E' trascorsa la seconda interminabile settimana senza calcio, ma con tanto altro, includendoci anche tante parole. Se il calcio non fosse fatto anche di parole, del resto, non si userebbe l'espressione calcio parlato.

A proposito di parole, Furlani ha rilasciato un'intervista che è un capolavoro di comunicazione aziendale. Ci sono le domande e le relative risposte, ma non si va oltre le frasi fatte. E su questo non ci sarebbe nulla da eccepire, perché Furlani è ormai un navigato uomo d'azienda e sa come si deve parlare alla stampa. Nemo se detegere tenetur, per cui è legittimo che, come chiunque altro, Furlani si riservi di tirare acqua al proprio mulino. Da questo punto di vista, l'AD rossonero è uno che sa il fatto proprio, niente da dire. Quindi, facciamo un po' come i giocatori di biliardo e segniamo a suo favore i punti del filotto.

E' anche vero che, tuttavia, un lettore attento non può esimersi dall'analizzare il contenuto di un'intervista nella quale l'AD rossonero non dice molto. Qualcuno ricorderà Ecce Bombo di Nanni Moretti: "Vado in giro, mi informo, faccio cose, vedo gente...", che equivale a non dire nulla. Ognuno di noi, ogni dì, va in giro, si informa, fa cose e vede gente.

Infatti, è formalmente vero che, come ha detto Furlani, Ibra propone, ma è lo stesso Furlani che dispone. E' vero alla luce dell'organigramma aziendale. D'altro canto, Ibra è l'advisor personale del proprietario, per cui Furlani è libero di disporre, ma Cardinale è libero di non gradire e regolarsi di conseguenza (ubi maior minor cessat, un principio famoso). La figura di Ibra, in sostanza, ricorda quella dei temuti missi dominici dei re franchi. che erano gli occhi e le orecchie del monarca in tutto il reame. Finché l'impero di Carlo Magno ha funzionato (prima di essere sbriciolato dall'anarchia feudale) i missi dominici hanno avuto carta bianca.
A Furlani, inoltre, dispiace che sia stata l'Inter ad arrivare prima alla seconda stella e di ciò non si dubitava. Come è possibile, allora, che l'obiettivo di questa stagione fosse la semplice qualificazione alla Champions? A mio avviso, sarebbe bastato alzare cappello e chiedere scusa per non aver vinto lo Scudetto mancando anche il passaggio agli ottavi di Champions. Non ci sarebbe stato nulla di male, tutto il contrario. Solo chi fa può sbaglia e qualche errore in buona fede si può sempre accettare come un rischio del mestiere. 

I giocatori acquistati la scorsa estate hanno segnato 40 gol? Vero. Sacrosanto. Ma quanti gol ha preso questa squadra? E' la somma algebrica fra gol fatti e subiti che fa il totale. In tal senso, il piatto piange. Anzi, le statistiche confermano quello che ho sempre sostenuto ovvero che, singolarmente presi, i giocatori sono validi, ma sono stati messi insieme con poca logica e affidati a un tecnico che spesso si perde per settimane prima di trovare una quadra. Moncada è un ottimo scopritore di talenti e il Moneyball un eccellente supporto. Però un ottimo yogurt alla fragola e una buon salsiccia sono sì degli acquisti azzeccati in sé, ma ho dei dubbi che possano essere usati insieme per cucinare una pietanza. Specie se la pietanza deve essere preparata da un mastro pasticciere.

Dal canto suo, il noto regista Pupi Avati, ha dichiarato di non tifare più Milan per la presenza in panchina di Pioli. Secondo l'accusa di Avati, il tecnico avrebbe tradito Maldini. Pioli ha risposto che il rapporto con Maldini è bellissimo.
Ora, non concordo con il tradire, che è parola grossa e ingiusta in questo contesto. Avati ha calcato un po' troppo la mano. Ricordiamo, però, che a maggio del 2023, Maldini aveva confermato De Ketalaere pubblicamente, ma Pioli lo aveva smentito a stretto giro di interviste.  Pochi giorni dopo, Maldini fu estromesso dalla scarica. Volendo essere equilibrati, allora, diciamo che non c'è stato tradimento, ma il rapporto fra Pioli e Maldini non può essere definito bellissimo. Il rapporto fra Pioli e il Maldini era apparso molto deteriorato. Capita, ma di bello aveva poco.

