In un giorno molto particolare per il nostro calcio si mescolano gioia e dolore nel sempiterno gioco di loro contemporaneità nel flusso della vita e non solo del calcio di questi due sentimenti; la gioia per la terza vittoria in Supercoppa di una Inter magistralmente contenuta dal Napoli in una splendida partita a metà. Gioia per una vittoria storica da una parte, e tristezza per l'uscita di Gigi Riva si mescolano in questa serata di nostro calcio in stranita esecuzione araba.
Non riesce a Mazzarri infatti, con una grande partita difensiva, quasi un innovativo catenaccio offensivo, il tentativo di portare ai rigori un Napoli purtroppo azzoppato da un arbitraggio bifronte e inspiegabile, che ha rovinato una partita che magari poteva avere altri finali.
Rapuano è infatti permissivo nel primo tempo secondo logica corrente di gioco maschio e di contatto e nel secondo cambia metro, distribuendo una quantità eccessiva di cartellini gialli e intervenendo come non si dovrebbe più, pur con l'inutile VAR di oggi, come succedeva in tempi passati, sull'esito della partita in maniera decisiva. Non discuto su un giallo giusto magari in sé, ma non penso sia accettabile che due arbitri diversi dirigano la stessa partita come un Giano Bifronte. Una partita dove un Napoli, pur inferiore tecnicamente, solo all'ultimo respiro alza bandiera bianca. In questo giornata di calcio in clima irreale in terra araba e pure piuttosto beceramente ignara di nostra storia e valori di uomini che tanto hanno dato al calcio italiano.
Ci lascia un giocatore della rimasta sparuta e irripetibile schiera, in quasi 70 anni di calcio italiano, di atleti e di sportivi straordinari capaci di rappresentare magari in primo piano rispetto ad altri compagni di squadra, in quella straordinaria trasposizione di vita che solo il calcio riesce a trasmettere, anche valori di terra e di gente di appartenenza pur non essendone parte nativo. Cavalcata irripetuta e forse irripetibile di un campione che in un paio di anni dal 68 al 70 ha portato con il "filososo" Scopigno il "suo" Cagliari, lui di Leggiuno nei pressi di Varese, ai vertici del nostro campionato allora di assoluto livello mondiale. Ma ripetuta in Nazionale donandole pure gravi infortuni che tanto hanno pure nuociuto al suo club di appartenenza. E di militanza in azzurro in ruoli di supporto sempre interpretati con lo stile schivo e consistente che lo contraddistingueva, sentimento e forza che in campo erano ben diversi. E pure costituendo con Boninsegna una formidabile coppia di attacco tutta italiana come altre nella nostra storia.
Gigi va a congiungersi con i tanti di quel periodo che ci hanno lasciato e anche, chissà energeticamente da qualche parte, con il suo massimo estimatore Brera, che di lui vedeva il rombo del tuono nella potenza del suo sinistro e nelle conclusioni di grande coraggio e prestanza fisica e acrobatica. Chi, come me, è appassionato di calcio e pure vecchio e coetaneo più o meno dei grandi attori di quei tempi, ogni volta che se ne va un campione di quegli anni lontani, anche se non dei tuoi colori, e che questo gioco lo ha sempre visto come gioia sportiva sia nella vittoria e sia nella sconfitta, con il fondamentale senso del gusto di questo sport magnifico, se ne va anche un pezzo di se stesso e di quanto tempo si è passato magari giocandolo oppure dandogli passione intensa in tante domeniche sugli spalti e no e ora solo rivivibile in tenero amarcord. Non è che, a mio avviso, sia stata poi una Inter tanto diversa da quella che ha distrutto una Lazio che di tecnica forse è pure superiore al Napoli attuale, ma messa da Sarri in sconsiderato atteggiamento di inefficace pressione offensiva. E piuttosto più accorto, probabilmente anche sulla pessima esperienza del collega, sicuramente Mazzarri, di cui si parla già in sostituzione come brutto e sempiterno vizio del calcio italico, a fermarla con una magistrale partita di chiusura di tutte le sue usuali fonti di gioco.
