qui per la parte I (da non perdere!!)

Il gioco è un corpo a corpo col destino
(Anatole France)

Se invece di essere un post, questo fosse un film, il racconto della storia della partita di Sarnano, svoltasi nel mese di aprile 1944 (aprile è sempre il più crudele dei mesi ndr) proseguirebbe con un lunghissimo piano sequenza che inizierebbe dall’alto, sorvolerebbe l’incantevole borgo, poi lentamente la cinepresa si fermerebbe su un campo di calcio, uno stadio in miniatura, adagiato tra i Monti Sibillini e i giardini pubblici del paese. Era stato inaugurato nel 1932 alla presenza del Prefetto e dei gerarchi della provincia. Venne chiamato Della Vittoria. Nella biblioteca comunale di Sarnano è conservato il manifesto di invito alla cerimonia dove si può leggere “ che non sarebbero state tollerate assenze ingiustificate”. Erano gli anni ruggenti del regime che, in quel periodo, per la verità, aveva toccato l’apice del consenso. Nulla, allora, lasciava presagire il baratro entro il quale sarebbe piombato il paese. Nel 1944, le cose erano drammaticamente mutate. Nell’Italia del centro e del nord era in corso un tragico conflitto tra nazisti e fascisti da una parte e partigiani dall’altra. Gli alleati, sbarcati da quasi un anno in Sicilia, risalivano lentamente la penisola e si erano fermati da gennaio a Montecassino.

I DUBBI DI MAURELLI
Mario Maurelli, arbitro di calcio, era alle prese con la sua più difficile partita. Conosceva bene le trappole e le insidie di questa guerra, dura, a tratti crudele che stava logorando il paese. Percorreva, avanti e indietro, dominato dall’ansia e dall’angoscia, le stanze della sua casa.
Dopo l’8 settembre, non aveva avuto esitazioni. Si era schierato con i GAP (Gruppi Azione Partigiana ndr) dove militava suo fratello Mimmo che si era rifugiato, come tanti altri, sull’Appennino.
Quando i due tedeschi bussarono alla sua porta era convinto che fossero venuti a prenderlo. Per un attimo pensò che era finita.
Invece poi -tu pensa, questi tedeschi- volevano organizzare una partita di calcio. E volevano che fosse lui l’organizzatore del match. Ma come? Tutti i giovani del paese erano nascosti nelle grotte dei Sibillini armati e pronti a difendersi fino all’ultima cartuccia. Facevano parte della brigata Val Fiastre, guidata da Decio Filipponi, eroico comandante che all’indomani dell’uccisione di due soldati tedeschi, per evitare rappresaglie e ritorsioni, sulla popolazione civile, si consegnò al nemico.
Il gesto generoso non commosse i nazisti. Lo impiccarono il 29 marzo del 1944. Il suo corpo fu esposto per una settimana nella piazza di Piobbico di Sarnano.

UNA DIFFICILE FORMAZIONE
Maurelli era alle prese con  mille dubbi: e se fosse una trappola? Pensava con terrore.
E se non riuscissi a trovare undici calciatori disponibili? Doveva far giocare anche suo fratello, nonostante fosse ricercato come fuorilegge dai nazifascisti. Per forza, altrimenti gli altri lo avrebbero accusato di voler tutelare Mimmo.
Mario, alla fine, si convinse che questa partita era meglio provare a giocarla. D’altronde, il sottufficiale tedesco che aveva bussato alla sua porta gli disse, chiaro e forte, che non gli interessava approfittare della partita per organizzare una grande retata di partigiani.
Si sedette, dunque, alla scrivania e provò a stilare un primo elenco. Bisognava contattare i ‘fuggiaschi’ e allora si svolse un lungo conciliabolo a distanza mediante una sorta di segreto passaparola.
Non fu una faccenda agevole. Le maggiori resistenze furono poste dalle madri, soprattutto quelle che avevano i figli nascosti in montagna.
Non accettate, è una trappola! Vi uccideranno tutti! 
Alla fine di una tribolatissima trattativa si arrivò all’elenco con i nomi. Santucci, portiere, famoso acrobata; i fratelli Moretti, Amintore Lucarelli, terzino e ragazzo di bottega, poi Gregucci, Di Nola e Mimmo Maurelli, Grattini.
Per quanto riguarda i tedeschi, invece, non è mai stato ritrovato un elenco di nomi, nemmeno parziale dei soldati della Wermacht che disputarono l’incontro. L’unica cosa certa è che la formazione tedesca era formata da militari di stanza nel presidio di Sarnano. Si trattava principalmente di Alpenjäger. Da alcune fonti è emerso che erano soldati appartenenti al II Reggimento della Divisione Brandeburg, unità speciali impiegate in azioni di controguerriglia. Questi militari, comunque, non erano tedeschi, ma altoatesini. Parlavano infatti un buon italiano. Però, alla fine, un nome della formazione è stato rinvenuto: un certo Walter Kobler.

