Parigi, 23 novembre 2010
Fu un novembre gelido quell’anno in Francia. Parigi si svegliò fredda, la luce del sole cruda sulle sue strade giallo-limone. La berlina blu, con i  vetri oscurati , scivolò lentamente sul pavé umido e si fermò davanti al civico 55 di Rue Faubourg Saint Honorè: l’Elysèe Palace, la residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Francese. Dal ramo di un  platano giunse il cinguettio di un solitario e intirizzito  uccello. Un commesso, in  livrea, aprì lo sportello. Dalla vettura scese un signore elegante, avvolto in un sofisticato  cappotto di cammello di fattura sartoriale. Roba fine. Ad occhio si direbbe un Brunello Cucinelli in cashmere. Il commesso sorrise, riconobbe subito l’elegantissimo signore, anche se la figura era un po’ appesantita e la postura non era più quella dei bei tempi andati. Ma, come si dice, le leggende non invecchiano mai.
L’attempato signore elegante era una leggenda nata sui campi di calcio: Michel Platini, vice-presidente della FIFA, l’organo di  governo del calcio globale. Il commesso lo guidò lungo i saloni lussuosi di quella che fu la dimora di Madame de Lenormant d’Etiolles che la Storia tramanderà come Marchesa di Pompadour. La donna che rapì il cuore di Luigi XV. Michel Platinì osservava incantato le boiserie di Michel Lange. Testimonianze di un ‘epoca di splendori e di ricchezze, ma anche di bassezze e servili cortigianerie. Platinì era stato invitato a pranzo dal presidente Nicolas Sarkozy. Fu indirizzato, in un lussuoso salone, dove c’era un gruppo di persone che chiacchierava. Sorrise cordialmente quando gli furono presentati, notò che Sarkozy non c’era. Gli ospiti erano Hamad bin Jassim al Thani, primo ministro del Quatar e suo figlio  lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani che nel giro di pochi anni avrebbe sostituito il padre come presidente e  sovrano assoluto del paese.
Erano venuti a Parigi per presentare un progetto che rasentava il fantastico. Chiedevano che il Qatar, uno stato piccolo, ma incredibilmente ricco, fosse designato come sede  per la Coppa del Mondo 2022.
Platinì fece capire loro, senza esitazione alcuna che avrebbe appoggiato la loro richiesta. Strano, anzi stranissimo. L’ex centrocampista juventino, vincitore di ben tre Palloni d’oro consecutivi, aveva confidato agli amici,, soltanto un anno  prima, che permettere al Qatar – un paese privo di tradizioni calcistiche significative, senza infrastrutture di base come gli stadi – di organizzare un evento sportivo imponente, come i Mondiali di calcio, si sarebbe rivelato disastroso per la FIFA. Qualcuno rivelò addirittura che, in più occasioni ,aveva affermato, perentoriamente, che il torneo del 2022 poteva andare ovunque, tranne che in Qatar. Più tardi si uni al gruppo il Presidente Sarkozy. Discussero e ragionarono parecchio.
Le riserve di Platinì caddero come le foglie degli infreddoliti alberi di Parigi. Cosa si dissero e attraverso quali ragionamenti pervennero a un accordo, non lo sapremo mai. Possiamo solo fare delle ipotesi, ma con il beneficio del dubbio. La conclusione, comunque, fu che una settimana dopo il pranzo, all’interno di una cavernosa sala conferenze a Zurigo, il Qatar fu confermato come paese ospitante della Coppa del Mondo 2022.
Da allora lo sport più popolare al mondo fa i conti con le conseguenze di quella decisione. Balzac ha scritto Parigi è un paese molto ospitale; accoglie tutto, sia le fortune vergognose che quelle insanguinate. Il delitto e l'infamia vi godono diritto d'asilo, v'incontrano simpatie; solo la virtù non vi possiede altari.”