Mazzarri sceglie giustamente con Di Lorenzo in grande prestazione, Zerbin e Politano, di chiudere a tripla mandata la fascia sinistra dell'Inter che comunque accusa l'assenza di Bastoni. Acerbi, pur in straordinaria stagione, non ne ha la stessa facilità di piede e di lancio e anche di posizionamento offensivo per tempi e inserimenti. A sinistra chiama Khvara a compiti di contenimento, tenendo alto Mazzocchi e pure Simeone alle chiusure sulle partenze interiste di un Darmian meno pimpante di sempre. Lobotka e Cajuste e lo stesso Politano spesso interno, quasi chiudono al centro , aiutati pure da Simeone. Il Polacco chiude e imposta in ottime geometrie quasi da centromediano metodista d'antan. In partita monumentale si avventura solo un paio di volte in attacco e concede puntuali ripartenze letali dove, l'Inter, oggi piuttosto imprecisa, è solita fare meglio Dopo l'espulsione di Simeone in grande prestazione di volontà e sacrificio ma ingenuo nel fallo inutile che condanna la sua squadra alla difesa a oltranza, la partita si traduce in un assedio con logica capitolazione e ancora una volta devo sollevare una mia questione personale di quanto sia sportivamente ingiusto lasciare una squadra in inferiorità numerica, soprattutto in una partita secca. Questo poi si aggrava se si considera il bifronte arbitraggio e quindi la totale aleatorieta' nel dare cartellini francamente prima mai e poi un poco a gogò che finisce per falsare, con atteggiamenti arbitrali diversi la partita e pure le intenzioni dei giocatori, magari prima autorizzati a interventi decisi e poi sanzionati per falli prima considerati veniali. La mossa tattica di Mazzarri mette in buca le solite giocate interiste sulla fascia sinistra, chiude al centro e limita al meglio le uscite sulla fascia destra avversaria. Con la pressione dei tre avanti in una formazione che cambia spesso connotazione da un 343 sulla carta a un 541 e pure a 451 se non 460, oppure a un 532. Mazzarri confonde alquanto le idee a Inzaghi. Kvara spesso è su Pavard, Simeone su su De Vrij e Politano su Acerbi, e così si perdono e si sporcano i tempi di uscita, si oscurano gli appoggi ai tre draghi del centrocampo interista che, grazie alle prodezze di Gollini e agli errori di mira permette al Napoli di arrivare in ottimo controllo fino alla espulsione del Cholito e pure di resistere fino ai minuti finali.

La partita finisce tecnicamente praticamente lì e comincia un assedio dove il tanto criticato Sanchez risulta determinante per la conclusione di Lautaro fulminea e perfetta che sfonda il fortino napoletano. Mentre il Napoli è sicuramente multiforme nella sua disposizione Inzaghi mantiene sempre intatto il suo classico assetto salvo che nel finale, dove aggiunge potenza di attacco per risolvere una partita che si trasforma per lui in modo molto più favorevole. Forse è tradivo il cambio di Mazzarri dal suo 540 a un 531 con Raspadori ma alla fine la logica della squadra più forte prevale, in quanto il Napoli non va mai in porta con una pericolosità e continuità degna di una finale da giocare alla pari. Eppure la prima occasione l'hanno i partenopei che riescono spesso nelle sue strette maglie a recuperare palla. Va Zerbin ad un bel cross al 6' che Simeone sfiora solamente per concludere a rete di testa. Politano sta spesso al centro in zona Calha quando avanza l'Inter e Lobotka si tiene nella sua zona quando il Napoli riparte. Il turco, sia