Raramente mi è capitato di assistere ad un episodio di totale suicidio tattico come quello perpetrato da Sarri contro l'Inter, seppure scatenata e in stato di grazia come raramente se non unicamente si è visto quest'anno.
La sconsiderata pressione alta di Sarri a portare addirittura la difesa sulla linea di centrocampo con l'Inter in fase di costruzione non ricordo francamente di averla mai vista così spinta all'eccesso. La ricercata pressione alta laziale veniva letteralmente scherzata in uscita dal palleggio veloce che trovava alternativamente i tre draghi del centrocampo interista in costante appoggio sui due esterni per superare la inesistente barriera opposta dal centrocampo laziale. Le azioni interiste trovavano poi il gioco sincronizzato a rientrare di una punta con elastico dell'altra. O in alternativa sugli esterni sempre volanti. Oppure dallo scambio veloce a superare la pressione altissima con veloci cambi campo con fiondate a destra o a sinistra. Bastoni e Di Marco hanno dilagato con un martellamento che ha demolito in particolare la fascia destra laziale mai protetta. Lo stesso avveniva, anche se meno spesso, a sinistra.
A conclusione della sua folle tattica, Sarri si ritrova con zero tiri in porta e una serie infinita di azioni interiste praticamente incontrastata. Solo la sfortuna, due traverse e i frequenti e troppi errori di tiro non hanno trasformato la suicida disposizione laziale in una disfatta epica. Solo Vecino pure lui poi dominato dallo straordinario trio di centrocampo interista ha cercato di dare qualche geometria di raccordo e di contenimento allo tsunami nerazzurro devastante nel suo settore sinistro. E un poco più di creatività l'ha fornita Alberto nella ripresa. Subito Lautaro e Thuram che sembrano che giochino insieme da anni, grazie alla ottima intelligenza tattica del francese, in subitaneo ed efficace inserimento negli scambi e nei perfetti meccanismi di Inzaghi, scambiano mandando al tiro incontrastato Barella alto nei primissimi minuti.
I movimenti interisti saltano la ridicola pressione alta della Lazio e, non avendo alcun filtro da Rovella e Guendozi, arrivano con la facilità di una carica di ussari scatenati alle soglie laziali. Se, come appassionato di musica, dovessi paragonare il gioco interista ad esecuzioni musicali, passerei dalle Quattro Stagioni di Vivaldi per il ritmo serrato dei movimenti nella perfezione dei passaggi e per di Sarri ad un mesto Te Deum di ringraziamento per non essere andato a casa con un punteggio tennistico che il tecnico laziale giustamente definisce "figuraccia internazionale", appunto però rimediata da una squadra di valore internazionale di nome e di fatto.
Le conclusioni interiste sono ben tre e tutte pericolose nel giro di soli 10 minuti. Si succedono azioni spettacolari e solo errori di mira non causano una debacle che sarebbe divenuta devastante ed imbarazzante per un allenatore della stazza tecnica di Sarri. La Lazio è subito soverchiata pure in pretesa di cercare di stoppare, in velleitario pressing raggruppato come detto in cortissima disposizione, e preso di infilata regolarmente da palleggio in uscita mai seriamente contrastato e da fiondate verticali e diagonali e in cambio campo che hanno annichilito come penso poche volte sia capitato una squadra di pur buoni giocatori e pure palleggiatori come quelli laziali. Provedel stasera ha visto le streghe e ne avrebbe viste di più senza errori di tiro o di precipitazione che avrebbero inflitto una goleada davvero umiliante per una squadra che Sommer non l'ha neppure sfiorato. Marusic a sinistra e Lazzari a destra subiscono le incursioni in raddoppio sistematico e sono presi in mezzo senza scampo e senza la protezioni degli avanti e dei centrocampisti impegnati a seguire le svolazzanti farfalle nerazzurre. Rovella e Guendozi ne escono frastornati ed umiliati. Ancora nei primi minuti una palla di Calha da 30 metri alla Luisito Suarez salta di netto il pressing laziale e perfettamente arriva con precisione millimetrica sui piedi di Darmian, pure meno brillante del devastante collega quinto di sinistra. Appoggio a Barella, folletto incontenibile tornato in splendida condizione, che va al cross sul quale in tuffo vola Thuram e palla a sibilare alla sinistra del povero Provedel che si trova subito immerso nel film horror della sua avventuristica squadra. Le sovrapposizioni avvengono sulle fasce dove i terzini interisti prendono in mezzo il debole 433 Sarriano impotente nel loro contenimento. Addirittura si vede Pavard nei primi stordenti minuti di pressione interista al tackle vincente a destra come un'ala a entrare e gettare scompiglio. Deve chiudere alla disperata Felipe. E sul rimpallo va pure al tiro l'altro terzino in battuta di potenza alta.
La Lazio non ha di sicuro giocatori di scarse capacità di palleggio e nei primi minuti cerca comunque di tenere palla e Sarri così spera, facendo pressione sulla precisa e sempre fantasiosa uscita palla interista dal basso, di averne il controllo. Il primo gol interista ne condanna emblematicamente la fantasiosa e autolesionistica pensata; al 16' Darmian da' il la' al concerto con scambio vivaldiano di movimenti, cambiando campo sul suo collega di sinistra. Barella viene ad armonizzare il movimento che chiama Bastoni sulla incursione, con tutto il settore di sinistra. Il movimento concertante si chiude con virtuosistico tocco di tacco di Di Marco per l'avanzante Thuram che chiude a rete. Il settore di destra laziale alto in pressione inutile viene travolto e la difesa può solo capitolare non protetta da centrocampisti in cerca di improbabili lente pressioni alte.
