All’indomani dell’esonero di Mazzarri, di cui mancava ormai solo il suggello dell’ufficialità a sancirne l’ormai inevitabile fuoriuscita, il tecnico toscano, visibilmente provato, non ha comunque voluto rinunciare a fornire la sua personale visione dei fatti, e di come si sia arrivati a questo passo.

L’ufficialità non poteva ovviamente che venire da una comunicazione redatta e pubblicata dall’ufficio stampa della società Napoli Calcio. Ufficio stampa che ultimamente in molti avevano notato essere diventato sempre più riluttante a rilasciare comunicati scritti, soprattutto se a vergarli di proprio pugno era il figlio stesso di AdL, i cui ben noti insanabili contenziosi con la scuola dell’obbligo rendevano altamente sconsigliabile che fosse proprio lui, in prima persona, a redigerli e pubblicarli, senza che prima non venissero, come si dice in gergo… editati.

Editing che ufficialmente sarebbe dovuto servire per correggere eventuali veniali errori di battitura, in realtà aveva il nobile scopo di vigilare ed eventualmente correggere o riscrivere, i comunicati della società Napoli Calcio, salvaguardando in questo modo l’onore di Napoli, città che nel corso dei secoli ha dato fieramente i natali ad insigni giuristi, ed ospitato e ispirato letterati come il rappresentante dell’esistenzialismo francese Jean-Paul Sartre, lo scrittore e poeta dei paradossi, degli aforismi e delle provocazioni Oscar Wilde, lo scrittore di Delitto e Castigo e di tanti altri romanzi che hanno costituito la base da cui oggi facciamo derivare il meglio della letteratura russa: Fedor Dostoevskij, Marie-Henri Beyle, che scriveva e si firmava Monsieur Stendhal, ufficiale di Cavalleria, e dulcis in fundo, per citarne solo cinque, il noto poeta tedesco Johan Wolfgang von Goethe, tutti fieri ed entusiasti visitatori di questa città, evitando che tale tradizione venisse macchiata da scritti zeppi di errori grammaticali di ogni ordine e grado.

Alla fine, il sofferto, laconico comunicato, che trasuda sentimenti di gratitudine ed affetto, rilasciato alle agenzie di stampa recita qualcosa del tipo: “Mazzarri in data 20/2/24, è stato esonerato. Lo ringraziamo per il lavoro svolto, e lo invitiamo a mettersi una mano sulla coscienza e quindi a rinunciare, se possibile, a percepire il resto del suo stipendio, visto che già teniamo a Garcia a libro paga. Infine chiediamo gentilmente se liberasse subito il suo ufficio a Castel Volturno dalla sua roba, che’ la stanza serve.”

Come accennato, Mazzarri, molto colpito dalla delicatezza delle parole del comunicato, sebbene visibilmente provato ha comunque tenuto a fornire la sua personale visione dei fatti, e approfittando di un’intervista, di togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa.
Nel seguito, il Giornalista e cronista partenopeo, che preferisce rimanere anonimo per evitare di ricevere violente manifestazioni d’affetto, verrà identificato dalla lettera G, mentre Mazzarri verrà identificato con la lettera M

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Intervista a Walter Mazzarri all’indomani del suo esonero (20 febbraio 2024)

G. Mister Mazzarri, dopo la imbarazzante sequenza di pareggi e sconfitte da lei inanellati, sequenza che ha ormai allontanato in modo definitivo il Napoli (al momento nono in classifica) persino dalla zona Champions, con un trend da retrocessione, cosa sente di dover dire a sua eventuale discolpa circa le sue responsabilità personali in un fallimento clamoroso come questo?
M. Tanto per cominciare, non parlerei assolutamente di fallimento! È infatti risaputo che la prima parte della stagione del Napoli non è stata certo condotta nel migliore dei modi. A parte le prime vittorie del Napoli di Garcia, ottenute per pura inerzia dell’andamento della stagione precedente, e, diciamocelo, ottenute soprattutto grazie ad episodi e a sviste arbitrali sfacciatamente favorevoli al Napoli. Il tutto, come se non bastasse, accompagnato da una vergognosa dose di fortuna. La gestione di Garcia, quella sì, non è stata all'altezza dell’ultimo Napoli di Spalletti. La stagione era ancora con clima soleggiato, con rare piogge, mai tali da provocare le temibili pozzanghere che da sempre penalizzano maggiormente chi, come i napoletani, non vi sono abituati. Pozzanghere che sono cominciate ad arrivare con le prime piogge, prima contenute, poi torrenziali, che hanno cominciato a verificarsi sempre più di frequente proprio nel periodo in cui a prendermi sulle spalle la croce del Napoli in crisi è toccato al sottoscritto. Ma quando sembrava che la squadra avesse finalmente preso le misure anche alla sfortuna, ci ha pensato la neve a sorprenderci ancora una volta.

