Gli ultimi giorni hanno rischiato di essere i fatidici 3 giorni del condor, quelli  che avrebbero potuto sbriciolare il Milan.
E' iniziato tutto con l'ispezione della GDF nella sede rossonera, presentata come una pesante sentenza di colpevolezza per i più nefandi reati e illeciti sportivi
. Al di là di quello che ordina una procura nell'esercizio legittimo delle sue funzioni, il cancan mediatico ha dato l'impressione di un via libera a tutto l'allegro e pelosissimo antimilanismo fiorente nel calcio italiano (la maggior parte dei tifosi, tanto fra la plebe che fra il patriziato, tifa altre squadre, no?).

Non era una situazione semplice, perché tutto avveniva alla vigilia di due match importanti di calcio internazionale. Il Milan under-19 affrontava nella Youth League i pari età del Real Madrid, vincitore due edizioni orsono. I fratelli maggiori erano attesi a Praga in EL da una squadra che non è in sé fortissima, ma fa del fattore campo un punto di forza. In entrambi i casi, a parte il possibile disorientamento dei giocatori, c'era da capire quale atteggiamento avrebbero avuto gli arbitri verso di una squadra di colpo così chiacchierata in patria.

Il risultato di questo uragano è stato che diavoletti, pur subendo un rigore ingiusto nel primo tempo, hanno pareggiato con Sia e portato i rivali del Real ai rigori, dove i malcapitati hanno scoperto di saperne... una meno del Diavolo. I ragazzi, al momento in crisi nel campionato, si sono riscattati e sono approdati al Final Four di Youth League, che è già un piccolo traguardo. Si gioca a Nyon, infatti, proprio in casa della UEFA. Il Final Four, quindi, è il piccolo club privé elitario del calcio europeo giovanile.
I diavoloni hanno sbancato Praga approfittando del fatto che lo Slavia si è cucinato da sé nel proprio brodo come un polpo. La stessa cosa era successa alla Lazio, crollata a causa di uno stato di ipertensione che, come confermato dalle dimissioni di Sarri, aveva ormai raggiunto il livello di guardia.

Alla fine, inopinatamente, sono stati i rivali storici dell'Inter a uscire con le ossa rotte da questi giorni di coppa, dal momento che sono stati eliminati ai rigori per mano dell'Atletico di Madrid. E qui dobbiamo chiarirci.
L'Inter è una squadra forte con giocatori forti e un ottimo tecnico. Su questo non ci piove. L'Inter, tuttavia, non è affatto una squadra invincibile come viene ormai presentata. Nel corso della prima parte della stagione, in realtà, ha avuto le sue difficoltà, ma ha fruito di una serie di errori arbitrali a favore che le hanno consentito di mantenere la testa. Quando è entrata in forma, l'Inter ha accelerato vincendo lo Scudetto (anche volendo, ormai, non riuscirebbe più a perderlo), beata lei! Ma sarebbe stato bello vedere la classifica senza la serie impressionante di sviste a suo favore. L'Inter sarebbe stata in testa, ma con un vantaggio recuperabile da parte dei rivali.

A voler essere un po' cattivi (non c'è nulla di male, a volte, se la cattiveria è contenuta nei giusti limiti), l'Inter ha pagato dazio nella prima occasione in cui il direttore di gara, signor Marciniak, ha risolto una situazione controversa in suo sfavore: il gol del pareggio di Griezmann.
La legge del contrappasso è stata molto dura nei confronti della (non da me) Beneamata. Dato il vantaggio sulle inseguitrici, infatti, i nerazzurri avrebbero potuto dedicarsi solo alla coppa. E ahimè! Da mercoledì sera, il sottoscritto passa il tempo col fazzoletto in mano per asciugarsi le lacrime. Quando gli interisti avranno ufficializzato la seconda stella, diranno che era quella il loro vero obiettivo, in quanto alla volpe non interessa più di tanto l'uva, se pende troppo alta nella vigna.
Liquidiamo, comunque, subito l'ispezione della GDF nella sede del Milan. Poco meno di due anni fa, Blue Skye, vecchio partner di minoranza, si sentì danneggiato da Elliott per le modalità della cessione del Milan a Cardinale. Fra i due soggetti è in atto una feroce guerra legale.

