Mi auguravo che non accadesse, ma temevo di illudermi. E infatti… Le immagini di sabato scorso sono qualcosa di assolutamente orribile che chiude il cuore in una morsa. Fanno paura. Quel punto di non ritorno sociale rischia sempre più di concretizzarsi e occorre evitarlo in ogni modo. Dopo la pandemia non ci si può permettere la battaglia anche perché l’emergenza si trova oggi ad affrontare problematiche facilmente intuibili nel recente passato. Mi riferisco alla povertà e alla stanchezza psichica procurate dal virus. Amplificare questi problemi con altri, sarebbe assurdamente devastante. Avete presente la pallina che corre su un piano inclinato diventando sempre più veloce? Bisogna mettere una barra. Serve un muro che stoppi la biglia perché, se raggiunge terra, avrà la potenza di una bomba e ciò non deve accadere.

Chi ha dato il primo “cricco”? Con colpa, nessuno, a meno che non si dovesse scoprire in futuro che il coronavirus è stato creato ad hoc per recare danno, cosa al momento impossibile da sostenere. Vi sono stati, però, degli eventi involontari che hanno velocizzato la spinta. Una gestione non idilliaca della situazione che conduce ora a conseguenze molto importanti. Il riferimento è a certe espressioni di componenti del mondo scientifico. Tutti avranno notato il periodo di difficoltà attraversato da alcuni dottori. Non mi riferisco ai diverbi tra loro. Sottolineo che, non essendo una disciplina divina, la scienza non può essere sicura al 100percento. Ciò implica che al suo interno coesistano, come in una qualsiasi altra materia con la detta prerogativa, correnti di pensiero diverse. È giusto che ogni studioso si esprima anche in contrasto con altri. È l’essenza del principio di libertà. Spetta al singolo destinatario decidere a chi e cosa credere. Il punto, quindi, è un altro. Non si può incolpare un individuo di avere una propria idea. Si devono, invece, sottolineare marchiani errori di valutazione. Se alcuni esponenti di tale dottrina non avessero rimarcato con forza e sicurezza che questa emergenza non avrebbe mai raggiunto le nostre latitudini, forse, ora tutta la disciplina godrebbe di un tasso diverso di credibilità. Lo stesso vale, per esempio, per la questione delle mascherine. Molti ricorderanno le indecisioni mostrate anche mediaticamente durante il primo lockdown. Il punto è sempre il medesimo. Se Tizio è consapevole della fallibilità altrui, può pure concepire l’errore ma, se non lo è, il problema diventa grave. Si ponga, per esempio, il credente. Se, all’improvviso, avesse la dimostrazione concreta che un santo ha errato, come reagirebbe? Si troverebbe spaesato e, probabilmente, perderebbe la fede. Per alcuni è capitato esattamente questo. Altri, invece, hanno soltanto notato il caos e pensato che, forse, questo virus non è chiaro nemmeno per le autorità. Hanno perduto, quindi, la fiducia, ma solo riguardo a un argomento. A ciò si aggiunga il “terrorismo mediatico” provocato sempre da alcuni addetti. Può essere stato utile in quanto il covid è una terribile malattia e la paura ha comportato in tanti un corretto atteggiamento, ma penso che convincere le persone tramite tale stratagemma non torni troppo efficacie in termini di credibilità futura. L’errore di comunicazione di alcuni scienziati ha provocato una perdita di attendibilità nel sistema e questo è un primo tassello del puzzle.

Il resto lo hanno portato avanti alcune decisioni politiche. Mi riferisco, ancora una volta, al primo periodo. Certi Governi, anche quello italiano, percorsero una via, a mio avviso, troppo rigida. Loro diedero ascolto solo ed esclusivamente al problema sanitario non concependo quelli che avrebbero potuto essere i drammi psicologici, economici e sociali. Questo comportò alcune conseguenze. La prima fu il pedissequo rispetto di ogni indicazione provenisse dal mondo scientifico. Qualcuno, giustamente, sosterrà: “Vero, ma chi bisognava seguire altrimenti? Era un dilemma sanitario ed era giusto rivolgersi ai competenti”. Non posso controbattere alcunché. È una nitida realtà. Ma c’è un ostacolo. Gran parte di tali saggi aveva appena errato clamorosamente un pronostico. Della serie: “Vince la squadra A in carrozza”. In realtà, perde 4-0. È logico e naturale che, di fronte a un popolo non esperto, non sempre in grado di discernere o comprendere, la generalizzazione è dietro l’angolo. È un pericolo troppo potente. Così questa rigorosa compiacenza di chi aveva un ruolo puramente consultivo, e che aveva appena “toppato clamorosamente”, era impossibile fosse ben accetta da tutti. La pallina accelera la sua discesa.

