Karl von Steiner: “Lei può credermi o meno, fa lo stesso, per me. Ma se le nazioni potessero affrontarsi su un campo di calcio, non sarebbe una soluzione? Che ne dice di giocare una partita contro una squadra della Wehrmacht?”.
Colby: “E giocarci cosa? Chi vince la guerra?
Karl von Steiner: ”Sfortunatamente no. Diciamo per il morale.”
Colby: “Il vostro o il nostro?”
Karl von Steiner: ”Di entrambi. La vita in questo posto deve essere abbastanza noiosa.”
(Dialogo tratto dal film Fuga per la vittoria)

In guerra la verità è la prima vittima “– ha scritto Eschilo. L’aforisma del  grande drammaturgo ateniese del V secolo avanti Cristo è stato, nel corso del tempo, ripreso e riproposto in varie declinazioni, ma chi fornisce la giusta chiave di lettura alla narrazione che ci accingiamo a proporvi, in questa ultima parte della trilogia sulla partita della morte, è lo storico Tucidide, anch’egli vissuto nel periodo d’oro della cultura classica greca.
Nella sua Guerra del Peloponneso ha scritto che, in quel feroce conflitto, i contendenti “cambiarono a piacimento il significato delle parole in rapporto ai fatti”. Le risorse della semantica, in un contesto bellico, sono state sempre usate, con spiccia disinvoltura, dalla politica o, se vogliamo essere precisi, anche dalla politica - militare. Una maschera, per dirla in maniera semplice, con la quale nascondono la propria ipocrisia.
Phillip Knightley, australiano, è stato un giornalista e saggista critico, ha scritto un interessante libro dal titolo La guerra e le fake news. Quando la prima vittima è la verità”.
Knightley, con una prosa avvincente e senza infingimenti, ha narrato una storia dura, a tratti crudele, fatta di eroismo e di coraggio, ma anche di collusioni, verità nascoste e insabbiamenti. Una lettura doverosa, a nostro giudizio, per chi vuole capire meglio le tematiche legate all’informazione, alla libertà di stampa e approfondire le dinamiche che caratterizzano la guerra moderna, “Il 28 aprile 1945 terminava sullElba – ha scritto Sergio Romano in Cinquantanni di storia mondialeuna grande guerra di resistenza contro il più tracotante disegno di conquista e oppressione mai tentato nella storia dEuropa. Dopo aver vissuto in un mondo rarefatto di informazioni sussurrate e campagne di propaganda, gli europei assorbirono, nel giro di pochi giorni, una massa sconvolgente di fatti e di immagini”.

LA PARTITA DI KIEV
Simon Kuper,
giornalista sportivo del Financial Times, è autore di interessanti saggi sul mondo del calcio. Tra questi, merita l’obbligo di una menzione Calcio e Potere. Un viaggio, in 22 paesi del mondo, nei primi anni ’90, alla ricerca delle liaisons – spesso dangereuses – del foot-ball con i governi e, soprattutto, con i regimi autoritari, che non hanno esitato a utilizzare lo sport più bello del mondo come cassa di risonanza delle loro politiche o, tanto per rendere meglio il concetto, come strumento di propaganda. Quando Kuper giunse a Kiev ovviamente contattò l’addetto stampa della compagine calcistica della Dynamo, squadra rappresentativa della nazione ucraina. Sapeva, chiaramente, della famosa ‘partita della morte‘ e in un suo articolo raccontò la versione ‘canonica’ dell’evento.
“Dopo aver invaso Kiev, i tedeschi – ha scritto Kuper – organizzarono una partita contro la Dynamo. Gli spettatori erano tutti soldati del Reich armati di mitragliatrici e quando gli ucraini passarono in vantaggio cominciarono a sparare loro alle gambe. Molti caddero e nonostante questo però la Dynamo vinse. Al triplice fischio di chiusura i nazisti passarono per le armi tutti i giocatori rimasti”.
Kuper, dunque, chiese al suo interlocutore, ulteriori dettagli su questa famosa partita, per inserirla nel libro che stava scrivendo. L’addetto stampa della Dynamo, non senza imbarazzo, raccontò la storia del match. Alla fine del racconto chiese a Kuper se poteva evitare di scriverla, semplicemente perché il tragico finale non era assolutamente vero.
La partita era un mito ideato - svelò l’addetto stampa - dal partito comunista locale. Senza dubbio una partita cera stata visto che un sopravvissuto di 86 anni viveva a Kiev, ma aveva opportunamente scelto di starsene zitto. Si trattava di Makar Hončarenko, il goleador della Dynamo, autore di una doppietta nella ‘partita della morte. Secondo autorevoli fonti storiche il goleador ucraino, nel corso degli anni, su quello storico match, rilasciò dichiarazioni contrastanti.
Fino al 1984 sostenne la versione ufficiale che contemplava un finale tragico con cattura da parte della Gestapo di tutti i giocatori ucraini e poi fucilati e torturati. Poco dopo la caduta del muro di Berlino e conseguente disgregazione dell’Unione Sovietica, Hončarenko si adeguò ai tempi e, nel corso di un’intervista al giornalista Georgij Kuz’min – cui va riconosciuto il merito della ricostruzione fedele del match del 1942 – cambiò completamente le sue dichiarazioni e raccontò, finalmente, la verità.

