Inghilterra-Iran resterà impressa nei miei ricordi, in primo luogo, per lo spietato accanimento con cui i britannici hanno cercato il punteggio tennistico e, in secondo luogo, per il fastidio mostrato dall'arbitro Claus nei confronti di ogni rimostranza iraniana, tutto sommato civile, fino al rassicurante 3-0 per l'Inghilterra. Sono state solo impressioni, ma la vita mi ha insegnato che ci sono molti modi per far sentire qualcuno ospite sgradito e mi è sembrato non ci fosse molta voglia di far sentire l'Iran a suo agio. Per carità, dal punto di vista tecnico sarebbe cambiato poco, vista la differenza di valori in campo, ma i giocatori asiatici si stavano cimentando con lealtà e impegno, come qualsiasi altro atleta. E l'impegno di un atleta meriterebbe sempre rispetto. Sarà stata solo una mia impressione, ma non riesco a togliermela di dosso.

La serata di ieri, poi, è stata più allegra, non fosse altro che per l'accanimento con cui, durante USA-Galles, il telecronista RAI ha continuato a dare il nome di Pulisik al giocatore statunitense Pulisic. Mi chiedo se quel telecronista abbia mai commentato un match in cui erano presenti giocatori della ex-Jugoslavia. Si è mai sognato di chiamare Brozovik l'interista Brozovic o Rebik il milanista Rebic? Eh sì, perché lo statunitense Pulisic discende da un signore emigrato nel Nuovo Mondo dalla Dalmazia. E' vero che per anni ho sentito chiamare Canigghia l'argentino Caniggia, così come il suo connazionale Troglio veniva etichettato come Troghlio. Uno scempio, diciamolo. 
Ma non mi sembra il caso di trasformare Pulisic in un cattivo da fumetti, come Diabolik o Cattivik. E poi, ragazzi, non c'era nessuno negli studi in grado di segnalare che Pulisic non è Pulisik, proprio come Juric, il tecnico del Torino, non è Jurik? Mi chiedo, allora, chi abbia marcato Pulisik... lo ha fatto Ginko, forse? Forse. Se non altro, noi rossoneri abbiamo fatto un bel tuffo nel passato grazie a Timothy Weah, nazionale USA, figlio minore del mitico George. Un Weah resta sempre un Weah!

Sempre ieri, nel pomeriggio, il Senegal ha anticipato il suicidio sportivo dell'Argentina. D'accordo, non è stato un suicidio altrettanto clamoroso, come quello commesso da Messi & co. contro l'Arabia, ma un suicidio resta un suicidio. I Senegalesi erano allenati da un tecnico che sembrava il sosia di Snoop Dogg ed erano schierati con un 4-1-2-3, in cui il vertice basso del centrocampo non era un regista alla Bennacer, ma un centromediano metodista, Mendy omonimo del portiere. I compagni non gli hanno mai passato la palla, come se non lo vedessero o quasi che non si fidassero di lui oppure che lo tenessero cordialmente sugli zebedei. Il Senegal, comunque, ha tenuto senza affanni contro la forte Olanda, costruendosi qualche occasione, mentre il supervalutato fiammingo De Jong sbagliava palloni su palloni: una sciagura. Poi De Jong ha indossato i panni di Vrancx in Milan-Fiorentina, con un lancio sul quale Mendy è diventato Terraciano uscendo fuori tempo. Vantaggio orange seguito dal raddoppio allo scadere su altro intervento goffo di Mendy. Il 2-0 finale per l'Olanda mette male gli africani anche nella differenza reti. Un peccato, in fondo, mi erano piaciuti, ma tant'è. Nel calcio non si gioca per piacere, ma per fare risultato e, se fai regali, è dura.

