Napoli-Juventus, ovvero come ti rivitalizzo una squadra in coma.
Normalmente dopo un Napoli-Juventus, che negli ultimi anni è sempre andato a finire malissimo, chi mi conosce sa che non è il caso di interpellarmi, se non per motivi di comprovata importanza
, come ad esempio un annuncio urbi et orbi di Allegri di volersi dimettere e di voler restituire metà del monte stipendi rub…, ehm guadagnato in questi ultimi 3 anni.

Nel dopo-partita di un Napoli-Juventus tutto il condominio da anni ha imparato a conoscere quanto grande e inconsolabile sia la sofferenza che alberga nel mio cuore, e quanto poco opportuna possa suonare alle mie orecchie qualsiasi espressione di finto rammarico, per non parlare di quelle di contenuto compiacimento, malamente occultato dietro una finta maschera grigia, arrivando addirittura, in alcune occasioni, alla vera e propria esultanza, anche se, va detto, sempre nelle sue forme più rispettose, e quindi in qualche modo tollerabili. Se solo riuscissi a ricordarmi dove ho nascosto l’ultima volta che l’ho usata, quella vecchia doppietta, caricata a sale…

Ieri sera si è verificata esattamente la situazione su descritta. Per cui dovrei essere particolarmente refrattario a cercare ora di ricordare, ma ho deciso di farlo nella speranza che qualcuno della proprietà, leggendo queste righe si renda conto di che danno alla nostra psiche stiano arrecando i vari Ferrero, Giuntoli, Manna e chi più ne ha più ne metta della dirigenza. Criminali! Sportivamente parlando, per carità, ma sempre di crimine si tratta quando con le tue azioni, o con le tue omissioni, causi tutta questa sofferenza ad un altro essere umano. Fossi anche tifoso della Cucundria, non penso che comunque mi meriterei tutto questo, a maggior ragione se a parlarvi è un fiero tifoso Juventino, abituato alle tartine al caviale del volga e che invece deve andare avanti a uova rosse di lompo, comprate al Lidl.

Dal punto di vista del Napoli e dei suoi tifosi, ad aggiungersi ai classici motivi per essere contenti di aver battuto la Juventus se ne sono aggiunti alcuni particolarmente apprezzati, e cioè la valanga di decisioni arbitrali sfavorevoli alla Juve, che nel giro di qualche decina di minuti si è ritrovata con ben tre giocatori ammoniti, lasciando presagire che a fine partita il numero dei giocatori espulsi con rosso diretto, o con somma di gialli avrebbe superato quello dei giocatori della Lazio col Milan del giorno prima (8)

A regalare una spruzzatina di comicità alla situazione beckettiana che si era andata a determinare, ci ha pensato l’arbitro stesso, con la sua cervellotica spiegazione che in mondovisione ha voluto fornirci dell’ultimo giallo, e cioè che il fallo sanzionato col giallo era dovuto al fatto che fosse il terzo che subiva kvaratskhelia. A nulla è poi valsa la protesta degli juventini, i quali facevano sommessamente notare all’arbitro con toni fin troppo concilianti, che chi aveva commesso questo fallo, e si stava vedendo sventolare dall’arbitro con buona dose di sfacciataggine e di compiacimento il giallo, in realtà, dall’inizio della partita, di falli, non ne aveva ancora fatto neanche uno.

Incredibile ma vero. Accertata la palese ingiustizia subita rimaneva da capire perché: incapacità nel comprendere il regolamento? O incapacità di stare lì, buono, invece di dare sfogo alla sua smania di apparire nelle case di milioni di tifosi rubando così la scena ai giocatori? NON LO SAPREMO MAI.

Altro motivo di grande esaltazione da parte dei tifosi napoletani è stata la incredibile sequenza di tiri a porta vuota scoccati in grande quantità dai giocatori della Juve, con palla che si impennava e andava a finire sfidando le leggi della meccanica quantistica, contemporaneamente in più posti, ma nessuno di essi era l’interno della porta di Meret.
Tutti, come dicevamo, sopra la traversa, e direttamente sulla Luna, ad arricchire il numero dei suoi crateri, o, se il tiro risultava un po’ meno preciso, sul balcone di don Ciro, storico spettatore non pagante, che da sempre, con allargamento abusivo del balcone aveva messo su un business mica da ridere di posti a sedere disposti su tre anelli, copiando e migliorando il progetto di San Siro. Il quale don Ciro mai avrebbe sperato di essere, per pochi secondi, parte attiva della partita, vivendola in modalità così immersiva!
I tiri indirizzati e finiti sulla Luna, o leggermente al di sotto, finiti sul balcone di don Ciro, a vederli e rivederli, sembrano essere più da finale dell’NFL, che da partita di calcio, ma tant’è.
Questi tiri così assurdamente fuori portata sono serviti per far capire a Vlahovic e ai suoi compagni che la dea bendata è a volte particolarmente dispettosa nei confronti di chi pensa per presunzione di poter determinare il proprio destino in autonomia, senza chiedere e senza ringraziare. Tanto più se il nostro, (Vlahovic n.d.r.) invece di pensare ad allenarsi e a giocare, pensa di più a frequentare i saloni di bellezza dove evidentemente il colore dei suoi capelli viene stabilito in funzione della partita che dovrà giocare la domenica. Una specie di vezzo che, con risultati esteticamente quanto meno discutibili, porta ultimamente molti giocatori a tagliarsi i capelli quasi fino alla sommità cranica, lasciando solo un piccolo isolotto coperto da capelli, tingendo questi ultimi con colorazioni di dubbio gusto.
Ma non abbassiamo proprio ora la qualità delle nostre considerazioni con facili battute. Rimaniamo sul pezzo e cerchiamo di analizzare gli errori, ma anche cosa di buono pure ci sarà stato: 