Spettacolo calcistico che finalmente uno stadio, pur di finti tifosi, almeno un poco più animato in giorno di festa islamica, non può che applaudire come calcio spettacolo. Oltre tutto l'Inter esce con grande facilità dagli inermi pressionanti laziali alternando i riferimenti in uscita non solo sul maestoso Calha in versione nerazzurra. Barella e MKH sono spesso alla costruzione e in caso di palla perduta la riconquista avviene sempre con determinazione.
La Lazio cerca di uscire dall'apnea al 21' su uno delle poche palle perse proprio da Calha. La fa sua Pedro e i palleggiatori laziali si vedono finalmente in scambi di qualità con buona sequenza da Immobile a Felipe a Guendozi a Vecino allo stesso Immobile che manda Felipe al tiro che esce attraversando tutta l'area interista.
L'Inter tira un poco il fiato dopo la sfuriata iniziale e si vede qualcosa da lato opposto. Da rimarcare un appoggio fantastico al volo di Vecino che di sinistro imbecca Felipe che ritrova Vecino al tiro alto ma la prodezza dell'uruguagio è vanificata dal fuorigioco di Felipe. Il tempo della ricreazione laziale finisce quasi subito perché è ancora l'Inter al 29' che sfiora il 2 a 0. Duetto Darmian Thuram di alta classe che lancia in percussione il terzino che vede a sinistro il solito liberissimo Di Marco che fionda in area una palla su cui Lautaro arriva di poco in ritardo. La Lazio ritorna nella sua apnea pressoria e non può evitare un'altra percussione del monumentale Bastoni che al 32' manda al Tiro Lautaro che Provedel tiene a stento rifugiandosi in angolo sul tentativo di chiusura dell'argentino. Riprende in pieno la sinfonia interista con una fiondata di Calha al 34' che non trova per un pelo a chiudere le due punte interiste. La partitura interista offre continui movimenti. Ancora a sinistra dove gli stralunati esterni laziali nulla possono. Un Lautaro immarcabile pure a centrocampo aziona Di Marco che sfrutta la velocissima sovrapposizione di Thuram che la ridà al terzino in cross rapido che pesca Barella ad una legnata che scheggia la traversa. Lazzari e Guenzozi e Rovella assistono impotenti. Non contento pure Bastoni cerca uno sfondamento personale al 42', e trova Darmian al tiro alto. Inzaghi giustamente si infuria per tanto spreco.
Sul finire altra incursione che vede ancora Bastoni su Calha a Lautaro e a Thuram addirittura inseguito da Provedel e la frastornata difesa laziale rimedia in qualche maniera. Quando le punte vanno a difendere in area rimediano guai e il danno lo fa Pedro toccando inutilmente Lautaro in area. Il rigore vede la solita implacabile fucilata di Calha e si può dire che qui i giochi possono dirsi quasi chiusi. Non solo l'Inter insiste su una palla in uscita malamente richiesta da Alberto e persa su Barella, con Cataldi subentrati a Rovella e Guendozi. Il folletto interista dopo perfetto scambio con Thuram, finta il tiro, disorientando la difesa e la dà a Lautaro il cui missile alla conclusione si stampa sull'interno della traversa. Reazioni quasi disperate della Lazio, totalmente soverchiata, sono sempre contrate dopo anche egregi palleggi di preparazione. Anche perché l'Inter si concede un'altra pausa e permette alla Lazio di uscire dall'incubo. La serie delle murate interiste è consistente in questa fase della partita. Ci provano Felipe, pure Immobile e Alberto e Sommer ringrazia inoperoso. Vengono concessi solo pochi minuti di platea per i laziali e si rivede l'Inter. Lautaro stende Gila al volto con cross in cambio campo che favorisce Barella che innesca la THULA con Lautaro alla conclusione potente di poco a lato.
L'Inter comincia il suo controllo con scambi e triangolazioni anche di lunga durata quasi in melina. Al 63' Di Marco sfiora il gol dopo punizione in porta e ripresa dello stesso con azione fermata in fuorigioco.
Sarri cerca soluzioni: Isaksen per Pedro Pellegrini per Marusic al 66'. Risponde Inzaghi con Bastoni per De Vrij e Frattesi per Barella. Nel finale su ennesima ripartenza, la Lazio viene ancora punita da Frattesi ma la partita è chiusa da tempo. Pure con il gol della bandiera di Immobile annullato per fuorigioco.
Gli ultimi cambi sono solo per dare fiato. Sarri ascolta le Quattro Stagioni di Mastro Inzaghi che assimilato all'indimenticabile Claudio Scimone con i suoi formidabili Solisti Veneti gliele suona proprio tutte. Dalla frizzante Primavera di un gioco dominato pure, cosa rara, per i vecchi denigratori del tecnico interista, di possesso palla del 60 per cento. Con 23 tiri in porta più 12 fuori. Una vera fioritura, andando all'Estate di furiosi temporali, per l'Autunno di un gioco laziale al tramonto da rivedere completamente per finire all'Inverno di zero tiri e di un Sommer bisognoso di molti caffé per tenersi sveglio.

Una debacle anche qui più data dallo strapotere Inter oppure dalla folle tattica di Sarri? Difficile come sempre dare risposte.
Finale comunque annunciata. Il Cronista Garlando della Rosea, che giudica preistorico il calcio difensivo di Mazzarri, esalta giustamente le doti di una Inter in attacco costante che piace, come la Vecchia Milano da Bere, ma comunque il mio amato calcio preistorico chissà che qualche resistenza in più non sia in grado di darla a questa squadra mostruosa?
Vedremo.