Sono ormai diversi anni che frequento i perigliosi corridoi virtuali della redazione di VxL, e mi capita spesso, passeggiandoci, di trovare spunti di riflessione e approfondimento che, a volte, sì trasformano, con un paziente lavoro di tessitura, in articoli che poi pubblico.
Come molti di voi sanno, in questi anni mi sono spesso divertito a scherzare, e a mettere su vere e proprie sceneggiature che riprendessero e ripercorressero gli accadimenti, reinterpretandoli in chiave ironica. I personaggi più “bersagliati”, essendo questo un sito in cui si parla principalmente di calcio, naturalmente sono quelli legati alla mia amata Juventus.
Spesso, nelle mie reinterpretazioni dei fatti, mi sono lasciato trascinare dalla fantasia, ma tutti (finora) si sono sempre dimostrati tolleranti e si sono quindi prestati bene ad essere oggetto della mia satira.

Tra i personaggi a cui ho dedicato le mie maggiori “attenzioni”, ce n’è uno che più di tutti in questi anni mi ha ispirato, fornendomi infiniti spunti di comicità. Questo personaggio, come tutti avrete già capito, risponde al nome di Massimiliano Allegri.
Se l'ho fatto è perché ho sempre sentito nei confronti di Max Allegri, una sua qualche complicità, la certezza che non se la sarebbe presa più del dovuto. In fondo la satira è, dal mio punto di vista, una misura oggettiva della libertà e della democrazia.
Tra l’altro, l'essere oggetto di battute e di parodie è senza dubbio un segno di popolarità da accogliere con entusiasmo. Come si dice: che se ne parli bene o che se ne parli male, l'importante è che se ne parli.
Mi ricordo che lo stesso Mike Bongiorno, che veniva spesso imitato dal compianto Gigi Sabani, all’inizio non gradiva affatto di essere rappresentato in modo così caricaturale. Poi però capì che essere oggetto di imitazioni e di caricature era per lui una fortuna ed una grande opportunità di accrescere ancor di più la propria popolarità.

Fatta questa premessa, in cui io stesso ammetto di non essere esente da colpe, e di aver a volte esagerato, contando sulla pazienza e il senso dello humor di Allegri. Io davvero, guardando cosa è successo ieri, mi meraviglio di dove l'essere umano possa arrivare nella cattiveria, e nella spietatezza verso i propri simili in difficoltà.
Ieri, Allegri, che lo ammetto, col suo modo di fare arrogante sta ormai simpatico a tutti come una ragade anale, a fine gara non meritava di essere incalzato in quel modo da Teotino, giornalista di Sky che personalmente non è tra quelli che conosco meglio...

Basta con questa ipocrisia che fa sì che durante la gara, si abbia a bordo campo la sensazione che da un momento all’altro possa capitare qualsiasi cosa, persino di essere folgorati, per quanto è elettrica l’aria che si respira; e un attimo dopo, quando il direttore di gara fischia la fine delle ostilità, scattino, come azionati da meccanismi a molla, i sorrisi più finti da che esiste l’uomo sulla faccia della Terra.
Una striscia di terreno, può così diventare, un attimo prima teatro di una vera e propria carneficina, un istante dopo, terra consacrata da cui sbocciano gigli e dal quale spiccano il volo colombe bianche a simboleggiare la pace raggiunta dopo una lotta combattuta senza quartiere.

Come è possibile pretendere di essere di esempio per i più giovani, comportandosi come spesso Allegri si comporta? Possibile che non si renda conto dello spettacolo imbarazzante che ogni volta ormai ripropone sperando che i suoi giocatori ne traggano spunto per giocare meglio. Mi meraviglio di vedere una società come la Juventus, tra le più blasonate al mondo, l’unica a poter vantare più di un secolo di proprietà della medesima famiglia, da sempre simbolo di eleganza e di savoir faire, permettere ad un allenatore di demolire la propria preziosissima immagine impunemente. Come è possibile che una società con il blasone della Juventus possa permettere al proprio allenatore di comportarsi così.
Dove finiscono, iniziata la gara, i bambini che, poco prima che la partita cominci, contribuiscono con la loro presenza a comunicare messaggi di lealtà, di fratellanza, di rispetto reciproco?
Spero, visto ciò che normalmente succede durante la gara, che a nessuno di essi venga permesso di rimanere a partita iniziata, e soprattutto a fine gara lì, vicino alle due panchine, vicino ai due allenatori.

