C'era da parte mia un notevole interesse nel seguire questa partita totalmente rossoblu, oltretutto un classico di vecchie squadre e gloria del nostro calcio passato. Inoltre, ieri si fronteggiavano due giovani allenatori emergenti, Motta che ha portato il Bologna a rinverdire fasti antichi e l'altro, Gilardino, un insospettato fermagrandi. Uno già celebrato per un suo gioco scintillante e l'altro per rigorosa e attenta applicazione difensiva che gli ha permesso notevoli prestazioni contro squadre di alta classifica, ben al di là quindi dello sperabile.
Se Furlani ha messo, come si vocifera, gli occhi su Motta, francamente spero che li abbia messi anche su Gila, oltretutto di vecchia milizia rossonera che dalla gara, pur pareggiando, ne esce per me vincitore tattico. 
Dopo la batosta di Udine, Motta è chiamato a riprendere la sua corsa in finalità europea nel suo stadio e davanti ad un pubblico che giustamente riassapora desuete e corroboranti atmosfere di alta montagna. Un pubblico di gusti calcistici elevati. Gli manca e si è abbondantemente visto, per squalifica, il suo faro tuttocampista di centrocampo. Lo scozzese Ferguson, giocatore che a me piace moltissimo, è infatti uno dei pochi centrocampisti universali del nostro calcio italico, capace di fare tutto, di difendere, impostare e proporsi pure alla conclusione. Non lo sostituiscono un Freuler piuttosto calato rispetto ai suoi fasti atalantini e il poco consistente Moro.
Motta gli affianca il connazionale Aebischer nel suo arrembante finale in una riacquisita e piuttosto tardiva lucidità cambiando tutto il suo confusionario settore sinistro e azzeccando la mossa salvifica di De Silvestri per un pareggio giusto anche considerando lo stratosferico possesso palla globale del 71 per cento. Se fai un tale possesso palla e 8 tiri in porta e non vinci, pur essendo il portierone spagnolo tra i pali un autentico gatto a sventare le conclusioni di Calafiori e del decantatissimo Zirkzee, vuol dire solo una cosa: che hai sbagliato la partita. Ben vero che il  valenciano si supera volando sulla potente conclusione di Calafiori e coricandosi sulla insidiosa puntata dell'olandese, oltre a un ottimo intervento a inizio partita sull'unica azione pericolosa portata da Orsolini, dopo una delle poche ripartenze concesse dal Gila a Fabbian, di un Zirkzee peraltro visto al tiro pericoloso solo in questa circostanza in quanto sempre chiuso da una pur rimaneggiata difesa rossoblu genoana.
Al Gila manca soprattutto Bani, forte scudiero del potente Dragusin oggetto da Calza della Befana al caminetto di tanti. Quindi se Moncada, dato presente per seguire l'olandese che, comunque cerca di galleggiare con tocchi di classe, tra le trappole tesegli da Gilardino, la mia personale speranza è che i suoi occhi si siano invece posati sullo splendido Calafiori, altro grande prodotto della scuola difensiva italica. Questo è un gran bel giocatore che Motta porta pure avanti in una difesa a 4 che diventa spesso a tre.
​Come logica è il Bologna, dato favorito, a fare gioco e il Gila fa benissimo quello che solo può fare, difendersi. E lo fa grazie a un ottimo Messias che aiuta Vasquez, altro buon giocatore, a chiudere su Orsolini. Con un attento Vogliacco a chiudere con l'altro oggetto di calza di Befana Dragusin che non lascia spazi giocabili al pericolo numero 1 del Bologna.
A destra Sabelli aiutato dal grintoso Frendrup non fa molta fatica a contenere un dinamico ma confusionario e pertanto inefficace settore sinistro felsineo, dove Lykogiannis si spende in sgroppate quasi sempre bloccate e con cross di mediocre fattura e Urbanky si accentra spesso ma in maniera evanescente. Gila inoltre chiama spesso la squadra a stare alta evitando di arroccarsi, giocando bene anche sul fuorigioco, anche se l'altro ex atalantino Makinovsky, limita le sue ben note incursioni con il suo letale sinistro. Badely orchestra egregiamente ed è in questa zona che si sente purtroppo per Motta, la mancanza di Ferguson.
