23 MARZO 1980 ore 17. Interno giorno. E’ in onda 90°minuto, finestra all’interno di Domenica In la lunga maratona televisiva pomeridiana che calamita l’attenzione di milioni di italiani e ad alcuni  concilia il sonnellino post-prandiale. Paolo Valenti, conduttore, sta riassumendo, con la consueta bravura e l’immancabile sorriso, i temi dominanti della 26° giornata del Campionato di Serie A. Sentiamo cosa dice.

Paolo Valenti: Una domenica caratterizzata dalla sfida incrociata tra Milano e Torino. I rossoneri, campioni d’Italia, hanno capitolato davanti a un Torino caparbio e micidiale in contropiede. 2 a 0 per il Toro con reti di Zaccarelli e Pulici. Al Comunale di Torino, invece, la Juve ha piegato l’Inter, con reti di Bettega e Fanna, nel tradizionale derby d’Italia.
Ma, vedo che, nel frattempo, è già pronto il collegamento con Firenze dove c’è Marcello Giannini pronto a raccontarci la vittoria per 3 a 1 dei viola sull’Ascoli. Giannini mi senti?
Marcello Giannini: Sì Paolo, grazie… perfettamente…
Paolo Valenti: Scusa Marcello c’è Galeazzi che mi chiede la linea da Roma dove i giallorossi, vi ricordiamo, hanno travolto per 4 a 0 l’Ascoli. Vai Giampiero… che succede?
Giampiero Galeazzi: Grazie Paolo. Sta succedendo qualcosa di strano qui all’Olimpico. Intanto, sulla pista di atletica dello Stadio c’è una macchina della Polizia e gli accessi agli spogliatoi sono chiusi alla stampa…

Paolo Valenti: Giampiero, facciamo così: raccogli tutte le informazioni possibili e raggiungimi subito dopo qui,  in Via Teulada.
Giampiero Galeazzi. D’accordo a dopo…

Sono attimi di tensione… la trasmissione va ai titoli di coda e viene mandato in onda un episodio del telefilm Attenti a quei due. L’attesa, nelle case italiane, è spasmodica. La sensazione che sia accaduto qualcosa di eclatante è netta. Non resta che attendere.

STUDIO DI VIA TEULADA
Interno notte

Va in dissolvenza il telefilm e la scena si sposta adesso negli studi di Via Teulada. Galeazzi e Valenti sono insieme.
Paolo Valenti: Giampiero raccontaci cosa è successo?
Giampiero Galeazzi, con l’emotiva baldanza che ‘bucava‘ lo schermo, racconta velocemente. La Guardia di Finanza ha arrestato due giocatori del Perugia: Mauro Della Martira e Luciano Zecchini. Per la verità hanno chiesto anche di Gianfranco Casarsa, ma non era a Roma. Pare sia in Friuli dalla famiglia…

Ma il blitz delle Fiamme Gialle non riguarda solo Roma. In contemporanea le manette scattano intorno ai polsi di altri e famosi giocatori. La retata, chiamiamola con il suo nome, senza alcun pudore lessicale, è eseguita su Ordine della Procura di Roma.  
A Pescara vengono arrestati quattro giocatori della Lazio: il capitano Pino Wilson, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e il portiere Massimo Cacciatori.
A San Siro i milanisti Ricky Albertosi e Giorgio Morini, insieme al presidente Felice Colombo. Ad Avellino, dove si è disputata la partita con il Cagliari, Stefano Pellegrini esce per sostituzione, ma al posto del magazziniere trova ad attenderlo gli agenti.
La retata coinvolge anche la serie B. A Genova, gli agenti, concedono a Sergio Girardi, portiere rossoblu, solo  il tempo di fare la doccia.
A Palermo, Guido Magherini, viene fermato in tribuna. Capita l’antifona, in serata, a Lecce si costituisce Claudio Merlo.
Bilancio finale dell’operazione: 12 in manette, 21 mandati di comparizione. Tra questi suscitano clamore e sorpresa quelli a carico di Paolo Rossi, Beppe Savoldi e Franco Cordova.

