Al termine del match, Stefano Pioli ha affermato di non rimpiangere il passato, perché sarebbe risaputo che le stagioni vanno in un certo modo. Lo rimpiange, invece, e parecchio, ma sta tentando la tattica del negazionismo. Sa bene che le stagioni vanno così o colà, ma per merito o colpa di quello che fanno le squadre. E' consapevole, quindi, di aver buttato mezza stagione per incaponirsi su Krunic vertice basso di un centrocampo sbilanciato in avanti. Krunic avrebbe potuto fare il raccordo fra l'attacco e un settore difensivo ben protetto dal centrocampo. Eppure Pioli gli aveva consegnato le chiavi della squadra come fosse stato Falcao. Per giunta, Krunic, non aveva più voglia di restare e attendeva solo la cessione. L'incaponimento sul bosniaco (schierato perfino centrale difensivo) ha determinato il distacco dalla Juventus e buona parte del distacco dall'Inter.

Non va dimenticato, comunque, che per l'Inter vale un regolamento diverso da quello applicato agli altri. Solo se gioca l'Inter si può convalidare una rete dopo la review al VAR con 3 nerazzurri in fuorigioco, di cui uno è a contatto col portiere e lo disturba. E solo se un gol così viene convalidato all'Inter, l'impatto mediatico è tiepido. Solo se giochi nell'Inter, inoltre, puoi fare gesti volgari al pubblico, mentre se giochi nell'Atalanta, ti becchi un'ammonizione per un gesto provocatorio, ma non volgare. C'è qualcosa che non va e sta alterando il campionato, facendo passare una squadra forte per invincibile. Del resto, se ti accorgi che gli arbitri sbagliano solo a tuo favore, giochi tranquillo. E se sei un difensore centrale come Acerbi, è molto meglio giocare tre quarti di match senza un cartellino sul groppone. Non solo, se non vieni ammonito, passerà più tempo prima che tu debba saltare i match per somma di gialli. Se mai ne salterai.

A volte penso che essere pesantemente indebitati sia una politica vincente, perché hanno tutti convenienza a che tu sopravviva, pena la conversione delle sofferenze bancarie in crediti inesigibili. Avere i bilanci in ordine, servirebbe a fare lo stadio, che in un futuro poi ti permetterà di... ecc. . Fatto sta che, se anche hai i bilanci in ordine, se non sei l'Inter e vuoi farti la tua struttura, scopri che sono tutti ecologisti, ambientalisti e amanti dell'arte. Non so se accadrebbe a parti invertite.

Contro il Napoli, ieri, il Milan ha  rischiato nel primo quarto d'ora, a causa dell'atteggiamento tattico spregiudicato dei partenopei. Ha rischiato anche nel finale, quando l'avversario ha giustamente suonato la carica. Forse il Diavolo era un po' stanco, come ha ipotizzato Mazzarri, ma non per il pressing in sé praticato dai rossoneri, bensì perché il Napoli si è fatto inseguire parecchio.

I partenopei hanno iniziato con un 3-5-2 molto corto e molto alto, nel quale i 3 arretrati erano più preoccupati di avanzare, allineandosi così agli esterni di centrocampo, di quanto questi ultimi non fossero preoccupati di retrocedere sulla linea arretrata. Il Milan non si aspettava questo atteggiamento da una squadra di Mazzarri, che pensa più a difendersi che a osare. Ha fatto, pertanto, molta fatica e, dopo una decina di minuti, ha rischiato di capitolare. Kvaratskhelia giostrava ale spalle di Simeone, libero di scegliere la fascia da cui attaccare. Lo ha fatto a destra, bevendosi Gabbia, che ha avuto la tentazione di stenderlo in area, ma con un gran riflesso ha tirato indietro il piede. L'assist per Simeone ha prodotto un tiro a colpo sicuro, che si è limitato a scheggiare il legno esterno del primo palo.

Le difficoltà del Milan, per fortuna, sono andate attenuandosi fino a sparire col passare dei minuti. Un po' è stato il Diavolo ad adattarsi concedendo meno e un po' è stato il Napoli a rifiatare. I partenopei hanno perseverato nel loro atteggiamento, ma hanno perso le distanze che li avevano resi corti e densi per un quarto d'ora. L'elastico azzurro che teneva insieme gli uomini di Mazzarri si è allentato e i rossoneri ne hanno approfittato.

Uno dei punti di forza del Milan è l'intesa fra Giroud o Loftus-Cheek con l'ala mancina di cavalleria, il duo Hernandez e Leao. Questa intesa, spesso, lancia l'uomo sulla fascia per il traversone al centro dell'area o al limite. Ieri, il calzino è stato rivoltato, perché Theo l'ha data a Leao sulla linea dell'out sinistro e poi si è fiondato al centro. Giroud ha sorpreso la difesa tagliando a sua volta verso la linea laterale. In questa maniera si è portato dietro un difensore e ne ha distratto un secondo, che non ha chiuso su Theo. Leao ha chiamato in causa proprio Hernandez, cavaliere solitario nella pampa sconfinata. Theo ha approfittato della sfera ed è andato solo a rete per segnare, beffando in uscita Gollini, che pensava al diagonale sul secondo legno.

La tattica di Mazzarri aveva rischiato di sorprendere il Milan, ma aveva anche favorito i rossoneri, perché se li schiacci senza punirli (come ha datto l'Inter negli ultimi derby), li aiuti a compattarsi e gli impedisci di lasciare agli avversari la terra di nessuno. Non solo, giocando molto alto, ti esponi tu stesso al rischio di creare terra di nessuno, quella in cui Theo si è poi infilato.