Fino a pochi minuti prima ‘del cessate le ostilità’, sembra che non esista null’altro da fare, se non attivare un immediato T.S.O. per non dover assistere a scene da circo equestre, con urla belluine, frasi sconnesse, bottigliette d’acqua calciate col rischio che finiscano in faccia a qualcuno dei giocatori in panchina, tentativi, per fortuna solo accennati, di aggressioni. Gesti dei quali, persone ultracinquantenni non dovrebbero andare fieri.
Questo prima del fischio. Dopo, invece (e quando dico dopo, intendo immediatamente dopo), tutti belli sorridenti, come se niente fosse. Ma cosa è diventato il calcio? E’ ancora uno sport o è diventato una parodia, come il wrestling?

Quando la squadra si riduce a giocare come abbiamo visto col Genoa ieri, e non sembra esserci nessun modo di risollevarsi nel breve da una situazione di crisi così profonda, se hai da fare la tua domanda, falla, ma sappi che di fronte hai una persona.
Fai la tua domanda, ascolta la risposta che l’allenatore ti darà, e se vedi che la situazione umanamente non è tale da permettere di insistere, lascia stare. Fare giornalismo non significa essere impietosi, non significa spargere sale sulla piaga spietatamente, chiedendo conto dei risultati proprio in quei momenti. Chi lo ha fatto, a mio modestissimo parere ha sbagliato. Naturalmente stiamo parlando di professionisti, i quali dovrebbero quindi comportarsi come tali, ma non possono bastare 7 milioni di € all’anno a fare di una persona un robot capace di controllarsi in ogni circostanza, senza emozioni.
Quando una persona è in evidente difficoltà, bisognerebbe essere capaci di capirlo, di prenderne atto, e accettare di rimandare ad altri momenti un’analisi più approfondita. Domande, evidentemente, poste non per capire, non per aiutare, ma piuttosto per sollevare polemiche. Dovrebbero, in certi frangenti, essere evitate.
Cosa ne sappiamo noi delle condizioni in cui hanno giocato parecchi dei giocatori? Molti, si vedeva benissimo, erano nervosi, e stavolta non tanto con l’arbitro, bensì per gli errori dei propri compagni. Il mini-ritiro probabilmente ha contribuito ad esacerbare gli animi, piuttosto che a compattare il gruppo.
L’allenatore è un mestiere difficile: spesso devi tacere di situazioni che hanno una grande rilevanza, ma che, per ovvii motivi, non è possibile mettere in piazza, per evitare di favorire l’avversario in quei casi sei tu che devi metterci la faccia. Che Allegri non sia contento è fuor di dubbio. Soprattutto penso non sia granché contento di vedere tutto il lavoro della squadra non adeguatamente finalizzato dalla precisione delle sue bocche di fuoco.

Il problema è stato che all'inizio del campionato la Juve è riuscita ad andare oltre le migliori previsioni possibili e questo ha fatto sì che si abbassasse la guardia e non si tenesse conto del fatto che la mancanza di Fagioli e di Pogba a centrocampo si sarebbe fatta prima o poi sentire. I timori sono risultati più che fondati. L'acquisto di Alcaraz non è riuscito minimamente a compensare ciò che si è perso in termini di capacità offensiva. A questo punto è toccato a Gatti e a Bremer, di affacciarsi di tanto in tanto per dare una mano sul fronte offensivo. E questo è costato carissimo in tantissime partite dove alla fine abbiamo sempre preso almeno un gol. Tutto questo non ha niente a che vedere con le responsabilità che vengono attribuite ad Allegri. Non è infatti ad Allegri che va attribuita la scarsissima attenzione da parte della dirigenza nel compensare la mancanza di Fagioli e di uno dei centrocampisti migliori a livello mondiale e cioè Pogba.

Quando lanciate i pomodori in faccia metaforicamente per fortuna ad Allegri ricordatevi che dalla sua bocca non è uscito nemmeno mezza frase polemica nei confronti della dirigenza, che invece si è dimostrata essere un gruppo di ottimi professionisti della finanza, ma non altrettanto bravi a livello sportivo, dove di calcio non c'è n'è uno che ne capisca. Quando Allegri si definisce aziendalista significa esattamente questo: accettare quanto la società riesce a darti per andare avanti e fartelo bastare senza far uscire neanche mezzo lamento.
Cambiare adesso allenatore sarebbe inutile
: un allenatore necessita di una squadra che abbracci il suo progetto, squadra che deve essere costruita elemento per elemento per essere compatibile con l'idea di calcio che l'allenatore ha. La sessione di gennaio poteva essere una buona occasione per prendere qualche giocatore valido, e pensare quindi allora a cambiare. Ma adesso che i giocatori si sono tutti accasati, non è più possibile far nulla di rilevante. Alcaraz non è assolutamente non in grado di fornire l'apporto di tecnica ma anche di fisicità che ci si sarebbe dovuti aspettare da uno che veniva spacciato per il nuovo Vidal.