perché i centrali sentono pressione e sia perché braccato a uomo, non dà quella creatività di gioco di ripartenza usuale nell'Inter. E per analoghe ragioni con l'apporto di Cajuste e Mazzochi nonché dello stesso Simeone non contribuiscono più di tanto Barella e MHK. Questo non toglie che l'Inter non riesca comunque in ridotte di numero ma tipiche giocate che con maggiore precisione avrebbero magari già prima sbloccato la partita totalmente difensiva e solo speranzosa in guizzi di attacco dei suoi avanti, condotta da Mazzarri. Può avvenire con appoggio sbagliato dei partenopei oppure con rabbiosa conquista palla del nerazzurri. Si vede sin dall'inizio infatti che non è facile districarsi dalla melassa difensiva del Napoli sapientemente preparata dal tecnico toscano. Sbaglia Politano al 9' e l'Inter imbastisce il suo classico movimento a sinistra. Catena De Vrij- MHK.- Lautaro e Di Marco al cross su cui anticipa un grande Gollini. Risponde quasi subito il Napoli, con Kvara che si crea spazio centralmente a Di Lorenzo al cross mal controllato da Darmian, ci va in percussione il Cholito steso da Berella, cosa che se fosse stata nel secondo tempo avrebbe preso subito giallo. Tengono bene i due centrali partenopei con un eccellente Rrahmani che si perde fatalmente Lautaro nel gol, e Jesus impeccabile su Thuram, oggi molto imbrigliato e impreciso. Anche in questa partita assistiamo alla novità dei corner su potenti lanci da fallo laterale e qui si esibisce bene Darmian al 14' che fa spiovere una palla velenosa che Rrahmani respinge male al limite. Si avventa Di Marco che lascia partire un missilie terra terra che sfiora il palo di sinistra di Gollini inerme. Palla deviata e sul corner va Calha con Gollini in controllo. L'Inter comincia a far valere la sua indubbia superiorità e comincia a prendere campo. Al 17' spreca malamente una palla gol, su un rabbiosi recupero su una distrazione di Darmian. Catena veloce Barella-Thuram.-Lautaro in raffinato tocco su MHK in traino che spara alto malamente. Sommer, viste le difficoltà a uscire si inventa un appoggio splendido su Lautaro spesso al rientro per avere spazio. Salta la pressione del Napoli su questa giocata imprevista. Cambio veloce di campo da Di Marco e Pavard al cross a destra chiuso in angolo. Altra buona occasione pure con 6/7 uomini in attacco. Il ritmo non è comunque altissimo e aumenta in rapida intensità su due cambiamenti di fronte al 29' su squadre che si allungano. Bella giocata di Mazzocchi su Jesus che libera spazio per Cajuste e da lui a Kvara che controlla malissimo sprecando una buona occasione. Subito dopo ci prova l'Inter con Di Marco al lancio su Thuram a Lautaro e a Barella che trova in duello Lobotka con Napoli sbilanciato.
Al 30' è ancora Darmian a innescare il classico cambio campo interista da destra a sinistra con puntuale posizionamento di Acerbi al cross per una bella torsione di testa di Lautaro tenuto da Jesus, fuori poi non di tanto. Squadre in intenso controllo ora con chiara prevalenza Inter. Sbaglia un controllo Barella, ritornato a inspiegabili nervosismi pure con i compagni di squadra, che perde palla sul tignosissimo Lobotka. Bella sponda di Simeone, sempre presente nelle due fasi a Kvara che si impappina sprecando parecchio chiuso poi da De Vrij. Proprio nel finale di tempo con squadre un poco stanche e allungate sbaglia malamente Thuram di testa su un precedente errore di Mazzocchi.