STORIA BUGIARDA
Anni e anni di ricerche, analisi, saggi, inchieste, sulla 2a guerra mondiale non sono stati sufficienti a porre rimedio ai vulnus inferti alla verità storica dai falsi reportage (avallati in seguito da libri e da film) che furono redatti, a suo tempo, per scopi puramente propagandistici.
Nella fabbricazione di montature propagandistiche è giusto dire che quasi tutti i contendenti che presero parte all’ultimo conflitto mondiale si rivelarono degli specialisti di assoluto livello. I russi, ma non solo loro, furono abilissimi nell’elaborazione di falsi di eccellente fattura.
A questo proposito è giusto rammentare un caso di scuola. Lesercito sovietico, nel 1940, si rese responsabile della strage di massa degli ufficiali polacchi. Furono sepolti nelle fosse di Katyn’. Con nonchalance i russi cercarono di attribuire ai tedeschi la responsabilità del massacro, tedeschi che respinsero sempre le accuse. Soltanto nel 1991 la Russia riconobbe le sue responsabilità. Alla fine delle ricerche, nella foresta di Katyn e in altri luoghi dell’Ucraina e della Bielorussia, vennero ritrovati più di 20 mila corpi.
Sul versante tedesco merita una citazione -si fa per dire- Joseph Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich. Creatore di una straordinaria macchina propagandistica di grande efficacia che controllava ogni ramo dell’informazione come stampa, cinema, radio, ma anche settori della vita sociale tedesca come teatro e sport.
Winston Churchill,
statista di grande spessore carismatico e intellettuale, che guidò l’Inghilterra nell’ora più buia, una volta disse: “In tempo di guerra la verità è così importante che bisogna proteggerla con una cortina di bugie.
Finita la guerra le cattive usanze non furono abbandonate. Nelle guerre che seguirono – sono eventi ai quali il mondo non sa rinunciare – si distinsero gli americani. La forza della verità, sospinta da una stampa incalzante e dall’indignazione dell’opinione pubblica, li costrinse ad aprire i loro armadi contenenti una discreta collezione di scheletri. Come dimenticare le menzogne della Casa Bianca sulle armi non convenzionali dell’Iraq nel 2003. Mai trovate. Oppure, qualche anno prima, le bugie sul Vietnam rivelate dal New York Times con la pubblicazione dei documenti riservati, i famosi Pentagon Papiers.

FUGA PER LA VITTORIA
L’incipit di questo post è il dialogo  tratto dal film Fuga per la vittoria. Sicuramente sarete in molti a ricordarlo. Regia di John Huston. Un cast ‘stellare’ con attori come Max von Sidow, che interpreta il ruolo del maggiore Steiner della Wehrmacht. Michael Caine interpreta invece John Colby, soldato e un tempo famoso giocatore della nazionale inglese. Del cast fecero anche parte giocatori come Pelè, Bobby Moore, Ardiles, Deyna.
Il film è ambientato in un campo di prigionia tedesco nella Francia occupata. L’appassionato di calcio, maggiore von Steiner, propone a Colby una partita tra tedeschi e prigionieri alleati. La proposta dell’ufficiale tedesco ovviamente cela un intento propagandistico.
Colby tentenna, ma poi accetta. Confida nella sportività del maggiore. Anche lui ha le sue buone ragioni: giocare significa assicurare ai suoi calciatori razioni alimentari raddoppiate. Huston si è ispirato, chiaramente, alla ‘partita della morte’ di Kiev. Scontato il lieto fine. Chi ha visto il film ricorderà l’acrobatico goal in rovesciata di Pelè che Huston, da abile regista, ripropose a velocità normale e in un ralenti spettacolare. La fantastica rete dell’asso brasiliano consente alla squadra alleata di battere i tedeschi.

ILLUSIONE DELLA VERITA’
“Una bugia ripetuta dieci volte rimane una bugia, ripetuta diecimila volte diventa una verità”. Teoria che stava alla base della propaganda nazista di Joseph Goebbels. Certo è che il gerarca nazista – che di bugie se ne intendeva – ha ancora oggi allievi che, in veste di leader politici, in molte nazioni del mondo,hanno assimilato, con successo, la sua lezione. In psicologia  invece la teoria viene definita effetto “illusione della verità.”

T
orniamo alla nostra partita. Va detto subito che la versione dell’uccisione, da parte dei tedeschi, di tutti i giocatori della Start, per vendicare l’onta della sconfitta, è in un certo senso una narrazione ‘canonizzata’. Contribuirono a diffonderla i giornalisti sovietici  e il governo russo se ne servi perché c’era un ritorno propagandistico a presentare i giocatori ucraini come eroi morti per la patria. A questo proposito nel libro di Mario Alessandro Curletto, I piedi dei Soviet – Il futbol dalla Rivoluzione d’ottobre alla morte di Stalin – leggiamo: “La  versione risultava vantaggiosa per tutti. Intanto, per gli stessi giornalisti che avevano trovato una storia accattivante per il grande pubblico, molto legato al calcio e ai famosi giocatori della Dinamo e della Lokomotiv (il calcio in Urss era infatti molto popolare dagli anni '30). In seconda battuta, per il potere sovietico, che aveva bisogno di eroi ed esempi per le masse. E dato che la cosiddetta “partita della morte” è una chiara manifestazione di resistenza in una parte del paese, l’Ucraina centro-occidentale, che durante l’occupazione nazista non vide molti casi di rivolta contro l’occupante, l’episodio raccontato in modo propagandistico era più politicamente spendibile.”

 

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