Qui per la parte I

Siamo macchine costruite dal DNA

il cui scopo è quello di fare più copie dello stesso DNA.
Questo è esattamente ciò per cui siamo nati.
Siamo macchine per la propagazione del DNA
e la propagazione del DNA è un processo autosufficiente.
È l’unica ragione di vita di ogni essere vivente.  
(Richard Dawkins)

Cambridge 29 luglio 1952

Matasse nuvolose, sospinte dal vento, si sfilacciavano e si ricomponevano, schermando, a tratti, la luce fredda della luna.
Bisognava muoversi con cautela. Era una notte avara di complicità. Negli istanti in cui le nuvole non coprivano era come avere addosso il fascio luminoso di un riflettore. L’uomo lasciò l’edificio e, quasi di corsa, si avviò verso una cabina telefonica. Una volta all’interno si accese una sigaretta, il fumo si diffuse nella cabina e come una nebbia coprì la vista del maestoso edificio del King’s College.
Compose un numero. Dall’altra parte rispose una voce irata.
-Siiiii…accidenti chi parla?
- Sono io…
- Maledizione ti ho detto di non chiamarmi mai a questo numero… hai le foto?
- Non ci sono le maledette foto qui. Mi hai dato informazioni sbagliate”
- Non dire sciocchezze, hai guardato bene: cassetti, armadi, la scrivania di Gosling?
- Sì... sì maledizione. Adesso  vado… ne riparleremo! Ah… questo ovviamente non cambia gli accordi sul mio compenso.
Sbattè la cornetta con rabbia e uscì dalla cabina.
Maledetti  arroganti, tutti uguali questi accademici – bofonchiava arrabbiato – si danno tante arie, ma quando si tratta di agire, passano la mano…".

Due giorni dopo Rosalind uscì di casa presto. Teneva stretta la sua borsa, le sembrava pesasse una tonnellata. Dentro c’erano le sue ricerche, i dati sperimentali e, soprattutto, la foto, quella che passerà alla storia come la ‘foto n° 51’. La foto del Dna.
Stava correndo un grosso rischio. Aveva portato fuori dal King’s College materiale che apparteneva all’Università. Le regole, a tal proposito, erano severissime.
Che arroganti – pensava tra sé – credono sia una stupida, soprattutto Wilkins che mi tratta come una studentessa del primo anno. Non è riuscito ad ottenere delle foto come le mie e le vorrebbe a qualsiasi costo. Cosa credono, mi sono accorta che qualcuno ha frugato nel mio laboratorio.”
Rosy si avviò verso il suo laboratorio. Passo deciso come il suo carattere. Talvolta aveva dei  modi scostanti e aristocratici. Non facevano parte della sua personalità, vi faceva ricorso per difendersi da un ambiente decisamente ostile.
Ma, chi era veramente Rosalind Franklin?

LA 'TERRIBILE' ROSY
Rosalind Elsie Franklin nasce a Londra nel 1920.
La sua è una famiglia ebrea agiata, il padre è un rinomato banchiere della City. Sin da giovinetta – dotata tra l’altro di una straordinaria intelligenza – mostra una spiccata attrazione per le materie scientifiche. Dice subito all’autorevole, ma anche autoritario, padre che vuole fare scienza. E’ il suo sogno più grande.
Le sue aspirazioni si scontrano, però, con la rigidità dell’epoca nei confronti delle donne. Aspira a un ruolo che una società fortemente maschilista non è pronta a concederle, anzi, le oppone un netto rifiuto. Un glass ceiling duro a rompersi.
Rosalind è troppo intelligente. Un aspetto che fa nascere preoccupazioni anche in seno alla famiglia.
Una sua zia, quando apprende cosa vuole fare la giovane nipote, non trova di meglio da dire che “Rosy ha un’intelligenza che preoccupa”. Questo è lo spirito del tempo.

Ad ogni modo, nonostante lo scetticismo dei familiari, le viene concesso di studiare a Cambridge e nel 1945 ottiene un meritatissimo dottorato in Chimica Fisica, superando brillantemente tutti gli esami tra la sorpresa dei professori della prestigiosa università, il cui giudizio sarà, più o meno, uguale a quello della zia di Rosy: ”E' molto brava, sebbene sia una donna”.
Va detto che a favore di Rosalind giocarono i cambiamenti che la Seconda Guerra Mondiale portò nel settore della ricerca scientifica. Prima del conflitto, per le donne, ottenere una laurea a Oxford o a Cambridge era difficilissimo. Finita la guerra, le ricercatrici competevano a pieno titolo con i colleghi maschi, per prestigio, posizioni e riconoscimenti scientifici.
Questo fu vero solo in parte. Nel mondo della ricerca scientifica le difficoltà per le donne, negli anni del dopoguerra, erano ancora ostacoli talvolta insormontabili. Come vedremo.

