Il Milan del dopoguerra ha giocato una sola volta a Natale, nel 1960. Giocò a Bari una partita storica per molti versi. Ma quel 1960 fu anche un anno epico per lo sport italiano in genere, come oggi si celebra in maniera molto più mediaticamente il trionfo azzurro in una competizione che magari non si vince da moltissimo tempo. L'anno delle olimpiadi a Roma, trasmesse nelle nostre piccole televisioni in bianco e nero magari in bella mostra nel salotto buono, magari a sostituire la radio con grammofono, con le serate in famiglia ad ascoltare le opere magari spiegate da mio padre. La magica volata di Berruti, il primo italiano a battere i mostri nordamericani.
L'Italia si impone con 13 medaglie d'oro arrivando ad essere la terza potenza sportiva mondiale. Ben 5 medaglie nel ciclismo con il mitico Gaiardoni e i ricordi vanno al Vigorelli di Maspes poco tempo prima e gli entusiasmatici “surplaces”. Nella spada, nel pugilato dove esordiscono Benvenuti e Cassius Clay. Ma non solo Benvenuti il più ricordato, ma anche altri due ori con de Piccoli e Musso.
Il Settebello trionfa di squadra e Raimondo d'Inzeo nella mitica atmosfera romana di Villa Borghese cavalca il suo Posillipo e il fratello Piero non gli è tanto da meno.
Il festival di San Remo vede ancora il trionfo della canzone melodica sentimentale. “Romantica” vince cantata da Rascel ma Dallara rompe gli schemi in una totalmente opposta variante “urlata”, rompendo i classici stilemi melodici alla Nizza Pizzi, Gino Latilla e Sergio Bruni e aprendo una nuova era di musica leggera. La tradizione melodica e un poco sdolcinata della canzone italiana viene ripresa, ma completamente ripresentata nel caposaldo capolavoro della Canzone Italiana con il “Cielo in una stanza” di Paoli, vera pietra miliare e di svolta sempre nel 1960.
Esordisce Mina e nel Milan esordisce Rivera. Strani inizi i suoi. Ci batte sonoramente al Moccagatta l'anno prima con un sonoro 3 a 1 con tre gol del funambolico Tacchi che rintrona la difesa rossonera e poi esordisce battendo la sua Alessandria in Coppa Italia ancora nello stesso stadio. Ma il 25 dicembre 1960 Viani non lo porta a Bari. Proprio il giorno di Natale del '60. Si prospetta infatti una vera battaglia con il gagliardissimo Bari di Carniglia, anche qui strani incroci. E' una partita storica raccontata benissimo in un articolo che si trova in rete a cura di Paolo Camedda. La Gazzetta del Mezzogiorno esordisce il giorno dopo nelle “Cronache dello Sport” con un Più falloso che “grande” il Milan umiliato dalla superiorità del Bari”. La partita è una battaglia senza esclusioni di colpi davanti ad uno stadio gremito. Nel Bari gioca un argentino tutto scatti e dribbling di grande talento, è Roul Conti. Sbarca in Italia dal River Plate e comincia una carriera non male prima nel Torino, che lascia per andare 5 anni nel Monaco dove segna ben 44 gol in 100 partite. Richiamato in Italia fa due anni alla Juve, poi nella Dea e sbarca a Bari a 30 anni diventando subito l'idolo dei tifosi. Praticamente immarcabile. Soprattutto davanti ai suoi entusiasti tifosi.
Camedda riporta che cosa dicevano di lui: Calza la palla come una pantofola”, frase impressionante per sintesi data da Bruno Roghi, uno dei grandi del giornalismo sportivo italiano. Meno ricordato magari ma molto importante. E' lui l'eroe della partita come si legge nel racconto di Camedda e l'antieroe, il cattivo della partita è un giovanissimo Sandro Salvadore. Viene insieme a Trapattoni, Trebbi, Alfieri e Noletti da una nidiata milanista, forse mai più ripetuta di una Nazionale Olimpica che cede solo per sorteggio ma per sorteggio si arriva in finale e si vince nel 68 con la Nazionale maggiore.

