Penso che ormai questa Community, o la parte che mi fa l’onore di leggermi, conosca il mio modo di pensare e di agire.
Mai giudicherei l’operato altrui soprattutto se sono privo delle competenze necessarie per farlo.
Ispirato dagli articoli di soulkitchen e Federicoz, però, vorrei provare a superare tale barriera che spesso mi blocca e che ritengo anche molto utile per il mio modo di scrivere e di ragionare.
La vicenda che ci si trova di fronte è una situazione talmente triste, angosciante e logorante che la mia mano freme sulla tastiera come il cuore davanti alla vista di tanta desolazione. Non riesce a bloccarsi. Il flusso dei pensieri corre veloce come su un treno che sfreccia. La mia coscienza mi impone di pormi davanti a un foglio di carta telematica e liberarlo. Potrebbe essere utile a qualcuno, come spero, o la più colossale “boiata” della storia, ma devo condividerlo perché, come diceva John Stuart Mill nel suo “On liberty”, un’opinione deve sempre essere ascoltata. Al suo interno, infatti, potrebbe contenere idee utili oppure essere talmente negativa da rafforzarne il corretto parere contrario. Non ascoltarla rappresenterebbe in ogni caso un crimine.

Leggo sempre molto volentieri le pagelle che il Direttore Stefano Agresti elabora su Calciomercato.com e non voglio sicuramente proporre un medesimo tema perché non ne sarei all’altezza e in quanto non credo che un simile format sia propriamente adeguato ai contenuti che mi accingo a esplicitare. Non vorrei che qualcuno intravedesse nel mio articolo una situazione affine. Gradirei soltanto esprimere il mio parere e, per svolgere questa attività, provo ad adoperare un meccanismo che divide per categorie le varie reazioni mostrate dalla società al fine affrontare la logorante emergenza.

Partirei volentieri con un enorme ringraziamento e una venerazione quasi mistica per Papa Francesco.
Il Pontefice mi pare sia l’Istituzione che meglio sta affrontando l’emergenza in atto sotto ogni punto di vista. Indipendentemente dal credo religioso, Bergoglio sta mostrando di essere abile guida sicura nelle difficoltà. La preghiera proposta qualche venerdì fa davanti alla Basilica di San Pietro rimarrà nella storia e con questo vocabolo intendo stampata nelle enciclopedie, registrata sul web o su qualche marchingegno che sicuramente la tecnologia riuscirà a donare alle nuove generazioni.
E’ una certezza. L’uomo solo, anziano e affaticato, di bianco vestito, che sale la scalinata sotto la pioggia battente di un’uggiosa giornata di fine inverno romano sarà il simbolo di questa pandemia.
I nostri figli o i loro discendenti vedranno sicuramente questi pezzi di pellicola che consegnerà il futuro. In quegli istanti, Francesco pareva donare tutto se stesso all’umanità che vive una sofferenza indicibile. Cosa farebbe il padre quando vede il figlio sull’orlo del precipizio. Accorrerebbe immediatamente a salvarlo pur correndo il temendo rischio di cadere lui nel baratro buio. Non sono genitore, ma ho la più grande certezza che tale figura concederebbe ogni singola cellula del suo cuore pur di consentire alla sua creazione migliore di vivere la felicità. E’ sicuro. Con quella salita, il Pontefice ha lanciato un messaggio che mi è apparso molto simile. Il paragone non regge, ma credo possa far breccia molto più all’interno dell’anima delle persone questo semplice gesto, rispetto alle reiterate conferenze stampa e parole pronunciate dai vari politici manifestanti costantemente i richiami all’unità e al valore della patria nella sofferenza. Non voglio entrare ora nel merito del discorso che ha poi pronunciato Francesco perché è fondato su ragionamenti fideistici ai quali credo, ma che per altri potrebbero non essere egualmente realistici. Gradirei restare su una simbologia che in quella giornata è stata talmente forte da provocare grandi sussulti nella psiche dei molti.
Per la prima volta il Santo Padre ha concesso l’indulgenza plenaria a chiunque lo desiderasse e senza alcuna altra condizione. Pure questo è un fatto storico che segna la portata del momento vissuto. E’ davvero incredibile. Il Papa ha poi effettuato la benedizione urbi et orbi e quell’istante è stato ricco di pathos.
Sempre sotto il temporale che non voleva abbandonare il Vaticano quasi a rappresentare la lotta delle tenebre contro la luce, Francesco ha rivolto il Santissimo verso i 4 punti cardinali e, proprio in quel preciso momento, si sono udite nette e nitide le angoscianti sirene delle ambulanze che scorrazzavano imperterrite per una Capitale falcidiata dal virus provocando così un’atmosfera surreale. Il problema è che si trattava dell’effettività nuda e cruda. Paradossalmente da quella giornata è emerso il primo, immenso messaggio di speranza che ancora non si era udito in maniera così vigorosa. Francesco non ha mai abbandonato questo sentimento e recentemente ha affermato: “La speranza di un tempo migliore in cui essere migliori in noi, finalmente liberati dal male e da questa pandemia. È una speranza: la speranza non delude, non è un'illusione” (Fanpage.it).