La seconda conseguenza è relativa alla mancata considerazione di altre problematiche che, comunque, rischiano di non essere meno importanti di quella sanitaria. La salute non è soltanto un concetto fisico. “Mens sana in corpore sano” dicevano i latini. È necessario considerare un aspetto economico, psicologico e sociale che forma un tutt’uno con l’altro. Ci si è trovati di fronte a un bag. Ma la vita è piena di certe situazioni. Si tratta di essere in grado di gestirle. Per me, ogni estremismo è sempre potenzialmente molto pericoloso quindi errato. Quando la coperta è corta, bisogna salvare le parti più importanti delle persone che dovrebbe avvolgere. Assecondandone soltanto una, l’altra muore e, se la prima vuole tanto bene alla seconda, la sua esistenza sarà compromessa. Mi viene in mente il film Titanic. Ma non c’era proprio un minimo spazio per Jack su quel relitto che ha salvato Rose? Si è avuta, quindi, una miriade di effetti. Da un lato si sono incattiviti gli animi di molti non convinti della bontà della soluzione, ma costretti in casa quasi come fossero agli arresti domiciliari. Vorrei ricordare che si discuteva sui runner cioè persone che correvano in uno spazio aperto. Comprendo bene che, se tutti si fossero messi a fare jogging nel centro di una città, il rischio di assembramento sarebbe stato troppo forte. Tuttavia, da lì a potersi muovere soltanto con 200 metri di distanza dal domicilio, mi pare si sarebbe potuta trovare una soluzione intermedia. Questo, quantomeno, in zone non troppo densamente popolate. Il rovescio della medaglia era che, proprio in certi luoghi, magari qualcuno si è trovato rinchiuso, per due mesi, in un monolocale. Situazioni che, già a distanza di un anno e mezzo, paiono ai limiti dell’assurdo. Ciò potrebbe anche avere indispettito nei confronti di chi era visto come il suggeritore della situazione oppure il beneficiario. Ripeto, occorre sempre considerare con chi si ha a che fare. Una massa indistinta non è equiparabile a un gruppo ristretto di persone consapevoli e che, se pienamente convinte sia per il loro bene, potrebbero pure accettare una soluzione estrema. A ciò si aggiunge un Premier parecchio presenzialista che era molto spesso davanti alle telecamere a indicare la via come fosse un professore con gli alunni. Tale atteggiamento, forse frutto della comunicazione guidata da Casalino o, magari, scelta diretta di Conte, ha avuto un doppio risultato. Chi ama oratori di tale genere si è avvicinato, ma altri si sono sentiti annichiliti da costanti paternali eseguite da un’autorità: “Deve decidere, non insegnare”. Penso che sia corretto motivare le scelte, ma con un atteggiamento meno impegnativo. Come se non bastasse, buona parte della politica ha mostrato avversione. E ci sta! Perbacco! Sarebbe stato molto più controproducente non avere un’opposizione. Ciò, infatti, avrebbe provocato in chi nutriva un’idea diversa un senso di accerchiamento e, se già così qualcuno ha parlato di dittatura, non oso immaginare se fosse andata altrimenti. A volte, però, la “battaglia” è stata con toni molto aspri. Certe situazioni rischiano di dividere il popolo come le troppe immagini di violenza tra cittadini e Forze dell’Ordine postate sui social che, sicuramente, non facevano il paio con i tanti incontri positivi avvenuti tra le parti e mai mostrati in quanto non in grado di acchiappare l’utente. La pallina accelera.

Già durante il secondo lockdown si sono viste scene di protesta estrema e con matrice violenta. Prima il Governo Conte, poi quello guidato da Draghi hanno reagito in maniera piuttosto similmente positiva. Si è avuto un maggiore equilibrio. Non voglio di certo accusare l’ex Primo Ministro. Spesso si giustificano alcune decisioni sostenendo che fosse una situazione mai provata prima. Non può esservi realtà più vera. Lo stesso vale per il pugliese. Anche lui, in un certo senso, mancava di esperienza. Non era un politico navigato. Se si guarda al suo successore, probabilmente, la gestione è stata più semplice. Anche se non direttamente in quella disciplina, l’umbro aveva già ricoperto ruoli fondamentali durante crisi immense: “Wathever It takes” può ricordare qualcosa. A ciò si aggiunga il fatto che, come più volte specificato, ci si trova di fronte a una massa indistinta. Mediaticamente, il curriculum ha un valore devastante. Per l’attuale Presidente del Consiglio è stato parecchio utile, ma non sufficiente. Come si può notare, non esiste persona al mondo che raggiunga tutti. Ed è giusto che sia così. Non vorrei mai un globo unito in un’unica direzione. In quel caso, sì! si rischierebbero davvero le dittature purtroppo già vissute in passato.