IL BENIAMINO DELL’AVVOCATO
Una domenica, a Torino, Gianni Agnelli, prima di una partita della Juve, si recò nello spogliatoio e sorprese Platini che fumava tranquillamente. L’avvocato, che per il francese nutriva un’ammirazione sconfinata, gli disse con grande flemma, ma con un tono severo: “Questo mi preoccupa”. Il francese lo  guardò e senza scomporsi replicò: ”Lei si deve preoccupare solo se lui inizia a fumare” e gli indicò Massimo Bonini, il mediano di fatica della squadra bianconera.
Un’altra volta, l’avvocato, lo chiamò dopo un’importante e decisiva vittoria della Juve, da una clinica americana, dove era ricoverato per un delicato intervento e gli disse: ”Il mio cuore operato ringrazia”. 
Capitava anche, però, che Agnelli si spazientisse a fronte di certi sfoghi polemici del suo beniamino e commentava ironicamente: ”Si dovrebbe segnare qualche gol di più e parlare di meno.” 
Le richieste economiche di Michel venivano sempre accolte e per tranquillizzarlo l’avvocato gli diceva: ”Sono pronto a intervenire personalmente”. Quando se ne andò dalla Juve  al momento del congedo gli disse: ”Per favore non vada in un’altra squadra italiana. Le chiedo almeno questo.
Platini ha una personalità con diverse sfaccettature, qualcosa di molto simile al Cubo di Rubik. Non sempre è facile azzeccare quella giusta. Si attirò critiche feroci quando, al termine di quella tragica finale di Coppa Campioni, il 29 maggio 1985, disputata nel fatiscente Heysel di Bruxelles, vinta dalla Juve grazie a un compiacente rigore segnato da Boniek, mostrò un’esultanza sfrenata e abbozzò anche un giro di campo nonostante su un parterre, poco distante, fossero state allineate le salme di 39 persone.

IL CAMPIONE CHE VOLLE FARSI RE
«Alle rogne ti abitui. Prima non sopportavo l’idea di non essere amato. E poi sono arrivato a un punto in cui più le persone mi detestavano, più ero contento. Voleva dire che almeno per loro contavo»
L’affermazione, decisamente spavalda, di Platini è riportata nel libro Le Roi – di Jean Philippe Leclaire che lo ha definito come “Il campione che volle farsi re”. Va riconosciuto  che nella frase è ben compendiata la complessa personalità del grande calciatore.
Ma chi è veramente Platini, questo giovane con i riccioli romantici di un eroe di Luchino Visconti? L’angelo azzurro di Marguerite Duras o il bambino viziato e pieno di risentimento descritto dai suoi detrattori? Il libro di Leclaire, in pratica il romanzo di un giocatore, svela le sfaccettature meno note della personalità del grande campione transalpino. Il forte senso della famiglia, la sua intelligenza tattica, e non solo dentro il rettangolo di gioco, il suo gusto per il potere e per il denaro.
Possedeva, tra le altre cose, una stupefacente capacità di seduzione. Ne subirono il fascino Agnelli, ma anche Francois Mitterand e Jacques Chirac. Come accennato prima siamo in presenza di una personalità complessa e il libro di Leclaire, grazie a interviste e testimonianze, alcune delle quali inedite, ce ne descrive l’evoluzione. E’ anche il racconto degli anni di Platini, ovvero gli anni in cui lo sport subì una trasformazione importante. Divenne si un grande fenomeno sociale, ma anche un importante mercato economico.

LA CARRIERA POLITICA
Le rogne sono una promessa che la vita mantiene sempre e, come abbiamo visto, Platini ne era consapevole. La carriera, per cosi dire, politica di Michel Patinì cominciò nel 1998. Quando venne designato, insieme a Fernand Sastre, a capo del Comitato Organizzatore della Coppa del Mondo FIFA che si svolse in Francia. Successivamente, dal 1998 al 1990, ha fatto parte del Comitato di Sviluppo Tecnico Uefa e dal 2002 membro del Comitato Esecutivo UEFA e membro europeo del Comitato Esecutivo FIFA. Nel 2006 divenne presidente del comitato tecnico e di sviluppo della FIFA, oltre ad essere vicepresidente della Federcalcio francese. L’uomo, come sappiamo, era ambizioso e puntava in alto. Nel 2006 si candida alla presidenza dell’UEFA. Nel luglio 2207, a Dusseldorf, dove si tengono le elezioni vinse battendo per 27 voti contro 23 Lennart Johansson che aveva ricoperto la carica per 16 anni consecutivi. Punti di forza  della sua campagna presidenziale furono l’impegno a fare in modo che  le squadre con una forte esposizione debitoria non partecipassero  alla competizione europea. Poi, il trasferimento di giovani calciatori sotto i 18 anni non doveva essere più consentito. “ Pagare un bambino – disse -per calciare un pallone non è molto diverso dal pagare un bambino per lavorare in una fabbrica.”
Nel frattempo Michel Platini strinse un sodalizio, fatto di solide intese e reciproche convenienze, con il dominus della FIFA Sepp Blatter. Ha presieduto il governo del calcio mondiale dal ’98 al 2015. I giudizi sul suo operato non sono mai stati benevoli. E’ stato accusato di aver trasformato l’organizzazione mondiale del calcio in un comitato d’affari il cui scopo principale era quello di fare soldi. Una ragnatela di interessi dove le relazioni si sono confuse con le clientele. La stampa britannica, in particolar modo, e con la caparbietà cui va storicamente fiera, ha minuziosamente narrato gli scandali che lo hanno visto coinvolto o dai quali ne è uscito per il rotto della cuffia.

