Alice: “Bill dobbiamo ringraziare il destino”
Perché?
Alice: ”Perché ci ha fatto uscire senza alcun danno da tutte le nostre avventure, sia da quelle vere che da quelle solo sognate.”
(Dal film Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick)

Il dialogo che abbiamo riportato nell’introibo al post è tratto dal film di Stanley KubrickEyes Wide Shut, il suo ultimo film. Morì qualche giorno dopo aver finito il montaggio della pellicola. Come molti di voi ricorderanno gli interpreti erano Nicole Kidman e Tom Cruise. Le scene finali, le più intense, le più, diciamo così, oniriche... sono scandite dal Waltz n° 2 di Sostakovic. Mai commento sonoro si rivelò più adatto. Il film è tratto dal libro Doppio Sogno di Arthur Schnitzler, scrittore e medico austriaco, lo scrisse nel 1925  e fu pubblicato l’anno dopo. La data non inganni, la storia raccontata è sempre attuale: una coppia borghese che cerca di evadere dalla noia di un ménage routinario. Lo fanno travalicando regole fissate dalle convenzioni del ceto sociale al quale appartengono, dal perbenismo di facciata che maschera la crisi profonda della vita di coppia. Cercano approdi oltre il matrimonio. La storia è in sostanza un’indagine sull’inconscio, l’eterno dilemma tra eros e thanatos (amore e morte) che riguarda sia gli uomini che le donne. Significativa, a questo proposito, la frase di Alice (Nicole Kidman) in una delle scene più famose del film: ”Se solo voi uomini sapeste”.

L’ANIMA RUSSA
L’insolito incipit del nostro post vuole sottolineare il legame, diretto e indiretto, tra il cinema e il compositore pietroburghese. Il suo primo approccio, con il grande schermo, è del 1924. Lavorava come pianista accompagnatore. Qualche tempo dopo divenne consulente nella scelta dei brani da accostare ai film al Teatro della Pellicola di Leningrado. La prima e più importante colonna sonora fu quella composta per il film muto Novyj Vavilon (1929). Quando subì la prima severa censura - formalismo modernista - per l’opera Lady Macbeth, dovette modificare il suo stile ispirato al grottesco e all’influsso di vari stili (musica popolare russa, avanguardie, jazz etc.) per stare dentro i dettami del realismo socialista. Pertanto la sua musica divenne più comunicativa, caratterizzata da toni più vitali e popolari. La seconda maniera si rifletté anche nelle composizioni per il cinema, più accademiche, in film che furono in URSS, durante l'epoca staliniana, presi a modello. L’anima russa è un misto di vaste, intense sensazioni. Una combinazione di sentimento, emozione e sensibilità. Ne scaturisce un potere che induce lo scrittore, l’attore , il pittore, il musicista, il ballerino ad aspirare alla grandezza. Questa forza potente, ad esempio, ha dato forma all’opera profondamente introspettiva di Dostoevskij.

1944, SI TORNA A GIOCARE
Il 1944 è l’anno in cui si comincia a guardare con speranza e fiducia alla pace. Si erano attenuati i momenti terribili del conflitto che, comunque, ancora non era terminato. Un segnale inequivocabile fu la riapertura dello Stadio Dinamo tempio del futbol moscovita e sovietico. Era stato mimetizzato, negli anni più cruenti del conflitto, per evitare bombardamenti nemici. Nelle adiacenze del grande impianto c’erano infatti obiettivi sensibili. Nell’estate di quell’anno si disputò la Coppa dell’Unione Sovietica. Dopo anni terribili – si legge in Sostakovic Note sul calcio di Mario Alessandro Curletto e Romano Lupiper la popolazione, in cui la sorte stessa del paese era apparsa molto incerta, il fatto che tornasse a essere disputata una competizione sportiva di un certo livello rappresentava un  segnale positivo per tutti”.
Il 27 agosto del 1944 si giocò la finale di un torneo che aveva visto la partecipazione di ben 24 squadre che si affrontarono con la formula dell’eliminazione diretta. In finale erano giunte il CDKA (club dell’esercito) di Mosca e lo Zenit di Leningrado. Tra i 50 mila spettatori, ovviamente, non poteva mancare Dmitri Dimitrievic Sostakovic.
La partita fu trasmessa via radio e alla fine, dopo una gara combattuta, lo Zenit vinse 2 a 1. Sostakovic ovviamente ne fu felice. A decenni di distanza dall’evento ne rievocava le fasi più avvincenti con grande entusiasmo. Ne parlava come la gioia calcistica più importante della sua vita.  

