(qui per la parte I) 


NOSTALGIA DI FERRAGOSTO
A ferragosto si andava al mare in macchina in 5
, e dopo una giornata in spiaggia, raggiunta la colorazione rosso aragosta, senza che nessuno se  ne lamentasse, pena l’essere attenzionati come potenziali ricchioni, ci recavamo, sempre in macchina presso il Panificio De Palo: dove per cena ci facevamo fuori due ruote a testa di focaccia coi pomodorini. Dopo un giretto sul lungomare, sempre in macchina, si rimaneva, sempre in macchina anche a dormire, per non perdere il giorno dopo la priorità in spiaggia acquisita.

Alcuni di noi pur avendo dai 20 ai 25 anni non sapevano nuotare, per cui rimanevano in mare, ma non si avventuravano oltre l’altezza del ginocchio, perché non si sa mai, qualche schizzo imprevisto, la bevuta, il panico… meglio rimanere ad altezza di polpaccio. Tanto, per divertirci come pazzi era già più che sufficiente così. Coi piedi ci schizzavamo l’un l’altro e passavamo le ore così, fino a raggiungimento del color viola primula, colore preventivamente stabilito per convincerci a rimetterci in macchina, lasciata parcheggiata a vista dalla spiaggia. Durante il viaggio di ritorno nessuno aveva l’ardire di lamentarsi. Bastava semplicemente non farci caso. Immagino che i monaci zen avessero ereditato da noi la capacità di sopportare le ustioni con così tanta nonchalance . Come mi piacerebbe fare ancora un ferragosto così! L’ustione la sopporterei, ma temo che le due ruote di focaccia coi pomodorini di De Palo non le riuscirei a reggere più…

CAPPOTTAMENTI SFIORATI E CARABINIERI INDULGENTI
Noi della nostra comitiva spesso facevamo dei giri la sera in macchina in 7 o 8 lungo la circonvallazione
. La macchina in questione era quasi sempre una scassatissima Renault 5 di uno della comitiva. Questa macchina aveva una particolarità: sembrava sempre che in curva dovesse cappottare, ma non cappottava mai! Una volta mentre facevamo i nostri giri, capitò di incontrare un posto di controllo dei Carabinieri. Essendo in macchina in numero leggermente eccedente il consentito alcuni di noi scesero e cominciarono a tornare indietro a piedi costeggiando la strada, che era buia. I Carabinieri, che notarono questa manovrina si insospettirono, e ci volle del bello e del buono per convincerli che avessimo fatto scendere i nostri amici dalla macchina non per chissà quale losco fine, ma semplicemente perché eravamo troppi e avremmo per questo preso una multo, o peggio.
I Carabinieri, all’inizio sospettosi, vedendo con chi gli era toccato di avere a che fare, ci lasciarono andare. Avevano capito tutto. Se penso a tutte le barzellette che inventano sui Carabinieri per deriderli, mi viene una rabbia…

ESPEDIENTI AL SELF SERVICE
Ai miei 18 anni mia madre mi comprò una macchina, che sarebbe servita per tutta la famiglia, composta da me e mia madre. Si trattava di una 127, 1050 di cilindrata, allestimento CL, che stava per ‘Comfort’ ‘Lusso’. Pur essendo un’utilitaria, questa macchina beveva come una spugna. Dopo una passeggiata a piedi in centro, il resto della serata la passavamo facendo dei giri in macchina. Quando la benzina cominciava a farsi poca, e si rischiava di rimanere a secco per strada, si andava dal benzinaio self service e si mettevano 10.000 lire per riprendere i giri. Quando poi la benzina aumentava di prezzo, e si doveva tornare al self service a fare rifornimento, la benzina che si metteva continuava ad essere sempre, invariabilmente 10.000 lire.
C’era però un espediente che permetteva a chi lo metteva in atto di non perdere nemmeno una goccia di benzina, o forse, questo nessuno poteva dirlo, addirittura di riuscire a tirarne fuori anche qualche goccia in più del lecito. L'espediente consisteva nel saltare sulla gomma che portava la benzina dal distributore al serbatoio. Questo espediente a quanto pare funzionava davvero. Tant’è vero che dopo un po’ cambiarono tecnologia della distribuzione della benzina dal distributore al serbatoio in modo che, una volta raggiunte le fatidiche 10.000 lire, non ci fosse modo di succhiare neanche una goccia in più. Che peccato!

