Il manuale del perfetto autolesionista”. Pare questa la strada che ha intrapreso ultimamente il mondo del calcio. Mi auguravo di non dover trattare più certe tematiche ma, visto quanto sta accadendo, credo di dover scrivere due parole. La scelta della serie B di sospendere il campionato, rinviando i turni del 26 dicembre e del successivo 29, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il pallone è di nuovo in crisi e sembra davvero assurdo. O meglio, non mi stupisce che si viva un momento di difficoltà. A stordirmi è il fatto che pare di essere tornati al febbraio 2020, prima che il Governo Conte optasse per una decisione drastica bloccando tutto. “Ci sono cascato di nuovo” dice il cantante Achille Lauro. Ecco, la situazione è più o meno la medesima con dirigenti che dibattono decidendo se spostare o meno dei turni del torneo guardando, scusate, ma al loro orticello. Durante la prima fase della pandemia, il problema era l’impossibilità di avere il pubblico sugli spalti con la vana illusione che lo si sarebbe recuperato da lì a poche settimane. Infatti… Le persone non sono più andate allo stadio per un anno e mezzo. Oggi, invece, si crede che 15 giorni possano modificare uno status che vede circa 8 società colpite dal virus e, stando al Presidente di Lega Balata, dalla variante Omicron. Possibile che non si sia imparato nulla? Temo vivamente che, trascorso tale lasso temporale, saremo ancora da capo o comunque, se si riprenderà grazie alle quarantene forzate, quanto impiegherà lo sgradito ospite per rientrare prepotentemente nella cadetteria? Poco, molto poco! I casi sono due: o sono pienamente consapevoli che qualcosa è andato storto e sono convinti che la situazione sia rimediabile in futuro oppure si avviano verso una clamorosa beffa.

Il mondo è al contrario. Un anno fa “l’unica” attività che funzionava era quella sportiva d’élite. Oggi, invece, sembra subire i maggiori rischi di blocco. Perché? Beh… Innanzitutto in quanto a comunicarlo è la realtà e chi meglio di essa può fotografare i fatti! La serie B si è fermata. La Premier League, invece, prosegue a denti stretti. In una situazione molto peggiore della nostra, gli inglesi hanno deciso di non arrendersi un’altra volta, ma stanno barcollando. Il punto è che non sono più i Governi a limitare il mondo dello sport professionistico come nel 2020. Adesso a farlo è direttamente il virus o la sua gestione da parte delle Autorità Locali, che in Italia assumono il nome di Asl, o dei dirigenti medesimi. Il Presidente della Figc, Gravina, è stato molto chiaro e ha affermato che ora, anche con uno o due casi, sta notando una grande rigidità da parte degli enti territoriali. Questa è probabilmente dovuta alla curva del contagio a cui aggiungerei pure la presenza della variante Omicron ancora troppo sconosciuta. Il numero uno del calcio nostrano è sempre stato un grande ottimista e tale sua facoltà, insieme a immense capacità, lo hanno condotto a un’ottima gestione della situazione. Stavolta, però, temo che il suo pensiero positivo lo abbia portato a un abbaglio. Ritiene che, con due settimane di blocco dei campionati e delle scuole, la curva del contagio possa subire un duro colpo. Sono franco. Non penso sarà così. Ci spero tanto, ma sono parecchio dubbioso. Il motivo è molto semplice. Non siamo in un vero e proprio lockdown. E’ semplicemente ciò che accade tutti gli anni durante le vacanze natalizie con qualche regola in più. Le persone mangeranno nei ristoranti, berranno aperitivi nei bar e si troveranno all’interno delle loro abitazioni. Lo faranno con le dovute precauzioni. Questo è sicuro. Ma è altrettanto certo che, bando alle ciance, non sarà così in tutti i casi. Mi diventa molto difficoltoso pensare che, in un lasso temporale tanto breve, i dati si abbatteranno. Insomma, 365 giorni fa avevamo un confinamento rigido con il coprifuoco e qualsiasi attività bloccata. Sono convinto che l’attuale Governo abbia ormai intrapreso una direzione: quella delle aperture. Si viaggia con il noto “rischio calcolato” e visto che, grazie al vaccino, le ospedalizzazioni risultano maggiormente controllate, non si vivono i periodi bui del passato. Non sono “no vax” o “pro vax”. Questa categorizzazione mi piace anche poco, ma devo descrivere dettagliatamente la realtà e affermare che il siero sta tracciando la direzione sperata. Forse non donerà la durata della protezione che ci si sarebbe attesi, ma a forza di colpi di booster, pare che la questione sia maggiormente gestibile. E’ questa la differenza con l’estero che, invece, deve appellarsi ancora spesso al confinamento? E’ naturale che i calciatori vivono nella società civile. Tale principio è ancor più valido durante le vacanze natalizie dove hanno meno impegni professionali. Il ritorno agli allenamenti, in termini di contagio, rischia di essere un vero e proprio incubo.

