Scrivo questo articolo non per generare “flame” intorno all’articolo “duro e puro” di soulkitchen, perché non avrebbe nessun senso e non sarebbe costruttivo per nessuno. Allo stesso tempo non voglio solamente difenderlo, ma voglio provare ad entrare in dialogo con lui, per capire l’origine delle sue posizioni, che vanno sicuramente in controtendenza con il “pensiero comune”, con il mainstream diciamo.
Insomma, carissimo soulkitchen, voglio solamente dialogare con te, capirti, perché sei uno dei blogger che apprezzo maggiormente, e devo dire che nei tuoi articoli mi sono sempre rivisto in un certo qual senso.
E guarda, premetto, non sono nessuno per dirti certe cose né sicuramente nella mia breve esistenza ho dovuto passare quello che hai passato tu, se posso permettermi di darti del tu.
Con questa excusatio non petita comincio il mio articolo, sperando che arrivi soprattutto alla persona che mi ha ispirato nella sua scrittura.

Prima di leggere il mio articolo consiglio la lettura di quello di soulkitchen.
Risposta a “Basta con la quarantena”
La tua argomentazione poggia su basi solidissime. Su questo nulla da dire, anzi, hai analizzato con grande precisione quello che è il principale problema dell’Italia, ovvero la sanità e i fondi che le sono destinati, perché infatti è impossibile negare che il sistema sanitario italiano abbia avuto una regressione impressionante negli ultimi anni, a favore di altri settori spesso completamente superflui, come quello militare. Sembra quasi che lo Stato abbia perso di vista quello che è più importante, ovvero il benessere dei suoi cittadini, in favore della guerra, che è il valore opposto, quello che disgrega una civiltà e la rende “bestia”. Di fatto, non volendo (ma nemmeno tanto), ci ha resi “carne da cannone”, e più correttamente “carne da pandemia”. In più, proprio come dici tu, migliaia di famiglie, anche in condizioni normali, sono ridotte in povertà e devono lottare anche per 3 pasti giornalieri. Una situazione da Terzo mondo, che puntualmente si verifica anche qui da noi.
Tenerci in casa per motivi economici, quindi, è assolutamente amorale e va contro ogni regola di una società “umana”, ma sinceramente non condivido il tuo “Inno alla libertà”: a mio avviso, la libertà personale finisce lì dove lede quella di qualcun altro. Se tu, con una condotta apparentemente impeccabile contagiassi una vecchietta, e questa poi morisse, saresti colpevole di omicidio? O semplicemente avresti rispettato la tua libertà di scelta? Se poi, al contrario, prendessi tu il virus e dovessi finire in ospedale i medici ti dovrebbero curare e magari “ruberesti” il posto a qualche anziano in fin di vita? Ovviamente parlo in via assolutamente ipotetica e non voglio che succeda nulla del genere, assolutamente. Ma come ti sentiresti? La tua vita vale di più di quella di una persona anziana? La libertà prevarica i confini della vita?
Ovvio, se l’Italia avesse un sistema sanitario degno di questo nome, il problema nemmeno si porrebbe e per tutti, forse, vi sarebbe una possibile guarigione. Il problema di pone quando lo Stato non è in grado di fornire questo servizio fondamentale: è colpa dello Stato, indubbiamente, ma anche noi cittadini, armati di buon senso, dobbiamo essere capaci di mettere da parte la libertà e con il buon senso starcene a casa, se questo effettivamente aiuterà. E in Cina, seppur con le cattive, ha aiutato.
Perché, ed è durissima da dire e potrei essere frainteso, la libertà di scelta, in questo momento, non può prevaricare la salute di una persona. Purtroppo in questo momento anche l’interesse economico prevarica la libertà, e questo è un fatto abominevole che non dovrebbe verificarsi nemmeno sotto la peggiore delle dittature. Eppure, noi cittadini “tanto coraggiosi” dobbiamo fare questo sforzo, per garantirci un domani più luminoso, se tutti remeremo insieme. Altrimenti la nostra nave, comandata da un qualche Odisseo, finirà in balia dei venti di Eolo e perderà quasi tutti i suoi occupanti.
Poi hai anche nominato il “dopoguerra”, e credo che così lo si possa chiamare data la situazione straordinaria: non sono un economista, e non sono nemmeno laureato in una disciplina storica che certamente potrebbe portarmi a capire meglio le possibili conseguenze di questa pandemia. Sono solo un ragazzo che va a scuola e ama il calcio, ma anche la storia. Non che sia un grande conoscitore di questa meravigliosa disciplina, ma qualcosa capisco.
Dopo una pandemia globale sono due le possibilità:

  • una rinascita, come appunto accaduto dopo la Peste nera del 1350 circa, che come sostengono alcuni storici diede inizio al Rinascimento;

  • una graduale decadenza, come accaduto con la peste accaduta durante il principato dell’imperatore Marco Aurelio o, tornando ancora più in dietro, come la peste che sconvolse l’Atene periclea e di fatto pose il punto fermo sull’indipendenza della cultura greca.

