Navigando su Internet e leggendo l'intervista di Mr. Rocchi leggo interessanti considerazioni bilancistiche sul VAR. Sul “Foglio” del 13 gennaio Jack O' Malley intitola il suo intervento “VAR missione compiuta: sono aumentate le polemiche” e associa lo strumento VAR, alla ormai epica ed incisiva e, divenuta di uso corrente, fantozziana definizione, “una cag...pazzesca”. Mi trovo molto d'accordo con Jack, come mi sono già permesso di obiettare, sul fatto che questo strumento, che strumento non è, alla fine sta ottenendo eclatanti situazioni contrarie a quello che avrebbe dovuto generar. Il VAR è nato infatti  come consistente panacea salvifica degli errori degli dei in giacchetta nera che un tempo tutto dicevano e disfacevano in lobelliana memoria, ma non è stato l'unico a fare di ogni partita il personaggio principale di un incontro di calcio, come ha insegnato Pereira con lo scultoreo Concetto di ben triste memoria per noi milanisti. Sembra che invece stia ottenendo l'effetto, cioè, cito testualmente l'intervento di Jack, di aumento di polemiche su gol annullati, rigori fischiati, espulsioni mancate. Paolo Condò pacatissimo opinionista su “Repubblica”, scrive che gli 8 errori arbitrali non sono comunque pochissimi e che quelli, molto di più, corretti dal VAR ne dimostrano però la sua validità. Poco dopo però  si contraddice un poco, a mio avviso, e riprende l'osservazione di Jack dicendo che, in fondo, i pochi errori “raddopiati” scatenano una, testuali parole, “canea decuplicata” . Nel caso poi delle citate virtù “salvaerrori” dice che quando la squadra arbitrale fa squadra, il tutto funziona. Due osservazioni. La prima è il peso di questi errori, che comunque ci sono. Ad esempio Il peso degli 8 errori definiti come tali con il VAR salvatutto, hanno lo stesso peso di analoghi 8 delle dominanti giacchette nere d'antan? La seconda rappresenta un punto di debolezza per me molto importante, che cioè ci deve essere una squadra che funziona in campo e fuori e che quindi ci vuole un altro arbitro oltre ai 4 personaggi di controllo già presenti  e che agisca in interazione virtuosa da fuori con quanto succede  in campo. Se, pure a livello di chiacchiere da bar o da ufficio del lunedì le dispute sono furiose, figuriamoci se tra due arbitri ci può essere sempre unanimità di pensiero e quindi, anche se formalmente quello in campo che suda e sbuffa dovrebbe decidere, ce ne sempre un altro che, pure gerarchicamente, in via ufficiale o meno, come succede in tutte le organizzazione umane, non so quanto in più o in meno, con lui si confronta. Forse, come avevo suggerito, se si mettesse in mutande anche quello al caldo seduto a dialogare con quello raggelato sul campo che giudica in condizioni ben più difficili pure nella bolgia di uno stadio, magari si potrebbe raggiungere una situazione un poco più democratica almeno con un confronto in pari condizioni. L'intervento di Rocchi che ovviamente cerca di difendere gli arbitri e quindi lo strumento tecnologico che li governa, arriva poi, come sempre purtroppo, alla soluzione sbagliata, che in definitiva si traduce nelle solite misure repressive oppure in un, non si sa bene come, miglioramento tecnico della squadra decisoria. Implicitamente, se così bisogna operare, tanto vale ammettere che il VAR, cioè il Video Assistant Referee, qualcosa di peggiore lo ha sicuramente scatenato, non solo incarnato dal  cattivone per antonomasia, Mourinho, a ruota seguito dall' “Orlando Furioso” Gasp, che ormai interpretano sportivamente parlando, un poco a scelta, uno tra Lucio Albinio e Licinio Stolone i primi tribuni della Plebe che poi alla fine mica tanto ci casca dopo la presa in giro dell'Apologo di Menenio Agrippa, che vuole cose concrete e non favolette contro lo strapotere patrizio. E Mou in fondo è proprio una reincarnazione calcistica della protesta contro il nuovo sistema e visto che siamo a Roma lo fa proprio da Tribuno in tutto e per tutto. Quindi. invece di capire perché, come dice Condò, stiamo assistendo alla “canea decuplicata”, Condò è uno che ha tanta esperienza e che pesa le parole, non dice magari raddoppiata, dice proprio 10 volte tanto, si auspichi una politica restauratoria con il solito classico