Ieri a Rennes, il Milan ha rischiato più di quello che si creda. Mancava ancora metà del secondo tempo più recupero quando i padroni di casa sono andati in vantaggio per 3-2. Inoltre, Pioli aveva  dato per finito il match sul 2-2 e, con i cambi al fatidico quarto d'ora della ripresa, aveva azzerato la capacità della squadra di portare la palla in attacco e tenerla avanti, riducendo per buona misura anche la forza di interdizione in campo. Il tecnico rossonero è stato salvato solo dalla grinta e dallo spirito di sacrificio dei giocatori, guerrieri autentici che hanno sputato l'anima. Ribadisco questo, perché per troppo tempo in questa stagione si è insistito sulla mancanza di fame, cattiveria e determinazione di questi ragazzi, che ieri, invece, hanno salvato la traballante reputazione del loro comandante, di fronte alle orde tribali dei galli Renoni. Certe litanie sulla mancanza di cattiveria e combattività ricordano le accuse ai semplici soldati in "Orizzonti di Gloria", in un processo farsa ordito per nascondere gli errori dei generali. 

Il calcio è sport di risultato, quindi il passaggio del turno era l'essenziale e, in tal senso, il Milan è tornato vincitore dalla Bretagna. Stéphan ha intonato il finto canto di vittoria di chi si sente il didietro ustionato, ma il suo 3-2 di ieri sera vale come il due di coppe a briscola se la briscola è a bastoni. Per quanto riguarda la qualificazione, infatti, può stampare il risultato di ieri sera su un foglietto e farne l'uso meno nobile cui si può adibire la carta (avvolgere il pesce, per esempio...). Però una partita serve anche a confermare o smentire i risultati pregressi, così come può essere un utile indicatore dei possibili sviluppi futuri. In quest'ottica, la sfida lombardo-bretone ha confermato tutte le critiche che sono state mosse a Pioli, al gioco rossonero e alla mancanza di completezza della rosa. 

Il Rennes era solo una compagine di medio rango, allenata da un tecnico di media caratura e che schierava solo buoni mestieranti di medio livello. Aveva tanta corsa e uno stadio caldissimo, ma la tecnica era quello che era, salvo forse l'eccellente coordinazione nel battere a rete di Bourigeraud, tanto dal limite che sui rigori. L'arbitro, un nesci portoghese del fischietto, si è lasciato condizionare dalla folla sugli spalti fischiando il rigore inesistente del momentaneo 2-1 per i francesi, ma il penalty successivo del 3-2, purtroppo, c'era. Nel finale, comunque, il direttore di gara ha fatto il possibile per ignorare le perdite di tempo rossonere le quali, oltre a far passare secondi preziosi, hanno smorzato la carica dei giovanotti di Bretagna. Se fossero state messe in atto contro il Milan, ci sarebbe stata la levata di scudi dei supporter rossoneri.

Il primo gol dei francesi è un chiaro esempio di come i problemi difensivi del Milan non siano colpa dei difensori, ma della precaria disposizione della difesa e della scarsa copertura da parte del centrocampo. Il Milan aveva 7 uomini dietro, ma disposti male e schiacciati al limite dell'area. La zona a ridosso della lunetta era deserta e ciò ha consentito al Rennes di condurre un'azione alla mano da sinistra a destra, quasi da rugby, con cui ha servito Bourigeaud passando per Santamaria. Il cambio repentino di fascia ha fatto sì che Bourigeaud non avesse nessuno davanti a sé a fare da schermo, se non il compagno di squadra Kalimuendo. Questi ha ostacolato la vista di Maignan finché, spostandosi un passo più in là, non ha mostrato l'intera rete al compagno, che aveva avuto tutto il tempo di aggiustarsi la palla e coordinarsi alla battuta.

Passando al pareggio rossonero, va detto che i francesi, un po' per l'allegria nelle marcature vista a San Siro, un po' perché si stavano giocando il tutto per tutto, sono stati sempre in affanno sugli allunghi rossoneri. Nella prima parte, gol escluso, Mandanda aveva dovuto salvare con esperienza su Leao. Pulisic, inoltre, si era mangiato un calcio di rigore in movimento. Ma è stato proprio il pareggio di Jovic a confermare tutte le valutazioni fin qui fatte sulle caratteristiche di questo giocatore. Chiariamo che Jovic mi piaceva già nel 2020, quando se ne parlava come un acquisto suggerito da Rangnick. Gli confermerei il contratto già da ora. Ma non è il sostituto di Giroud, perché fa movimenti diversi e con effetti diversi sulla manovra. Poco dopo il 22°, infatti, il serbo era solo in attacco, ma sulla discesa di Theo non ha dettato il passaggio sul primo palo o verso il centro, bensì sul secondo, come se ci fosse qualcuno ad attaccare il primo. Il lancio di Theo si è rivelato un'invenzione che gli ha fatto segnare il gol del momentaneo 1-1, ma la dinamica dell'azione è stata atipica, come atipico è il rendimento di Jovic prima punta.

Ieri sera, fra l'altro, Jovic ha giocato alcuni metri più arretrato di Giroud, non trattenendo mai la palla, ma dandola di prima ai compagni. Su una di queste triangolazioni, a inizio secondo tempo, Leao ha impegnato Mandanda dopo una sgroppata, ma in generale, questo flipper ha fatto sì che la squadra avesse di rado il tempo di salire, come invece accade con Giroud. Il primo tentativo di congelamento della palla da parte di Luka Jovic lo si è visto al 42°, con il serbo accerchiato come le giacche blu di Forte Apache. La palla è andata inevitabilmente persa.