Le stesse possibilità le ha l’Italia in questo momento, e sono completamente determinate dalla volontà delle persone, prima di tutto, e poi dalla volontà di chi detiene l’economia. Purtroppo e sin troppo spesso, prevale la volontà di questi ultimi, ma se ognuno di noi farà la propria parte, potrebbe partire un Nuovo Rinascimento.
E poi permettimi una dichiarazione che più moralista non si può: l’economia può ripartire, la vita di una persona no. E sinceramente, da umano, pensare al momento attuale, a salvarsi la pelle, è “normale”, benché possa non essere giusto. Uno sguardo al futuro deve sempre esserci, ma deve essercene uno altrettanto attento sul presente. E in questo momento l’ultima cosa che ci possiamo permettere è quella di sgarrare.

  • Difesa a “Basta con le conferenze stampa del Governo e dei Governatori delle regioni”

Ineccepibile. Niente da dire. Un’analisi veramente eccellente, che taglia le gambe a tutto ciò che ci dicono e che ci hanno detto. Molti, probabilmente, non saranno felici di leggere queste cose, semplicemente perché spesso la verità fa male, e quindi meglio non vederla, ma questo punto, insieme al prossimo, la farei leggere a tutti i blogger che visitano questo sito, perché merita veramente. Finalmente il punto di vista freddo e analitico di una persona che nella sua umanità riesce a non farsi contaminare dall’inevitabile carico di emozioni che appesantisce e condiziona tutti noi. Diciamo pure che è un’analisi storica, nulla di più, nulla di meno. Che l’Italia sia il Paese governato dalle banche è un dato di fatto e durante questa epidemia più che mai l’abbiamo dimostrato: trovare i soldi, per la politica, ovvero per chi detiene il potere e che quindi dovrebbe avere sottomano tutta la liquidità economica possibile, non dovrebbe essere un problema, ma in questo momento lo è. La burocrazia italiana, famosa per la sua lentezza disarmante, ha mostrato tutti i suoi limiti: prima del COVID-19 gli investitori erano scoraggiati dall’investire in Italia proprio per tutte le migliaia di scartoffie necessarie per creare un’azienda, mentre ora nemmeno lo Stato ha accesso diretto ai soldi che sarebbero più che mai fondamentali. E intanto tutti i politici ci dicono che stanno facendo l’impossibile per salvarci: forse è così, e forse non è nemmeno colpa loro se la situazione è peggiorata in questo modo, ma l’impossibile è ben altro. È andare contro la volontà del denaro e di chi lo possiede.

  • Difesa a “Basta con le trasmissioni televisive”

Ineccepibile, parte seconda. Un’altra analisi degna di nota e soprattutto bilaterale. In che senso? Nel senso che hai chiesto, giustamente, un messaggio totale da parte della televisione e dei mass media. Totale nel senso che dovrebbe dare la visione di tutte le persone coinvolte, non solo dei malati o dei dottori. La televisione dovrebbe coinvolgere anche economisti e storici, che darebbero un’altra visione di questa epidemia, completando la visione dell’uomo che li guarda. Se diamo solo una visione catastrofista, la maggior parte degli italiani sarà catastrofista. Se diamo solo una visione menefreghista, la maggior parte sarà menefreghista. Se invece cerchiamo di dare una visione quanto più totalizzante, che comprenda tutti i punti di vista possibili, ampliamo la mente delle persone e la loro visione su ciò che sta accadendo.
Poi una piccola critica la muovo: magari non in televisione, ma sui social è stata data voce anche ai guariti, forse in minor parte rispetto ai malati, però ha dato la possibilità di esprimersi: e tutti dicono che è stato terribile, senza se e senza ma. Poi c’è persino un inviato delle Iene che da 20 giorni non ha sintomi ma rimane positivo al coronavirus. Insomma, una situazione molto pericolosa per lo Stato italiano.
Su una cosa soprattutto sono d’accordo: più ripeti le stesse cose alla televisione, più stanchi le persone e le convinci del contrario. È un meccanismo psicologico semplicissimo, che nessuno però sembra aver capito. I media martellano con un’insistenza spaventosa sempre sulle stesse cose, senza darci “tregua”, facendoci credere di star vivendo un autentico incubo: ok, la situazione è brutta, molto brutta, però da qui a definirlo incubo ce ne passa e soprattutto diamo voce a chi ne è uscito, a chi ha sconfitto questo virus. E che gli scienziati studino il virus e non continuino a spiegarci come si lavano le mani, perché l’abbiamo capito.