Ora, dal piano civilistico la questione si è spostata su quello penale. In quest'ottica, la procura ha inteso acquisire documentazione nella sede dei rossoneri. Il tutto, però, ha avuto il bizzarro effetto di dimostrare che, al di là delle smentite del segreto di Pulcinella, la trattativa con PIF esiste davvero e non è una bufala. Il resto si vedrà sulla base degli accadimenti futuri e di quello che risulterà dai documenti acquisiti, nonché da ogni altro elemento dell'indagine. Ma qui già si parlave di pagare ecc., con quella retorica che, secondo Gassman nel film "Il Profeta", è il prodotto nazionale italico. Quello che accadrà si vedrà.

La partita di Praga ha detto poco, in gran parte per colpa dello Slavia. Dopo 2 minuti, Maignan, è stato azzoppato a sangue freddo su un rinvio, senza che il debole arbitro svedese Nyberg tirasse fuori uno straccio di cartellino. Dopo neanche 20 minuti, tale Holes ha rifilato un pestone a base di tacchetti sulla caviglia di Calabria già a terra, una vigliaccata. L'arbitro Nyberg, che era in campo e percepiva la pressione della gente, ha fatto finta di non vedere, ma è stato richiamato dal VAR, i cui addetti erano al sicuro nella loro postazione. Nyberg, dopo aver visto 837 volte le immagini, ha trovato il coraggio di tirare fuori il cartellino rosso e la partita, dal punto di vista della qualificazione, è finita lì. 
Brillante organizzatore di gioco, Trpišovský, aveva schierato la sua suadra, comunque corta, ma 20 metri più avanti per schiacciare i rossoneri. E bisogna dire che nei primi minuti il Diavolo lo se l'è vista brutta in un paio di occasioni.
Come a Milano, nel momento in cui lo Slavia è rimasto in 10, Trpišovský, che non è un Napoleone della panchina, non è riuscito a rimettere in careggiata i suoi. Come il loro tecnico, i giocatori dello Slavia non snon fenomeni, e non è agevole farli passare da un canovaccio all'altro.
Sempre come a Milano,  il Milan ha chiuso il primo tempo segnando 3 gol molto belli (Pulisic, Loftus-Cheek e Leao), ma è stato bravo a non subire la rete.
Ancora come a Milano, nella ripresa, il signor Trpišovský è stato comunque bravo a ricompattare i residui 10 giocatori in 20 metri
, abbastanza oltre l'area di rigore e dietro la linea di centrocampo.
Il Milan, dal canto suo, ha sprecato con faciloneria qualche situazione aurea, ma nel complesso ha ben menato il torrone per arrivare al 90° centellinando le forze e senza rischiare altri infortuni oltre quello di Maignan. I cechi, del resto, continuavano a randellare i rossoneri, a volte per evidente frustrazione, soprattutto il bravo Musah. E Nyberg non vedeva l'ora di uscire dallo stadio.

E qui veniamo al punto. Il pubblico di Praga sembrava quello di Foggia o Taranto in un derby pugliese (e chi sa come sono quegli stadi quando ci sono i derby, sa anche di quali malabolge sto parlando) se non un pubblico sudamericano in una delle Intercontinentali anni '60. Come spesso succede, però, a furia di chiedere che i giocatori siano 11 leoni, si finisce per rimanere con 9 o 10 fresconi. La carica diventa isteria controproducente e si ritorce contro chi si sente... un leone.
Assolviamo in parte Nyberg, perché è stato populista nei cartellini, ma nelle decisioni tecniche no e questo ha consentito ai rossoneri di gestire il vantaggio senza patemi, visto che il gol dello Slavia nel finale è apparso quasi una tassa da pagare al clima di guerra santa che stava possedendo i praghesi.
Pioli ha dimostrato ancora una volta che, quando si sente minacciato, lavora bene. Benedetto uomo!
 Ma ti costa tanto lavorare allo stesso modo quando sei rilassato? E' una domanda che non avrà mai risposta, credo.

Il Milan affronterà nei quarti la Roma. La vincente del quarto di finale, poi se la vedrà con la vincente di Bayer-West Ham. Per come la vedo, escluso il Liverpool, le altre si equivalevano tutte, per cui ben venga la Roma. Non ha senso, per ora, porsi il problema di una semifinale che potrebbe anche non essere giocata, visto il valore attuale dei capitolini.
Poi, se vuoi andare oltre i quarti, non puoi certo pensare che ti diano una squadra maltese o lussemburghese. O no?