Milan-Atalanta 1-1 va affrontato sotto diversi aspetti ovvero quello del risultato e della classifica, quello tattico, nonché dal punto di vista arbitrale.

Dal punto di vista del risultato e della classifica, Milan-Atalanta non è andata male per i rossoneri, che tengono a distanza la 5^ classificata. In fondo, pare che il Milan si iscriva al campionato pensando a qualificarsi per la Champions, secondo una dottrina molto seguita in società. Quindi il risultato di ieri dovrebbe soddisfare i rossoneri. In realtà, la semplice qualificazione alla Champions, per quanto foriera di indubbi vantaggi economici, potrebbe essere un vero traguardo per dei calimeri ovvero per realtà emergenti e senza storia che fanno simpatia, come il fu-Chievo. Certo, la versione accreditata nel club è che il Milan è un'impresa da gestire con criteri di impresa, ma tale versione non considera che una società sportiva europea (a maggior ragione italiana) è sì un'impresa, ma sui-generis. Non produce energia elettrica né merendine né croccantini al formaggio né faschion come le case di moda.
Il nostro calcio produce vittorie e, se non hai quelle come obiettivo, sei un'impresa che non ha raggiunto i suoi scopi. Finisci, anzi, per non ottimizzare i ricavi né gli stessi utili per quanto tu possa riuscire a contenere i costi.
Negli USA è un'altra musica, perché puoi perdere tutte le partite che vuoi, ma resti un mito se hai un nome altisonante, un bel logo e bei colori. Il supporter yankee va allo stadio come se fosse un pic-nic, per mangiare hot dog e pop-corn, nonché gonfiarsi di bevande. La superlega servirebbe proprio per rendere il calcio europeo appetibile al mondo USA dove, come diceva Brera, sono riusciti a far combattere anche un signore mite come Carnera, che diventava cattivo solo se lo pungevi.

In ogni caso, il Milan aveva abbandonato una settimana fa la possibilità di inseguire l'Inter sperando in un suo calo. A Monza ne aveva fatte troppe per non aver buttato ogni chance e questo al di là di un rigore evidente negatogli sullo 0-0. L'Inter si avvia, invece, come il Napoli dello scorso anno, a raccogliere i frutti di un bluff ben fatto. Ha preso un vantaggio iniziale che, alla distanza, sta logorando chi insegue. A differenza dei partenopei, a dire il vero, l'Inter ha beneficiato di una serie di episodi in cui le interpretazioni del regolamento sono state tutte a suo favore quando era in difficoltà per gli impegni nel girone di Champions (comunque il tutto per semplice effetto del caso). Ora che i nerazzurri viaggiano spediti, passano all'incasso, come è logico.

Dal punto di vista tattico, Milan-Atalanta è stato un match dai due volti. Nel primo tempo, i rossoneri hanno applicato una specie di 4-1-5 come all'andata contro il Rennes, mentre per quasi tutta la ripresa hanno giocato con un 4-3-3 corto e altissimo che ha messo alle corde i bergamaschi.
Almeno formalmente, il Milan ha schierato un 4-1-2-3, con Adli vertice basso al posto di Reijnders e Bennacer a destra invece di Musah sulla mancina. All'atto pratico, le posizioni e le distanze nello schieramento rossonero, erano tali che si configurava un 4-1-5 come all'andata in EL contro il Rennes.  Gli spazi fra il vertice basso di centrocampo, cioè Adli, e l'altro centrocampista più vicino, cioè Bennacer, erano sterminati. Non solo, ma Bennacer e Loftus-Cheek giocavano molto a ridosso dei 3 avanzati, Leao-Giroud-Pulisic. Come contro il Rennes, pertanto, era difficile configurare un vero e proprio centrocampo, ma solo una difesa e un attacco. Adli, addirittura, era il quinto difensore che riempiva i vuoti lasciati nel reparto arretrato dalle incursioni di Hernandez.
Almeno all'inizio, questo assetto ha disorientato l'Atalanta. La Dea non gioca a 3 né a 4 né a 5, ma gioca a 3, a 4 e a 5, secondo un assetto dinamico ben oliato che si adatta agli sviluppi del gioco e ai movimenti degli avversari. La base di questi meccanismi, però, è uno schieramento a 3. L'affollamento in avanti dei rossoneri ha schiacciato in area questi 3 centrali per cui, quando Leao è andato in slalom sulla mancina segnando il gol del vantaggio, quei 3 centrali erano quasi addosso a Carnesecchi e gli hanno dato più fastidio che aiuto.

Apriamo un inciso. Pioli ha fatto notare che il Rennes ha bloccato sul pari il Psg ed è stato raggiunto solo al 97°. Qui, però, bisogna dire che nessuno ha negato il buon momento dei bretoni, ma solo ricordato che il loro livello resta medio. Se volessimo andare a rivedere ogni cosa, si potrebbe far notare a Pioli come Luka Romero ne ha fatti due all'Atletico di Madrid, mentre al Milan ha giocato poco e senza incidere. A questo punto, come Pioli vorrebbe sostenere di aver elminato ai play-off dei fulmini di guerra, qualcuno potrebbe fare osservazioni sul diverso rendimento di certi giocatori con altri tecnici. ​​​​​​È stucchevole andare a guardare le vicende che si svolgono in altri contesti e sotto altre pressioni.
Perché si parla del Rennes? E' semplice. Il 4-1-5 ha messo in difficoltà tanto i bergamaschi che i bretoni. Ma se i bretoni, poi, hanno sbracato alla grande prendendo altre due reti, la Dea si è dimostrata un'altra cosa. Gasperini non è Stéphan, per cui ha saggiamente evitato di lanciarsi nella carica di Balaklava, sapendo che la partita era ancora lunga. Ha atteso l'episodio e questo è arrivato con il rigore realizzato da Koopmeiners. Giusto o sbagliato che sia stato fischiare il penalty, questo è arrivato e l'attesa ha premiato l'Atalanta.

