Nel film "Bluff" del 1976, Anthony Quinn spiega ad Adriano Celentano che in un bluff non conta che una cosa sia vera, ma che gli altri credono che lo sia. Il valore filosofico di quest'affermazione non deve essere trascurato solo perché queste parole sono pronunciate in un contesto frivolo.

Lo scorso anno, Spalletti fece partire fortissimo il suo Napoli. I partenopei andarono per 2/3 di stagione come un treno ad alta velocità, spazzando qualunque ostacolo e dando un'impressione di invincibilità che demotivò o fece deragliare tutte le altre. Negli ultimi due mesi gli azzurri di Spalletti mostrarono di non averne più, ma le altre avevano mollato e il vantaggio era incolmabile. Bastò la poca benzina della riserva perché gli uomini di De Laurentis portassero a casa lo Scudetto. Si trattò di un bluff ben fatto, nel quale non contava che il Napoli fosse irresistibile, ma che gli altri si convincessero che lo fosse. E se ne convinsero. A fine anno, Spalletti fuggì fra le braccia della Nazionale, anche perché era consapevole di non potersi ripetere.

Mutatis mutandis, perché anche le situazioni simili non sono mai identiche, si può dire che l'Inter stia provando a ripetere il giochetto del Napoli di Spalletti. Cerca di dare un'impressione di forza, che dovrebbe atterrire e demotivare gli inseguitori per essere libera di rifiatare quando si troverà a giocare a cavallo degli impegni di Champions. E per ora le sta riuscendo, niente da dire in proposito.

Il progetto nerazzurro è stato aiutato da un calendario che l'ha portata allo scontro diretto contro la Juventus senza impegni di coppa nella settimana precedente né in quella successiva, ma abbastanza in prossimità della Supercoppa e dello scontro con l'Atletico (20 febbraio) da vedere l'Inter nella condizione migliore. E il progetto dell'Inter è stato anche favorito da una serie di episodi arbitrali che hanno sostenuto la classifica dei milanesi nei momenti in cui la stanchezza e i cicli di preparazione la rendevano vulnerabile. Tutti hanno delle crisi, ma se riescono a mascherarle perché se la cavano comunque, poi filano lisci come l'olio. Finora il contesto ha messo questa squadra in condizione di bluffare, mascherando i suoi punti deboli e massimizzando i punti di forza. L'Inter ha saputo sfruttare le condizioni di favore, perché il suo bluff non esclude che sia comunque un team competitivo e ben allenato.

Chi ancora regge, ma si sta staccando, è la Juventus. I torinesi viaggiano virtualmente a 7 punti dalla prima in classifica, visto che l'Inter deve recuperare un incontro agevole in casa contro la Salernitana. Nel calcio tutto può succedere, ma i cavallucci marini non mi sembrano come lo scorbutico Bologna di Mihajlovic di un paio di anni fa. E la Juventus non ha più lo scontro diretto a disposizione.

Il problema del Milan, terzo classificato e virtualmente a 11 punti (vedi anche in questo caso il recupero casalingo dell'Inter contro la Salernitana), sta nel fatto che ha letteralmente buttato nel water la prima parte della stagione inseguendo il sogno di trattenere Krunic dandogli le chiavi della squadra, ma senza aumentargli lo stipendio. Krunic, dal canto suo, è un onesto mestierante del calcio, inadatto al ruolo che Pioli gli voleva affidare, e per giunta non aveva alcun interesse a barattare con un ruolo da leader i soldi che avrebbe preso altrove. Questa topica, unita alla solita epidemia di infortuni muscolari (che sono troppi rispetto agli avversari per essere casuali) ha spinto i rossoneri in Europa League, fuori dal prossimo Mondiale per Club e a 11 punti dall'Inter. Il morale della favola è che, se la matematica non condanna i rossoneri, li mette in condizione di non poter più sbagliare, cosa pressocché impossibile visto il numero di partite che attendono il Diavolo. 

Ora il Milan può solo fare una corsa a cronometro, tenendo il ritmo migliore possibile senza guardare alle altre, ma senza farsi molte illusioni. Allegri lo ha tirato nel mezzo della lotta Scudetto sperando che sia motivato nel derby e tolga punti alla capolista, ma visto come Pioli ha preparato le ultime stracittadine, non considero la cosa un evento probabile.

Il Milan, inoltre, deve affrontare un'altra situazione, ben più insidiosa della prospettiva di finire il campionato al terzo o al quarto posto. E' finito del mirino di una specie di terribile società segreta che si chiama M.I.T.M.M. ovvero Movimento Italiano Trasversale per la Minimalizzazione del Milan.