Inizio un poco più veemente del Napoli nella ripresa. Uscita di Cajuste su Lobotka poi a Di Lorenzo e Kvara di sponda di petto a Simeone steso da De Vrij e comincia la sarabanda dei cartellini con un altro arbitro in campo. Al 51' la più nitida ed unica occasione del Napoli che conquista palla con il suo 5-2 difensivo. Con recupero su Barella. Servito Kvara al tiro potente che Sommer devia in angolo. Si porta inspiegabilmente Lobotka in avventura offensiva a seguire Barella che poggia a Sommer. Immediato lancio a saltare il centrocampo in ripartenza letale interista. Riceve Di Marco a Darmian, esce male Rrahmani, uno dei suoi pochissimi errori, e chiude pure male Jesus, senza più protezione del polacco. Gran destro del francese su cui si corica Gollini. Poco prima il Cholito aveva cominciato i suoi folli due minuti. Viene ammonito con fallo ora sanzionato e subito dopo si ripete ingenuamente non capendo che in campo c'è un altro arbitro. Così inguaia la sua squadra finora in perfetta partita di contenimento. Poco prima Mazzarri comincia a pensare di sfangarsela e di andare ai rigori inserendo Ostigard per Zerbin passando decisamente a cinque in difesa. Cerca subito Inzaghi di approfittare dell'insperato vantaggio, Dà più consistenza in attacco con Carlos per De Vrij e Barella con il più offensivo e fresco Frattesi. Inizia l'assedio Inter in evidente vantaggio. E anche gravi sbagli sottomisura degli interisti. Thuram cicca una girata facile per i suoi mezzi sottoporta. E anche un missile di Calha al 69' sfiora la traversa. Mazzarri cerca di resistere e dare un poco di respiro all'assedio. Toglie Kvara e Politano molto sfiancati dal gioco di copertura per Lingstrom e Gaetano. Il 540 regge a stento l'assalto interista e Mazzarri forse un poco tardivamente mette Raspadori per Mazzocchi e rinforza in difesa con Rui per Cajuste. In 531. Rinforza l'attacco Inzaghi e lo fa bene. Arnautovic per Di Marco ma soprattutto Sanchez per un Thuram di portata inferiore del solito per chi alla fine decide indirettamente la partita, Sanchez. Spreca nel convulso finale MHK alto al 82'. Ma è Sanchez a dare spallate decisive al fortino napoletano. Gollini fa una chiusura miracolosa su Arnautovic servito dal cileno. Si supera ancora Gollini su Frattesi in coclusione sicura. Si avventa l'Inter che fiuta il crollo del Napoli in furiosa azione Calha a Pavard e ancora al determinante Sanchez ancora a Pavard sul cui cross, velato stupendamente da Frattesi, irrompe Lautaro a chiudere e a sfondare la difesa napoletana. Ingiusto sarebbe un 2 a zero che Calha non concretizza con Napoli all'arrembaggio finale, Lautaro risponde così nel tempo da grande e letale attaccante a chi ci ha lasciato.

Ci sono due abbracci nel calcio che restano per me indimenticabili e penso che lo rimarranno per sempre.
Quello totalmente sincretico di Riva che avvolge Rivera in frenetica e quasi soffocante stretta nell'epica partita con la Germania nel '70. Riva abbraccia la sua lampada di Aladino. Due che avrebbero potuto, se meglio utilizzati, magari seppur stanchi di una semifinale epica, avere ragione di un Brasile poi non così tanto forte e pure in grandi ambasce dopo la rete del grande compagno di Riva, Boninsegna. Sincretico abbraccio e messaggio in meravigliosa immagine tra chi dal guru della stampa di allora molto e forse fin troppo esaltava e chi molto criticava o lodava in prevenzione inguaribile e “obtorto collo” e pure quasi dileggiava nel confronto con il suo “Rombo di Tuono”.
Un messaggio di opposti e rivali, ma fratelli in campo e di come sul campo le vicende non sono poi sempre così chiaramente narrate.

Ce n'è un altro sempre tra due grandi: di Mancini e Vialli, questa sì di amicizia dentro e fuori dal campo. Il calcio traccia i suoi ricordi in modi a volte molto diversi ma sempre in maniera indelebile. Non certo l'alienante addio di un campo in Arabia può bastare per ricordare un uomo e un campione. Brutta settimana di cose tristi e di gioie. Così è il calcio e così è la vita.

Onore a Inzaghi che comunque vince una gara in cui è stato superiore anche con una mano di un arbitraggio assurdo a cui comunque l'inutile VAR, per me ormai un mantra personale, non rimedia e così come è usato non rimedierà mai.