Ieri, alle 15:30 ora nostrana, il mondiale pedatorio ha avuto il suo vernissage, che ha confermato le più nere previsioni rivelandosi un evento riuscito peggio di quello che sarebbe stato lecito attendersi.
E' stato un flop che i commentatori in studio della RAI hanno cercato di alleviare arrampicandosi tenacemente sugli specchi, una flop che l'incontro successivo fra Qatar ed Ecuador non ha riscattato. Il match inaugurale è stato la pietra tombale posta sulla prima giornata della manifestazione.

Quando è apparso Morgan Freeman, forse il top fra gli attori viventi del cinema mondiale, la mente è andata alla fine degli anni '70 e al primo film di Superman con il compianto Christopher Reeves. E' tornato il ricordo sull'ironia che aveva accompagnato la performance di Marlon Brando, pagato 3 milioni di dollari dell'epoca per interpretare la parte di Jor-el, babbo di Superman, solo per una manciata di minuti. All'epoca, il compianto Beneamino Placido, noto critico cinematografico che curava una rubrica in seconda serata RAI, commentò con feroce ironia la performance, accostando Brando allo Zarathustra di Nietsche. Uno spreco di solennità in un contesto, se non frivolo, quantomeno di puro intrattenimento. Come Brando, ieri Freeman ha ricevuto il suo cachet e ha salutato tutti lasciando che l'ideale navicella spaziale partisse verso altri pianeti portandosi dietro il mondiale in fasce, un po' come la navicella che porta via dal pianeta Krypton il pargoletto destinato a diventare Clarck Kent e Superman.

Nella restante oretta del vernissage mi sono inizialmente chiesto se, per caso, non stessi assistendo all'inaugurazione dei Giochi Olimpici invernali (in effetti, il Qatar cerca da tempo di accaparrarsi quelli estivi). I giochi di luce e laser, poi, mi hanno convinto che stava iniziando un'edizione speciale dell'Eurovision Song Contest o, magari, uno spettacolo circense. Mancava mezz'ora all'entrata in campo di Qatar ed Ecuador e ho quasi preso sonno, tanto devastanti erano state le emozioni scatenate in me dal vernissage. Di tutto l'ambardan avrei salvato solo il momento in cui un atletico percussionista dai floridi bicipiti ci aveva dato dentro col tamtam. Se non altro, il ritmo aveva aiutato a combattere la sonnolenza favorita dal pranzo domenicale e dal resto dello spettacolo.

Giunti al calcio giocato, mi sono reso conto che la FIFA ha avuto il buon gusto di omaggiare il calcio italiano affidando il fischietto della gara a Orsato. Ricordiamocene quando saremo tentati di lamentarci di questa organizzazione.
Il Qatar si è rivelato una realtà calcistica artificiale, già sotto per 0-2 alla mezz'ora e mai entrato davvero in partita. Sul doppio vantaggio, anzi, l'Ecuador ha dato l'impressione di fermarsi, imbarazzato all'idea di strapazzare i padroni di casa di fronte al sovrano del paese. Il portiere, forse, era meno peggio di quello che è sembrato nella prima parte del match, nella quale ha dato l'impressione di essere stato tradito dall'emozione. Ero curioso di vedere Akram Afif che, tuttavia, si è fatto notare solo per l'acconciatura a cespuglio, non più in uso dagli anni '70-'80 (ricordo quelle del messicano Cuellar e del Colombiano Valderrama). Questo giocatore, che doveva essere il migliore dei suoi, ha dato l'impressione di potersi affacciare al calcio professionistico solo in una squadra dell'italica serie D. A Barletta, tuttavia, con la squadra prima in classifica nel girone H, farebbe molta panchina. Ho segnato il nome di tale Muntari, entrato nel secondo tempo. E' un ragazzo africano selezionato in età giovanissima e naturalizzato qatariota come altri suoi compagni.
L'amico blogger Damiano Fallerini mi aveva segnalato 3 ecuadoregni in forza al Brighton: Caicedo, Sarmiento ed Estupiñán. Sembrano 3 buoni giocatori, anche se il match l'anno fatto Preciado e Plata sulla fascia destra, così come la punta Valencia, autore dei 2 gol della vittoria sudamericana. Per il resto, ho apprezzato la buona volontà con cui i commentatori RAI hanno decantato la forza dell'Ecuador, ma la pochezza del Qatar era tale che, per dare un giudizio serio su questa nazionale occorrerà attendere i prossimi incontri contro Olanda e Senegal.