E’ stato criticato da molti. In tanti sostengono che non abbia svolto attività pratica per combattere la pandemia. In realtà, come riportato da Avvenire, la CEI ha donato 10milioni di euro a Caritas e questo è solo un esempio dei tanti interventi di aiuto che la Chiesa cattolica ha messo in campo, segnalati dalla citata fonte.
Il Pontefice ha rappresentato sempre la guida sicura, coerente e lineare alla quale appellarsi in un momento desolatamente doloroso come quello che stiamo vivendo. Il suo input è stato costantemente rappresentato da un ottimismo fondato su solide basi e dalla speranza utile perché l’anima possa continuare a combattere. Se si spegnesse quella fiamma e si piombasse soltanto in una sofferenza apatica, non si vincerebbe mai la battaglia. Anzi, a trionfare sarebbe il male.

Il secondo plauso deve andare alla società civile e agli italiani troppo spesso bistrattati. Ci si deve rendere conto che essi stanno pagando un sacrificio enorme in termini di vittime. Assistono sgomenti alla perdita dei Cari ai quali spesso non riescono nemmeno a concedere un degno saluto. Sono le persone comuni che, intervistate in televisione, mostrano spesso un volto scalfito dal dolore più totale e quasi assorto nella sofferenza che in parecchi casi diviene rabbia per quanto hanno dovuto patire. Non vi sono veramente parole che descrivano l’angoscia derivante da tali visi umani completamente trasfigurati dalla pandemia. Vorrei confrontare questi segni esterni con quelli di pochi mesi fa e sono sicuro che ne emergerebbe una differenza allucinante. Le persone stanno pagando il tributo più grande al virus ed è alla stessa società civile che viene richiesto un ulteriore sforzo immane. Non lo si nasconda. Siamo barricati nelle nostre case come sardine in una scatola da più di 30 giorni e questa non può passare come un sacrificio minimo. Molte attività sono chiuse, serrate. Tante di queste non riusciranno più ad aprire i battenti andando a rinvigorire il bagno di sangue che questo maledetto essere immondo chiamato covid-19 sta provocando. Lo Stato si sta impegnando al massimo delle proprie forze per spegnere almeno tale ultimo incendio ma, suvvia, si sa perfettamente che è praticamente utopistico salvare tutti. Questi individui come faranno a mantenersi? Come sfameranno le loro famiglie? Le pene che sta subendo la società sono immense sia dal punto di vista economico che da quello mentale e non si dimentichi che tutto andrà a influire sulla salute, bene che paradossalmente si sta cercando di tutelare come costituzionalmente primario. La coperta è corta. Con questa affermazione spero di avere risposto anche a Federicoz che sostiene con immensa ragione: “l’economia può ripartire, la vita di una persona no”. Lo psichiatra e scrittore Paolo Crepet afferma su HuffPost: “Ho notato che nel comitato scientifico che coordina le politiche antiepidemia, manca totalmente la figura dello psicologo o dello psichiatrae ancora: “E’ evidente anche ai ciechi che la crisi oggi si sta trasformando in una crisi anche psicologica”.

Giustamente la maggior parte del Popolo rispetta le regole e occorrerebbe riconoscerlo. Per questo sono fiero di essere italiano. Il motivo appena citato mi consente di amare il tricolore. Nonostante la sofferenza, le persone resistono. Resilienza allo stato puro al quale politica e scienza dicono il più enorme dei grazie.
Questi sono gli eroi del coronavirus, quelli che stanno combattendo una guerra logorante da dentro le mura domestiche. A loro si aggiungono gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e tutte quelle categorie di professionisti che consentono all’Italia malconcia di evitare il knock out. Vi inserisco di certo pure i giornalisti. Sto notando con grande orgoglio che molti di questi non si svendono alla bieca rotorica, ma cercano di fornire costantemente un’informazione pura garantendo non esclusivamente una visione di parte. Così l’articolo 21 comma 1 della Costituzione trova il suo pieno rispetto: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. In questo modo si è intrapresa la retta via e si sta sconfiggendo un nemico quasi imbattibile.