Piuttosto che le odiose pagelle mi soffermerei su una serie di considerazioni che durante la notte sono emerse nel corso del mio disturbatissimo sonno
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  1. Parliamo di Tek, di cui non mancano mai interventi al limite del miracoloso, o comunque di ottima fattura, come il rigore parato a Osimhen, anche se alla fine la palla su rimbalzo entra, con un Raspadori che nel tempo libero evidentemente, al posto di andare di play Station si diletta coi video della Fisica che ci piace che gli hanno suggerito un trucchetto non male. Infatti, citando il regolamento, possiamo affermare senza timore di essere smentiti, che quando si batte un rigore, ciò che deve essere garantito da tutti i giocatori, tranne ovviamente chi tira e chi eventualmente para, è che i piedi dei giocatori siano sovrapposti alla linea dell’area di rigore quando l’arbitro fischia. Ma se quando l’arbitro fischia tu sei sulla linea sì, ma con una velocità maggiore di zero, il gol è valido perché conta la posizione del giocatore e non anche la sua velocità, che può essere anche molto maggiore di zero. Si apre a questo punto un dibattito, perché se io uso questo trucchetto, magari non sarò capace di garantire di essere così bravo nell’essere dietro la linea al momento del fischio. Sicuramente capiteranno delle volte in cui al fischio dell’arbitro risulterai al di là della linea. In questi casi dovresti l’arbitro dovrebbe far ripetere il tiro. Ma questo per quante volte? Dovremo senz’altro introdurre qualcosa di simile alla regola che vige nell’atletica leggera, e cioè che si tollera una falsa partenza, ma alla seconda scatta l’ammonizione. Altrimenti sarebbe una continua ricerca di chi correndo raggiunge la linea al momento giusto, con la possibilità di provarci infinite volte, cosa naturalmente impensabile. Ed un saluto al simpatico Professor Schettini!
  2. Al posto di Gatti, che pure era in panchina, gioca Rugani, che nel corso degli anni si è guadagnato fama di affidabilità e rappresenta una sorta di usato sicuro. Ultimamente i commentatori e gli operatori hanno preso, (come periodicamente fanno con lui) ad incensarlo e a chiedergli come si senta ad essere così bravo, e comunque spessissimo relegato in panchina. Lui ingenuamente a queste domande che sembrano innocue, ma in realtà hanno un retropensiero maligno, cade nella trappola e risponde che sì, gli dà fastidio, e che riterrebbe giusto essere più spesso titolare. Il ché andrebbe anche bene. Sarebbe però da ingenui pensare di farne adesso un titolare inamovibile. Se ne avesse, o avesse avuto la capacità, lo sarebbe già diventato da tempo. Se Rugani è considerato panchinaro non è certo per cattiveria o perché la Juve voglia farsi del male da sola, tenendo in panca, e quindi deprezzandone il valore, un campione; ma semplicemente perché conosce ormai i limiti di Rugani, che non sono evidenti subito a tutti, ma che la Juve, ormai, in tanti anni, ha imparato a conoscere. Egli è giocatore che alterna prestazioni positive, che gli valgono applausi meritati, a momenti di blackout che sul più bello gli capitano, e che rappresentano il vero motivo per cui il treno della titolarità almeno alla Juve difficilmente potrà sperare di riprenderlo, dopo averlo perso ormai tanti anni fa. Ultimamente si è anche riscoperto capace di buttarla dentro. Non è il caso di oggi, visto che anche lui, come gli altri, al momento di buttarla dentro, ha voluto fare un dispetto a don Ciro, mandandogli in frantumi la vetrata con un tiro che richiedeva per entrare in porta molta meno forza. La disabitudine a trovarsi in situazioni di questo tipo può giocare brutti scherzi, ma non mi sembra il caso ora di gettare sulle spalle di un centrale difensivo l’errore sotto porta. Sono altri (Vlahovic e Cambiaso n.d.r.) quelli che avrebbero dovuto garantire di saperla mettere dentro, ma ieri anche loro l’anno messa fuori.
  3. Centrale Gleison Bremer, contro Osimhen, mascherina di carnevale, anche in quaresima. A Bremer è capitato l’ingrato compito di neutralizzare le giocate in velocità di Osimhen. Fisicamente lo scontro sembra pari, le maniere non sempre in questi casi possono essere buone, e a volte bisogna fare di necessità virtù, ma le ammonizioni sicuramente rendono più difficile il compito di arginare l’avversario.