E VENNE IL TEMPO DELLE ROGNE
Le rogne sono una promessa che la vita mantiene sempre e, come abbiamo visto, Platini ne era consapevole e le affrontava come eventi inevitabili della quotidianità della vita. La prima grana giudiziaria arrivò l’8 settembre del 2015 La Procura di Berna lo sospese, per 90 giorni, dal Comitato Etico della FIFA perché avrebbe accettato 2 milioni di franchi – pagamenti illeciti – da parte del presidente della FIFA Sepp Blatter il quale, a sua volta,  era già indagato da due settimane. Gli inquirenti svizzeri aprirono il procedimento lo stesso giorno in cui vennero rese ufficiali le date dei Mondiali del Qatar del 2022. Il destino, talvolta, gioca le sue carte con una fantasia perversa. La somma è stata erogata, tra gennaio 1999 e giugno 2002. Blatter e Platini si difesero dalle accuse asserendo che non c’era un accordo scritto, ma solo un gentlemen’s agreement La FIFA avviò un’inchiesta interna e quindi Platini dovette rinunciare a candidarsi  alla guida del governo del calcio mondiale. A dicembre di quell’anno il Comitato Etico lo squalificò per otto anni da tutte le attività calcistiche.
Stessa sanzione per Blatter: L’accordo verbale, trai due, per il pagamento venne considerata poco credibile. Per i giudici il suo comportamento aveva violato l'articolo 20 comma 1 del codice etico della FIFA. La norma prevede che un membro dell'organizzazione possa accettare doni o benefici solo se: hanno un valore simbolico, molto basso; non comportano alcuna influenza per l'esecuzione o l'omissione di un atto legato alla sua attività o su cui può esercitare un controllo; non sono contrari ai suoi doveri; non creano un illegittimo vantaggio. Platini, ovviamente, non fu d’accordo e si difese affermando:” “Il verdetto era già scritto, è una messinscena allestita per infangarmi”.

