“Dedico questo post a Yuriy Kerpatenko,
direttore d’orchestra di Kherson ucciso dall’esercito russo
per essersi rifiutato di esibirsi
in un concerto organizzato
dalle forze di occupazione.”
(Pereira)

Caro Valentin,
“ho letto con entusiasmo il suo resoconto della partita di calcio tra la Metallurgic e la Dinamo di Leningrado. Tutto sommato una grande tristezza comincia a impossessarsi della mia persona. A Leningrado non cessa di piovere, ormai è l’autunno. Fra poco finirà la stagione calcistica e ci aspetta un lungo inverno senza pallone. Finalmente poi arriverà maggio quando si riprenderanno le battaglie del ’41. Chissà cosa succederà… Grazie anche per il resoconto tra la Cska e lo Zenit: ho appreso il risultato con molto dolore“.

Non è il brano di una lettera di un ultras, della Curva Sud dello Stadio di Leningrado, che, in prossimità dell’inverno russo, confessa la sua angoscia per l’astinenza da calcio. L’autore della lettera è Dmítrij Dmítrievič Šostakóvič, Compositore tra i più rappresentativi della musica russa contemporanea.

 «Tutto in questo luogo predispone a osservare, riflettere, ricordare, la malinconia è ovunque. Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia lungo il fiume, come uno stato d’animo che mi si addice per sempre
Così Jan Brokken, scrittore olandese, descrive le sue  passeggiate in  questa città mitica e in parte perduta, passeggiate che  rievocano lo spirito di poeti e dissidenti, folli e geni, disperati e amanti.”
Šostakóvic è stato, come vedremo, poeta, dissidente, folle, geniale e amante.
La sua vita è stata dominata da due grandi passioni: la musica e il calcio. Passioni che declinava attraverso un’intensa scrittura epistolare. Affidava alla carta le note delle sue sinfonie e, con altrettanta abilità, i resoconti delle partite di calcio, cui aveva assistito, per condividere emozioni e impressioni, con altri appassionati che avevano visto incontri calcistici svoltisi in altre città della Russia.

Prima di proseguire, con ordine come sempre, una premessa.
Nel video, che accompagna il post, appare il violinista olandese Andre Rieu che esegue The Second Waltz di Sostakovic prima di una partita di Champions League di qualche anno fa, tra Ajax e Olympic Marseille. Non limitatevi a guardare il video. Indossate la cuffia e ascoltate la melodia!


IL CALCIO RUSSO
Šostakóvic è nato il 25 settembre del 1906 a San Pietroburgo, la città più premeditata del globo terracqueo, come ha scritto Fëdor Michajlovič Dostoevskij.
Studiò al Conservatorio della stessa città e nel 1923 si diplomò in pianoforte. Scrisse più di trenta partiture per il cinema sovietico, collaborando in particolare con i registi Grigorij M. Kozincev e Leonid Z. Trauberg. Durante la sua carriera compose quindici sinfonie, tra cui le più celebri sono la quinta (1937) e la settima detta 'di Leningrado' (1941). La vicinanza con le avanguardie europee si evidenziò nelle musiche per balletti e soprattutto nel suo primo lavoro teatrale, l'opera Nos (1930, Il naso), dalla novella di N. V. Gogol′.
Se il rapporto con la musica appare sin troppo ovvio, quello con il calcio è ancora materia di dibattito tra gli studiosi. Com’è nata la passione maniacale per il futbòl?
La domanda ha una sua ragion d’essere in quanto, in Russia, in quel periodo, il calcio faceva le sue prime apparizioni. Vero è che, storicamente, Leningrado fu la culla del futbòl, ma il suo sviluppo non raggiungeva quello di Mosca. Nella capitale sovietica fu Nikolai Starostin, nel 1935, a fondare lo Spartak Mosca. Squadra rivale della Dinamo di Lavrentij Pavlovich Berija, capo della polizia segreta di Stalin e ci permettiamo di aggiungere uno dei personaggi meno garbati della storia sovietica.
Nella Russia di allora il calcio, ma diciamo meglio lo sport in generale, cominciava ad assumere un ruolo importante. Doveva aderire ai canoni post-rivoluzionari. Ovvero doveva discostarsi dai modelli competitivi in voga nelle società capitalistiche. Altra funzione, plasmare la forma fisica dell’atleta sovietico. In sintesi, le discipline sportive dovevano assumere un ruolo essenzialmente pedagogico.

IL FUTBOL SULLA PIAZZA ROSSA
Le piazze dell’URSS, in quegli anni, divennero le vetrine dell’ottimismo patriottico delle masse popolari.
Memorabile la partita di calcio che si svolse sulla Piazza Rossa il 6 luglio del 1936, in occasione della Giornata dello Sportivo.
Un vasto tappeto di feltro verde fu steso sulla piazza. Due squadre a confronto. I titolari contro le riserve dello Spartak. Ad assistere, uno spettatore importante: Stalin.
La rappresentazione ebbe momenti di grande spettacolarità. I giocatori delle due squadre uscirono da un’automobile decorata come una scarpa da calcio.
Se ci è consentito un commento, al riguardo, diciamo che, per essere una rappresentazione dello sport in chiave anti-capitalista, gli organizzatori caddero in qualche tentazione hollywoodiana. Non solo, ma inizialmente la partita avrebbe dovuto essere tra lo Spartak e la Dinamo, ma la polizia segreta si era tirata indietro all’ultimo momento. Si dice per paura che qualche pallonata finisse sulla testa di Stalin. In realtà, Berija pativa molto Starostin. I due, nei primi anni ’20, si incontrarono su un campo di calcio.
Il truce capo della polizia segreta giocava nel ruolo di mezzala sinistra. A marcarlo si trovò di fronte Starostin che, tanto per capirci subito, non gli fece toccare, letteralmente, palla. Il Berija, ovviamente, se la legò al dito.
La partita finì 4 a 3 per i titolari. Si acconciò il match, con tante reti, per evitare che il Piccolo Padre del popolo russo si annoiasse.
Si divertì, invece, moltissimo e questo provocò a Berija un travaso di bile...

(Segue)