  4. Come forse alcuni di voi sapranno, a differenza della maggior parte dei tifosi della Juventus, io sono un ammiratore di Alex Sandro. Si fa presto ad innamorarsi di giocatori che sono indisciplinati, che fanno quello che gli pare, relegando l’allenatore nel ruolo di vigile urbano. Ma per vincere c’è bisogno che ognuno faccia quello che il gioco e l’organizzazione prevedono. Alex Sandro da questo punto di vista è sempre stato eccezionale e merita per questo stima ed affetto. Egli ha sempre rispettato le consegne che Allegri, e prima di lui un po’ tutti gli allenatori, in questi anni gli hanno dato. Nessuno se ne è mai lamentato. Quando un allenatore ha la fortuna di poter giocare con un elemento che segue e soddisfa pienamente le sue richieste è sempre contento ed è normale che lo preferisca ad altri magari più bravi, ma che si rifiutano di entrare nell’organizzazione di gioco che l’allenatore propone. Nello specifico di questa partita, Alex mi è sembrato andare non male. Non è certo stata sua la colpa del gol, anzi… quando sta bene, come in questo periodo, non disdegna di fare qualche sgroppata… naturalmente all’indietro, dove riesce quasi sempre a trovare uno o più varchi. In avanti invece Alex, che spesso (per colpa di Allegri) ha paura anche della sua ombra, preferisce ridurre al minimo il rischio di subire una ripartenza, e per questo motivo, effettua quasi sempre uno scarico nei confronti dei compagni indietro, che spesso si mimetizzano col terreno di gioco, oppure fanno finta di pensare a qualcosa di importante, che quindi momentaneamente gli impedisca di agire e proporsi per lo scarico. Insomma, si crea il medesimo clima di quando il professore scrutava negli occhi uno per uno tutti gli alunni interrogandi, e individuava quello che non riusciva a sostenere lo sguardo, e quindi era massimamente indiziato di non essere preparato. “Oggi chiamiamo... oggi chiamiamo… e nel frattempo alcuni fingevano un colpo apoplettico, altri un ictus, altri, come gli opossum, direttamente di essere morti.”
  5. Locatelli, simpaticamente soprannominato mutande di latta, per via della sua propensione per  la prudenza, rispetto a cui Alex Sandro può tranquillamente essere considerato un kamikaze, dal canto suo provvede a stroncare sul nascere ogni velleità di attacco, convinto infatti che non sia affatto necessario, per vincere, il trovarsi in vantaggio di numero di reti alla fine della partita. Questa teoria, che mutua i suoi principi dal terrapiattismo, si basa sul suo più importante assunto, quello del noto effetto Pac Man, che mi permetterebbe, fuggendo a più non posso dall’avversario, di trovarmi ad un certo punto, (quello in cui io ho già oltrepassato il limite terrestre, e sono, quindi già stato interessato dall’effetto Pac Man, mentre il mio avversario ancora no) per pochi istanti in vantaggio rispetto all’avversario. In buona sostanza, avvalendosi delle teorie terrapiattiste e in particolare dell’effetto Pac Man, c’è un istante in cui io che fuggo mi trovo ad essere non più davanti, bensì dietro l’avversario, rispetto al quale, quindi, sono in vantaggio. Fotografata questa situazione, che dura pochi secondi, ed esibita agli organi competenti, la vittoria è certa. Almeno questa sembra essere la convinzione di Locatelli e chi siamo noi per contraddire lui e tutta la comunità dei terrapiattisti che salutiamo con simpatia? Prudenza e scaltrezza sono le armi che Locatelli Mutande Di Latta mette in campo, armi, a quanto pare, vincenti.
  6. Alcaraz, dal suo canto, messo titolare perché l’alternativa sarebbe stata di schierare il primo che trovavano per strada dimostra di aver completamente compreso gli insegnamenti di Allegri che prevedono di fare finta. Su qualsiasi argomento, o qualsiasi conoscenza, l’importante non è essere, ma apparire. L’esatto contrario di Arturo Vidal, che senza dubbio ERA. Lo sanno molto bene le caviglie dei suoi avversari, le quali venivano, ai bei tempi, tranciate di netto, se non ci si allontanava immediatamente. Se qualcuno di voi fosse in grado di dirmi chi ha avuto la geniale idea di associare l’immagine di questo bimbetto spaurito (Alcaraz), con un giocatore come Vidal me lo faccia sapere! Un Alcaraz, che fa sua questa straordinaria teoria, fa finta di contrastare l’avversario, fa finta di fare un takle, fa finta di correre, fa finta di raddoppiare su kvaratskhelia per dimostrare di esistere, ma alla fine si scoprirà, non dovremmo dirlo, ma lo anticipiamo qua ai nostri affezionati e fedeli lettori, che Alcaraz in realtà non esiste.Alcaraz, tenetevi forte, è un ologramma!

Continua…