SBRONZA PER l’URSS SCONFITTA
Isaac Davydovich Glikman, critico letterario, teatrale, sovietico, nonché librettista e insegnante al Conservatorio di San Pietroburgo, fu un intimo amico di Sostakovic. Ha avuto un intenso epistolario con il compositore pietroburghese. In una nota esplicativa a una delle lettere, Glikman narrò un episodio divertente e straordinario.
Nel 1952, alle Olimpiadi di Stoccolma, dopo la sconfitta dell’Urss contro la Jugoslavia di Tito, appresa la notizia, di buon mattino insieme a  Glikman si scolò una bottiglia di cognac per festeggiare la “giusta” punizione per quei dirigenti sovietici che avevano voluto la sua censura e decretato il licenziamento.
Ma, ecco come l’ha raccontata il compagno di scorribande di Dmitrij Dmitrievic. ”Di primo mattino, avendo appreso dalla radio della vittoria della squadra jugoslava, Dmitrij si presentò da me per comunicarmi la splendida notizia. Festeggiammo bevendo una bottiglia di cognac a un tavolino che si trovava nelle vicinanze della stazione ferroviaria.”
Per Sostakovic la sconfitta russa fu una sorta di nemesi storica come, ancora, lo stesso Glikman evidenziò nella sua nota.
Il paradosso della situazione sta nel fatto che, pur essendo un ammiratore della nazionale sovietica di calcio, Dmitrij, tuttavia considerava la sua sconfitta come il trionfo della giustizia, come una sfida al terrore staliniano rivolto contro la Jugoslavia”.

DIARY, L’ARCHIVIO DI DMITRIJ
David Fëdorovič Ojstrach, ucraino, uno dei più grandi violinisti del XX secolo, regalò a Sostakovic un’agenda dalla copertina in pelle con sopra l’incisione Diary, seguita dalla goffratura D.D Sostakovic. Nella parte superiore erano stampati giorno e mese. Il resto del foglio era diviso in cinque parti contraddistinta, ognuna, dalla cifra 19... poteva dunque essere usata per cinque anni. Dmitrij apprezzò tantissimo il regalo. Oltre alle cose che, normalmente finiscono in un’agenda, legate alle attività quotidiane, lui la usò per registrare le sue note sul calcio, soprattutto gli aspetti statistici che lo hanno sempre affascinato. Divenne uno strumento di documentazione calcistica che il compositore portava sempre con sé anche quando andava allo stadio.
A questo proposito c’è un episodio che merita di essere narrato. Un giorno, negli anni ’60, andò allo stadio per assistere a una partita di calcio. Alla fine del primo tempo, i suoi due vicini di posto, due robusti giovanotti, piuttosto alticci, cominciarono a litigare furiosamente sul risultato finale  di una partita disputata anni prima. Il diverbio divenne furioso e i due erano quasi sul punto di passare alle vie di fatto. quel Intervenne, con calma e voce sommessa Dmitrij. Aprì la sua agenda, la sfogliò rapidamente e riferì ai due litiganti com’era finita la partita sulla quale stavano disputando. I due tacquero. Si inchinarono al verdetto del compositore. Sostakovic era raggiante, felice come un bambino.

IL LENTO DECLINO
I segnali di una salute declinante apparvero, nella primavera del 1958. Disturbi alla mano destra. Il responso dei vari medici che lo visitarono fu unanime: poliomelite. Suonava il pianoforte con fatica e, faccenda per lui dolorosa, non poteva neanche scrivere.
Il 29 maggio del 1966, dopo un concerto tenuto nella Sala Piccola della Filarmonica di Leningrado, fu colpito da infarto. Quell’anno avrebbe voluto recarsi in Inghilterra per assistere ai Mondiali di calcio. Si accontentò di un televisore nella sua camera d’ospedale. Dal 1971 dovette rinunciare anche agli stadi. Ma, da fedele ultras dello Zenit, non smise mai di seguire le sorti del suo club.
In clinica portò con sé il manoscritto della sua sonata per viola
. Costituì il suo commiato musicale. Ci lavorò con grande lena dalla fine di giugno fino al 6 agosto, giorno in cui terminò il lavoro, la sua ultima opera.
L’8 agosto si alzò dal letto per seguire una telecronaca calcistica dello Zenit. Disse che era un atto dovuto nonostante questo attaccamento mi procuri più amarezze che gioie. Compiuto questo ultimo compito da tifoso, si arrese il 9 agosto del 1975.

Il 2 ottobre 2016, prima della partita Zenit San Pietroburgo-Spartak Mosca, i supporter della squadra di casa onorarono la memoria di uno dei tifosi più illustri dello Zenit. Allestirono una monumentale coreografia dedicata al compositore. Al centro un grande volto del musicista, attorno note musicali e riproduzioni dei monumenti più rappresentativi della bella e fascinosa capitale del nord.

Noi chiudiamo il nostro racconto sul musicista ultras con l’aforisma di un grande poeta russo.
A Pietroburgo ci incontreremo di nuovo | come se vi avessimo sepolto il sole, | e una beata insensata parola | per la prima volta pronunceremo. || Nel nero velluto della notte sovietica, | nel velluto del vuoto universale, | cantano sempre i cari occhi di donne beate, | sempre fioriscono fiori immortali.
(Mandel’stam Osip Emilevic, poeta russo)

FINE

per chi volesse leggere gli episodi precedenti: 
Sostakovic, il musicista ultras   (I)
Sostakovic, il musicista ultras   (II)
Sostakovic, il musicista ultras   (III)