Insomma, il lockdown toglie e il lockdown dà. Nel 2020 ha stoppato il pallone rischiando di mandarlo in malora. Nel 2021, invece, gli ha permesso di proseguire. E’ molto semplice. I giocatori sono esseri umani. Se vivono in una realtà ferma, paralizzata, è difficile che vengano colpiti dal virus. Se, invece, si muovono all’interno di un mondo che funziona quasi normalmente, diventano un bersaglio molto più comodo. Cosa accadrà quindi? Francamente, dopo quanto successo in serie B, le sensazioni sono molto brutte. L’esperienza mi conduce a pensare che la massima categoria subirà la stessa sorte. Come può sfuggire al contagio! Con i numeri attuali è difficile pensarlo. Allo stesso tempo mi rendo conto che immaginarsi un rinvio in stile cadetteria non sarebbe soltanto utopistico, ma autentica follia. Se fino a una ventina di dì fa si pensava a come spostare un turno per consentire alla nazionale di Mancini di ritrovarsi un pochino prima e giungere più rodata al playoff mondiale faticando a garantire tale chance per il calendario intasato, come si può immaginare addirittura di interrompersi per un periodo più lungo? Questo potrebbe essere concepibile soltanto se tutti i principali campionati europei si adattassero, sulla falsariga del 2020, con una stagione da riscrivere di nuovo completamente. In effetti anche altrove la situazione non è delle più rosee. La prossima estate non ci sarà l’Europeo e la Nations League, lo si dica apertamente, non è proprio il trofeo più apprezzato della storia. E’ chiaro che un eventuale annullamento non provocherebbe pianti e stridori di denti alla stregua di altre situazioni, ma comporterebbe comunque perdite economiche e scioglimenti contrattuali. Non si può dimenticare, poi, che il 2022-2023 inizierà un tantino prima per via del Mondiale Invernale. Capite bene, in ogni caso, che pensare a un nuovo lockdown del calcio è un’assurdità! In sostanza, la situazione è migliore. In Italia, il Governo non chiude, anzi fornisce nuove modalità per lasciare gli impianti aperti al pubblico con il 75percento della capienza, e il pallone si auto impone uno stop. Mhhh… Roba da matti.

Urge, però, trovare una soluzione, una via d’uscita dalla situazione attuale. Questa non può essere né una vigile attesa, né la speranza che si addivenga a un confinamento altrui per campare. Della serie: “Mors tua, vita mea”. No, non vale. Guardando all’estero, come detto, si nota che la condizione non è delle migliori con la Premier League a un passo dal baratro. Non vi sono, quindi, possibilità di “fare i copioni”. Sicuramente il rafforzamento della campagna vaccinale agevola, ma è chiaro che il siero non salva dal contagio. Ora non si sta operando un discorso legato alla tutela delle vite umane, quindi, posso permettermi di affermare che la completa panacea, per il pallone, non può giungere da quella sostanza. Un altro strumento sarebbe quello delle bolle. Fattibile? No! Non si deve costringere delle persone ad abbandonare le famiglie e chiudersi tra loro per un periodo di tempo indefinito che potrebbe durare anche 5 mesi. E’ inammissibile. Guadagneranno anche cifre esorbitanti, ma restano esseri umani liberi, non carcerati d’oro. E quindi? E’ molto difficile! Innanzitutto occorre risolvere il dilemma legato alle Asl perché se le Autorità Locali fermano con una frequenza insostenibile e per uno o due casi, la situazione diventa impossibile. Il prosieguo del campionato sarebbe infattibile. Sotto questo punto di vista sono rimasto molto stupito dalla tranquillità di Gravina. L’ho sempre notato molto combattivo e volenteroso nel risolvere gli inghippi. In tale occasione ha sostenuto che non può fare molto. Mi è parso piuttosto arrendevole, quasi esausto. Serve un dialogo. E’ necessaria una soluzione consona. Si è studiato qualcosa che poi non è mai andato in porto perché, sembra, arenatosi di fronte alla riduzione della pandemia. E’ assolutamente indispensabile, inoltre, che le squadre facciano di tutto per rispettare al minimo dettaglio i protocolli senza trasgressione alcuna. Questo sarebbe utile sia in ottica di convincimento delle Ats rispetto ai tamponi negativi e alla loro chance di utilizzare la quarantena soft, sia riguardo la minore possibilità di contrarre il virus. Urge, poi, ahimè entrare nella sfera privata e qui debbono essere abili i calciatori. Se prima li ho “giustificati” di fronte all’esagerazione di chiudersi in bolla, non posso esimermi dal dichiarare che sono costretti ad avere una vita morigerata persino superiore alle attenzioni di un normale cittadino. E’ orribile da sostenere, ma è così. Un individuo positivo al covid rischia di bloccare una classe o un’azienda. Un atleta, invece, può mandare a monte l’intera serie A e questa volta il contraccolpo potrebbe essere definitivo.

Mi trovo, quindi, in una situazione di vera difficoltà in cui diventa complicato comprendere cosa potrebbe riservare il futuro. Da un lato capisco che, data la situazione pandemica a cui rischiano concretamente di essere sottoposte le compagini e visto l’interventismo delle Asl, uniti all’arrendevolezza dei leader del pallone, il calcio italico corre davvero il pericolo di un secondo stop. Dall’altra parte, però, mi accorgo che pensarvi è assurdo in quanto rischierebbe di distruggere definitivamente il movimento che è proseguito in momenti epidemici peggiori. Questo, tra l’altro, con un Governo che sta veramente coadiuvando tale disciplina. Basti osservare le recenti agevolazioni fiscali per il mondo sportivo e le concessioni relative al pubblico che sono quasi sempre andate nella direzione richiesta. Sarebbe un paradosso, poi, vedere lo sport amatoriale continuare perché meno testato e quello d’élite, vero trascinatore della filiera, bloccato. Ciò a meno che non ci si trovi di fronte a un periodo di enorme indecisione simile ai primi istanti d’emergenza. Questi condussero, poi, alla chiusura di tutto. Noto molte similitudini, ma sono convinto che due anni di esperienza abbiano insegnato. Una soluzione per proseguire la vita e il pallone si troverà anche perché, come afferma la Dottoressa Capua a SkyTg24, il covid sarà coinquilino per anni. Bisogna saperci convivere.
Auguro a Tutti un sereno Natale!