Come era accaduto due turni fa a Udine, ieri a Frosinone Stefano Pioli si è ritrovato idealmente a un passo dal baratro. Come a Udine, era sotto di un gol dopo aver subito una rimonta e la ripresa era entrata nell'ultima fase. Ma sempre come ha Udine, ha operato i cambi che occorrevano nell'unica prospettiva tattica che poteva consentirgli sia il pareggio che la rimonta. Stefano Pioli, quindi, ha confermato ancora una volta di essere come quei personaggi dei film di azione o avventura che riescono a rovesciare la situazione proprio un attimo prima di essere scaraventati nella fossa dei serpenti dal cattivo di turno. 

I problemi sorgono quando Pioli si sente sicuro, visto che ha un surplus di idee e che non resiste alla tentazione di provare anche quelle in esubero rimettendo ogni cosa in discussione. Tutto va bene? Fulmini e saette! Che splendida occaasione per mostrare la propria creatività!

Fra alti e bassi, il Milan dimostra di non morire mai, come è accaduto ieri, ma anche di non guarire mai, come contro il Bologna o l'Atalanta in Coppa Italia,

Se non altro, Eusebio Di Francesco ha dimostrato perché la sua carriera non è mai decollata del tutto, pur essendo un tecnico ben preparato, come è lo stesso Pioli. Proprio ieri, nel dopo-partita, Di Francesco si è fatto prendere da quella che si potrebbe definire come sindrome del figlio della gallina fucsia. E' un disagio che colpisce tanto i tifosi quanto i dirigenti e i tecnici delle squadre piccole quando giocano in casa. La vittoria gli è in qualche modo dovuta in nome di un populismo calcistico per il quale Davide deve vincere contro Golia di fronte a un pubblico meraviglioso. Ci si sente come esseri speciali quali potrebbero essere i pulcini nate dalle uova di una gallina fucsia. Le cose, però, non funzionano così, in quanto Davide deve fare più gol degli avversari per battere Golia. Non gli basta essere Davide, altrimenti staremmo freschi!

A lecce, era stato il presidente salentino a delirare per un intervento del VAR che, alla fin fine, aveva rilevato un fallo che c'era. Di Francesco, invece, se l'è presa con gli errori e le ingenuità dei suoi, dimostrando di aver visto il 50% della partita, quella che gli conveniva. Il Frosinone, in effeti, aveva interpretato bene per 65' le idee del suo tecnico: squadra corta e pressing alto fino quasi a essere stratosferico. Ma non era mai stato pericoloso se non con un tiro dal limite sul quale Maignan, fattosi sorprendere un po' avanzato, si era inarcato per deviare con un bal colpo di reni. Sono stati i due gol ciociari a sortire da errori rossoneri ovvero da un fallo di mano ingenuo di Leao e da una paperazza di Maignan su una telefonata amichevole da posizione innocua. Mike era troppo preoccupato di prendere un altra rete in mezzo alle gambe, per cui ha lasciato passare la palla sul suo lato destro, quello non protetto dal palo. Per carità, l'essenza del calcio sta nel gol e, quindi, il Frosinone si è trovato legittimamente in vantaggio per 2-1. Nulla da eccepire. Ma sarebbe stato Pioli, almeno per una volta con ragione, a doversi lamentare degli errori e delle ingenuità. Non certo Di Francesco che ne stava beneficiando.

Forse aveva ragione Capello negli anni '90, quando parlava in conferenza stampa al lunedì, a freddo e non a caldo, perché ieri sono venuto fuori i limiti caratteriali di Di Francesco, per il resto un ottimo allenatore. A Di Francesco, però, dobbiamo dare atto che il suo Frosinone gioca a calcio e non ad anticalcio come l'Udinese di Cioffi. Forse i suoi hanno esagerato con le manfrine per caricare i rossoneri di cartellini, ma se vogliamo anche il rossonero Theo Hernandez interpreta spesso la parte del  moribondo senza esserlo. Di Bello, del resto, non c'è cascato e ha interpretato bene gli episodi ammonendo quando c'era da ammonire.