Tornando a quel Natale '60, Viani e Bonizzoni temono parecchio il Bari e infatti Conti è irresistibile. Spende un fallo tragico Salvadore sull'argentino che gli causa un menisco rotto anche se rientra eroicamente in campo. Allora non c'erano sostituzioni e cartellini gialli, perché anche in un fallo precedente, se ci fosse stato il giallo, Salvadore non sarebbe stato espulso, perché l'arbitro Rigato non ci vide alcun fallo, mandando in bestia un intero stadio. Gli show arbitrali non erano solo una esclusività di Lo Bello, caro grande Pereira. Il Milan resiste comunque alla furia biancorossa e del pubblico in un epico catenaccio e porta a casa uno zero a zero davvero immeritato.
Ma quella partita rimane storica, perché credo che sia l'unico caso in cui una partita è finita in Tribunale. Salvadore fu denunciato penalmente per lesioni. Le cronache riportano che “affollando le infermerie degli avversari di turno e usufruendo di arbitraggi molto generosi, il Milan può arrivare allo scudetto, sia pure suscitando l'indignazione popolare com'è accaduto domenica.”
Clima davvero poco natalizio e infatti lo stesso giornale riporta che “Babbo Natale per fortuna non c'era” e tipico del modo di intendere il calcio dove, a seconda dei punti di vista si può essere eroi e carnefici.
Il Milan comunque non lo vince lo scudetto, arriva solo secondo dietro la Juve. Non finisce così il Natale con “l'indignazione popolare”, perché l'Avvocato Aurelio Gironda, grande tifoso nonché altrettanto grande penalista, denuncia all'Autorità Giudiziaria Salvadore, caso unico credo. Il Pretore Gacinto Di Marco assolve Salvadore dopo 15 mesi perché il “fallo era involontario” e quindi costituisce un incredibile caso di VAR che arriva non dalla sala VAR ma da un tribunale. Comunque Salvadore si becca, altrettanto clamorosamente, una multa non comminata dalla giustizia sportiva di 50.000 delle mie adorate e mai dimenticate lirette e a pagare le spese processuali.
Il Corriere dello Sport, con chiosa indignata commenta la fine della telenovela calcio/giudiziaria con un titolo fantastico “Il Calcio tra i Carabinieri”. Solo il calcio può sollevare simili ondate di passione!
Non ho bisogno di leggere cronache per la partita di ritorno, perché c'ero in una splendida giornata di fine aprile del 1961. Quella partita la ricordo come altrettanto epica, questa volta davvero per il Bari che sbanca San Siro con una vittoria rocambolesca per 3 a 1. Il clima non è più quello natalizio, ma sicuramente pasquale, perché Conti e Salvadore si incontrano nuovamente e si riconciliano, abbracciandosi. Conti non sarà più lo stesso, ma quell'incontro pone comunque fine ad una diatriba anche Nord/Sud. E il Sud dei tanti pugliesi in quella giornata di 63 anni fa è davvero presente tra i 40000 di san Siro. Sono quasi 10000. Non solo milanesi ma anche un ristretto e molto rumoroso gruppo da lontano e allora la Puglia era sicuramente “lontana”. Portano però anche il loro sole, il profumo dei loro ulivi, del loro pane e dei vini generosi, ma soprattutto l'allegria e la gioia della loro meravigliosa terra. La parlata pugliese si sente ovunque in un clima di conciliazione ben diversa da quello del Natale precedente. Infiammano con il loro calore i loro conterranei simpaticamente “terun” di Milano. Noi milanesi infatti ridiamo e scherziamo con loro in uno scambio di dialetti indimenticabile, come indimenticabile è quella partita.
Fa tutto il Bari in quella partita. E guarda un poco, Pereira, chi era l'arbitro di quella partita, ma certo, lui Concetto Lo Bello. Il Milan non è fortunato. Liddas prende un palo clamoroso nei primi minuti ed è infilzato, nella gioia scatenata dei pugliesi e nel silenzio dei milanisti e sembra di essere all'allora Della Vittoria. Il Milan attacca, ma il Bari di Carniglia ci stende prima con l'estroso Cicogna e poi con Virgili. Si infortuna il portiere del Bari Magnanini che fa una partita straordinaria sventando diverse palle gol e in una di questa frana a terra rompendosi una clavicola. Lo sostituisce l'eroe della giornata, Virgili, che già ci aveva punito con un due a zero e si dimostra grande portiere come il nostro Giroud molto tempo dopo. Addirittura i baresi finiscono in 9 per un altro infortunio, chiudendosi in una difesa a oltranza e le parti si invertono rispetto al Natale precedente. Al 58' Seghedoni ci regala una autorete e lo stadio diventa una bolgia corale. Scatta una fulminea azione di rimessa del Bari, proprio l'arma preferita di Viani. Addirittura avviene in ruoli invertiti, in una incredibile sequenza. Virgili in porta la dà a Conti, da questi addirittura a Magnanini all'ala con braccio fasciato, che si produce in una corsa che sorprende tutti dando la sfera a Catalano che beffa la difesa di Maldini e segna il 3 a1 con delirio dei pugliesi, segnando una giornata indimenticabile calcisticamente per i pugliesi, un Puglia-day, che rimane nella storia.
Miracoli calcistici di un passato che non muore mai in chi lo ricorda ed è bello chiudere questo amarcord con una poesia del mio poeta preferito, anche se è applicabile comunque alla vita e non solo al calcio.

Ecco il bellissimo “Spiragli” di Vincenzo Cardarelli

Che cosa mi colpisce oramai!
Un velo d'ombra di mare
sui monti lontani,
un lembo di nuvola tutelare.
Ma basta levare la testa,
Le cose non stanno che a ricordare,
Piano piano i minuti vissuti,
fedelmente li ritroveremo.
Coraggio, guardiamo.

Il calcio si ripropone, forse sempre uguale a se stesso nei ricordi, ma ritrova, paradigma di vita, sempre speranza di “cose” migliori...