Questo è il secondo articolo dedicato all’analisi potenziale delle squadre della Serie A. Se volete capire meglio di cosa si tratta vi invito ad andare a leggere l’introduzione del mio articolo precedente "Analisi potenziale della Serie A: Atalanta".

Come anticipato nel titolo, oggi parlerò del Bologna, una realtà che considero estremamente ambigua per una serie di motivi che illustrerò successivamente. Ma allo stesso tempo appare ai miei occhi come una società che sa il fatto suo e che crede nei valori più profondi del calcio, come dimostra anche la volontà di mantenere sulla panchina Sinisa Mihajlovic.

Insomma, il Bologna ha una dirigenza forte e presente, che crede fermamente nel futuro calcistico della città e che sta lottando contro tutti, anche contro la burocrazia italiana. Ha anche una tifoseria molto accanita e una squadra di buon livello, che con l’egregio lavoro di Sinisa ha dimostrato di saper giocare un buon calcio. Ma vediamo meglio come potrebbe essere il Bologna in potenza, visto che in atto manca qualcosa.

Buona lettura a tutti!

 

BOLOGNA

Rosa: un argomento molto complicato in casa felsinea, perché guardandola si direbbe che la rosa del Bologna non ha nulla di meno di quella del Cagliari e non è nemmeno troppo più debole di quella dell’Atalanta. Ed è vero, in fondo: guardando i singoli giocatori fino a 3 anni fa, che differenza c’era fra Sansone e Gomez? E fra Soriano e Ilicic? E fra lo stesso Zapata e Santander? Assolutamente nessuna. Erano giocatori molto simili per caratteristiche e resa in campo, solo che Gasperini ha trovato il modo per estrarre da loro anche la più piccola goccia di talento, Mihajlovic no. E quindi i vari Soriano, Sansone e Santander rimangono giocatori mediocri, che non sono ancora riusciti a esprimere il loro talento con costanza.
D’altro canto la rosa felsinea presenta anche dei giovani giocatori molto interessanti, come Barrow, Svanberg, Schouten, Tomiyasu e soprattutto Orsolini, la miglior giovane ala italiana del momento. Giocatori che Mihajlovic è quasi riuscito a far esplodere- Sì, quasi, perché mancano quei top player di esperienza che farebbero maturare questi giovani talenti, facendo fare al Bologna il definitivo salto di qualità.

Società: apparentemente non c’è molto da dire, perché il Bologna è detenuto per il 99.93 percento dal gruppo Saputo, che fa a capo a Joey Saputo, il classico selfmade man italoamericano (in questo caso canadese). O meglio, qua si tratta del figlio di Lino Saputo, che fondò quella che è oggi una multinazionale leader nel settore dei latticini. Quindi la situazione societaria dei felsinei dovrebbe essere più o meno simile a quella di Fiorentina e Roma ed effettivamente è così: per fortuna però Saputo assomiglia di più a Commisso che non a Pallotta, che ha fatto della Lupa una delle boutique più frequentate ed ambite d’Europa. Cosa che invece non è diventata il Bologna, per cui Saputo ha fino ad ora investito 150 milioni di euro in finanziamenti ed aumenti di capitale, dimostrando di tenerci parecchio alla sua squadra: in questi mesi ha anche discusso un nuovo progetto di uno stadio interamente di proprietà del club, che aiuterebbe e non poco la crescita della società. Operazione questa che costerebbe molto tempo e denaro, ma non è questo che preoccupa Saputo. Il vero ostacolo da superare sarà infatti la burocrazia italiana in materia edilizia, che rischia di far saltare i piani del vulcanico canadese (e anche di Commisso).

Passando all’aspetto tecnico, Bigon ha fatto un buonissimo lavoro negli ultimi 4 anni, lasciando partire Verdi, di Francesco e Pulgar solo per cifre coerenti con il loro valore tecnico. Al contempo è riuscito a trattenere giocatori importanti e ne ha acquistati altri di grande prospettiva come Orsolini, Soriano, Sansone, Barrow e Bani. Forse il suo più grande errore è stato l’acquisto di Destro, di cui si era follemente innamorato. Ed effettivamente per i primi due anni era stato pure ricambiato con altrettanta passione (10 milioni di passione!): ma si sa, gli amori più magici hanno spesso una fine tragica. Romeo e Giulietta insegnano, ma Bigon voleva godersi la sua fiamma, da vero romantico del calcio italiano.

