La lezione impartita a Yildiz darà buoni frutti?
Avete presente la scena di ricomincio da tre? Quella dove Gaetano (Massimo Troisi) accompagna Frankie, appartenente ad una congregazione religiosa, nelle visite che quest’ultimo fa, per portare il “verbo” presso le abitazioni di signore attempate e decisamente intransigenti nei confronti della rilassatezza dei costumi dei giovani d’oggi, visite che permettono a Frankie di ottenere in cambio finanziamenti e offerte per la congregazione.

Nel corso di una di queste visite, Frankie e Gaetano scambiano qualche battuta sul sesso e sulla quantità che di esso, non dovrebbe mai essere oltrepassata. Argomento, non v’è dubbio, quanto meno discutibile, se non grottesco. L’anziana signora, che i due erano andati a trovare, con la quale si era andata sviluppando la teoria sulla “giusta quantità”; del farlo sì, ma con moderazione, viveva assieme a suo figlio Robertino, un cinquantenne estremamente timido ed evidentemente assoggettato alla volontà e al modo di vedere le cose di sua madre: dotata di carattere fin troppo deciso.

La discussione, come detto, ad un certo punto comincia a farsi interessante e a vertere (come spesso capita nei giri che Frankie fa) sul modo dei giovani d'oggi di vivere la propria sessualità. La signora non si dichiara contraria all’accoppiamento, ma ne fa più, come dicevamo, una questione di saper riconoscere quando si è raggiunta una determinata soglia, oltre la quale non bisognerebbe mai andare.
Una questione quindi di autocontrollo. Di farlo, sì, ma in quantità, per coì dire, ragionevole, con consapevolezza e vigilanza nei confronti dei propri istinti e dei propri limiti. Sapendo quindi riconoscere quando sarà possibile indulgere ulteriormente nell’appagamento dei sensi, e quando invece sarà il caso di fermarsi, consapevoli di aver raggiunto la quantità giusta. Oltre la quale si arriverebbe ad abusarne.

Ma la domanda a cui Robertino vorrebbe trovare risposta, e di cui, rimasti temporaneamente soli, chiede conto a Gaetano è su quale sia, e come si riconosca, il giusto limite entro cui rimanere quando ci si accoppia. Gaetano, che in realtà come chiunque di noi, non saprebbe assolutamente rispondere a questa domanda, assolutamente priva di senso, per non deludere Robertino che a quanto pare confida molto di conoscere il parere di Gaetano, in quanto amico di Frankie, molto stimato da sua madre, tenta di abbozzare una risposta che naturalmente, quando Robertino continua a chiedere ulteriori delucidazioni, diventa sempre più difficile da sostenere.

Robertino vorrebbe sapere come si fa a riconoscere quando quella giusta quantità sia stata raggiunta, e Gaetano annaspa sempre più. Ad un certo punto, quando Robertino sembra essersi convinto, bontà sua, della risposta che Gaetano si era lì per lì inventato per tenerlo buono, quest’ultimo decide, in uno slancio estremo di onestà intellettuale di gettare la maschera: prende Robertino per un braccio e lo trascina in disparte, per potergli parlare senza essere udito da quella megera di sua madre, capace per cinquant’anni di tenere rinchiuso in casa suo figlio per farne, così, un esemplare vivente di completa imbecillità, incapace di pensieri propri, segregato per esser tenuto lontano dalle cattive compagnie e da pensieri corrotti e peccaminosi, sottoposto alle teorie assurde sulla sessualità degli individui, propinate da lei stessa (la megera n.d.r.), come anche da Frankie. Gaetano cercando di non essere udito, si rivolge a Robertino dicendo: “Robè scappa, salvati, tocca il sedere alle donne, vai a rubare, fai quello che vuoi, ma scappa via di qua”. A questo punto, stupito e spaventato da quelle parole, Robertino impreparato ad una risposta così forte, comincia a chiamare sua madre perché lo salvi da Gaetano: “Mammina, mamminaa!”

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Perché vi ho raccontato tutto questo? Perché se in questo racconto, ispirato dalla scena del film dell’immenso Troisi, con uno sforzo di fantasia, al posto della megera metti Allegri, e al posto di Frankie ci metti uno Szczęsny, oppure un Alex Sandro, oppure un Danilo, oppure un Locatelli, o anche un giovane come Miretti, tutti che, opportunamente ammaestrati, predicano ad Yildiz, che sarebbe capace di giocate fantastiche, di rimanere coi piedi ben saldi per terra.

Ma (mi chiedo e vi chiedo) questa manica di disfattisti pensa davvero al bene della squadra? O piuttosto a seguire senza più passione (una fiamma spenta ormai da tempo) e senza più speranza le indicazioni di Allegri annullando sé stessi, il proprio talento, i sogni di bambino di diventare un campione.
Ridotti tutti a meri esecutori delle indicazioni mortificanti di questo soffocatore di entusiasmi, questo tarpatore di ali, questo sedicente allenatore che si prende persin gioco dei giornalisti dichiarandosi amante delle giocate funamboliche, dei gesti tecnici più arditi.
Ma con quale faccia?

