricata di calcioni anti-cacacazzo, servita con gli anfibi dell’esercito Magiaro, quelli col puntale arrotondato, per non lasciare segni n.d.r.) che dici, potrebbe andare bene? “
Bonucci giustamente s’informa: “La versione originale di Puskas? O la variante serba, a giro, di Mihajlovic?”
Adani: “Ovviamente l’originale, cazzarola! Mica siamo la Premiata Macelleria Bergamasca (l’Atalanta n.d.r.)
Bonucci tira un sospiro di sollievo, potrà tornare a giocare…
Adani: “Continuiamo il nostro mental training, ma qua c’è bisogno di una mano” rivolgendosi al frate addetto alle telecomunicazioni: “se c’è mettetemi in linea Antonio, così qualcuna giusta la dice lui, che se no qua sembra che sia sempre colpa mia. Antonio? Ci sei?”
Cassano
dalla Sacra di San Michele: “Miticooo, mitico Adani!!! Come sono sti ragazzi? Danno soddisfazione?” Mentre Cassano parla, a qualcuno più attento non sfugge il particolare di vedere Cassano seduto sul trono di Bielsa, quest’ultimo seduto su uno sgabello, e sul fondo della sala il cugino Girolamo, intento a smontare un enorme lampadario di cristallo, preziosissimo pezzo facente parte dell’arredamento originale della Sacra. Un’istantanea, questa, che descrive mirabilmente cosa sta succedendo tra quelle povere mura, per secoli simbolo delle bellezze del Piemonte.
Adani: “non mi far parlare… Una delusione che non ti immagini. Sono tutti ciucci. Adesso capisco Allegri. Chiedo formalmente scusa ad Allegri, cazzarola!”. 
Sempre Adani: “Ne faccio una semplice, che così non fate brutta figura con Antonio, che ancora pensa che siete in gamba: prendiamo uno a caso, prendiamo Rabiot, uno di quelli che guadagnano di più: dovresti essere un trascinatore! Vediamo: “tu, Rabiot, stai facendo pressing coi tuoi compagni di reparto, ad un certo punto riesci a rubare palla senza fare fallo, ti guardi intorno e vedi che quelli che ti stanno sostenendo nella manovra sono Mc Kennie e De Sciglio, cosa fai?”
Rabiot: “(con McKennie e De Sciglio li presenti n.d.r.) vista la scarsezza di McKennie e De Sciglio, la palla me la tengo, faccio una sgroppata, e appena vicino alla porta tiro più forte che posso”
Adani: “Sì così poi dobbiamo pure risarcire i danni per i vetri rotti della finestra di nonno Alcide… Ma come si fa? Ma possibile che ancora non hai capito che l'unico modo per farti segnare sarebbe spostare la porta in direzione del tiro?”.
Sempre Adani: “Dai, riprova! Non ti scoraggiare, non sentirti giudicato, qui siamo tutti estimatori delle tue qualità” e mentre pronuncia l’ultima parte dell’ultima frase, incrocia tutte le dita di mani e piedi, mentre contemporaneamente, per lo sforzo sovrumano di non ridere, una enorme ernia inguinale si forma all’istante, come un palloncino di quelli che si riempiono d’acqua nelle fontane, e che ci si scaglia addosso d’estate, quando bagnarsi con un po’ d’acqua rischia persino di risultare piacevole.
Rabiot: “Immagino che arrivi Kean da dietro, allora faccio un colpo di tacco e spero che lui prenda la palla e si involi verso la porta per segnare.” Adani rimane basito. Dopo un paio di secondi si riprende e chiede a Rabiot come fosse possibile essere così autolesionisti da immaginare di avere dietro proprio Kean, forse l’unico in rosa capace di mandare la palla fuori, stando ad un metro dalla porta. Un recordman di gol mangiati assoluto! E sì che tra tutti, era possibile immaginare di avere dietro gente come Di Maria, oppure Vlahovic. Invece no, lui chi immagina ci possa essere? Kean!

Adani ha fretta di andare in bagno, quindi si astiene da ulteriori commenti, ma si aspetta al suo ritorno una disamina dettagliata del perché le scelte ipotizzate da Rabiot siano evidentemente del tutto sbagliate. Infine, essendoci in collegamento anche Cassano, sarà lui a dire qual era la risposta più giusta.
Cassano, dopo pochi secondi è già un bagno di sudore, pallido come un cencio, sembra debba svenire da un momento all’altro. Mai visto Cassano in condizioni di fibrillazione così violenta. A volerla dire senza girarci intorno, Cassano si sta letteralmente cacando addosso, e ci scuseranno i lettori meno avvezzi alla parolaccia, ma quando risulta indispensabile per rendere meglio un concetto, sconfinare diventa lecito e transigere oltre il lecito, quand’è il caso, si può!