Si giunge, poi, alla politica.
Che dire? Occorre basarsi su fondate premesse. Non è semplice per alcuno affrontare una simile sciagura. I governanti si sono trovati di fronte a un mostro molto potente e difficile da sconfiggere. Potrebbe essere davvero semplice, con il senno del poi, riuscire a individuare eventuali errori che siano stati commessi. Tale operazione, però, andrà sicuramente compiuta e, se sbagli saranno accertati, la longa mano della Giustizia dovrà svolgere il suo compito senza alcuna remora. Si torna a trattare degli istituti giuridici del dolo e della colpa. E’ francamente impossibile appellarsi al primo di essi in una simile situazione. Non si può escludere, però, a priori il secondo. In Spiderman si afferma che “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Quando si occupano certe posizioni non si deve essere pusillanimi. E’ evidente che certi incarichi presuppongano comunque scelte estreme che si possono pure fallire. E’ assolutamente necessario che non vi siano avvoltoi pronti ad accusare al solo fine di raccogliere il cadavere trasportato dal fiume per banchettarvi, ma è egualmente doverosa l’assunzione delle proprie responsabilità. Sia chiaro sin da subito che questo mio ragionar politico non è inteso solo all’Italia, ma a ogni Paese. E’ una pandemia e come tale sarebbe inutilmente tautologico affermare che ha colpito ogni zona del globo terracqueo. Ogni Organo alla guida dei vari Stati ha perciò dovuto fornire delle risposte. Mi pare di aver udito il Nostro Premier affermare in più occasioni che si assumerà ogni eventuale responsabilità nelle scelte. Questo gli fa onore. E’ la base di una democrazia. Mi auguro che ciò avvenga pure nel concreto e ogni singola decisione del Presidente del Consiglio come dei Suoi Ministri o delle Istituzioni che stanno vagliando il Paese verrà analizzata sino al cavillo. Ogni eventuale errore, commesso prima e durante questa emergenza, dovrà essere poi equamente sanzionato penalmente, civilmente o amministrativamente. Se, al contrario, si appurerà che non avranno errato in alcunchè, allora si dovrà soltanto “stringere loro la mano”. Ho già scritto in un altro articolo che la mia non è una semplice volontà di cieca e bieca vendetta. Ammetto candidamente che odio e trovo insensato il significato dell’ultimo vocabolo. Non credo nemmeno fermamente al concetto giuridico per il quale la pena deve servire come monito per altri, ma questa situazione è troppo allucinante e fuori dal comune. Nel rispetto delle norme, la Giustizia dovrà presentare un conto salato che sia da grande insegnamento per il futuro. Nessuna sanzione comunque riporterà in vita chi purtroppo l’ha perduta.

Ho già parlato della comunicazione e dei media con un’accezione positiva e voglio rinforzare il concetto perché credo che siano stati fin troppo ligi nel veicolare fedelmente le indicazioni giunte dal comitato tecnico scientifico sul modo in cui i cittadini debbano affrontare l’emergenza. Questa maniera ossessiva di ripetere il medesimo concetto come un mantra può portare all’effetto contrario e qui mi ricollego al pezzo citato di soulkitchen: “Definizione di retorica dal dizionario: Atteggiamento dello scrivere o del parlare, o anche dell'agire, improntato a una vana e artificiosa ricerca dell'effetto con manifestazioni di ostentata adesione ai più banali luoghi comuni. Ma quanto ce ne stanno scaricando addosso, con in più l’aggravante che non serva, materialmente, a nulla? Creazione degli eroi, loro glorificazione, nessuna utilità. “Gli italiani sono un popolo che viene fuori nelle difficoltà”, “teniamo duro” “resistiamo”… e altri luoghi comuni a iosa …”. Ancora più diretto è Federicoz: “più ripeti le stesse cose alla televisione, più stanchi le persone e le convinci del contrario”.
Prendo in prestito le parole dei miei Colleghi Blogger perché non voglio interpretare male il loro discorso e aggiungo un sentito “basta”. La stragrande maggioranza del Popolo ha compreso perfettamente l’antifona. Ora allentate la presa con questa opprimente comunicazione. Siamo qui a sputare sangue con voi colpiti dai pugni al buio dello sgradito ospite. Non vi abbandoniamo e rispettiamo le regole, anche se è ormai ora di allentare la presa su un Popolo stremato.
Ho una casa con giardino e mi ritengo fortunato, ma penso sempre alla famiglia stipata in un miniappartamento nel cuore di una grande città e ribadisco costantemente che non sto banalizzando la situazione.
Semplificare significherebbe osservare la vicenda da un solo punto di vista. Al quesito se “la frustrazione di stare in casa si stia già trasformando in rabbia”, Crepet è chiaro su HuffPost: Assolutamente sì. Naturalmente la rabbia ha tante facce, io non sto pensando che ci saranno delle mattanze dentro le famiglie italiane. C’è un grande disagio delle famiglie che si trovano il peso dei bambini, delle coppie che non erano abituate a frequentarsi. Senza dimenticare che non c’è poi la possibilità di farsi una passeggiata. Tutto questo non aiuta psicologicamente. Come mai a Parigi hanno dato un chilometro di raggio per passeggiare? Mica sono scemi loro e furbi noi. Hanno semplicemente capito che un chilometro rappresenta la possibilità di fare due passi in libertà per i fatti propri”.