G. Mister Mazzarri, sappiamo bene che lei è uomo con le spalle larghe e che non ama certo nascondersi dietro un dito. In questi mesi avrà sicuramente riflettuto a lungo per capire cosa sia mancato a questo Napoli. Sarebbe in grado di rispondere in modo onesto, pacato, e obiettivo alle domande che oggi, alla luce degli ultimi accadimenti tutti noi ci poniamo: com’è possibile venire da una stagione record come quella dell’anno scorso e ridursi così in basso? La squadra è la stessa… a non essere gli stessi c’è lei, che si è aggiunto, e Giuntoli, che come un capitone a Capodanno, appena ne ha avuto facoltà, si è dato alla macchia.
M: Pur non volendo in nessun modo venir meno alla deontologia professionale che mi impedirebbe categoricamente di criticare un collega, denunciandone, faccio per dire, la totale inadeguatezza e incompetenza, non posso tacere di una situazione in cui il mio predecessore ha evidentemente dimostrato di essere figura inadeguata e incompetente. Naturalmente tutto ciò ha avuto senza dubbio una influenza negativa decisiva...

G: Mister Mazzarri, se potesse descrivere la qualità del lavoro svolto dal suo predecessore, cosa direbbe o farebbe?
M: La situazione di sbando totale in cui versava la squadra quando l’ho presa in mano, lasciava presagire risultati disastrosi… e così infatti è stato! D’altronde AdL, quando mi ha scelto non penso l’abbia fatto per i miei begli occhioni blu, ma piuttosto per la mia capacità di essere coerente, anche nello sbagliare. Quando la rotta è tracciata, è tracciata. Punto e basta!
E quand’anche, in seguito, dovesse succedere di avere l’impressione (magari veritiera) che sia sbagliata, essa deve essere seguita comunque, e ad ogni costo. La mia storia di vittorie e di successi parla chiaro! La coerenza alla fine paga. D’altronde essa è sempre stata una delle mie caratteristiche più importanti. Giammai potrei vincere venendo meno al mio credo calcistico. C’è chi pensa che i moduli, gli schemi e tutto quello che può avere una parvenza di scientificità sia solo un bluff. La verità è che la vittoria, non può che essere una pura combinazione di eventi fortunati. La vittoria, anche se a noi piacerebbe tantissimo possa essere vista come effetto di azioni logiche, compiute in successione, in realtà altro non è che l’espressione di solo una cosa. Di una soltanto: espressione del ****!
L’unica vera vittoria è quella che arriva nel modo più sfacciato. Quella ottenuta una volta, e poi quando tenti di replicarla non ci riesci, più, nemmeno riprovando un milione di volte. Mi fanno ridere quelli che vincono e si convincono di aver vinto perché se lo sono meritati, e lo stesso dicasi per quelli che invece non vincono. La realtà è che se la pozzanghera ce l’hai tu ed io invece no, tu perdi e sei un cogl****, ed io che ho vinto sono un gran volpone.
La vittoria più educativa è quella che ti insegna ad accettare che nonostante il tuo gran lavoro, per vincere ci sarà bisogno di avere ****. E tanto anche!  Se manca quella, puoi fare tutte le piroette e i salti mortali carpiati con scappellamento a destra, come se fosse Antani, ma tu non vincerai.
Chiunque affermi il contrario e si pavoneggi per la vittoria appena ottenuta, senza l’aiuto di nessuno se non di se stesso, dimostra di non aver capito niente.
Tantissime volte ci è capitato di dover fronteggiare gli avversari in campi di calcio al limite della praticabilità. Le pozzanghere mobili, disposte ad arte,  la pioggia battente che in tantissime occasioni gli avversari ci hanno fatto trovare e in alcuni casi situazioni meteorologiche al limite della praticabilità con neve e  ghiaccio.
A novembre, nonostante la classifica non premiasse il lavoro dei ragazzi, i presupposti per fare un bel filotto di vittorie e di pareggi che ci avrebbe permesso di tornare dove era giusto che il Napoli stesse c’erano ancora. Eccome se c’erano! Chi poteva mai immaginare che proprio in quel periodo di novembre, quando le partite sembravano ancora in bilico, nonostante le pozzanghere del nemico, disposte ad arte in tutto il rettangolo di gioco, col lavoro svolto insieme ai ragazzi avevamo comunque costruito i presupposti per dare una decisa sterzata e ritornare quanto prima in zona Champions. Le cose sono andate ben diversamente e questo non può essere certo imputato a me!