La dirigenza ha fatto proprio il ritornello nella famosa canzone di Orietta Berti: finché la barca va lasciala andare. Non proprio un esempio di capacità manageriali e di “vision”!
Prendere oggi Allegri e tempestarlo di domande chiedendogli conto di mancate vittorie e di nervosismi eccessivi anche da parte dei giocatori sarebbe essere ipocriti al 100%, ma poi quando vedi una persona, un essere umano che, per carità, guadagnerà pure 7 milioni all'anno ma non è che per questo la sua dignità poi possa essere svilita con domande incalzanti sul perché adesso la Juve non vinca più, come se fossimo tutti partiti per una lunga gita, di un paio d'anni, e tornati solo adesso, avendo quindi tutto il diritto di essere stupiti che durante la nostra assenza le cose siano cambiate in modo così radicale in peggio.

No cari signori, no! La Juve ha giocato male anche le volte in cui grazie a tutta una serie di eventi fortunati aveva vinto. Anche quando non meritava di vincere, per capirci. E adesso, accorgersi che le cose stiano in questi termini e non in altri è pura ipocrisia. Chiunque mi conosca sa quanto mi farebbe piacere rivedere la Juve per esempio giocare alla Conte, con il coltello fra i denti, come per tre anni i giocatori sono riusciti a giocare, nonostante Conte sia uno che spreme i giocatori come limoni, e li distrugge fisicamente e mentalmente.
Ma da quei tempi non si è più vista una Juve arrembante. Quando puoi, come è successo con Allegri, si arriva, anche per fortuna, anche per tutta una serie di casualità che si assommano e portano al verificarsi di certe cose che normalmente invece non si verificano, possono nascere cicli che durano a lungo, anche perché quando chi vince comincia a convincersi di essere superiore, ma soprattutto: chi non vince si convince che sia giusto che non si vinca, perché l'avversario è migliore di te. Quando succede questo, si può innescare un ciclo che parte sempre da qualche evento insperato: come il brodo primordiale prima che venisse colpito da un fulmine e dal quale quindi si siano venute a creare le condizioni affinché si sviluppasse la vita.

Ecco! Il ciclo è come un brodo primordiale colpito da un fulmine. Se il fulmine avesse colpito qualcosa che non era il brodo primordiale, non sarebbe nato nulla e noi non staremmo qui a parlare né dei cicli e neanche di calcio. Ma quando capitano questi eventi bisogna coglierli al volo: l'occasione che ti viene presentata tu pensi possa essere riprodotta esattamente come successo la prima volta, ti illudi che tutto ricada nella normalità e non ti accorgi che in realtà le probabilità che il brodo primordiale venga nuovamente colpito da un fulmine o che la Juve riesca a vincere anche senza Allegri non era assolutamente scontato, come poco alla volta invece, ti sei abituato a pensare.

Ma non è assolutamente così, ciò che è successo una volta non è affatto detto che ricapiti: ciò che è capitato una volta potrebbe non ri-capitare mai più, e solo chi ha la saggezza di capirlo, di capire che anche gli altri si allenavano, che anche gli altri correvano e lottavano duramente per la vittoria ma mancava loro solo una cosa: la convinzione di essere dei predestinati alla vittoria, cosa che invece è capitata per puro caso a noi, ma come Falcone diceva quando parlava di Cosa Nostra, tutte le vicende umane, come il filotto incredibile di vittoria della Juventus ah avuto un inizio, ma avrà anche una fine e l'ha avuta! La avuta eccome!
Pensare che ciò che gli è capitato di buono se lo sia sempre meritato, mentre quelli che perdevano erano sempre inferiori. Può succedere che si prenda a noia il vincere senza convincere. E che si viri verso un allenatore più “piacevole” (Sarri n.d.r.) il cui gioco avrebbe dovuto convincere tutti. Peccato che non sia stato comprato neanche un giocatore che avesse le caratteristiche da lui richieste: la vittoria dello scudetto di Sarri ha avuto del miracoloso, ma i miracoli avvengono una sola volta.