Ora mi ricollego alla scienza e prendo spunto ancora dall’articolo di soulkitchen: “sono un materialista storico e ritengo che la scienza sia la migliore dimostrazione delle possibilità della mente dell’uomo. Ma non chiedete ad uno scienziato di interagire con altre discipline, meno che mai con l’economia o con la gestione di aspetti di praticità. E’ normale che, dal loro punto di vista, debellare un virus significhi, prima di ogni altra cosa, eliminare quanto più possibile qualunque aspetto non riguardi la scienza; se la loro testa non ragionasse in questo modo non sarebbero dei ricercatori e non raggiungerebbero i meravigliosi progressi dei quali l’umanità ha bisogno.Se la ragione si misurasse a kilogrammi, il Collega ne avrebbe quintali. Ha espresso in maniera assolutamente comprensibile e lampante un concetto che mi par di rimembrare avessi già provato a scrivere in un precedente articolo. Lui lo ha fatto sicuramente meglio di me. Complimenti. Ribadisco costantemente tutto il mio enorme rispetto per la citata disciplina. Signori, siamo davanti a scoperte e concetti che possono salvare vite. Di fronte a certe soluzioni occorre solo levarsi il cappello e ringraziare perché il genio di qualche essere umano consente una simile situazione. Non so davvero come esprimere diversamente la mia enorme ammirazione nei confronti della scienza, ma questa volta mi ha deluso parecchio. Può capitare. Punto. Spesso ho specificato che non trovo vanto nell’esempio italiano che sovente viene citato perché poi utilizzato anche in altri Paesi. Mi pare che qui si abbia all’incirca ricalcato ciò che è avvenuto in Cina ma, prima di subire una marea di critiche, ammetto candidamente che non essendo esperto potrei sbagliarmi. Indipendentemente da questo, che lode può esserci mai di fronte a un numero così sconsiderato di persone che purtroppo non potranno più vedere i loro cari e che spesso non li hanno nemmeno potuti salutare? Come si può parlare di modelli da seguire di fronte alla catastrofe a cui stiamo assistendo? Vi prego, davanti a queste situazione bastano 2 semplici attività che si possono comprendere anche senza alcuna immensa dote: silenzio e cordoglio. Fine.
La scienza, poi, ha portato come soluzione a questa strage il distanziamento sociale. Non ho le competenze per stabilire se fosse realmente l’unica strategia perseguibile, ma siccome così è accaduto, con il massimo rispetto per chi l’ha indicata, la seguo sino allo sfinimento e credo sia davvero la soluzione anche perché i numeri lo confermano. Detto questo, si tratta di un’idea che non è così complicata da concepire. Suvvia, signori, non ci si nasconda dietro una tenda trasparente. E’ facilmente capibile che se ognuno si chiude nelle proprie abitazioni il virus non ha modo di circolare. Dalla scienza che risolve problemi inenarrabili al genere umano, ci si sarebbe potuti attendere soluzioni ben diverse.
Nessuno si offenda, quindi, se la Politica non seguisse pedissequamente le idee di tale disciplina che comunque non è riuscita a evitare una catastrofe. Errare humanum est. Come già detto, i governanti hanno il grande dovere di bilanciare ogni esigenza e dovranno, a un certo punto, forzare la mano agli scienziati che, come giustamente sottolineato da soulkitchen, potrebbero avere un unico obiettivo.

Perdonatemi, ma non riesco a chiudere senza un pensiero allo sport e in particolare al calcio che si è prestato, come il resto della comunicazione, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica ottenendo comunque un ottimo risultato. Ora mi pare di comprendere che la volontà si diriga verso una possibile ripartenza nel momento in cui vi saranno le condizioni di sicurezza. Non posso che essere felice di questa situazione. Non credo che una partita di pallone possa essere vista come una mancanza di rispetto nei confronti di chi si trova nel dolore, ma semmai un modo di donare qualche impagabile istante di serenità. Vedo lo sport come una di quelle luci in grado di rinvigorire gli animi e spaccare le tenebre nelle quali siamo improvvisamente piombati. Il gioco è felicità, gioia e serenità. Sono sensazioni che mai potrebbero rappresentare mancanza di attenzione verso qualcuno.

Grazie soulkictchen e Federicoz per avermi concesso gli stimoli e aver attivato un dialogo così interessante che manifesta veramente il valore di questa Community.