Preso il gol, Mazzarri ha riallungato la squadra per paura di sbarellare, e se non è riuscito a pareggiare, quantomeno si è mantenuto in corsa fino al riposo. Nella ripresa, comunque, Mazzarri passava al 4-4-2, togliendo Ostigaard e facendo entrare Politano. Di Lorenzo e Mazzocchi fiancheggiavano Rahmani e Jesus, però il secondo martellava la sinistra e Di Lorenzo si sovrapponeva spesso sulla destra a Politano. Era uno schema anche più offensivo del 3-5-2, ma più semplice da applicare.

Nel primo quarto d'ora della ripresa, il Napoli restava sulle sue, presumibilmente per assestarsi col nuovo modulo, poi iniziava a premere. Anguissa avanzava spesso da incursore come nel primo tempo, mentre Kvaratskhelia privilegiava la fascia sinistra, per non intasare gli spazi a destra, di competenza di Di Lorenzo e Politano. Il Milan puntava sul contropiede.

Si tirava molto, da una parte e dall'altra, ma poco nello specchio della porta e, in ancora meno casi, i tiri erano pericolosi. Si è creava, quindi un apparente paradosso ovvero che in Frosinone-Milan erano state segnate 5 reti tirando poco, mentre ieri ne è stata segnata una sola tirando molto. Il problema è che i tiri in porta, di per sé, lasciano il tempo che trovano, perché contano le reti che, di solito, arrivano quando la palla finisce tra i pali e non è facile da prendere.

Simeone, molto astuto, si appostava fra Bennacer e Gabbia mentre il Milan costruiva dal basso. Il cholito intercettava la sfera, ma finalizzava malissimo e la palla finiva alta.

Abbiamo scritto che il Milan ha rischiato molto nei minuti finali, oltre che nel primo quarto d'ora di match. Nel corso della ripresa, Pioli aveva sostituito lo stanchissimo Bennacer con Musah e il non freschissmo Kjaer con Simic. A 10' dal 90' ha poi sostituito i provatissimi Pulisic e Giroud con Gimenez e JovicIn questa maniera ha posto con gradualità le basi per una difesa a 3, con il  trio Simic-Gabbia-Hernandez molto compatto e un centrocampo a 5 i cui esterni erano Florenzi (subentrato a Calabria già nel primo tempo) e Gimenez. I rossoneri erano arretrati parecchio e bastava un passo indietro di Florenzi e Gimenez per trasformare l'assetto del Diavolo in una difesa a 5 alquanto chiusa.

Il Milan tremava su alcuni flipper nella sua area. Andava anche vicino alla capitolazione quando Lindstrom la dava dalla destra quasi a trivella per l'incursione di Anguissa. Simic tentava il tutto per  tutto con la punta del destro, che scaravenava la sfera sul palo interno. Non era un'entrata goffa, bensì un salvataggio difficile e disperato, ma necessario. Come ha fatto notare Adli, alle sue spalle c'era l'ottimo Anguissa pronto al tap-in.

Parlando dei singoli, inizierei dal Napoli. Kvaratskhelia resta sempre un signor avversario, a dir poco mortifero quando punta il difensore. Simeone fa rimpiangere Osimhen, mentre Anguissa è un centrocampista completo, un fior di giocatore. Juan Jesus è stato l'unico da censurare fra i suoi per i falli e gli atteggiamenti discutibili in un Napoli molto agonistico, ma nel complesso corretto.

Nel Milan, Gabbia si è confermato ottimo, se non decisivo, tutte le volte che c'è stato da giocare d'anticipo e da spazzare via. E' apparso in difficoltà quando c'è stato da impostare o controllare palle non banali. In tal senso Florenzi ha dimostrato di avere una gran confidenza col pallone che il compagno non ha. Nel finale, inoltre, come al 42° e al 44°, Leao è stato preziosissimo nel portare palla avanti e costringere gli avversari all'out, quello che serviva a una squadra in vantaggio di misura. Gimenez è andato in cerca di gloria nei secondi finali, regalando l'ultima azione agli avversari. E' un eccellenze giocatore, ma deve imparare a usare anche il cervello oltre che i piedi. E' un eccellente giocatore anche Loftus-Cheek, ma a differenza di Anguissa, non sa cosa voglia dire difendere.

Jovic? Ha dimostrato per l'ennesima volta di non avere le stesse caratteristiche di Giroud. Si è impegnato con grande spirito di sacrificio, ma con poco risultato. Quando Leao lo ha chiamato in causa dopo un lungo contropiede, Jovic ha dato l'impressione di nascondersi dietro il difensore, che poi ha spazzato. In realtà, per istinto, si stava smarcando verso il secondo palo, come se ci fosse proprio Giroud ad attaccare il primo. E tuttavia, se non ci sono sostituti di Giroud, qualcuno deve pur entrare per far rifiatare il francese. Se vogliamo, aver trascurato le caratteristiche tecniche e tattiche di Giroud, Okafor e Jovic, come se fossero state sufficienti le statistiche del Moneyball,  è stata una vera e propria topica del mercato, che ora non sta certo aiutando i rossoneri.

Il Napoli se la era giocata alla pari contro l'Inter in supercoppa, nonostante l'inferiorità numerica. Era, quindi, un avversario forte e rognoso, che alla fine arriverà nella Coppe, forse in Champions. Per batterlo occorreva anche tanto spirito di battaglia che il Milan ha, ma che per settimane è stato negato che avesse. E' bastato schierare i ragazzi in maniera logica e gestire la partita in maniera altrettanto logica.

Certo, il palo finale poteva dare il pareggio ai partenopei, ma a inizio ripresa era stato l'incerto Gollini a farsi scappare la palla con un intervento goffo, per poi salvarsi togliendo a Giroud il tap-in vincente con la punta delle dita. Centimetri in un caso e centimetri nell'altro, ma se non c'è il gol, parlare di centimetri significa parlare di nulla.