pugno più duro di sempre. Ovviamente si farà da parte degli Organi Devisori un muso anche un pochino più duro contro i Referees che non vanno tanto d'accordo, che magari non sempre fanno quella squadra che ci si auspica, magari pure per ragioni che poi non attengono a quanto succede sul campo consciamente e inconsciamente, insomma siamo umani mica macchine. La classe arbitrale non è mai stata un girone bucolico in cui i suoi adepti non abbiano gelosie, non soffrano ingiustizie, false valutazioni e promozioni attese e magari non esaudite come in ogni comune organizzazione promozionale che si rispetti dove si scende e si sale magari, come spesso succede da noi, non proprio per pura meritocrazia. Rocchi ha condiviso, se non mi sbaglio, una osservazione di Allegri e ha convenuto che il VAR è una valutazione soggettiva. VAR oltre tutto nasce male come significato etimologico. Come detto si chiama Video Assistant Referee. Ecco il punto focale sta proprio nella parole Referee. I giornalisti professionisti sanno che Referee è quello che dà un parere su una pubblicazione di un lavoro accademico. Oppure, come ho trovato un arbitro “superiore” a cui si fa ricorso. Quando si è usata questa parole qual'era il vero significato operativo della parole referee? Ci sono pagine di regolamento, interpretazioni e anche discussioni infinite al riguardo. Ora se assistiamo al nuovo fenomeno delle “Panchine Furiose” sulle decisioni in sede VAR, invece di pensare ad inasprire le pene come una logica vagamente reazionaria e punitiva lascerebbe supporre, non è che magari una riflessione negli organi competenti sul fenomeno della furia, addirittura decuplicata, non sarebbe forse il caso di cominciare a porsela? Oppure perché si arrivi a duelli verbali rusticani , magari tra arbitri un pochino prevenuti e allenatori un poco troppo tribuni pure accompagnati da sollevazioni panchinare? Se Rocchi ammette che il VAR è un fenomeno soggettivo, si può pensare davvero che la soggettività fuori campo riesca davvero a migliorare quella in campo?. E quando può valere una soggettività fuori campo di più o di meno di quella in campo dove pure, come dice Condò l'astuzia e la furbizia sono armi alle quali i giocatori ricorrono spesso? La seconda parola equivoca della definizione è Assistant. Che messo insieme a referee è un ossimoro. Tra decidere e assistere c'è una dicotomia fondamentale. E' molto curiosamente quello che ci aspettiamo noi milanisti dal ruolo molto indistinto che avrà Ibra nella situazione piuttosto confusa proprietariamente, gerarchicamente, funzionalmente e alla fine tatticamente del Milan attuale. La terza parola fatale è poi Video. E qui stuoli di filosofi potrebbero intervenire disquisendo sulla differenza tra una realtà riprodotta e quella vissuta direttamente in campo. Insomma un bel pasticciaccio. La conclusione è comunque che volenti o nolenti ci sia una concordia sul fatto che qualcosa non funziona se la “Furia” a bordo campo è in notevole aumento. Ed è già qualcosa. E se si deve ricorrere a misure repressive, che poco e male hanno funzionato nella storia dell'uomo, vuol dire che “a monte”, mi si perdoni il linguaggio tecnico, qualcosa non funziona e che probabilmente va riconsiderato e cambiato oltre che passare a punire. Più volte ho cercato di introdurre 4 considerazioni alle quali sono personalmente arrivato. La prima è che il VAR non deve mai intervenire. La seconda è che al VAR ci devono stare dei tecnici esperti di riproduzione video e non degli arbitri. La terza è che la tecnologia oggi fornisce e ovviamente fornirà sempre più mezzi per rendere la realtà video molto simile ma mai, non illudiamoci, uguale alla realtà viva. La quarta è che la plebe, che poi portò al tribunato romano, “deve” dire la sua in un contesto democratico e cioè, a richiesta l'allenatore deve avere il diritto di interpellare lo strumento che tale deve essere. Magari in questo modo avremo meno panchine furiose e meno “pugni duri” che si sono sempre ritorti su chi li ha usati. In definitiva ribadisco la mia opinione su come oggi si usa il VAR ma non sul VAR in sé come possibile strumento sanadiscordie. per me  “Il VAR, come il film “La Corazzata Potëmkin, è una cag...pazzesca!”