  • Risposta a “Basta con la retorica”

Da una parte mi trovo d’accordo: il popolo italiano non è mai stato né mai sarà un popolo forte, coraggioso e unito. Se in questo momento sono queste le qualità che tutto il mondo vede in noi, dovremmo preoccuparci, perché l’Italia, come entità politica e sociale, non ha una buona fama al mondo: può sembrare un stereotipo, ma all’estero (e ve lo assicuro perché sono mezzo slovacco) ci vedono come i figli di Berlusconi. Uno stupido stereotipo, sì, ma sinceramente abbiamo fatto ben poco uscirci.

Poi diciamo che siamo tutti uniti contro il coronavirus: sì, perché prima di tutto TUTTI siamo in casa e dietro ad una tastiera siamo tutti “leoni”. Appena questa situazione finirà e tutto ritornerà alla normalità, basterà aprire Instagram e Facebook e scorrere i commenti di un qualsiasi post che riguardi l’Italia per vedere persone del nord che insultano persone del sud e viceversa. Andiamo sotto i post di Salvini, anche quelli palesemente “fake”: persone di tutte le età insultano un migrante che in un video (montato a regola d’arte, sottolineo) inveisce contro Salvini augurandogli di morire di coronavirus. Eppure nessuno si preoccupa di dire che è “fake”, perché la verità, ripeto, fa male. Questo a dimostrazione di quanto l’uomo possa essere condizionabile. E questo è un popolo unito? Un popolo che attacca senza alcuna dignità un povero migrante?
Oppure propongo un altro esempio della “ristrettezza contenutistica” dei mass media italiani e non solo: mentre imperversa il coronavirus imperversa anche il revenge porn. Forse molti non sapranno di cosa si tratta, perché in larga parte coinvolge la fetta più giovane della popolazione. Gli adolescenti, in altre parole.
Per chi non sapesse di cosa si tratta provo a spiegarlo: Telegram, un social network diventato “famoso” relativamente poco tempo fa, ha un privacy policy particolarmente stringente, che non permette ad aziende ed associazioni terze di prendere da esso un qualsiasi dato riguardante gli utenti. In questa app di messaggistica istantanea, spesso, sono presenti gruppi (un po’ come su Whatsapp) ai limiti della legalità: commercio di account di servizi a pagamento e download illegale di musica o di film sono la norma su Telegram. Tuttavia, è questo vale da sempre, vi sono anche dei gruppi di revenge porn, ovvero “porno per vendetta”: il nome è autoesplicativo. In questi gruppi ragazzini che si sono appena lasciati con la ragazzina di turno mandano foto “hot” di queste, mandando anche vari dati sensibili, fra cui l’indirizzo o il profilo social. E poi, nei confronti, di questa ragazza, partono masturbazioni e “stupri virtuali collettivi”, o, nei casi più gravi, vere e proprie crociate punitive. Eppure l’opinione pubblica, fino a pochi giorni fa, non se ne interessava, nonostante fossero fenomeni di massa, con più di 100.000 “adepti”, fra cui anche padri e persone abbastanza avanti con l’età, che si sono macchiate impunemente di pedofilia. Ok, il coronavirus è pericolosissimo allo stato attuale delle cose, ma ci rendiamo conto che se una ragazza viene sentimentalmente distrutta e pubblicamente offesa in quel gruppo (non tanto per foto hot, quanto per foto normalissime) questo si ripercuoterà per tutta la sua vita? Ci rendiamo conto che questo fenomeno colpisce la psiche di ragazze spesso già deboli e provate dalla vita di tutti i giorni? Ma no, in questo momento è il virus ciò che più ci preoccupa e soprattutto è il virus che tocca maggiormente l’economia, e nessun mass media parla d’altro. E se parla d’altro, parla dell’ennesimo politico, oppure dell’ennesimo processo intentato contro ignoti per “epidemia colposa”, come successo stamane con a Bergamo.

Nonostante con le argomentazioni sopra proposte abbia voluto darti ragione soulkitchen, devo dissentire per quello che riguarda “l’eroificazione” e il “martellamento del nostro senso di colpa”.
Il primo processo, a mio avviso, è perfettamente in linea con lo spirito umano e trascende dal mass media in sé, perché quando si vede un medico che combatte stoicamente contro una minaccia molto più grande di lui, spesso senza un equipaggiamento idoneo e con il rischio costante di poter essere infettato, è normalissimo dire “questo è un eroe”, indipendentemente dai mass media, che in questo caso (a ragione secondo me) amplificano il concetto.
Sarò abbastanza “moralista” anche qua: perché Ronaldo dopo una tripletta deve essere divinizzato da ogni singolo giornale e telegiornale e un medico sottopagato che combatte contro uno dei virus più contagiosi degli ultimi anni non deve essere chiamato eroe? Domanda retorica mi potrai dire. E avresti completamente ragione, ma in fondo il mondo è bello proprio perché vario.