STRADE IN COSTRUZIONE E VOLONTA’ CELESTE
In occasione di una gita fuori porta ebbi modo di comprendere che esiste davvero una volontà celeste. Che stabilisce quando è arrivato il tuo momento e quando invece ancora no.
Eravamo reduci da una bella gita di Pasquetta, ed eravamo in viaggio per tornare a casa. Ricordo che si trattava di una notte particolarmente buia: ad un incrocio non riuscimmo a leggere bene cosa c'era scritto, per cui, confidando sul fatto che la direzione giusta fosse quella, proseguimmo la nostra marcia in macchina, seguiti da un'altra macchina di nostri amici. Dopo una decina di minuti da quando avevamo imboccato quella strada, ancora non avevamo incontrato nessun'altra macchina. La cosa non ci quadrava granché, ma in fondo era notte, quindi ci poteva anche stare che non avessimo incontrato nessun'altra macchina.
Ebbene, ad un certo punto, mi ricordo che mi resi conto che la strada era finita lì dove ci trovavamo noi, e che se avessimo proseguito, saremmo caduti giù, perché il viadotto finiva lì. Eravamo terrorizzati, nessuno osò scendere dalla macchina. Semplicemente facemmo inversione ad U, tornammo al Benedetto incrocio di prima, prendendo finalmente la strada giusta. Quella è stata forse la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte in tutta la mia vita.

LA SOLITUDINE DEI NOSTRI FIGLI E LA NOSTRA IPOCRISIA
Ci si chiede come mai i nostri figli siano così soli, e non abbiamo il coraggio di dire che anche noi lo saremmo, se le circostanze della vita ci avessero portati in una direzione piuttosto che in un’altra.
La verità è che ancora adesso ai nostri figli raccontiamo un sacco di bugie: “io sono questo e sono quello”; “alla tua età io facevo questo e facevo quest’altro”. Dovremmo con più onestà dire loro che non siamo stati in grado né di difenderli nei momenti di difficoltà, né di essere per loro un buon esempio, quando non sapevano cosa fare e come comportarsi.

Tutti bravi ad indossare all’occorrenza la maschera giusta per l’occasione, per sopravvivere e andare avanti nell’ipocrisia. Dovremmo avere almeno la decenza di prendere da parte i nostri figli e chiedere loro scusa. L’umiltà di ammettere che nessuno di noi ha davvero la bacchetta magica per risolvere i problemi, e che se ci perdoneranno per tutte le frottole che in questi anni abbiamo loro raccontato, promettiamo di cercare, insieme a loro, la strada da seguire.

LA MAMMA E IL METRO’
A Natale c'era una tale ressa nel treno che ci avrebbe riportato a casa, che la maggior parte delle volte capitava di dormire per terra. Le volte che ti andava peggio, poteva capitarti di dover stare davanti al bagno, e così ogni 5 minuti c'era qualcuno che doveva passare e non riuscivi ad addormentarti mai. Una volta, per dormire, riuscii ad arrampicarmi sulla griglia esterna allo scompartimento, quella che permetteva di mettere qualche valigia anche fuori dallo scompartimento.
Dopo 12 ore, arrivavi a Bari più morto che vivo, lì dovevi aspettare ancora un paio d'ore che partisse la littorina per andare a Matera. C'erano fermate ovunque, anche in piena campagna, poi arrivati in città, io scendevo a quella che pomposamente veniva chiamata ‘stazione centrale’. L’ironia della sorte prevedeva infatti che proprio noi, che eravamo gli unici in Italia a non avere le Ferrovie dello Stato, avessimo, però, un tratto della littorina che passava sotto terra, e che quindi ci permetteva autoironicamente di vantarci di avere la metropolitana. Come detto io scendevo alla fermata della metro ‘Matera centrale’ e andavo a casa con la valigia a rotelle, che faceva un rumore talmente assordante da annunciare a tutto il quartiere il mio arrivo. Ricordo le accoglienze festose di mia madre, che dopo mesi, non vedeva l'ora di abbracciarmi. Peccato che dopo un paio di giorni di mia permanenza in casa, non vedessimo entrambi l'ora che arrivasse il momento in cui me ne sarei dovuto andare. Entrambi non eravamo più abituati a vivere condizionati dalla presenza dell'altro.
Ogni volta che ci incontravamo, però, erano sempre abbracci fortissimi, ci volevamo un bene dell'anima, io e mia madre!