Come anticipato, Di Francesco ha chiesto ai suoi di pressare altissimi e in maniera soffocante, difendendo con 4 difensori molto stretti, cui si aggiungeva uno dalla fascia: Mazzitelli, Sekh o Harrui, per esempio. La mossa interessante di Di Francesco, in realtà, è stato di mettere il mastino alle caviglie di ogni rossonero che riceveva palla di spalle alla porta avversaria. La soluzione è stata praticata con metodicità, per cui non la si può ritenere casuale. Al primo minuto, per esempio, Maignan l'ha data male ad Adli che attendeva al limite dell'area spalle agli avversari. Adli per giunta era ancora un po freddo e non è stato reattivo, Ne sono seguiti alcuni momenti di confusione che, per fortuna rossonera, non hanno prodotto conseguenze. In questo contesto, va anche notato che Adli e Reijnders sono stati oggetto di una cura quasi a uomo.

L'ossessione rossonera per la costruzione dal basso, quasi un dogma ormai, è di pubblico dominio e rende il Milan macchinoso in fase di uscita. Questa mattina, ho seguito il Milan in Primavera 1 a Cagliari (1-3 per i rossoneri) e, poco dopo l'80°, Victor Eletu è stato servito dal portiere Ravère spalle agli avversari al limite dell'area , con l'avversario che lo francobollava alle terga. E' andata bene, ma certi movimenti sono ormai sgamati.

Nonostante il pressing frusinate, i rossoneri riuscivano ad attaccare, sia pure con la sensazione di essere costretti a una pratica di penitenza. Lo hanno fatto anche rinunciando a certe verità di fede, un po' con qualche salutare lancio lungo, che saltava le linee laziali, e un po' andando via palla al piede, come ha fatto Adli se si trovava faccia a faccia. uno contro uno, con l'avversario.

In qualche caso, il Frosinone era così aggressivo che la sua difesa si è ritrovata un po' scoperta davanti i rossoneri, schierata con soli 3 uomini, ma alla fine il primo gol è venuto con i ciociari posizionati e Leao che ha saltato le loro fortificazioni per la zuccata di Giroud. Il francese era sul secondo palo e con una torsione a sorpresa l'ha messa sul lato più vicino beffando il portiere Turati, che si aspettava come tutti la palla incrociata.

Apriamo una parentesi e ricordiamo che nei giorni scorsi si era parlato di un Turati supertifoso nerazzurro. Ora, siamo nel calcio professionstico e, dal momento che Turati viene pagato dal Frosinone, ha cercato di far bene per la sua squadra, non necessariamente in qualità di interista opposto al Milan. Il tutto per la serie che... se si pensasse di più alle cose serie, non sarebbe un danno per nessuno.

Come anticipato, il Frosinone ha pareggiato subito su penalty in seguito al classico fallo in difesa di un attaccante, un mani molto ingenuo di Leao su un cross che era insidioso, ma non era un tiro in porta a colpo sicuro. Sempre come anticipato, i ciociari passavano in vantaggio nella ripresa su un tiro innocuo di Mazzitelli, così innocuo che di più non si poteva. La posizione era simile a quella di Zirkzee quando aveva segnato una settimana fa, ma la situazione era molto meno insidiosa. Preoccupato solo di chiudere le gambe, Maignan si è tolto dalla traiettoria della palla, La conclusione? Maignan resta un grande portiere, ma deve ritrovare serenità.

Va fatto notare che, nel frattempo, le occasioni da rete erano state poche, tanto da parte del Frosinone che da parte rossonera, se escludiamo una smanacciata di Turati su un tiro sporco e un traversone che nessuno ha deviato.