Sul “senso di colpa” ho una soluzione meno moralista e più pratica, e devo dire che il tuo scritto, perché definirlo articolo sarebbe un’offesa incredibile nei tuoi confronti, dimostra una straordinaria capacità di veleggiare (letteralmente) fra l’etica e la concretezza, ovvero due mondi completamente separati. Eppure, secondo me, guardando la situazione con una visione completamente schiava della politica, la “mossa del senso di colpa” pare l’unica possibile, se non si vuole far collassare definitivamente il sistema sanitario. Dico, ok, è colpa dei precedenti governi se sono stati tagliati i fondi per la sanità, ma visto che è così, purtroppo, dobbiamo adeguarci. È brutto, molto brutto eticamente parlando, ma dal punto di vista pratico, in una situazione critica, è l’unica strada da percorrere e strategicamente e politicamente è stata una mossa corretta a mio avviso.

  • Supersostegno a “Basta con gli spot pubblicitari”

Ah guarda, qui hai già detto tutto tu soul, io non voglio aggiungere nulla, perché spero veramente che tu abbia aperto gli occhi a tutti quelli che li tenevano chiusi. Lo spero veramente. Le aziende, da sempre, puntano al guadagno: se proprio c’è “un’azienda” vicina a noi, quella è la panetteria sotto casa, ma di sicuro non è la Barilla, o l’Adidas. E spero che tutti l’abbiano capito.

  • Risposta a “Basta con le discriminazioni su chi muore nel mondo”

Non posso che trovarmi completamente d’accordo con te, non solo da questo punto di vista ma anche da quello culturale: adesso, non è per eccessiva apertura mentale o perché io voglia eliminare la cultura italiana, ma non è possibile che a scuola si dedichi una lezione all’intera storia cinese mentre per una singola battaglia si perdono anche due lezioni. Non è normale. Allo stesso tempo non è che pretendo che si studi la storia mondiale a scuola, perché sarebbe infattibile e anche dannoso, ma bisogna allargare le prospettive delle generazioni future, per aiutarle a capire che se il mondo di oggi è così come lo conosciamo non è solo grazie a Platone, Aristotele, Sant’Agostino e Macchiavelli, ma vi è anche dell’altro: esploratori cinesi e filosofi arabi sono stati fondamentali nell’arricchire noi occidentali di conoscenze che altrimenti chissà quando sarebbero state scoperte da noi. A partire dai numeri e fino alla carta. Persino la stessa filosofia greca ci è stata tramandata dal mondo arabo.
Perché innanzitutto, come dici tu, li consideriamo inferiori culturalmente e quindi non ci sentiamo vicini a loro, ignorando completamente la loro storia millenaria. Non è che perché noi abbiamo il wi-fi o l’acqua corrente sempre disponibile e loro no siamo superiori. Che poi spesso è stato proprio colpa delle potenze coloniali se molti Paesi al mondo tutt’oggi fanno fatica a rialzarsi.
Eppure, nonostante siamo la generazione figlia di quella che ha creato il Terzo mondo, non ce ne frega nulla. Le migliaia di morti che ha fatto l’ISIS non sono colpa nostra, e nemmeno le migliaia di morti che ha fatto la guerra in Iraq, in Iran o in Siria. Noi non c’entriamo nulla, c’entrano le grandi lobbies, noi siamo solo piccoli cittadini. Peccato che siamo proprio noi che riforniamo queste aziende del denaro. Siamo noi avidi di petrolio. Se non fosse per gli interessi dei “Paesi civilizzati”, quelle nazioni se ne vivrebbero tranquille nei loro luoghi, senza nulla da temere e sarebbero pure ricche, perché le risorse minerarie e soprattutto umane sono enormi.
Ma noi no, non li consideriamo nostri pari. Sono solo dei poveretti lontani da noi. Se muoiono di coronavirus non è colpa nostra, se non hanno degli ospedali adatti non è colpa di chi li sanziona inutilmente. No, perché noi cittadini non facciamo mai nulla.


Soulkitchen, spero vivamente di non essere sembrato scolastico. Di non essere sembrato un professore che corregge un tema di italiano. Se lo sono sembrato, scrivimi nei commenti e chiariremo tutto. Volevo semplicemente porre l’accento sulle tue “grida di libertà” molto forti, che però mi hanno veramente infiammato ieri sera quando le ho lette.
Forse questo è un articolo inutile, forse non creerà il dialogo che spero susciti, ma ne ho veramente sentito il bisogno. Chiunque volesse unirsi alla discussione, è liberissimo di farlo e io sarò più che felice di rispondere.

Un augurio di buona Pasqua soulkitchen.

Federicoz



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