Cominciò così una delle pagine più buie del calcio italiano.
L’Italia quell’anno era stata scelta come sede degli Europei. La vicenda provocò più di una fibrillazione atriale ai dirigenti del calcio italiano.
Era una storia oscura e non poteva certo emergere d’improvviso alla fine di una brutta domenica di marzo, accolta con ipocrita stupore da chi avrebbe dovuto intervenire ai primi accenni. Le avvisaglie c’erano, ma furono bellamente ignorate.

SUSSURRI E GRIDA
Che in alcune partite di quel maledetto campionato 1979/80 ci fosse qualcosa che non quadrava, se ne accorsero, per primi, i tifosi più scafati. Quelli che, tra una birretta e una pizza, passano le loro serate domenicali ad analizzare le partite appena disputate.
C’è da aggiungere che molti di loro erano accaniti scommettitori del Totocalcio.
Studi, sistemi, combinazioni di 1,X, 2 all’infinito e questi, naturalmente, si sentivano ingannati due volte.
La prima, sul piano sentimentale, quello della passione sportiva e del tifo per la propria squadra. E va bene, si piange con un occhio, ma l’altro aspetto – la schedinainterferiva con la tasca, con soldi buttati, inutilmente, in sistemi che non avrebbero mai fatto guadagnare una lira.
Ma, indizi, segnali di un un tale sistema corruttivo, che coinvolgeva decine di giocatori, e più di un faccendiere, possibile che non fossero mai stati colti dagli organi di vigilanza?
Facciamo dei nomi a caso: Lega, FIGC, Arbitri… ecco, gli arbitri testimoni diretti delle partite, possibile non abbiano mai ravvisato qualcosa di anomalo in certi risultati, in certi strani pareggi? Ovviamente, i segnali c’erano, ma occorreva la volontà politica di esaminarli a fondo e dare corso almeno a un’inchiesta amministrativa.
I sussurri, che poi diventeranno grida - ma ormai i buoi erano scappati - sono ascoltati attentamente dai giornalisti del Messaggero, di Paese Sera e di Repubblica. Proprio il giornale di Eugenio Scalfari accenderà un faro sulla vicenda che fino ad allora era classificata tra il gossip e l’italico, quanto ipocrita, si fa, ma non si dice.
Non si diceva, certo, ma intanto si faceva...

MONTESI: E SAREBBE UNA NOVITA’? COSI' DA SEMPRE!
Maurizio Montesi,
calciatore della Lazio, quando incontra il giornalista di Repubblica - occhio alla data: 3 marzo 1980, l’intervista uscirà il giorno dopo - è infortunato. Si tratta di un infortunio serio, non gioca da qualche tempo. Come tesserato non potrebbe dire nulla su un argomento che avrebbe dovuto denunciare. Le regole federali sono chiare. A Montesi di prassi deontologica non importa nulla e spara ad alzo zero.

“Partite truccate, lei mi chiede? E quale sarebbe la novità? Questo si sapeva, anche se c’era chi faceva finta di non saperlo o voleva non saperlo poiché cointeressato agli utili del giocattolo o, semplicemente, perché tifoso. Ma credete davvero che quelli che dirigono il calcio vogliono far scoppiare il bubbone? Io no. Troveranno un paio di nomi alla fine della carriera e il calcio uscirà più forte; più che quest’anno l’Italia ospita gli Europei.“

Tre giorni prima, il 1° marzo, alla Procura della Repubblica di Roma, perviene un esposto in cui si denuncia che più di una partita del campionato di calcio, sia della serie A che della B, è stata truccata.
La denuncia, reca la firma di Massimo Cruciani, commerciante di frutta e verdura. Non si rivolge alla magistratura ordinaria per un’insopprimibile ansia di giustizia, per avversione etica al malaffare. Cruciani nel torbido affaire ci è dentro fino al collo e ce ne sta rimettendo l’osso perché è in perdita di svariati milioni. Cruciani, in combutta con un ‘socio’, tale Alvaro Trinca, ristoratore, proprietario del locale Le Lampare, dove si mangia pesce surgelato che sembra fresco. Lo frequentavano diversi giocatori della Lazio, tra cui Lionello Manfredonia, Bruno Giordano, Pino Wilson e Massimo Cacciatori. Il presidente della Lazio era convinto che mangiare in quel posto portasse fortuna. Si accorgerà molto presto che il locale in realtà portava una maledetta sfiga. Dentro quel ristorante, ad ogni buon conto, si architettò il complotto che trascinerà il calcio italiano nel fango.
Il meccanismo funzionava così: i giocatori ricevevano somme di denaro per truccare le partite, Cruciani e Trinca scommettevano sull’esito adulterato delle gare. Un perverso do ut des. La malefica coppia Cruciani-Trinca, secondo le evidenze giudiziarie, tentò di falsare i risultati di otto partite in 12 settimane nella stagione 1979 /80.