 

Situazione attuale: Mihajlovic invece non è mai stato un grande romantico, e non si è fatto troppi problemi a mettere in panchina Destro per far giocare il buon vecchio Palacio o El Ropero Santander, o magari entrambi insieme, affiancati dall’estro nascosto di Sansone e Soriano e dalla fresca esplosività di Orsolini. Insomma, una squadra che, ripeto, non avrebbe assolutamente nulla da invidiare all’Atalanta. Peccato che la costanza non sia una caratteristica fondamentale delle squadre dell’allenatore ex-Milan: anzi, proprio come il mister, il Bologna è una squadra molto sentimentale, il che si traduce in prestazioni e risultati incredibilmente altalenanti. Se un inizio da urlo prometteva benissimo e faceva sognare ai tifosi l’Europa League, la situazione attuale del Bologna riflette ancora meglio il sentimentalismo sfrenato della squadra: un discreto decimo posto garantisce tranquillità ma non soddisfazione e lascia in bocca quel sapore agrodolce tipico della cucina slava. Garantisco io.

Limiti: e qua si comincia un viaggio nell’inconscio (tranquilli guido io) dei giocatori del Bologna, che probabilmente sono tra i più interessanti da psicanalizzare dell’intero panorama europeo. E non sto esagerando. Sì, perché se c’è una squadra che si sottovaluta più di tutte le altre, quella è il Bologna.

Ma perché si attiva questo meccanismo nelle mente dei giocatori della squadra?

Innanzitutto mi sembra giusto fare una premessa, che riprende il discorso fatto prima: Saputo ha investito nel Bologna e continuerà a farlo per assicurare a Mihajlovic (e a chi verrà dopo) una rosa che possa tranquillamente lottare per l’Europa. E sinceramente, lo ripeto per la terza volta, questa squadra potrebbe benissimo farlo, soprattutto grazie alle varie individualità presenti. L’ultimo grande investimento fatto per acquistare Nicolas Dominguez, il miglior prospetto per il centrocampo dell’Albiceleste, lo dimostra ancora una volta: il patron canadese acquista con la testa, non con il cuore, nonostante viva con molti sentimentalismi la vicenda felsinea. E qui è stato un po’ contagiato dal vecchio Sinisa.

Ma allora perché (e finalmente ci siamo) questi giocatori non riescono a dimostrare tutto il loro talento? Per tre motivi, principalmente:

  • Il Bologna ha acquistato ottimi giocatori, che però venivano da pessime esperienze. Gli esempi sono Soriano, Sansone e Destro, che rispettivamente da Villareal e Milan non avevano fatto proprio benissimo. Ciononostante rimanevano buonissimi giocatori, che il Bologna pensava di riportare agli antichi splendori: un’operazione che si poteva tranquillamente fare, se questi non avessero dimostrato più di una volta il loro carattere fragile, che ha impedito a Sinisa di plasmarli come avrebbe preferito. Rimangono buonissimi giocatori, che però potrebbero rendere molto di più se solo alzassero la testa e si rendessero conto dell’enorme talento di cui sono i padroni.

  • Bigon ha investito ingenti somme di denaro nel talent scouting e per portare in squadra alcuni fra i migliori prospetti mondiali nei rispettivi ruoli: Dominguez, Schouten e Svanberg per il centrocampo, Tomiyasu per la difesa e Skov Olsen per l’attacco. Il problema è che questi giocatori sono stranieri e provengono da campionati stranieri. E qua non partirà la predicozza da italianofilo, ma semplicemente un ragionamento logico: giocatori che non hanno mai giocato in Serie A hanno bisogno di tempo per capirla. E non solo: hanno anche bisogno di una guida che li guidi in questa selva selvaggia, aspra e forte che è il campionato italiano. Il problema è che il Bologna questa guida (o meglio, queste guide) non la ha. Sì, ha Danilo e Palacio, che però sono sempre stati giocatori abbastanza silenziosi e in parte incapaci di essere dei leader, nonostante dispongano di un bagaglio di esperienze che è fra i più ampi della Serie A.

    Come se nella Divina Commedia Dante si fosse ritrovato non con Virgilio ma con Curzio Rufo, che non sappiamo nemmeno collocare su una linea del tempo. Cosa sarebbe successo? Beh, sarebbe stato sbranato vivo dalla lupa davanti all’inerme latino, che avrebbe solamente abbassato la testa in segno di lutto. Una metafora un po’ cruda, che però fa capire bene quella che è la situazione del Bologna che si ripete in quasi ogni partita di campionato, perché i giovani non sono ancora abituati a mantenere la concentrazione assoluta per tutti i novanta minuti ma i presunti leader non sono in grado di svegliarli. Per questo Bigon, Saputo e Mihajlovic, perfettamente consci di questa situazione, hanno insistito parecchio per l’arrivo di Zlatan Ibrahimovic, che potenzialmente rischiava di trasformare il triste Bologna nella bomba Bologna. E non sto esagerando, vero dio Ibra?

  • Il terzo e più importante limite del Bologna è lo stesso Bologna. O meglio, l’aria che si respira a Bologna, la società, la situazione attuale e quella passata. Quella futura, per fortuna, è tutta da scrivere e la tratterò nella parte “Possibilità”.