LA SOFTWARE HOUSE
Ogni estate, quando finiva la scuola, ognuno si cercava un lavoro, chi faceva il garzone per le consegne a domicilio, chi il meccanico. Io ero riuscito a intrufolarmi in una software House. Lì c'era un ambiente bellissimo dove c'erano i soci fondatori che permettevano a tutti noi ragazzi, se dimostravano di saper programmare, di fare un po’ quello che volevamo nei locali della software House, usufruendo dei pc e di tutta l'attrezzatura tecnica che avevano. Rimarranno indimenticabili le nottate passate lì a programmare e a fare giochi stupidi. Poi, quando ci annoiavamo scattava la ricreazione. C'era una palla fatta tutta di Scotch e di Carta e noi ce la passavamo come se fossimo in un campo da baseball. Ogni ora c'era sempre il momento in cui si faceva il break e ci si lanciava questa palla per sfogare un po’ la tensione. Poi organizzavamo anche delle partite, affittavamo il campo da calcio per giocare tutti insieme. Era davvero una bella realtà, noi ragazzi ci andavamo per divertirci e per imparare un sacco di cose. Ma anche i soci fondatori avevano i loro benefici ad avere noi, a portare sempre una ventata di entusiasmo e mantenere sempre giovane, se non anagraficamente, almeno mentalmente l'età di chi ci lavorava.

IL GELOSINO E I TEMPI CHE CAMBIANO
Ai nostri tempi non esisteva ancora il CD. La musica veniva ascoltata e registrata su supporti magnetici. Tutti noi in casa avevamo una piastra per ascoltare la musica registrata su cassetta, singola, come detto, per ascoltare, ma anche doppia per duplicare. Ad un certo punto, però, cominciarono a nascere i primi dispositivi che riuscivano a leggere le cassette, anche quando ci si trovava fuori casa. Il primo di questi, lo chiamavamo Gelosino. Poi vennero versioni sempre migliori, la maggior parte delle quali prodotte dalla Sony. E infine arrivò il walkman, lettore di CD portatile che permetteva di ascoltare la musica con un'ottima qualità, anche quando eravamo in movimento. I primi che cominciarono ad usare le cuffie per girare in città venivano considerati quasi dei pazzi. Se pensiamo che adesso è difficilissimo trovare qualcuno che non abbia le cuffie quando va in giro per la città. Ci viene da ridere a pensare che un tempo chi indossava le cuffie andando in giro venisse considerato uno “spostato”.

BOTTI DI NATALE: NON FATE COME NOI!
Ai tempi nostri, quando arrivava il Natale. Una delle cose più divertenti era quella di far esplodere i botti. Ovviamente adesso le cose sono cambiate in modo radicale, da quando si è cominciato a considerare anche le esigenze degli altri, in particolare dei nostri giovani amici animali, che quando sentono i botti si spaventano al punto tale che molti di loro muoiono.

I botti sono oggi giustamente vietati, ma ai nostri tempi, quando certe consapevolezze non avevano ancora fatto breccia, con i raudi si faceva di tutto. Mi ricordo che addirittura c'erano alcuni amici che riempivano di polvere da sparo raccolta dai raudi quei cilindretti porta gettoni, che poi tappati per benino venivano fatti innescare con un raudo portando il tutto ad esplodere.
Esisteva poi anche la possibilità di mettere i raudi tutti quanti a raggiera. Quella veniva chiamata la stella di raudi, e acceso uno riusciva in qualche modo ad accendere anche gli altri e veniva fuori un effetto fantastico di Raudi, tutti quanti in continua esplosione.

A proposito di botti, mi ricordo però anche una cosa divertentissima e cioè che ad un certo punto, su TRM, la TV locale, mandavano in onda un servizio in cui parlavano del fenomeno dei botti che chiaramente nel servizio venivano dati come fenomeno in diminuzione, giustamente additati come fenomeno negativo.
E mentre nel servizio venivano snocciolati i dati riguardanti i morti e i feriti dovuti a questa pratica ritenuta da TRM giustamente illegale e illecita, c'era in sottofondo un filmato in cui si vedevano dei ragazzi scalmanati che si lanciavano l'uno contro l'altro i raudi.

Guardando con più attenzione il filmato, scoprii che si trattava di noi, che eravamo stati a nostra insaputa filmati chissà quanto tempo fa e, praticamente, ogni volta che si parlava della pratica incivile dei botti su TRM veniva mandato in onda il filmato, con noi che ci lanciavamo addosso i raudi.
Additati come esempio negativo da non seguire, sì... ma da morire dal ridere!
Ahahahah.