Quanto all'inchiesta della procura di Milano sulla proprietà rossonera, credo che abbia ragione Furlani a dire che tutto si risolverà in una bolla di sapone. Non avrebbe avuto senso da parte di Elliott occultare il controllo della società avvalendosi di Redbird. Cardinale, infatti, controllava il Tolosa ed era quindi sotto la lente di ingrandimento della UEFA. Se Elliott avesse voluto agire scorrettamente, si sarebbe appoggiato a qualcun altro, no? E poi... sarà casuale che gli ex-amici, ora nemici, di Blue Skye abbiano appena perso la terza causa consecutiva contro Elliott? Io credo di no, perché dimostra che i Singer sanno muoversi con cognizione di causa.

Quanto alla sponda nerazzurra del naviglio, invece, gira voce che Oaktree stia cercando compratori per l'Inter. Di fatto, se ciò fosse vero, si comporterebbe già come se avesse escusso il pegno, sentendosi probabilmente sicuro che Zhang non troverà i danari per onorare il suoi impegni. Zhang, sembra voler voler pagare ogni debito con un nuovo debito, ma nel mondo della finanza questo si nota. Ogni nuovo finanziatore assumerebbe un rischio sempre più alto di essere il fesso che rimane col cerino in mano: un credito inesigibile. Certo, ogni nuovo debito verrebbe garantito da un pegno sulle azioni nerazzurre, ma questa Inter sta accumulando passivo ogni anno, per cui la garanzia offerta al finanziatore rischierebbe di diventare un cumulo di debiti più grave del non indifferente debito consolidato attuale. Ecco perché il giro delle 7 chiese di Zhang in cerca di soldi non sta dando gli esiti stabiliti.

Oaktree, a differenza di Elliott, vorrebbe monetizzare subito e sta già cercando chi gli darebbe i 400 milioni che avanza da Zhang (avanzare non è bellissimo come termine, ma è un gergale molto usato dalle mie parti). Chi comprerà l'Inter dovrà rimettere la società a dieta ferrea per rientrare dal passivo, altrimenti avrebbe effettuato un acquisto in perdita. Se la cosa fosse avvenuta prima, come avviene di solito per le altre società, non sono affatto certo che l'Inter avrebbe vinto qualcosa negli ultimi anni. Ma tant'è.
La mancata squalifica di Acerbi è stata presentata come il riconoscimento dell'innocenza del giocatore, però non è così. Se leggete la motivazione, scoprirete che Acerbi non è stato sanzionato, ma solo perché le prove erano insufficienti, che è una cosa diversa dalla certezza che il fatto non è avvenuto. Qualcosa Acerbi ha detto, anche se non sappiamo esattemente cosa. Dal labiale si ricava che, in campo, il giocatore ha protestato di non essere razzista. E sappiamo che sostiene pubblicamente la necessità di non dover far uscire certe cose dal campo. Il dubbio, almeno, quello resta.
In dubio absolvitur, quindi nel dubbio non si condanna, su questo non ci piove. E' stato corretto, quindi, non sanzionare una persona in assenza di certezze. E' stato meno bello, però, che Acerbi e chi gli è vicino siano passati al contrattacco sui social presentando il caso come un nuovo affaire Dreyfus. Come non si mostrano le singole dita della mano al pubblico avversario (e ci sono immagini chiare che Acerbi lo abbia fatto) non si deve esagerare nel prendere cappello in casi questi, anche se tutto è finito bene.

Comumque, l'attesa per il calcio giocato sta per finire. Domani si torna alle cose serie. Il Milan affronterà un avversario contro cui soffre sempre e poi incontrerà l'ottima Roma di De Rossi in EL. Ma tant'è, questo è il calcio, anzi lo sport agonistico in generale. Se vuoi vincere facile, devi fare una squadra da serie A e poi iscriverti alla serie D.
Il Milan si trova nella situazione di un certo ufficiale tedesco che mira a ottenere la Croce di Ferro nel film omonimo di Peckinpah. Se la dovrà guadagnare in combattimento, come gli fa notare ironico il suo sergente.
Certe cose non si conquistano a parole.