“Mister, posso fare uno slalom, seminare come birilli i difensori avversari e segnare partendo dalla bandierina? Ma certo haro, puoi farlo! Eccimanherebbe! Ma fallo hon moderazione, hoi piedi per terra, senza esaggerare. Tettulosai! Le hose vanno fatte sempre hon halma, moderazione ed equilibrio. Maremma majala. E homunque vadano le hose, sappi che il halcio in hulo che ti darò io dopo sarà talmente forte, che per tiràffuori il mio piede dal tuo deretano dovranno fare un intervento in anestesia totale.”

Ogni calciatore che ha a cuore per primo la sua squadra non può non godere della bravura di un proprio compagno che si sta dimostrando un fuoriclasse. Compagno che tra l’altro, col suo talento, potrebbe permettere anche a te, se ti metti nella sua scia, di vincere e magari partecipare a qualche giocata da sogno, che potrebbe diventare realtà anche grazie al tuo contributo attivo, non più solo fatto di passività, di bastoni tra le ruote, di sabbia nel motore dell’avversario.

Attorno ad Yildiz, dotato di capacità superiori, ma a cui viene impedito di scatenare il proprio istinto, se non in rari momenti di “trasgressione” che potrebbero costargli cari, dovremmo tutti metterci a fare quadrato, per evitare che diventi un altro Robertino, poco alla volta svuotato di fiducia in se stesso, fiducia sgretolata giorno dopo giorno da sua madre che non vuole che egli provi a spiccare il volo, e non per amore, bensì per gelosia, per paura di perderne il controllo, per il timore che Robertino – Yildiz prenda piena coscienza delle proprie qualità, capendo così di saper volare, ed anche piuttosto bene anche senza il loro “supporto amorevole”

A sentirli vien voglia di prenderli (bonariamente) a schiaffi. Hai capito cosa ti hanno fatto, caro Yildiz? Ti hanno voluto dare una lezione. Hanno voluto farti capire che senza loro tu non sei niente. Hanno notato che in allenamento facevi troppe giocate, machessono hodeste giohate. Hun stiamo miha al circo Medrano. Domani i hapelli voglio vederli rasati proprio a zero! Hun so se mi son spiegato.

Allegri, che come il venerabile Jorge nel Nome della rosa, pretende dai propri confratelli che nessuno di essi indulga al peccato del riso, Yildiz, che magari in allenamento si è permesso di tentare la giocata funambolica, e di sfidare così con la leggerezza spensierata del diciottenne il Bernardo Gui della Santa Inquisizione: Allegri e i suoi adepti, che da anni viaggiano a semolino e pane azzimo, anche loro, quando arrivarono alla juve, subirono lo stesso programma di condizionamento mentale studiato da Allegri per tenerti assoggettato alla sua sadica voglia di vederti, alla fine del suo programma, implorare per farti giocare, convinto col lavaggio del cervello di non valere nulla.

Accettando di avere come prima opzione il passaggio all’indietro, per farti perdere ogni consapevolezza del tuo talento, e di quanto sia un peccato non sfruttarlo in pieno, negli allenamenti, come nelle partite, in cui dai sempre l’impressione di poter fare lo slalom tra gli avversari, così come con i manichini antropomorfi, di solito usati per comporre la barriera nei calci di punizione.

Tolgono la spontaneità perché non ce l'hanno più neanche loro e hanno invidia di chi invece è nato con un talento spettacolare e vuole dimostrarlo al mondo intero. Szczęsny e Allegri grandi e grossi, vogliono dare una lezione al ragazzino che a 18 anni è già grande, quando invece dovrebbero semplicemente inchinarsi come i pastori del presepe in adorazione del bambinello.

Allegri e Szczęsny dovrebbero fare da bue e da asinello e preservare Yildiz dalle intemperie per permettergli presto di giocare con lo schema unico: tutti la passano al campione. Yildiz avrebbe la capacità di salvare tutti, anche i mistificatori e gli invidiosi che invece di inginocchiarsi e adorare il bambino appena nato, vorrebbero che rimanesse sempre nella condizione di subalternità, dell’umiltà della mangiatoia col bue e l'asinello, invece di occupare il posto che degnamente meriterebbe di occupare. Un trono!

Ma quando il suo talento sarà manifestamente sotto gli occhi di tutti e nessuno potrà più soffocarlo né negarne l’esistenza, i suoi compagni potranno anche continuare ad ostacolarlo, a mettergli i bastoni tra le ruote, a non passargliela mai.
Sarà tutto inutile: sarà lui stesso a sradicarla dai piedi del suo compagno. E dare prova delle sue capacità. Rassegnatevi, Yildiz presto sboccerà definitivamente, e nessuno di voi potrà più farci niente.

Appello a Giuntoli: Giuntoli, tu che giustamente stai facendo di tutto per far rimanere Yildiz alla Juventus, nonostante ci sia la fila di squadre della premier e della Bundesliga che farebbero ponti d’oro per averlo, sicuramente avrai capito (perché l’esperienza non ti manca) che questo miracolo potrà accadere solo a patto che il rovina-talenti di Livorno venga accompagnato, con tutti gli onori che merita, e cioè a calci in c***, fuori dalla Continassa.
Lui e la sua manica di fedelissimi, in vena di dare lezioni!