DONNA, EBREA E INTELLIGENTE
Prima di arrivare a Cambridge, Rosy manifestò le sue vere passioni alla prestigiosa scuola femminile St.Paul. L’aveva iscritta il padre.
Amava lo sport. Giocava a cricket e al tennis. Proprio a St.Paul, Rosy cominciò a dedicarsi alla chimica, alla fisica e alla matematica pura e applicata. Grazie alla passione trasfusa in queste discipline, disse di aver compreso bene perché Einstein diceva che “l’impegno dello scienziato assomiglia a quello del credente o dell’amante: lo sforzo quotidiano non viene da una libera intenzione né da un programma, ma direttamente dal cuore.”
Rosalind era una donna, era un’ebrea ed era intelligente. Il mix a quei tempi – ma anche oggi – era pericoloso. Suo padre è perfettamente integrato nella società inglese. Si impegna nel lavoro con la stessa dedizione con la quale spende il suo tempo libero in attività socialmente utili. Ma, non basta. Capita sempre qualcuno che gli rammenta, subdolamente, che molti inglesi non sempre sono stati capaci di concedere fiducia a persone con inequivocabili tracce di origine ebrea. Lui replicava, sommessamente, con arguzia, tipicamente britannica, che l’ebraismo è una religione, non una razza, pertanto gli ebrei inglesi sono altrettanto inglesi degli inglesi.
Anche Rosy, a scuola, trovava sempre qualcuno che faceva allusioni ambigue. Ad esempio, derideva Shilock, l’ebreo shakespeariano, che piagnucolava per la perdita dei suoi ducati e manifestava ammirazione per Ivanohe che ama la bella Rowena, di origini inconfutabilmente sassoni, al posto di Rebecca, ebrea dagli occhi neri.
Sono anni difficili. In Germania il nazismo è al potere. La predicazione di Hitler sugli ebrei sconfina nella paranoia.
Non mancano gli emuli in patria. Spicca la figura di Oswald Mosley, fascista, inglese, antisemita, ammiratore di Mussolini.
Nel 1938, la Conferenza di Monaco non frena le mire espansionistiche del Reich. Eventi che suscitano accese discussioni tra Rosy e suo padre. Per lei il fascismo è il male assoluto, così come l’arrendevole e imbelle pacifismo. Chamberlain, il premier di allora, perseguiva una polemica attendista, o di appeasement come venne definita.
L’anno dopo scoppia la guerra e, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Chamberlain si dimette e Winston Churchill diventa primo ministro.

BLITZ AEREO SU LONDRA
Il 7 settembre del 1940 Rosy inizia il terzo anno di università, a Cambridge.
Un giorno che non dimenticherà facilmente. Il 7 settembre 1940, infatti, 300 bombardieri tedeschi fanno irruzione a Londra, nella prima di 57 notti consecutive di bombardamenti. Questo bombardamento "blitzkrieg" (guerra lampo) sarebbe continuato fino al maggio 1941.
La sua famiglia lascia Londra. Rosalind a Cambridge, come tanti altri giovani della sua generazione, vuole rendersi utile in questi drammatici frangenti e si arruola, come volontaria, nel Corpo dei Vigili del Fuoco.
Ma le sue competenze scientifiche e le sue capacità professionali sono considerate più utili altrove.
Accetta, nell’agosto del 1942, dunque, di lavorare in un laboratorio governativo di ricerca. Conduce studi sulle varie tipologie di carbone e sulla loro resistenza al gas, al variare della temperatura. Il carbone è infatti usato come filtro nelle maschere antigas.
Nel frattempo, la Germania, consapevole che le vicende della guerra non volgono a suo favore, scatena un micidiale attacco di missili V1 e V2 su Londra. Sono i colpi di coda di un regime giunto al capolinea.
La guerra finisce.
Rosy consegue il dottorato in Chimica-Fisica e due anni dopo riceve la proposta di lavoro che ha sempre sognato... a Parigi, nel Laboratorio dei Servizi Chimici di Stato. E’ il febbraio del 1947. Prende una camera vicino a St.Germain des Pres, nel cuore della Rive Gauche.
Nello stesso appartamento alloggia una coppia italiana, Antonio Luzzatti e sua moglie. C’è subito, tra i tre, un’intesa felice.
Con la coppia condivide la passione per la montagna. Ma, soprattutto, l’incontro in qualche modo segnerà il destino professionale di Rosalind: Antonio è un cristallografo esperto di raggi X.

PARIS, MON AMOUR
"Cara mamma, sono abbastanza sicura di poter girovagare in Francia per sempre. Mi piacciono la gente, il paese e il cibo.”
Così, in una lettera alla madre, Rosy esprime i suoi sentimenti verso la Ville Lumière. Città che adora. E’ affascinata dalla sua sofisticata eleganza, dalla sua ricchezza di arte e di storia.
Al Laboratoire Central des Services Chimiques de l'Etat a Parigi continua ad occuparsi di grafitizzazione del carbonio. Terminologia da lei stessa concepita per stabilire quando un certo tipo di carbone ‘grafitizza’ o ‘non grafitizza’.
Si specializza, nel frattempo, in cristallografia a raggi X.
Diventa un’esperta mondiale. Stabilisce subito rapporti più che cordiali con Jacques Mèring, Direttore del Laboratorio e con i colleghi Agnés Mathieu-Sicaud, Michel Oberlin e Rachel Glaeser. Intenso, anche, come abbiamo accennato prima, il rapporto di amicizia con Vittorio Luzzati e la moglie. Insieme fanno viaggi in Italia, soprattutto in Toscana e in Liguria, regione d’origine di Vittorio.
Rosalind
,
poi, adorava la montagna e, con i Luzzati e le sue amiche di sempre, Jean Kerslake e Anne Crawford organizzava avventurose camminate lungo i sentieri dei rilievi montuosi della Francia.

Nella vita di Rosy, però, mancava l’amore.
Nella città che dell’amore è quasi sinonimo, non aveva intrapresa nessuna relazione sentimentale.
Parlava poco di uomini e chi l’ha conosciuta bene ha riferito che forse le sarebbe piaciuto avere una storia “ma non aveva la più remota idea di come gestirla e da dove cominciare”.

(SEGUE)

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