BLITZ AL BAUR AU LAC
E’ situato nel cuore di Zurigo al centro di un parco con vista sul lago e sulle Alpi. Il cinguettio degli uccelli accoglie gli ospiti mentre attraversano il fantastico giardino. Il Baur au Lac è l’hotel più prestigioso di Zurigo ha 175 anni di storia e si accredita come uno dei migliori alberghi del mondo. E’ stato qui che all’alba del 27 maggio 2015 il tintinnio delle manette sostituì il canto degli uccelli che dimorano sugli alberi del bosco del raffinato hotel. Gli agenti bussarono alle porte delle eleganti suites e dichiararono in stato d’arresto i vertici del calcio mondiale:sette dirigenti di alto rango.
In quell’alba di un giorno di primavera appena sbocciata si chiuse un’epoca del calcio mondiale. In particolare, finì l’era Blatter.
Gli arresti avvennero a due giorni dall’assemblea annuale  in cui l’intramontabile Sepp cercava la sua quinta elezione consecutiva. Il suo avversario era il principe giordano Ali bin Hussein. L’inchiesta partì dagli Stati Uniti. Le indagini furono affidate all’FBI. All’origine di tutto la gestione dei diritti televisivi e le attività di marketing. A condurre le indagini fu Loretta Lynch, Procuratore Distrettuale di New York.
La sua inchiesta culminò nell’incriminazione di 14 alti funzionari della FIFA e dirigenti del marketing sportivo. Barak Obama, poco tempo dopo l’inchiesta, la nominò Procuratore Generale degli USA. La Lynch motivò l’ordine di cattura con l’accusa ai dirigenti di partecipare da oltre un ventennio a “un’associazione a delinquere volta ad arricchirsi attraverso la corruzione e il riciclaggio di denaro” per centinaia di milioni di dollari.”
La polizia svizzera, quasi in contemporanea con le indagini della Lynch, aprì un altro filone dell’inchiesta per capire cosa accadde nel dicembre del 2010 quando la FIFA assegnò i Mondiali del 2018 alla Russia e quelli del 2022 al Qatar.
Nel corso di una conferenza stampa, tenutasi subito dopo i clamorosi arresti, la Lynch parlò di casi di corruzione riguardanti, tra l’altro, l’assegnazione per i Mondiali sudafricani del 2010, le elezioni del presidente della Fifa nel 2011 e l’organizzazione della Coppa America del 2016, che si terrà proprio negli Stati Uniti. Lynch sostenne che le tangenti collegate alla Coppa America avevano superato, solo negli Stati Uniti, i 100 milioni di euro. Parlò  anche il dirigente dell’Fbi James Comey, secondo cui il gioco del calcio fu “sequestrato”.

COME IN UN MATCH DI CALCIO
Non c’è bisogno di scomodare Niccolò Machiavelli per capire che lo tsunami sulla FIFA era essenzialmente uno scontro di potere per la conquista del vertice del calcio mondiale. Rimaniamo in ambito calcistico e paragoniamo il tutto a un’avvincente partita di calcio. I contendenti sono Stati Uniti, Europa ( all’infuori di Russia e Spagna) da un lato e Resto del Mondo dall’altro. Si andò alla ripresa con il risultato di 1 a 1. La squadra Stati Uniti-Europa passò in vantaggio grazie a un goal spettacolare messo a segno, a 24 ore dall’elezione del nuovo capo della FIFA. La rete è frutto di un’azione spettacolare dell’FBI che arrestò sette mega-dirigenti tutti del Centro e del Sud America.
La Lynch, nei loro confronti, non ci andò soft. Senza perifrasi li definì dei criminali e chiese con forza l’annullamento delle assegnazioni dei Mondiali alla Russia (2018) e al Qatar (2022). Giusto ricordare che gli altri paesi in corsa erano il Regno Unito e gli Stati Uniti. Il pareggio però arrivò grazie a uno che di goal spettacolari se ne intendeva: Michel Platini, presidente UEFA. Disse infatti che Ali ibn al Husayn poteva diventare presidente FIFA e che lui ne avrebbe appoggiato la candidatura. Spiegò la ragione di questa scelta dicendo che “Lui è un principe e non ha bisogno di soldi”. A questo punto s’impongono dei ragionamenti che vanno al di là di queste pratiche levantine cui i protagonisti di questa vicenda sembrano essere versatissimi. Che a Zurigo ci fosse del marcio –per dirla con Shakespeare– non era una novità per nessuno. Molti dei dirigenti, finiti in manette, erano gli stessi che assegnarono agli USA i campionati del 1994. E si parlò ancora allora di mazzette. Come spiegare dunque la spettacolarità (gli americani si portarono dietro anche tre giornalisti ndr) del blitz nella quiete lussuosa di Baur au Lac? Perché erano così ansiosi di fare pulizia nel calcio, una disciplina per la quale loro non si sono mai dannati l’anima?
Forse perché Blatter si rifiutò nel 2005 di farsi influenzare dalle pressioni americane per estromettere l’Iran dalle finali del 2006? O forse perché gli ultimi due mondiali furono assegnati a paesi cosiddetti BRICS (Sud Africa, Brasile e Russia)?