Davanti Gila richiama spesso gli attaccanti ad accorciare, con la rivelazione Gudmundsson, altro da regalo di Befana, che non disdegna il recupero e impostazione da dietro, e Ekuban a sportellare con i centrali bolognesi spesso in avanzamento con l'eccellente Calafiori.
E sempre Messias, che, pure in una delle rare sortite, si beve Posch, a dare il via al vantaggio genoano. L'austriaco, molto meno brillante del consueto, abbocca alla finta sul piede forte di Messias che cambia passo, si libera a destra e viene steso con relativo giallo. Errore che un difensore non dovrebbe mai fare.
Comunque l'azione del Genoa è  splendida, perché  viene ottimamente manovrata. L'ottima sponda di Ekuban trova Gudmundsson che da centrocampista sventaglia preciso sul liberissimo occorrente Messias non coperto da alcuno, che può andare uno su uno su Posch. E l'errore di piazzamento con una strana esigua barriera viene questa volta ripetuto in maniera corale sulla susseguente punizione dell'islandese che mette un pallone a giro che supera agevolmente la barriera, attraversa l'area indisturbato e si insacca a sinistra del tuffo dell'improvvido Ravaglia.
Tre errori consecutivi, di copertura corale, individuale e di piazzamento sulla posizione sono un poco troppi e così Gila può meglio gestire la sua partita difensiva. Penso che anche la posizione di Fabbian troppo a pestare le zolle di Zirkee abbia poi favorito il gioco difensivo dell'allenatore genoano.
Motta con un poco di ritardo rimedia alla inconsistenza del suo intero settore sinistro. Al 54' infatti cambia il volto e pure la spinta della squadra con tre cambi decisivi. Mette "Eta Beta" Saele che dà la sua classica scossa questa volta a sinistra, rilevando un inconcludente Urbanski, Aebischer per lo scialbo Moro, e Kristiansen decisamente più propositivo del greco. Il Bologna cambia faccia e la partita diventa un assedio in cui Martinez fa prodigi. Motta azzecca anche il cambio decisivo con De Silvestri al posto di Posch. Sull'ennesimo corner Saele forse con tiro in porta e forse no si ritrova palla in ribattuta e la scaraventa in aerea dove irrompe De Silvestri per concludere l'arrembaggio felsineo per un pareggio che penso scontenti più Motta che Gilardino, anche se nella piovosa e gelida nottata è ancora Gundmundssen a scheggiare la traversa su una punizione proprio in chiusura di recupero.
Quindi della notte befanina e dei sogni nel cassetto, in fondo la partita viene risolta anche se non direttamente da due ex milanisti, pure schierati in insolite posizioni rispetto a quanto giocavano con Pioli. Dragusin è sicuramente uno che fa omen nomen perché è un vero dominatore difensivo, implabile negli scontri aerei, e pure propositivo. Calafiori è un giocatore di grande avvenire. Tecnico e fisico difensore e potente al tiro. Zirkzee è stato sovrastato in acrobazia dal rumeno pur essendo alto, e forse anche chiuso dal gioco dei suoi soprattutto dalla confusa sezione sinistra della squadra e da un Fabbian quasi mai coordinato con lui negli scambi e posizionamenti offensivi. 
Ha comunque piede delicatissimo, vede benissimo il gioco, ma in attacco ci deve stare solo lui a svariare e impostare con velocità e proprietà. Per me giocatore ideale per il 433. Per me comunque Gundmundsson si è dimostrato migliore per movimento e potenza. È un giocatore che fa giocare la squadra.
Migliore in campo con Calafiori e Martinez, che salva il Genoa sulle gambe nel finale e sul poderoso forcing dei felsinei.

In fondo tutti i sogni nel cassetto, anzi nella "calza", hanno risposto bene, salvo un poco l'olandese.
La festa della Befana si è conclusa gelidamente come da tradizione notturna e con un pareggio giusto. Ovviamente per uno "rocchiano" come sono, ho apprezzato molto il gioco difensivo del Gila che più di Motta non mi dispiacerebbe vedere in una rinnovata e giovane soprattutto panchina rossonera.
Ma questa è un altro sogno da calza befanina non so quanto realizzabile...