Il colpaccio l'ha fatto l'Arabia Saudita, sconfiggendo una delle favorite del Mondiale, l'Argentina, che ha commesso un suicidio coi fiocchi, quasi da manuale. In vantaggio su rigore, si è vista annullare una tripletta per fuorigioco e ha continuato a sbagliare reti su reti fino alla fine. Deve aver pensato che, prima o poi, avrebbe sfondato ed è stato un grave errore, perché nel calcio non esiste il prima o poi, ma solo il gol fatto e valido. In realtà, nel secondo tempo, l'Arabia Saudita ha riservato agli argentini il trattamento che il Milan aveva riservato all'Inter nel derby di ritorno dello scorso anno: 1-2 in pochi minuti. Il risultato rovesciato è stato poi mantenuto tale fino al fischio finale. Non conta quanto attacchi, quanto stai nell'area di rigore avversaria, quanto tiri e quante occasioni hai. Conta che tu la metta dentro in un modo o nell'altro, by hook or by crook, per usare un'espressione tradizionale inglese. Ma non facciamo come chi ha già parlato di Corea argentina! Eh no, non confondiamo le acque! Le Coree, come le Macedonie, coincidono con le eliminazioni. Il cammino dell'Argentina si è fatto in salita, ma le chance di qualificazione sono intatte. La Corea e la Macedonia sono ancora roba nostra, che ci piaccia o no. E non parliamo di partite che capitano una volta ogni 100 anni, perché non è passato molto da Italia-Macedonia. Quindi, bamboli, queste partite accadono più spesso che ogni 100 anni, o no? Periodicamente, qualcuno deve fare la figura del cucù, quando si comporta da cucù.

Nel pomeriggio, ho visto il primo tempo di Danimarca-Tunisia, fortemente influenzato dallo scivolone dell'Argentina, perché la Danimarca è sembrata timidissima, al punto da tenere sempre dietro 3 difensori, di cui uno era il pirata vichingo Kiaer, reduce da mille tenzoni. La prima fase ha visto occasioni per i nordafricani. Non so cosa sia successo poi nella seconda, ma ho visto i minuti di recupero finali, con l'assalto all'arma bianca dei Danesi, non contenti di essere ancora sullo 0-0 al 90°. Non ho potuto fare a meno di solidarizzare con i discendenti di re Massinissa che, comunque, di riffa o di raffa, hanno preso un pareggio che avrebbero sottoscritto alla vigilia 

Messico-Polonia ha confermato che la nazionale polacca ha un duo di centrali difensivi di grande levatura, Kiwior-Glik, ma pure che Lewandosky ha, con ogni probabilità, imboccato il Sunset Boulevard, quel Viale del Tramonto che prima o poi aspetta anche i grandi. Mitico il Bayern nello sbarazzarsene incassando dei soldi, ma esagerato chi ha spacciato il Barcellona come un avversario di ferro dell:Inter, facendo notare che aveva preso Lewandosky, Il calcio di rigore non è un gol fatto, ma un'occasione da trasformare con freddezza e abilità. Lewandosky, però, si è lasciato ipnotizzare dall'onesto Ochoa, estremo difensore messicano. 

Chi non vuole imboccare il Viale del Tramonto, invece, è il terribile vecchietto Olivier Giroud, autore di una doppietta contro l'Australia. Vero che, alla fine, il declino arriva per tutti, ma per Giroud quel alla fine non sembra ancora essere giunto.
Si stanno verificando troppi infortuni, purtroppo. Si vedono troppe borse del ghiaccio sulle ginocchia e questa sera si è rotto anche il fratello di Hernandez. A questo mondiale si è arrivati dopo 3 mesi tiratissimi di stagione, senza riposo né preparazione specifica. Volevate risultati diversi? Beato chi non è stato convocato, come Tomori!
E si stanno concedendo anche recuperi mostruosi, per un motivo lodevole certo, ovvero cercare di avvicinarsi il più possibile al tempo effettivo. Certe sceneggiate, per le quali spesso non si arriva a mettere insieme un tempo di partita veramente giocato, sono antisportive e uccidono il gioco.
Ma allora, perché non assimilare il calcio al basket? Quando l'azione si interrompe si blocca il cronometro e, quando suona la sirena, tutti sotto la doccia. Si farebbe prima, no?


qui per gli episodi precedenti: 
Don't panic!: guida per autostoppisti senza mondiale - I​  
Don't panic: guida per autostoppisti senza mondiale (II): da Infantino alle combine
Don't panic: guida per autostoppisti senza mondiale (III): peggio delle previsioni