Cassano: “Ou Ragà, ma questo è maatt! Mo sto pazzo ritorna e la domanda la fa ammè. Ngulavvuj, e a chiv’èstramurt!”
“s’ pot’ sapè qual è la risposta giusta? Cosa deve fare quel buono a nulla di Rabiot con uno ca par’ Cicciobbello nero, e quell’altro ricchionazzo, detto ovviamente in senso buono e sempre, sempre pregando che lui e gli altri come lui possano presto guarire da questa loro assurda malattia! (Citaz. Di Checco Zalone Gli uomini sessuali)

L’agitazione di Cassano è contagiosa. Dai banchi partono i primi segnali di una specie di ammutinamento, i metodi di repressione dei fraticelli fanno effettivamente paura, ma i ragazzi non ne possono più.
Quando Adani torna, per fortuna di Cassano, non c’è più tempo per esporre le sue risposte.
Con fare da cattedratico, Cassano, che incredibilmente è tornato all’istante l’essere tracotante e sfacciato che tutti noi ben conosciamo, si dice estremamente dispiaciuto: “Mi dispiace davvero molto di non aver potuto esporre la mia risposta alla domanta del colleca Atani rivolta a Rabiot”. Cassano è davvero molto dispiaciuto di non aver avuto la possibilità di mostrare le proprie idee. Tuttavia non mancheranno altre occasioni di esporre pareri e trovare punti di comunanza.
Cassano, non appena chiusa la chiamata si asciuga alla meglio il sudore. Nonostante sia visibilmente provato, non rinuncia a mandare, non sentito, un saluto e un augurio ad Adani, che fino ad allora aveva sempre considerato persona equilibrata, e che invece adesso sembra un pericoloso fanatico: “Adani, mavafangul và “.

Alcune considerazioni finali:
SCOPRIRE CHE CHI TI PARLAVA VOLEVA SOLO SAPERE DOV’E’ IL BAR

Immagino sia successo a tutti almeno un volta di avere a che fare con qualcuno che vi parla e non riuscire a capire cosa voglia dire, perché usa parole che non conoscete. Sicuramente sareste in grado, andando per esclusione tra i vari ceppi linguistici, di dedurre che sicuramente non può trattarsi né di uno spagnolo né di un tedesco; né di un afgano né di un cinese; né di uno slavo né di un congolese. Interpellando qualcuno in grado di rispondervi, potreste anche riuscire a stabilire che non si tratta neanche di persona che venga dalla Kamchatka meridionale, piuttosto che dal Siam occidentale. Potrebbe volerci una vita per arrivare a concludere che forse, e sottolineo forse, sulla faccia della Terra non esista altro essere vivente umano che parli la lingua che costui parla, e che sappia tradurre ciò che dice permettendo anche a noi di capire.
Il dubbio amletico è: ma varrà la pena spendere la nostra vita, e con la nostra anche quella di altri, per cercare di capire ciò che vuole dirci? Quello che ci vuole comunicare è davvero così importante?
Ecco, Adani dava l’impressione di essere una persona così: uno che parla, usa termini che non conosci, dice cose che non comprendi e, trovare non uno, ma addirittura una rosa di 20 giocatori in grado di capirlo e di fare ciò che egli dava la sensazione stesse chiedendo, con la possibilità, tutt’altro che remota di trovarci di fronte ad uno che non avesse null’altro da chiederci se non: “scusi? Dov'è il bar."
Come prova a chiedere Roger Waters dei Pink Floyd in uno stentatissimo italiano, in The Fletcher Memorial Home, gettava tutti quelli che ci avevano messo l’anima per capirlo, in uno stato d’angoscia e frustrazione insopportabili.

ADANI E IL SENNO DI POI
Come spesso capita quando in un muro comincia a farsi strada una piccola crepa, all’inizio impercettibile, ma poi, poco alla volta, sempre più visibile, con qualcuno che ad un certo punto comincia a parlarne con naturalezza, senza veli e senza grossi allarmismi e come fosse cosa nota a tutti da sempre. A quel punto molti cominciano ad ammettere candidamente che dei “ragionamenti“ di Adani c’era ben poco da capire. Altro che genio incompreso!
Altro che fautore della nuova rivoluzione copernicana del calcio. A tanti, che ancora inspiegabilmente non lo dicevano, era chiarissimo che si trattava di un folle. Di uno che semplicemente aveva avuto la fortuna di capitare in un momento storico in cui non contava la Quality, bensì la Perceived Quality, non contava se avevi qualcosa da dire, ma se e come sapevi dire quel qualcosa, che eventualmente poteva anche essere… niente!
Sul fronte societario, Andrea Agnelli convoca una riunione d’urgenza: il malcontento per l’evidente, gravissimo errore commesso nell’affidare il rilancio della Juve nelle mani di un folle è sotto gli occhi di tutti.
Ma non basta: bisogna risolvere il problema senza cacciare via Adani. Diversamente la Juve farebbe davvero una pessima figura. Addirittura due esoneri nel giro di poche settimane! Che credibilità ne deriverebbe??
Una mano, inaspettatamente, potrà stavolta venire dalla tecnologia.
Lo scopriremo nel prossimo episodio.


CLICCA QUI PER GLI EPISODI PRECEDENTI:
Juve: fumata bianca, habemus allenatorem (Ep. XIII)
Juve: sventato complotto internazionale (Ep.XII)
Juve: spuntano nuovi interrogativi e un nome: Bielsa! (XI)
Juve: Cassano da batticuore. Finale incredibile (Ep. X)
La Juve sta per riappropriarsi della sua Storia (Ep. IX)
Juve, una conferenza stampa che verrà ricordata a lungo: tu che domanda faresti? (VIII)
Terremoto Juve. L'onda lunga è appena cominciata (episodio VII)
Allegri contro tutti (La saga, episodio VI)