Nel secondo tempo, si è visto il miglior Milan di Pioli in questa stagione, paragonabile come estetica di gioco e incisività di manovra a quello dello 0-4 al Napoli di un anno fa. Adli è salito e, pur rimanendo il play maker alle spalle di Bennacer, era così vicino anche a Loftus-Cheek da configurare un vero schieramento alto e compatto in 30 metri come un rullo compressore. L'Atalanta si è difesa bene grazie al suo schieramento dinamico, però il Milan ha creato almeno 4 occasioni nette con Calabria, Pulisic, Loftus-Cheek e Giroud. Non le ha segnate e la partita ha confermato il risultato del primo tempo.

Prima di parlare di Orsato, a questo punto, chiediamoci se ha ragione Pioli a dire che il Milan meritava di vincere per la prestazione. La risposta è no, per un banale motivo ovvero che il calcio non è sport di prestazione, ma di risultato.
Non ci sono giurie a dare i voti e non si deve meritare, ma segnare. Non ci sono i vincitori morali delle Champions, tanto per citare una delle amenità con cui gli interisti hanno festeggiato la sconfitta nell'ultima finale col City.
 Anche dopo l'andata con Newcastle e Borussia, Pioli aveva addotto la bontà della prestazione come argomento a proprio favore, ma poi il Milan è uscito dalla Champions. E' uscito e basta, perché come l'Inter non è la vincitrice morale dell'ultima Champions, così il Milan non è stato il qualificato morale agli ottavi di questa edizione.  

Dal punto di vista arbitrale, Orsato ha diretto uscendo fra le polemiche, come gli succede a volte anche a livello internazionale. C'era il rigore con cui Koopmeiners ha pareggiato il gol di Leao? La punta del piede di Giroud scompare per un attimo fra l'omero e la clavicola di Holm, ma non ci è dato sapere l'entità dell'impatto. La review si Orsato è stata così veloce da dare l'impressione di un rigore già assegnato virtualmente dal direttore di gara, che però ha trattenuto il fischio in attesa della chiamata dalla sala VAR, nelle cui mani ha lasciato la patata rovente. Una finezza da grande arbitro. 
C'era fallo? E se c'era fallo, era un rigore o un rigorino?
E come la mettiamo con quelle mani al volto del giocatore nerazzurro che ha chiaramente simulato? Be' mettiamola su questo piano ovvero che una società come il Milan, che dichiara di essere soddisfatta della qualificazione in Champions, non può chiedere di più a una direzione di gara. Una società che si rispetti è quella che si fa rispettare, comportandosi da squadra ambiziosa, non certo muovendosi in punta di piedi e col cappello in mano, come fa invece chi teme di disturbare. In fondo, se Orsato ha ammonito Leao per proteste, ha anche ammonito Lookman per lo stesso motivo. Non solo, ma il metro di Orsato, che lasciava giocare, non è stato un ostacolo per i rossoneri nella ripresa, visto che non avevano alcun interesse alle interruzioni di gioco.
Pioli dovrebbe chiedersi, invece, come mai in un mese ha preso 3 rigori causati da interventi maldestri delle punte arretrate in copertura: Leao di mani a Frosinone, Jovic di mani a Rennes e Giroud ieri. Se conti sul centravanti o la seconda punta in copertura, devi sapere che i loro interventi saranno più maldestri di chi copre per mestiere. Le caratteristiche dei giocatori non sono un optional e non si compensano con l'impegno e l'applicazione.
Il fatto è che il Milan della ripresa aveva tutti i giocatori nei propri ruoli naturali o comunque in ruoli che i ragazzi avevano dimostrato di saper interpretare. Non solo, ma il Diavolo era così corto ed elastico, da non creare terra di nessuno nè lasciare spazi per i contropiedi. E gli stessi cambi in corsa sono stati frugali e razionali, dando ragionevolmente spazio alla panchina senza rivoltare la squadra. Era il Milan ideale, insomma, che attaccava, ma senza andare allo sbaraglio gridando "Avanti Savoia!". Era il Milan che avremmo dovuto vedere nel finale di Monza sul 2-2, perché compattarsi, non vuol dire rinunciare ad attaccare, ma farlo a ragion veduta. Se è una questione di mentalità, puoi comodamente avere la mentalità di chi non si accontenta, anzi devi averla, però non devi offrire il sedere alla pedata.

E poi, la partita di ieri, come la vittoria di Newcastle, deve servire di lezione: non sempre se sprechi prima (come a Monza), potrai rifarti dopo (vedi ieri contro l'Atalanta).
Va bene, veleggiamo verso la qualificazione alla prossima Champions, l'unica cosa che deve interessare a un vero milanista (il tifoso che non deve chiedere mai...) e notiamo che Adli ieri ha ricordato quel tale Asensi che conduceva le danze nel Barcellona a cavallo degli anni '70 e '80. Se ne ripercorresse la carriera, potrebbe dire di aver fatto grandi cose.

E un in bocca al lupo ad Abate e ai suoi per la sfida con il Braga in Youth League. La Primavera sembra in forma, alla luce del buon derby disputato sabato.
Poi c'è anche l'avversario...