LA DENUNCIA DI CRUCIANI
Non senza fatica siamo riusciti a trovarne una copia. Ecco il testo integrale diviso in più parti per comodità di lettura.

Ill.mo Signor Procuratore, io sottoscritto Cruciani Massimo nato a Roma, il 15-8-1948, sottopongo alla cortese attenzione della S.V. Ill.ma il seguente esposto, i fatti sotto elencati sono necessariamente scarni data la estrema complessità della vicenda; per cui, nel pormi a completa disposizione della S.V. Ill.ma fornirò in prosieguo tutti i dettagli che la S.V. medesima riterrà utili ai fini dell’indagine. Verso la metà del 1979, frequentando il locale ristorante «Le Lampare», di proprietà del Sig. A. T. che rifornivo di frutta possedendo un magazzino all’ingrosso, ebbi modo di conoscere alcuni giocatori di calcio, tra i quali in particolare Giuseppe WILSON, Lionello MANFREDONIA, Bruno GIORDANO, Massimo CACCIATORI.

Intervennero gradualmente, con costoro, dei rapporti di amicizia, alimentati dal mio interesse per il calcio e per le scommesse clandestine e non che ruotano intorno al mondo del pallone. I quattro giocatori, in proposito, mi dissero chiaramente che era possibile «truccare» i risultati delle partite, con il che, ovviamente, scommettendo nel sicuro. Mi precisarono, a titolo di esempio, che era scontato il risultato della partita PALERMO-LAZIO (amichevole) verificatasi, mi pare, nel mese di ottobre 1979 attraverso l’intervento dì Guido MAGHERINI, giocatore del PALERMO. Accettai l’idea e decisi di intraprendere una serie di attività di gioco d’accordo con i suddetti giocatori e gli altri che a volta a volta, come mi si disse, si sarebbero dichiarati disponibili.
Iniziò così, per me, una vera e propria odissea che mi ha praticamente ridotto sul lastrico ed esposto ad una serie preoccupante di intimidazioni e minacce; come ho già detto, tutta la vicenda è costellata di tali e tanti episodi dettagliati che, in questa sede, mi limiterò ad illustrarne alcuni, riconfermandomi a disposizione della S.V. Ill.ma per tutto il resto.
Su
ccessivamente, ad esempio, alla partita PALERMO-LAZIO accennata, presi contatti con il MAGHERINI per combinare il risultato della partita TARANTO-PALERMO prevista per il 9-12-1979. In proposito il MAGHERINI organizzò il pareggio delle due squadre a patto che io giocassi sul risultato, nel suo interesse, 10.000.000 e altri 10.000.000 consegnassi a ROSSI Renzo e QUADRI Giovanni del TARANTO.
Contrariamente ai patti, vinse il PALERMO. Il MAGHERINI, a tal punto, avrebbe dovuto rifondermi i 10.000.000 giocati per lui ed i 10.000.000 consegnati ai giocatori del TARANTO, ma si rifiutò. Inoltre in seguito al mancato rispetto degli accordi ho perduto, insieme ad altri scommettitori che meglio preciserò in prosieguo, L. 160.000.000 presso svariati allibratori clandestini.