Arnautovic era l'uomo ideale per sostituire Giroud, ma aveva anche la capacità di giocarci insieme. Avendo addosso il cartellino con la scritta "Maldini", si è preferito mollarlo all'Inter per inseguire Thuram e Taremi, che poi sono andati (o stanno per andare)... all'Inter. Ma che bella pensata uè!

Il primo rigore, quello della ripresa che ha dato il 2-1 al Rennes, era inesistente, ma è stato fischiato dalla suburra sugli spalti e il pacifico arbitro Pinheiro ha ratificato. Leao però ha pareggiato poco dopo con un bel gol, apparso fortunoso solo perché Mandanda si è steso a terra verso il secondo palo anticipando la possibile conclusione del rossonero. In realtà, Leao è stato bravo a trattenere il tocco quel tanto che è bastato perché Mandanda si ritrovasse a vuoto.

E qui arriviamo al fatidico 60°, il quarto d'ora della ripresa nella quale Pioli fa i cambi come una medicina da assumere rigorosamente prima oppure dopo i pasti.

A Monza, Pioli aveva schierato un attacco di riserve (riserve, perché definire certi giocatori come coloro che giocano meno degli altri, equivale a dire che chi ha la diarrea sta solo producendo escrementi diversamente consistenti). Lo aveva fatto perché l'impegno di Rennes aveva la priorità. Tuttavia, fare un turnover simile anche tre giorni dopo a Rennes, è equivalso a dire che, se le prime rotazioni erano servite per la coppa, una volta in coppa, le rotazioni sono servite per l'Atalanta. E' un po' come Totò in "47 morto che parla", quando dice al macellaio che pagherà domani. Alle obiezioni del macellaio che accusa Totò di averlo detto anche il giorno prima, Totò sbotta che... se ha detto che pagherà domani, vuol dire che pagherà domani. Non vi sentite presi per i fondelli come il macellaio?

Qualcuno potrebbe obiettare che, a Monza, il turnover massiccio è stato fatto dal primo minuto, mentre a Rennes i cambi sono arrivati al 60°. Ma in Bretagna il Milan non vinceva 0-2 (per un ipotetico parziale di 5 gol a 0 nel 180'), bensì pareggiava 2-2 e, pertanto, il match non era finito o poteva riaprirsi da un momento all'altro.

Pioli ha tolto Pulisic, Leao e Bennacer per far entrare Chuckwueze, Okafor e Loftus-Cheek. I tre uscenti erano gli unici con Theo in grado di portare palla avanti e tenerla, facendo salire i compagni per guadagnare tempo prezioso. Già Reijnders è più giocatore da smistamento, assist e inserimento. Chuckwueze dovrebbe essere un giocatore con le caratteristiche di Pulisic, ma finora non ha mai reso veramente. Okafor, invece, se parte da molto indietro come Leao, si perde. Lofus-Cheek è un eccellente incursore da dai-e-vai. Per giunta, nessuno dei 3 nuovi entrati ha mai dimostrato di adattarsi bene a interdire, visto che Chuckwueze e Loftus-Cheek scalano indietro solo per fare presenza.

Puntuale come il mal di testa dopo una sbornia, è arrivato il terzo gol francese sul classico rigore causato dall'attaccante che difende. Non molti giorni fa era stato Leao a fare fallo di mano, mentre ieri è stato Jovic. Della serie: le doti dei giocatori non sono un optional. Non è sempre vero, infatti, che se ti impegni... dai dai ragazzo che ce la farai, come nei film alla "Karate Kid".
Si potrebbe anche obiettare che 2 gol francesi su 3 sono arrivati su rigore, ma se non fai salire la squadra e ti fai schiacciare, tieni gli avversari nella tua area, dove l'episodio può sempre scapparci, specie se sei in un film alla Mad Max e ti batti nella gabbia, circondato da energumeni che chiedono la tua testa.
Pioli aveva posto le basi per l'ennesimo patatrac improvviso, ma davanti non aveva l'Inter come nell'ultimo derby, né il Dortmund come in Champions. L'avversario era il modesto, anche se grintoso, Rennes. Pur non riuscendo a uscire più dalla metà campo, il Diavolo ha tenuto grazie alla grinta dei ragazzi, compresi i meno adatti alla copertura che, pur correndo a vuoto, hanno dato ai compagni la sensazione di non essere soli.

Gli innesti di Terracciano e Thiaw sono serviti a far rifiatare i più provati, ma non azzardiamoci a criticare troppo l'arbitro Pinheiro, perché il finale del Milan è stato la fiera dell'ostruzionismo, degno di una squadra sudamericana d'altri tempi. Ringraziamo la bontà del direttore di gara se ne siamo usciti solo con un'ammonizione a Maignan.
Pioli, il cui sguardo nel finale rivelava il terrore di aver fatto l'ennesimo scempio, ne esce salvo e con l'indulgenza generale dei commenti. Il rischio, purtroppo, è che il tecnico si convinca di poter fare qualsiasi cosa, in quanto, come ad Abilene, finisce sempre tutto bene. Pioli, del resto, è ormai diventato come un giocatore d'azzardo che non rischia soldi propri, ma che alla fine incassa la vincita quando va bene. E questo è un incentivo a combinarne tante.

Il Milan, ora, è atteso dallo Slavia Praga, un avversario più forte del modesto Rennes, ma alla portata del miglior Diavolo... alla portata del miglior Diavolo,  che sia chiaro. 
A buon intenditor, poche parole.