    Mi spiego meglio: i giocatori del Bologna sono perfettamente consci di giocare per una società dalla grande storia, e l’hanno sempre onorata. E sempre la onoreranno, ovviamente. Infatti il problema non è la nomea che ha la società all’estero, quanto quella che ha in Italia, dove è considerata una delle squadre più tristi ed anonime. Questo perché ogni anno sembra sul punto di esplodere, ma dopo 10 partite si spegne e sprofonda in una triste malinconia che inghiotte qualsiasi cosa: allenatori, tifosi e soprattutto giocatori. Sì, perché se un giovane calciatore in rampa di lancio gioca in una società che ogni anno sembra dargli l’opportunità per brillare ma poi sprofonda, lo stesso giocatore si sente preso da una strana malinconia, che non solo pervade la sua anima, ma il suo stesso talento e lo offusca, rendendolo inesprimibile. Quasi ogni giocatore (esclusi i grandi egotisti del calcio) si rispecchia in quella che è la squadra: Berardi gioca nel Sassuolo ed è un giocatore altalenante ed esplosivo; Handanovic gioca nell’Inter ed è un giocatore sicuro e silenzioso. Questo accade con quasi tutti i giocatori che transitano a Bologna, inclusi i due casi che ho citato nei due precedenti punti: un giovane che manca di esperienza e di un leader, che in più gioca in una società in cui si respira aria di mediocrità, si convince di essere mediocre e di meritate la mediocrità, e di conseguenza gioca in modo mediocre (mediocremente non è pronunciabile, per favore!). Un giocatore di esperienza che non ha mai dimostrato grande talento, invece, continua ad essere quel tipo di giocatore, senza alcuno stimolo esterno. Un grande giocatore, invece, cerca di combattere lo stesso o almeno lo fa per il primo periodo, cercando di sconfiggere quell’aria di mediocrità che permea le anime dei compagni: questo è il caso di Barrow e Orsolini, i due giocatori più interessanti di tutto il Bologna, che non ho citato appositamente nel primo punto, perché loro hanno esperienza nelle Serie A, ma non abbastanza da sentirsi mediocri nel Bologna. Inoltre va detto che Orsolini è un fenomeno assoluto ed è probabilmente il colpo migliore della gestione Bigon: grande tecnica, grande atletismo e grande mentalità lo rendono la migliore ala del calcio italiano, posizionandolo persino sopra Chiesa. Eppure il suo valore non è schizzato alle stelle, perché il Bologna è una società triste, senza visibilità ne aspettative. Purtroppo.

 

Possibilità: che il Bologna possa fare molto meglio di quello che sta facendo, è cosa che si ripete ogni stagione. E ogni stagione si dice ai tristi e rassegnati tifosi felsinei “L’anno prossimo andrà meglio”. E ogni anno bisogna portarli fuori a bere, per cercare di dimenticare l’anno appena passato. Peccato che nemmeno questo funzioni, perché in vino veritas. E si finisce per consolarli con vuote parole, che non fanno altro che rattristirli ulteriormente. Insomma, tale società, tali giocatori e tali tifosi. Ed è un vero peccato, perché il Bologna è una squadra veramente forte, in potenza. In atto è una mediocre realtà che rischia di dover passare un altro anno nell’anonimato. Per fortuna che è una delle poche squadre che ha una potenzialità, che ha bisogno del giusto stimolo per essere espressa: e questo giusto stimolo è un giocatore di carisma, esperienza e qualità. Un pezzo da 90 non facile da trovare, soprattutto per le tutto sommato modeste casse di Saputo, che sì vuole investire, ma di sicuro non vuole dare fondo al suo patrimonio per un business che rimane secondario.

Ma anche se questo leader non dovesse arrivare, il Bologna rimane una squadra da temere: la tecnica non manca, la corsa nemmeno e sulla mentalità si può lavorare. Mihajlovic è la persona giusta per guidare questo gruppo fino alla completa maturazione, ma purtroppo (e mi duole il cuore a dirlo) dovrà mettersi da parte quando si parlerà di risultati: un nuovo Gasperini sarebbe la soluzione perfetta, perché permetterebbe alla squadra di valorizzarsi e soprattutto darebbe una svolta decisiva all’ambiente, che è la nube che copre il talento dei giocatori.

Orsolini, Barrow e Dominguez sono tre acquisti che in futuro potrebbero fruttare plusvalenze veramente importanti, che però a Saputo non interessano: infatti l’imprenditore canadese vuole il bene della squadra, vuole creare un ambiente sano dopo anni malati. Ma non sarà facile e avrà bisogno di un importante aiuto sul campo, dal quale dovranno arrivare risultati di alto livello.

E così finalmente il Bologna rinascerà e dimostrerà a tutti che l’Atalanta non è un caso unico nel calcio italiano. In quel momento, tutti ci renderemo conto di che squadra meravigliosamente giovane e romantica sia il Bologna. E quel momento potrebbe essere tremendamente vicino. Cari tifosi, sognare non costa nulla. E i bergamaschi lo sanno benissimo.

 

Voto situazione attuale vs potenziale: 5

 

Federicoz