LA COMBINE MILAN-LAZIO
A seguito delle mie rimostranze, il MAGHERINI mi promise il risultato certo della partita LANEROSSI VICENZA-LECCE. Nella stessa occasione egli combinò, d’accordo con i citati giocatori della LAZIO, il risultato MILAN-LAZIO (entrambe le partite ebbero luogo il 6-1-1980). Per quanto riguarda la Partita LANEROSSI VICENZA-LECCE il MAGHERINI mi mise in contatto con Claudio MERLO giocatore del LECCE, il quale ricevette da me un assegno di L. 30.000.000 assicurando la sconfitta della sua squadra.
Per quanto riguarda l’altra partita MILAN-LAZIO i giocatori laziali si accordarono con Enrico ALBERTOSI del MILAN affinché si verificasse la vittoria di quest’ultima squadra. Per quest’ultima partita consegnai tre assegni da 15.000.000 e due da 10.000.000
a GIORDANO, WILSON, MANFREDONIA, VIOLA e GARLASCHELLI, affidandoli materialmente a MANFREDONIA.
Ulteriore assegno di L. 15.000.000 consegnai a CACCIATORI Massimo (Lazio) il quale provvide ad incassarlo intestandolo a certo sig. Orazio SCALA Il Milan, da parte sua, contribuì alla «combine» con l’invio di L. 20.000.000 liquidi che mi portò a Roma, nel mio magazzino di Via (omissis) il giocatore di tale squadra Giorgio MORINI, due giorni dopo il rispettato esito dell’incontro.

CRUCIANI, SONO ROVINATO
In conseguenza nei citati accordi ed in cambio del loro contributo WILSON, MANFREDONIA, GIORDANO e CACCIATORI mi chiesero di puntare per loro 20.000.000 sulla sconfitta della LAZIO. La vincita di lire 80.000.000 d’accordo con i quattro anziché consegnarglieli avrei dovuto usarli per pagare i giocatori dell’AVELLINO (Cesare CATTANEO, Salvatore DI SOMMA, Stefano PELLEGRINI) i quali avrebbero dovuto perdere contro la LAZIO la settimana successiva.
Io ed altri scommettitori, in base agli accordi di cui sopra, abbiamo scommesso per «l’accoppiata» costituita dai due risultati concordati, circa 200.000.000 di lire: cifra perduta per il mancato rispetto dell’impegno assunto dalla squadra leccese la quale ha pareggiato 1-1.
Tutto quanto sopra, costituisce una esemplificazione di come si svolgessero i moltissimi episodi di cui è costellata questa storia, che, come più volte precisato illustrerò in prosieguo, nei dettagli, alla S.V. Ill.ma. Desidero peraltro precisare che le squadre coinvolte in questa storia sono anche
l’AVELLINO, il GENOA, il BOLOGNA, la JUVENTUS, il PERUGIA, il NAPOLI. Ciò nel senso che i relativi giocatori o meglio alcuni di essi come  Giseppe SAVOLDI (Bologna), Carlo PETRINI (Bologna), PARIS (Bologna), DOSSENA (Bologna), COLOMBA(Bologna), AGOSTINELLI E DAMIANI (Napoli). 
Paolo ROSSI e DELLA MARTIRA e CASARSA (Perugia), GIRARDI (Genoa) ed altri hanno partecipato agli incontri truccati percependo denaro o richiedendo, in cambio dei loro favori, forti puntate nel loro interesse.
Ho invece perduto, insieme ad altri scommettitori, centinaia e centinaia di milioni per scommesse perdute in seguito al mancato rispetto di precisi e retribuiti accordi da parte di giocatori. Preciso ancora che molti allibratori clandestini i quali a seguito delle recenti notizie giornalistiche hanno capito di avermi talora pagato vincite in ordine a risultati precostituiti, hanno preteso con gravi minacce la restituzione di circa 300.000.000 (da me ed altri scommettitori) trattenendo peraltro, ovviamente, le ben più ingenti somme perdute in seguito ai non rispettati accordi di cui sopra.
Sono ormai completamente rovinato eppure vivo ancora nel terrore di minacce e rappresaglie.
Nel confermarmi a completa disposizione della S. V. Ill.ma e riservandomi di depositare la documentazione in mìo possesso, precisare nomi di testimoni e tutte quelle circostanze che la S. V. medesima riterrà utili, porgo deferenti ossequi. Roma, 1 marzo 1980.

(SEGUE )