Nella ripresa di ieri, a Verona, il Milan vinceva 0-2 grazie ai gol di Theo e Pulisic, ma quando gli scaligeri hanno alzato i ritmi per recuperare, Pioli ha ignorato il pericolo per un pericoloso quarto d'ora. In tal maniera, ha lasciato che i gialloblu accorciassero le distanze. Si è materializzato, pertanto, lo spettro di Lecce-Milan 2-2, ma lo stesso Pioli ha corretto subito la formazione e, pertanto, il modo di affrontare l'ultima fase del match. Il terzo gol di Chukwueze ha permesso ai rossoneri di concludere in bellezza 1-3.

Come Slavia ed Empoli, Baroni aveva schierato la sua squadra molto corta, con la linea di difesa alta. 
Per tutta risposta, Pioli aveva deciso di tenere altissimi Calabria e soprattutto Hernandez, lasciando un po' più arretrati Bennacer e Reijnders. Okafor al posto di Giroud sembrava un po' spaesato
, dal momento che cercava di fare i movimenti del francese. In realtà, Pioli gli aveva chiesto di allargarsi in posizione di seconda punta per consentire gli inserimenti di Loftus-Cheek, di Hernandez quando tagliava verso il centro, e di Pulisc quando eseguiva i movimenti di finta ala destra. La cosa era confermata dal corrispondente da bordo campo di DAZN, che riportava i rimproveri del tecnico allo svizzero.
Nonostante il Verona fosse corto, quando indietreggiava, appostava dei giocatori alle spalle di Theo, per cui Tomori e Bennacer erano costretti a fare gli straordinari per tutto il primo tempo, ma a tratti anche nel secondo, allargandosi a sinistra. Il pericolo sulla mancina rossonera era costante, con un Noslin indiavolato, Suslov, Lazovic e poi Mitrovic (entrato al posto di Lazovic). Intervistato nel dopo partita su questo punto, Pioli avrebbe spiegato di aver corso un rischio calcolato, visto che voleva spingere al massimo per vincere. Alla fine, i fatti gli hanno dato ragione, per cui la risposta è apparsa convincente. Il rischio, però, per quanto calcolato, c'era e non era indifferente.

Nel primo tempo, in effetti, ha subito molto di più il Verona che lo sbilanciato Milan.
Col passare del tempo, Okafor si è adattato a sostituire Giroud giocando largo. Nel primo tempo l'ha messa all'ncrocio dei pali su calcio d'angolo, tirando dalla defilatissima posizione del vertice opposto all'angolo di battuta. Se ci pensate, era una posizione più per Theo che per un sostituto di Giroud. E prima del vantaggio rossonero, Pulisic, da posizione di vera alam centrava la traversa a Montipò battuto. Okafor stava attaccando correttamente il secondo palo, ma il pallone è schizzato fuori della sua portata.
Il gol di Hernandez è stata una di quelle reti che vengono spesso addotte come esempio da chi crede che contino solo i valori individuali. In effetti, Theo ha sfondato lo schieramento veronese sulla mancina e, fra dribbling o rimpalli vari, ha schiaffato la sfera in porta, dando l'impressione di essere un cavaliere medievale in sella con la lancia in resta.

Nella ripresa, Okafor era finalmente entrato nei compiti che Pioli gli aveva affidato. Si materializzava, infatti, alle spalle di Davidovitz e gli rubava palla, lasciandolo sul posto. Decisamente più veloce di Giroud, ma dotato di minor progressione rispetto a Leao, sfruttava lo spunto sui 15-20 metri per arrivare al limite e darla Pulisic: gol dell'amerikano e partita apparentemente finita.
Qui Pioli cadeva nel solito errore di pensare tanto di poter giocare sullo 0-2 come sullo 0-0  quanto di credere che si possa fermare l'impennata di ritmo dell'avversario con il giro palla. Quando il Verona accelerava, invece, i rossoneri andavano i crisi, subendo la rete con una castagna di Noslin. Gli avversari non erano più i gialloblu del Verona, ma i fantasmi giallorossi del Lecce che si materializzavano lugubri al Bentegodi.