G: in questi ultimi mesi l’abbiamo più volte sentita lamentarsi delle decisioni arbitrali…
M: Gli arbitri… guardi, di arbitri sarebbe forse meglio non parlare. Tanto per dirle solo una cosa, secondo uno studio condotto da me personalmente, e non penso di essere proprio l’ultimo arrivato, basato su dati oggettivi, gli arbitri hanno compromesso, con episodi singoli o per un’avversione generica nei nostri confronti, almeno la metà dei risultati finali. Secondo i miei calcoli, senza l’influenza sempre dannosa degli arbitri, risulteremmo terzi e non staremmo qui a chiederci il perché e il percome, ma saremmo in piena competizione per lo scudetto. Questi sono fatti comprovati, che dimostrano quanto la classe arbitrale, con le proprie decisioni devastanti sia stata in grado di ribaltare completamente l’esito di un campionato. Nessuno lo dice, perché è più facile scaricare sul singolo ciò che andrebbe approfondito a livello sistemico, ma gli arbitri, con le loro decisioni e anche con il loro atteggiamento intimidatorio, hanno contribuito non poco a far sì che le nostre partite, all’inizio sempre scoppiettanti, finissero sempre con sconfitte o al massimo con pareggi immeritati.

G: mi sembra di capire però, che oltre alle decisioni sui singoli episodi, ci siano anche altre componenti su cui lei polemicamente ha indirizzato l’attenzione dell’opinione pubblica…
M: Certamente! E mi fa piacere che sia lei stesso a sollecitarmi su questo tema, perché altrimenti a qualcuno potrebbe venire da dire che siamo qui solo a recriminare, a fare le solite vittime. Ma per fortuna a suffragare le nostre tesi ci sono dati oggettivi e inoppugnabili. Mi chiedo, ad esempio (perché effettivamente questo a volte ha costituito un problema) come possa un arbitro non tenere conto delle grandi perdite di tempo, assegnandoci alla fine di ogni match mai più di 15 minuti, anche se il tempo perso dati alla mano sarebbe stato ben più ampio.
Mi chiedo, e chiedo anche a lei e a chi leggerà questa intervista, in base a quale logica, se il tempo che è stato perso è anche di poco inferiore a 15 minuti, si debba addirittura interrompere un'azione a metà del suo svolgimento, solo e soltanto perché si è superato il tempo prestabilito di soli 5 o 10 minuti (oltre ai 15... n.d.r.) Da che mondo è mondo finché l'azione è viva, e non se ne conosce la conclusione, è davvero una crudeltà per tutti l’essere privati dal sapere come va a finire. E’ come se al cinema per non accavallarsi con gli orari della proiezione successiva, tagliassero i minuti finali del film. Ma in che modo viviamo? Dico io….
Fischiare la fine, così, senza sapere che cosa sarebbe successo se quell'azione fosse potuta andare avanti è da criminali. Da denuncia alla corte dell’Aia. Ma che gioco è mai questo? Dov'è finita la lealtà sportiva tanto decantata, e applicata con fin troppo zelo solo quando le cose vanno bene agli altri, altrimenti la lealtà e tutto il resto possono tranquillamente andare a farsi benedire. Ma dove siamo arrivati?

G: E come se non bastasse ci sono altre squadre che pur vincendo continuano a giocare per fare altri gol...
M: questo al mio paese si chiama overkilling. Arbitri insensibili che non si fermano davanti a nulla... Se vedi che l’altro non ne può più, davvero non si capisce il perché di questo accanimento. Anche se manca mezz’ora, la vuoi fischiare sì o no sta benedetta fine? Siamo finiti in un mondo di persone dove l’umanità ha lasciato spazio alla cattiveria.