Ero già al corrente delle trame di questo terribile nemico, ma alcune recenti e polemiche  mi danno l'occasione di approfondire la questione.

Ecco, secondo un movimento di opinione di fede avversa, i fasti del Milan sarebbero stati un'eccezione nella storia del calcio e l'autentica dimensione del Milan sarebbe quella attuale.  Non si capisce, quindi, perché questi rossoneri incontentabili si agitino tanto.

Chiariamo che chi sostiene queste cose vuole un bene dell'anima ai milanisti. Con voce dolce e paterna (o fraterna fate voi...) ricorda a noi tifosi del Diavolo la nostra miserabile semenza e ci invita, ma solo per il nostro bene, ad apprezzare questo frugale benessere del terzo posto che ci sta riservando un destino anche troppo generoso. Ah meschinelli ingrati! Come mai non apprezziamo il lavoro di questi volenterosi yankees e i miracoli di Pioli, novello Messia che ha fatto risorgere il Milan, vero e proprio Lazzaro, dal suo lugubre sepolcro? Fatevi un giro sul web e vedrete che questi pistolotti pelosi, irsuti addirittura come la schiena di Polifemo, provengono tutti da firme del giornalismo che tiene per altre squadre, dando vita a un coro che incorpora in maniera trasversale le voci di fedi calcistiche diverse.

Pensiamo, fra le altre cose, che al Comune di Milano c'è chi sostiene che è inutile per una squadra avere uno stadio di proprietà, nonostante il Milan abbia già iniziato l'iter per farselo a San Donato. Secondo il primo cittadino meneghino, occorrerebbe ristrutturare San Siro e le squadre milanesi dovrebbero continuare a giocare lì come hanno sempre fatto. E' un'idea come un'altra e, in tal senso, ognuno ha diritto di vederla a modo suo. Faccio notare, però, che l'Inter è indietro nel farsi una struttura propria, mentre il Milan si sta già muovendo. E' una banale constatazione, ma i fatti sono questi.

Ma torniamo alla campagna mediatica del M.I.T.M.M. . In essa, se ben guardiamo, non c'è nulla di nuovo né di diabolico visto che la rivalità è quel che l'è e la si esercita senza esclusioni di colpi. Lo abbiamo fatto anche noi milanisti, nei nostri periodi migliori. In particolare, ricordo che negli anni '90 sponsorizzavo nei confronti degli interisti la permanenza di Orrico, solo per fare un esempio. No, il problema non sono gli avversari, visto che sono avversari. Il M.I.T.M.M. c'è da sempre e la sua preoccupazione principale è minimalizzare il Milan impedendogli di crescere. E' più che logico che lo sia.

Devi essere tu a non farti piccino di fronte ai rivali, ma a conservare dignità e autorevolezza.

Il vero problema è che il mondo rossonero si sta... auto-minimalizzando. Fra alcuni custodi della fede e i curvaioli sui social, si assiste a una bizzarra gara di remissività, quasi fosse più importante scaricare proprietà e dirigenza da ogni noiosa responsabilità e preparare la conferma di Pioli, piuttosto che darsi da fare per vincere.

I membri del M.I.T.M.M. sono agguerriti giustamente, perché sono nemici calcistici e il nemico deve fare la sua parte. Ma se tu li rendi più forti rimpicciolendoti e quasi ringraziando il cielo di come vanno le cose, renderai la loro campagna di minimalizzazione del Milan una passeggiata di salute.

Ricordo un maggiore quando ero sotto le armi ed era il peggior tanghero che abbia mai conosciuto. L'unica cosa giusta che gli abbia mai sentito dire nel mio anno di naja fu: "Dovete essere dei soldati che si rispettino, ma a patto che vi facciate rispettare.". Se non ci faremo rispettare, dovremo accettare che i nostri rivali ci ridano in faccia e ci facciano girare su noi stessi bendati come a mosca cieca. Sarà loro diritto di guerra e non ce la caveremo inalberandoci. 

Del resto, la campagna per santificare Pioli è superflua. Se restasse Cardinale, Pioli resterebbe al suo posto qualunque fosse il finale di stagione. Se arrivasse altra gente, Pioli verrebbe sostituito. Tertium non datur! Ora, dopo Conte e un'altra sfilza di nomi, si parla anche di Potter e, se fosse vero, sarebbe in atto un casting. Ma Conte non partecipa ai casting, bensì li organizza di persona per selezionare la squadra in cui andare. Fate 1+1, non è difficile.