Ora, nel dopo partita, Pioli avrebbe recriminato per aver preso il gol veronese con la squadra ben piazzata, ma è il suo solito difetto di fermarsi all'episodio in sé senza inquadrarlo nell'insieme. Dopo il raddoppio, infatti, il Diavolo ha iniziato a inseguire a vuoto i giocatori del Verona e si è ritrovato al tappeto pur non avendo abbassato la guardia, come capita a volte ai pugili messi alle corde dall'avversario. Che il gol, invece, non fosse episodico, lo testimoniano i cambi effettuati 8-9 minuti dopo di fronte alle evidenti difficoltà rossonere. Pioli lasciava finalmente da parte l'orgoglio del babbo che ammira la sua creazione tattica e cambiava. Musah rinforzava la linea di centrocampo sostituendo il più offensivo Loftus-Cheek, mentre lo stanco Pulisic lasciava il posto a Giroud, in grado di tenere palla e far salire i suoi. Okafor andava a destra per poco, in attesa di far entrare Chukwueze senza scombinare del tutto la formazione.
La partita era ancora lunga, anche perché Tomori era già ammonito, ma era rimasto in campo per consentire l'entrata di Gabbia al posto di un Kalulu acciaccato. Questa sostituzione era avvenuta all'inizio della ripresa, ma forse sarebbe stato meglio fare subito un doppio cambio inserendo Kjaer in sostituzione dell'anglo-canadese. Kiaer e Gabbia, in effetti, si trovano ormai a memoria. L'errore c'è stato, ma non ha prodotto conseguenze, perché Tomori è stato attento. Ha dato, tuttavia, più spazio agli avversari, come quando è stato costretto a inseguire il veloce Mitrovic sulla fascia, mantenendo però mezzo metro di distanza dall'avversario. Kjaer sarebbe poi entrato negli ultimi minuti quando il Milan aveva già triplicato.
Eh sì, Pioli ama giocare a poker, anche quando otterrebbe gli stessi risultati senza rischiare, ma è fatto così.
Abbiamo detto che la partita non era finita con i cambi al 20°, ma il Milan era comunque più coperto e portava a casa la vittoria. Suggellava la giornata con un bel gol mancino di Chukwueze, accentratosi leggermente sul vertice destro dell'area di rigore, vista dall'ottica rossonera. I colpi li ha, però stenta come Messias se confinato all'ala estrema.
Per concludere, si deve segnalare che, mentre Hernandez festeggiava il primo gol, Baroni ne reclamava l'ammonizione. Cosa doveva fare Theo, mettersi a piangere? Il signor Mariani, non nuovo a questa severità quando vede rossonero, ammoniva il terzino, che salterà la Fiorentina. Diciamo che, se l'atteggiamento di Baroni è stato brutto, la decisione di Mariani è apparsa ingiustificata.

E qui arriviamo al punto.
I menestrelli aziendali stanno cavalcando gli ultimi risultati per sostenere, a livello social e mediatico, che tutto è stato fatto by the book, ma è un falso problema.
I quarti di Europa League e il secondo posto sono un risultato di certo dignitoso. Ma il secondo posto non dà alcun titolo, come invece avviene per la prima posizione, mentre nei quarti di Europa League ci sono anche Roma e Atalanta, che nella classifica del campionato viaggiano un po' attardate. Non ha senso santificare la proprietà, la dirigenza e la gestione tecnica per questi risultati interlocutori solo dignitosi.
Il Milan deve partire per vincere il titolo, ma ci sta che non lo vinca, dal momento che ci riesce una squadra sola. Però, se arriva secondo, non ha raggiunto il suo obiettivo. Allo stesso modo, il Milan era partito per arrivare almeno agli ottavi di Champions, qualificandosi possibilmente per il mondiale a livello di club, quindi i quarti di EL non significano nulla in sé
 al confronto. Se ne potrebbe discutere solo in caso di successo in Europa League.

Quanto agli acquisti, è vero che diversi dei nuovi hanno numeri lusinghieri, ma un esame analitico delle cose, ci dice che i conti non tornano o tornano solo in parte.
L'arrivo Loftus-Cheek, per esempio, era stato già preparato dai vecchi dirigenti dell'area tecnica. e in assenza di budget non si può accusare i vecchi dirigeni di non aver preso Pulisic prima di essere allontanati. Stesso discorso per il talentuoso Okafor, in quanto lo svizzero era già finito fra gli obiettivi di Maldini dopo il doppio scontro contro il Salisburgo. I numeri di Chukwueze poi, a parte i 2 bei gol segnati fin qui, sono inferiori a quelli del criticato Messias. Manca il sostituto di Giroud, anche a causa delle maniera un po' dilettantesca in cui sono state condotte le trattative per Thuram e Taremi. In assenza del centravanti titolare si procede con aggiustature e cambi di modulo, che potrebbero costare cari contro clienti più ostici.

Il fatto che una stagione non finisca in dramma non significa che sia positiva.
Allo stesso modo, non si può dire che tutto sia stato fatto bene solo perché, dopo più di 7 mesi, la squadra sta assumendo una fisionomia.
Certo, se l'Inter impazzisse e decidesse di suicidarsi fermandosi per un mese e mezzo ad aspettare gli inseguitori, come se il Milan vincesse la EL, ci sarebbero gli estremi per ragionare diversamente.
Non venitemi, tuttavia, a parlare di secondo posto come di un successo
, perché i santissimi salirebbero sulla giostra dei cavallini e iniziarebbero a roteare, in quanto accà... nisciuno... è fesso!