UN TIFO AL FEMMINILE
E venne il giorno della sfida. Domenica 1°aprile 1944.
Le due formazioni si diedero appuntamento il pomeriggio al campo sportivo Della Vittoria, che sorgeva all’ombra del campanile di Santa Maria Assunta chiesa duecentesca. Il terreno di gioco è, naturalmente, presidiato dai soldati tedeschi. Ma, sugli spalti del piccolo stadio chi c’era? Le testimonianze sono concordanti: c’era un pubblico piuttosto numeroso. Formato, principalmente, da donne: madri,sorelle o cugine dei giovani sarnanesi in campo. La presenza massiccia di un tifo al femminile è facilmente spiegabile. Gli uomini erano sulle montagne o dispersi nei vari fronti europei.  La squadra partigiana appariva diffidente e timorosa. Maurelli era stato chiaro: dovete far trascorrere 90 minuti senza prenderne troppe e fatelo senza urtare la suscettibilità dei tedeschi. Anzi se proprio volete che ve la racconti tutta, oggi fareste meglio a perdere se volete salvare la pelle. La paura di vincere, nell’accezione più autentica del termine, attraversò le schiene dei calciatori sarnanesi. Ma, nello sport come nella guerra, le azioni studiate a tavolino non sempre riescono bene.

LA PARTITA
Mentre si avviano a centrocampo nella mente dei giocatori di Sarnano scorrono le crude immagini delle rappresaglie tedesche, le case bruciate, il corpo di Decio Filipponi che penzola dalla forca, nella Piazza di Piobbico.
In quel momento, probabilmente, la rabbia a lungo sopita negli ultimi anni, produsse un qualcosa che possiamo decisamente definire voglia di rivalsa. A questi crucchi almeno a pallone una lezione gliela dobbiamo dare.
Il pensiero che attraversa la mente dell’undici sarnanese è uno solo: un goal per il comandante Decio e per tutte le vittime di Sarnano.
Dopo dieci minuti di gioco, il terzino Lucarelli s’invola in un’incursione sulla fasciauna roba alla Theo Hernandez, così ci capiamo meglio –  giunto a ridosso della bandierina dl calcio d’angolo scodella un cross di alta scuola calcistica, al centro dell’area avversaria, dove incoccia la testa di Grattini che, saltato più in alto di tutti, la incorna inesorabilmente. Uno schizzo di seltz, dall’alto verso il basso.
Maurelli esita a fischiare e a indicare il centro del campo. Probabilmente, in quel momento, avrebbe voluto ingoiarselo quel fischietto.
I tedeschi si lanciano, come forsennati, in avanti, ma non riescono a concludere. Come calciatori risultano maldestri e in alcuni casi grotteschi.
Si va al riposo.
Maurelli ricordò ai calciatori contro chi stavano giocando e di lasciar perdere l’orgoglio patriottico.
Al ritorno in campo, Lucarelli, protagonista del vantaggio, pone fine alle ansie di Maurelli. Finge di scivolare e consente all’attaccante tedesco di involarsi verso la porta difesa da Santucci che in pratica, come diremmo oggi, si scansa e... finalmente i tedeschi pareggiano.

LA FUGA PER LA VITTORIA
Ricordate il film? Quando la squadra alleata scappa dopo il goal di Pelè in rovesciata che sigla il pareggio?
Bene, a Sarnano, quella domenica pomeriggio del 1944, accadde qualcosa di simile.
A tempo quasi scaduto, un partigiano sferrò un calcio al pallone verso l’alto; come ad un segnale convenuto, tutta la formazione partigiana seguì la traiettoria della palla e corse verso il punto di ricaduta, come dietro a una cometa e la volata li portò sulla stessa collina da dove erano scesi.
E lì sparirono senza lasciare traccia.
Pareggio e la guerra continua.

Maurelli tirò fuori il fazzoletto dalla tasca, si asciugò il sudore freddo dalla fronte, e fu l’unico a partecipare a quel rinfresco offerto dal Terzo Reich.

Dopo la guerra, tra il 1945 e il 1958, arbitrò quasi cento incontri di serie A e diventò arbitro internazionale.
E’ morto nel 2000. Il Comune di Sarnano gli ha intitolato il nuovo impianto sportivo.
Sulla famosa partita sono stati scritti prose e racconti. Umberto Nigri ha realizzato un documentario intitolato La leggenda di Sarnano.
Nel 2021, il regista marchigiano Stefano Monti ha girato un corto, Terzo Tempo, liberamente ispirato alla partita di calcio giocata a Sarnano nel 1944. Il corto racconta le vicende di Michele, giovane arbitro calcistico incaricato di organizzare la partita.

Su questa incredibile storia abbiamo letto una riflessione che ci piace riportare a conclusione del nostro racconto: Alcuni di quei calciatori che nel ’44, a Sarnano, scapparono a fine partita scomparendo tra le colline, corrono ancora oggi. Dove vanno, nessuno lo sa.
Ci piace pensare che corrono verso la libertà, come il protagonista di un bel libro di Antonio Tabucchi – di cui ci sfugge il titolo – che dice a se stesso che la letteratura non deve essere un rifugio dalla realtà, ma uno strumento per comprendere il mondo e all’occorrenza modificarlo. La scrittura deve inquietare. E’ questa la sua vera funzione.


Ringraziamenti
Dott. Gianni Tenti Regione Marche – Giunta Regionale Dipartimento Sviluppo Economico Settore Turismo
------------------------------------------
Dott.ssa Ludovica Marani Ufficio Turismo Comune di Sarnano