G: spesso l’abbiamo anche sentita lamentarsi della coppa d’Africa
M: A mio avviso, una volta saputo che per così tanto tempo sarebbe mancato Osimhen … dico, rimandiamole ste partite. Un po’ di correttezza e di lealtà non sarebbero state sgradite. Uno prepara e organizza la propria squadra in un certo modo e poi viene a sapere che ti hanno organizzato la coppa d’Africa apposta per toglierci il nostro migliore elemento.
Ma allora ditelo che ce l’avete con noi!!! Ma 'sta Coppa d’Africa la si doveva giocare per forza adesso? Non la si poteva giocare, chessò, ad Agosto?
M: Abbiamo provato anche a fare ricorso a TAR del Lazio, ma niente. Dice che una competizione continentale non la si può spostare per far giocare Osimhen col Frosinone, ed ecco qui i risultati: 4 a 0!
Ma vi sembra una cosa rispettosa del lavoro degli altri questa? Uno prepara la partita con una squadra di tutto rispetto (il Frosinone n.d.r), un nostro diretto concorrente per la lotta per non retrocedere! E pure un competitor per la coppa Italia, sempre più prestigiosa e non se ne vuole tenere conto. Ma dai, su!
Tra l’altro, abbiamo fatto ricorso al TAR del Lazio anche per l’ostruzionismo e le meline che le squadre avversarie ci hanno fatto a fine partita e per gli arbitri compiacenti, che hanno concesso solo 20 minuti di recupero. Di più, dovevano darne di più.
Ma in quel covo che è diventato il TAR del Lazio, nessuno ne ha voluto sapere. Nessuno! 
Ne parlavo proprio l’altro giorno con Lotito: ‘Ste aquile e sti mezzi busti togliamoli, se poi è questo il vantaggio che te ne viene dall’averli messi dappertutto negli uffici'.

G: Vogliamo anche dire due parole su AdL? E’ stato davvero il massimo, lo sforzo profuso dalla società per supportarla nello spogliatoio, con la squadra che ad un certo punto ha perso la fiducia anche nei suoi confronti…
M: AdL, uomo parsimonioso come pochi, durante i frequentissimi ritiri punitivi a Castel Volturno, obbligava i suoi giocatori a mangiare pochissimo. Difficile capire se lo facesse per una questione di mero risparmio o se fosse anche un modo per costringere i giocatori a mantenere un peso forma ottimale per affrontare le partite al meglio. AdL, come tanti aneddoti sull’argomento riportano, quando intravede un modo di far soldi, o, che è lo stesso, di risparmiare, prima di convincerlo a rinunciarvici, ne devi provare di cotte e di crude. Fatto sta che i poveri giocatori del Napoli spesso seguivano diete ipocaloriche che li portavano a presentarsi il giorno della partita emaciati e privi di forza.

G: Ed effettivamente, i tifosi stessi se ne accorgevano, ed è nata così l'usanza di lanciare non più solo il caffè sospeso, ma anche quello delle fettuccine alla carbonara sospese, fonti di energia e di calorie per riuscire a portare a termine la partita.
M: Più di una volta ho cercato di convincere AdL a rinunciare a questa sua usanza che, nessuno ne aveva la certezza, per carità di Dio, ma sembrava potesse essere considerata come possibile concausa della scarsa capacità di correre e di sopportare la fatica dimostrata dai giocatori privati della giusta quantità di calorie. Io almeno una cotoletta alla milanese e un bicchiere d’acqua di rubinetto prima della partita l’avrei somministrato, ma AdL che di milanese non voleva sentir parlare, una volta, quando glielo proposi mi rispose parafrasando Lord Farquaad: “Sì… lo so! Molti di voi, miei fedeli sottoposti, sudditi ed inferiori non potrete tornare a casa, dalle vostre mogli e i vostri figli, molti necessiteranno di cure per ristabilirsi, e altri ancora potranno morire, ma è un sacrificio che sono disposto a sostenere!”

 Che condottiero, il nostro AdL. Un motivatore da cui tutti noi dovremmo trarre spunto e prendere esempio!