Ancora sul pareggio, e si era al 60°, Pioli aveva correttamente tolto gli ammoniti Reijnders e Loftus-Cheek. Era entrato Bennacer al posto del primo, ma era entrato anche l'attaccante Okafor al posto del secondo. E se era vero che il Milan doveva vincere, era anche vero che, con mezz'ora ancora da giocare, non era proprio il caso di sbilanciare la squadra più di quanto non lo fosse con il pur offensivo Loftus-Cheek. Il raddoppio del Frosinone salvava Pioli, perché con la fossa dei serpenti a un passo, sbilanciarsi diventava d'obbligo e l'errore passava in cavalleria.

Dopo il raddoppio frusinate, infatti, la presenza di Okafor al posto di Loftus-Cheek era valorizzata da un progressivo rallentamento del Frosinone. Qualunque cosa pensi o dica Di Francesco, infatti, i ciociari avevano giocato un buon calcio, ma molto dispendioso nel braccare gli avversari come segugi in una partita di caccia alla volpe. Abbassandosi il baricentro dell'avversario, allora, c'era meno centrocampo da coprire e più area di rigore da aggredire.

La peggiore jattura che possa capitare a una squadra è un giocatore normale che si crede un fenomeno. Per fortuna Gabbia è ben conscio di essere normale e sta giocando con realismo. Dopo aver tenuto bene la posizione per 65', suonava la carica con un tap-in di testa: 0 fronzoli, ma efficacia a livello 100.

Lo squillo di tromba dava la scossa a Pioli che toglieva Pulisic e inseriva Jovic. Si ricreava così potenzialmente il contesto finale di Udine, con Giroud, Okafor e Jovic contemporaneamente in campo. Lo sbilanciamento non si vedeva, perché il Frosinone era sulle gambe. 

Jovic, da seconda punta quale è, segnava subito. Se riguardate la dinamica dell'azione, Giroud va sul primo palo e porta via due difensori, per cui il suo assist trova il serbo  appostato come sempre sul secondo a destra del compagno. Jovic va incontro alla sfera prima di tutti e a nulla serve il tentavivo di recupero di Okoli, di rientro dalla marcatura su Giroud. Giroud e Jovic non sono succedanei, ma complementari.

Abbiamo detto che il Frosinone era sulle gambe e lo ha dimostrato nella manciata di minuti finali quando ha consentito al Milan di fare i propri comodi in fase di possesso palla e controllo del match. Va detto che Pioli, a differenza di quanto fatto contro il Bologna, non ha tolto Leao, ideale per andare via palla al piede e allontanare la sfera dalla propria difesa. Ha blindato la fascia destra con l'esperto e anche fresco Florenzi al posto di Calabria, ma con un Musah in spolvero per conoscenza consolidata dei movimenti dei compagni. Musah, del resto è un po' come Kessie: sa interdire, tenere palla e portarla.

Il Milan continua così la sua marcia verso il 3° posto. Potrebbe ambire a qualcosa di più? Certo! Con tutte le sue incoerenze di organico, è più forte di quello che vuole farci credere chi ha interesse a vedere un Milan, diciamo così, minimalizzatoDi fatto, tuttavia, dovrà ritenersi contento se manterrà l'attuale posizione. I rossoneri, infatti, hanno buttato via mezza stagione cercando di dare le chiavi della squadra a Krunic, un peso morto trattato da fenomeno che quelle chiavi non le voleva, in quanto non vedeva l'ora di andare altrove a prendere più soldi. Il Diavolo, poi, dipende dalla salute e dalla forma di Giroud, che non può permettersi il lusso di avere neanche il raffreddore. E certi errori si pagano, sommando le fasi di una stagione.

State attenti, poi, a non inseguire i luoghi comuni. Questi ragazzi hanno fame e cattiveria da vendere. Non ribalti due match fuori casa e non segni per due volte di seguito dopo un rigore sbagliato, se non hai fame e cattiveria da vendere.

A completamento, inoltre, di quanto scritto nel mio ultimo, ricordo che lo spessore di una grande società si vede nel rispetto e nella correttezza verso i tifosi. Tutto il resto, come la vittoria di ieri, viene dopo.