LE ASPIRAZIONI DI MICHEL
Michel ha l’agilità mentale del bravo giocatore di poker che intuisce quando la mano del gioco potrebbe essere quella vincente. Stavolta sul tavolo c’era il dopo Blatter. Ghiotta occasione, la poltrona più importante del calcio mondiale era a portata di mano. I maligni sussurrarono all’epoca che era  l’uomo che Blatter aveva inventato dal nulla dopo il clamoroso flop come allenatore della nazionale francese. Altri dicevano che  aveva  una vocazione piuttosto marcata per il nepotismo e i ‘maligni’ aggiunsero ‘per via delle sue origini italiane’. Suo figlio lavorava al Paris Saint Germain. L’altra accusa era che aveva retto a lungo il gioco di Blatter e lo difendeva  dicendo che “Sepp era un innovatore, non il diavolo.” Ma, è anche vero che quando il bravo giocatore fiutò che la posizione di Blatter stava diventando assai precaria cominciò a voltargli le spalle.
Si racconta, a questo proposito, che la sera precedente l’ultima elezione, Michel si recò nella suite del presidente e senza tergiversare gli chiese di mettersi da parte, ovviamente le sue dimissioni sarebbero state accompagnate dai massimi onori che la persona indubbiamente meritava. Platini aveva fatto la sua scelta, ma il destino teneva stavolta la mano del gioco e non era fortunata. Spuntò fuori quel pagamento in nero di cui abbiamo parlato prima. La Camera giudicante del comitato etico della FIFA, con una decisione a sorpresa, squalificò per 3 mesi sia Blatter sia Platini, azzerando di fatto i vertici dell’organizzazione mondiale. In qualsiasi altro posto che non fosse la FIFA, i candidati avrebbero fatto un passo indietro, ma Platini prontamente replicò: «È un tentativo di danneggiare la mia reputazione.”Ma “Le Roi”  ignorava che stava per sopraggiungere un’altra mano di gioco sfortunata.

L’INCHIESTA DEL SUNDAY TIMES
Fu un’inchiesta del giornale inglese, nel 2014, a far scoppiare il caso Qatar. Il quotidiano scrisse che era in grado di provare che lo sceicco qatariota aveva pagato complessivamente 5 milioni di dollari per indirizzare il voto. 1,6 milioni di dollari a Jack Warner, il controverso presidente della confederazione nordamericana, poi diventato la "gola profonda" dell'indagine; 350mila dollari a Reynald Temari dell’Oceania, per opporsi alla sua sospensione; e una serie di altri versamenti anche a presidenti di federazioni africane. Bin Hammam verrà squalificato a vita per “violazioni ripetute al codice etico”. I magistrati francesi, naturalmente, vollero vederci chiaro e convocarono, a Nanterre, dove ha sede la Procura Anti-Corruzione, Platini e Claude Gueànt, all’epoca segretario generale dell’Eliseo. Gli inquirenti transalpini chiesero ai due come era andato effettivamente quel famoso pranzo all’Eliseo il 23 novembre del 2010. Dopo gli interrogatori formularono le ipotesi di reato: Corruzione privata, associazione a delinquere, traffico di influenze e ricettazione. Prima ancora del Sunday Times, France Football, nel 2013, aveva pubblicato una minuziosa ricostruzione di quel famoso summit. A quell’incontro, scrisse la prestigiosa rivista sportiva francese, lo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani avrebbe incontrato all’Eliseo Sarkozy, Platini e Sébastien Bazin, che era ancora proprietario del Paris Saint-Germain. In quella riunione segreta, Al Thani si sarebbe impegnato a comprare il PSG, a investire nel gruppo Lagardere e soprattutto a creare beIn Sports per fare concorrenza a Canal+, invisa a Sarkozy, in cambio del pieno sostegno dell’Uefa alla candidatura del Qatar, promossa grazie a pagamenti per 5 milioni di dollari a diversi funzionari del calcio mondiale. Emerse anche, in quello stesso periodo, la storia del figlio di Michel, Laurent.
Lavorava per la Qatar Sports Investments, il fondo qatariota della famiglia regnante gestito da Al Khelaifi, che ha comprato il PSG. Laurent sarebbe diventato anche direttore generale di Burrda Sports, azienda di abbigliamento controllata dal fondo, sponsor tecnico della nazionale del Belgio ai Mondiali del 2014.

Signori… Rien ne va plus.
Le jeux sont fait!