Quanto alle voci su una combine per far vincere il Qatar, a fine match mi sono detto che per combinare un incontro come quello non sarebbero bastati i 7 milioni e mezzo di dollari di cui si era parlato. E questo nel senso che, data la pochezza della squadra asiatica, l'Ecuador avrebbe finito per vincere anche se avesse preso soldi per perdere. Magari esagero e il Qatar si rivelerà una compagine leggendaria che farà la storia di questa manifestazione, ma quello che ho visto ieri mi ha portato a concludere che si tratta di oneste, ma modeste, scamorze del calcio.

Tornando a Orsato, ci sono da segnalare un paio di cose sulla direzione arbitrale. In primo luogo, non sono assolutamente convinto che il gol annullato all'Ecuador sullo 0-0 fosse irregolare. Sì, vabbuò... ci hanno fatto rivedere l'immagine al computer col mezzo piedino dell'attaccante davanti a tutti... ok ok... ma non mi convince uguale! In secondo luogo, non mi ha convinto neanche la concessione del rigore su Valencia. Orsato aveva lasciato che l'azione proseguisse, in quanto il vantaggio era immediato ed evidente. Ma nel momento in cui si tira a botta sicura e il gol non arriva, nel caso di ieri per un salvataggio sulla linea, non ha più senso fischiare il penalty, perché il vantaggio si è già concretizzato con la chance di battere verso la rete lasciata sguarnita dall'estremo difensore. Se il vantaggio si concretizzasse solo in caso di rete segnata, per assurdo, occorrerebbe far battere il rigore finché non viene trasformato. Orsato ha dato l'impressione di non essere rimasto molto convinto dell'irregolarità del gol annullato e di aver voluto mettere il punto esclamativo concedendo il rigore dopo aver già concesso il vantaggio. Lo ha fatto da grande arbitro, fischiando il penalty con una rapidità tale, da aver lasciato tutti col maleficio del dubbio: ha concesso il vantaggio o aveva solo bisogno del tempo materiale di fischiare? L'incertezza sul punto trapelava anche fra i commentatori della RAI.

L'Italia, dal canto suo, ha terminato quella specie di squallido Mundialito organizzato con Albania e Austria. Lo ha fatto nel peggiore dei modi, bastonata dai connazionali di Mozart. Se non altro, la partita ha confermato una volta per tutte che Donanrumma non è il miglior portiere del mondo. Gigio è solo un ex-sedicenne fenomenale, ma per quanto poteva essere fenomenale un sedicenne. Continua, però, a giocare come un sedicenne, alternando la parata spettacolare alla cappellata più ignobile. Il match, inoltre, ha riportato alla ribalta italica Alf Rangnick, tecnico e dirigente tedesco in forza alla nazionale austriaca. Al di là di ogni giudizio sul valore del professionista e di ogni confronto con Pioli, contro di lui fu scatenata una campagna mediatica che sollevò il popolo rossonero contro Rangnick, quasi che il serial killer di Milkwakee stesse per sedersi sulla panchina del Diavolo. Rangnick fu intelligente e signore a sufficienza da stracciare gli impegni come se niente fosse accaduto, ma si trattò di un caso di ostracismo ad personam con cui è stata scritta una pagina non bella della storia milanista.
E da oggi pomeriggio speriamo di vedere calcio autentico.

qui per gli episodi precedenti:​
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Don't panic: guida per autostoppisti senza mondiale (II): da Infantino alle combine