Sui social vedo sovente una foto di una donna che, durante l’epidemia napoletana di colera di qualche decennio fa, chiedeva il vaccino. Questa chiaramente stride con le proteste no vax o no greenpass. Sono assolutamente convinto che quella persona fosse dalla parte del vero. Tuttavia, come essere convincenti? È una domanda molto difficile. Andrò controcorrente, ma credo lo si possa fare con maggiore libertà di discernimento. Quest’ultima versione, il “Super Pass Verde”, è parecchio forzata tanto da essere vista da molti come un obbligo indiretto. Forse, andrebbe leggermente riveduta. In che modo? Un esempio potrebbe essere rappresentato dai tamponi gratuiti. Il ragionamento per cui qualcuno sostiene che non si possa pagare per lavorare è di una portata assolutamente dirompente. Se non ci si sofferma sul semplice slogan, ma si pensa pienamente al contenuto, si comprende la potenza della frase. I risultati non si ottengono con il rigore estremo, ma con la scelta consapevole dell’altro. Chiunque desidera che il vaccino sconfigga definitivamente il virus ed è quella la strada da perseguire, ma è necessaria una comunicazione, anche scientifica, improntata su dimostrazioni concrete della bontà del siero in quanto ritengo che così sia realmente. La gente non è ignorante. Ormai molti interlocutori comprenderebbero tramite numeri, grafici e dati. Sono spesso presentati, ma non hanno abbastanza risalto in quanto ci si perde in discussioni di altro genere che sovente risultano inefficacemente di circostanza. “Il vaccino è un dovere civico e morale”. Purtroppo, ho sentito simili diciture anche dal Presidente della Repubblica. Non è micca il voto! Ma che frase è? Non ci si nasconda dietro un dito. L’uomo è egoista per istinto di sopravvivenza. Se non si convince che quella puntura è utile per lui, se ne frega della comunità. A volte ho come l’impressione che le istituzioni credano ancora di essere in un passato ormai remoto in cui era sufficiente l’invito dell’autorità tramite una frase a effetto per essere trascinatori. Oggi, non è più così. Ed è un bene! Significa che l’istruzione ha raggiunto livelli importanti.

Sabato, purtroppo, è accaduto che in una pacifica manifestazione di dissenso verso una scelta politica, qualche estremista si sia intrufolato con l’intento di creare confusione e degenerare. C’è chi ha accusato una parte politica di aver incentivato, chiaramente in maniera involontaria, tale procedimento. Non penso sia il momento di originare determinate allusioni. Ci sarà chi sostiene che questo pezzo è proprio su quella falsariga. In realtà, vorrei fare notare che ho parlato di scelte di un passato ormai fortunatamente dimenticato. Con il riferimento alla dea bendata non intendo alludere al Governo Conte, ma alle tristi morti del buio periodo primaverile del 2020. Per rafforzare il concetto ribadisco il plauso, all’ex Premier e quello attuale, di aver presto raggiunto un accettabile equilibrio. Ho pure giustificato il pugliese trattando dell’inesperienza con cui ha dovuto affrontare qualcosa di terribilmente nuovo per tutti. La mia analisi non è diretta a una singola fazione, ma ho contemplato tutta la politica mettendo nel calderone anche altri Governi esteri. Oggi, invece, gli attacchi sono ben mirati, circoscritti e attuali: Salvini, Meloni e, per risposta, Lamorgese. Penso creino solo maggiori divisioni. Queste rischiano poi di sfociare nel malcontento. Ritengo sia il momento di abbassare i toni. Credo sia giusto non nascondere il proprio pensiero davanti al popolo ma, a volte, ho la costante impressione di trovarmi in campagna elettorale. Siamo passati dal covid che, anche se Draghi giustamente fa notare di trovarsi sulla buona strada, deve essere ancora sconfitto, al disagio sociale. Insomma, l’emergenza è ancora piena. La difficoltà delle persone nel trovare un posto di lavoro è disarmante e resta spesso nascosta da altre questioni. Ed è soltanto un esempio. Il tempo per la battaglia politica non mancherà. Prima, però, serve uscire dall’attuale catastrofe sotto tutti i punti di vista.