Bisognerebbe anche sempre tener presente che le distanze che sembrano abissali fra la Juve che vince per 9 anni di fila e le altre squadre, sono a volte molto meno ampie di quanto si creda. Se non lo capisci, e così modifichi il tuo giocattolo per renderlo più divertente, questo può causare la tua rovina.
La presunzione ti porta alla rovina. Se ti convinci di ciò che non è vero, e appena puoi, masochisticamente modifichi il giocattolino, può succedere che l'incantesimo si rompa e che le altre squadre si accorgano magicamente che non erano poi tanto male, e che tante cose sono successe semplicemente perché ci si era talmente abituati a perdere da ritenere giusto, quasi, che la Juventus, essendo superiore a tutte, vincesse. E che le altre non avessero neanche il diritto di competere con lei.

Ma torniamo a ciò che e successo durante le interviste, dove alcuni giornalisti hanno a mio avviso eccessivamente incalzato una persona che era evidentemente in crisi.
Quando Allegri ha cominciato a vaneggiare, bisognava avere l'umanità di capire che ci si stava accanendo senza l’obiettivo di trovare soluzioni, ma solo di umiliare una persona che aveva perso il filo. In questi casi sarebbe stato di gran lunga meglio che qualcuno della dirigenza bianconera prendesse la parola e proteggesse una persona in difficoltà dal linciaggio mediatico.
Allegri, di sicuro non è persona facile da difendere con la sua supponenza che ha tante volte portato molti a sostenerlo per la sua ostentata sicurezza dei propri mezzi, ma quando una persona, sia pure antipatica e supponente come Allegri, è in difficoltà, umanamente parlando qualcuno avrebbe dovuto scendere dalla tribuna, e andare negli spogliatoi a far capire per primo hai giocatori che Allegri fino alla fine della stagione comanda e dispone di loro e loro hanno il preciso dovere di seguire le sue indicazioni, e che la società gli sta vicino, lo supporta e lavora al suo fianco.
Quello che è stato fatto ieri ad Allegri, da un lato in tanti (per le tantissime delusioni di questi ultimi anni) se lo auguravano, ma quando poi ti si presenta l'occasione vera di vendicarti ti accontenti di averla avuta e non affondi il colpo. In fondo rimanere soli anche se vincenti non è un granché.
Tanti aspettavano questo momento: il momento di crisi più profonda. Finalmente tante umiliazioni compensate da una figuraccia che tutti si auguravano prima o poi arrivasse. Il guaio è che quando capita davvero poi ti dispiace. E così ti accontenti di sapere che se avessi voluto avresti potuto affondare il colpo.

Caro Allegri, non so cosa dicano e cosa pensino tanti altri tifosi juventini, ma io che parlo chiaramente solo per me stesso non posso oggi dirmi contento nel vedere la condizione di grande stress a cui evidentemente ieri sera eri sottoposto, e soprattutto mi è dispiaciuto vederti come al solito solo. Solo con tutto il mondo contro, solo per la tua supponenza, solo per la tua antipatia, solo per le tue convinzioni, e per il tuo modo di gestire le persone, che ha provocato danni ingenti: giocatori che ci sono costati tantissimo sono stati ridotti a essere l'ombra di loro stessi, e tutto questo ci ha portato a sperare tante volte di non voler sentire più nessuno parlare di te, almeno per un po’.
Ma ieri sera mi sono reso conto che c'è sicuramente qualcosa di grosso che c'è sfuggito di mano. Basta con le forche agitate in aria, basta con i roghi, basta con l’odio, basta con la supponenza; facciamo tutti un passo indietro, consideriamo che siamo tutti desiderosi di superare questo momento e di tornare alla normalità. Che non significherà per forza vincere sempre, come ci è successo (anche per una buona dose di fortuna) per ben 9 volte consecutive.

Quello che a volte mi chiedo è se ci fosse davvero bisogno di ripetere, come un disco rotto, ad ogni domenica, che l'obiettivo della Juve era la partecipazione alla prossima Champions League, e questo anche quando noi eravamo ancora pienamente in lotta con l'Inter? Perché svilire le speranze? Perché insistere su questo punto che c'ha solo indispettiti e che adesso ci fa vivere tutta questa serie di pareggi come una specie di profezia che si è auto avverata? Quando vincevamo era giusto mantenere la calma e invitare tutti all'equilibrio, ma continuare sempre a dire che la Juve, sostanzialmente, non era degna di arrivare nemmeno seconda ma addirittura quarta, davvero non si capisce per quale motivo questo dovesse essere l'approccio giusto da tenere, e non invece quello di cavalcare l'entusiasmo, la fiducia in noi stessi finalmente in parte recuperata. Cosa c'è di male nel lavorare con entusiasmo, senza naturalmente sottovalutare gli avversari, ma vivendo il periodo positivo con positività e non come qualcosa di cui avremmo poi pagato le conseguenze?

Torniamo ad essere più felici, torniamo ad essere più umani, torniamo ad essere… noi!