E’ presto? No, di più. Trarre bilanci adesso sarebbe assurdo così come errato. Siamo all’inizio di ottobre e normalmente le stagioni si decidono in primavera. E’ una fase embrionale. Ma, durante la sosta per le nazionali, si può già tracciare una prima linea a chiusura di qualche ragionamento. E’ stato un mese intenso in cui le squadre hanno mostrato le prime immagini di ciò che potrebbe essere la loro vita. Sono come i classici esami pre parto. Qualcuno spara sentenze. Credo, tuttavia, sia assolutamente improbabile. Sarebbe come dire che il bambino della materna diventerà un uomo con un grande fisico o una magnifica donna. A quel punto della vita non si può sostenere se il futuro del fanciullo sarà quello di essere un letterato, un matematico o avere un approccio totalmente differente. E’ chiaro, però, che qualcosa potrebbe intuirsi. Ci sono piccoli segnali che la persona molto attenta recepisce. Si può pensare, per esempio, ai genitori. Solitamente la genetica non mente. Se la mamma e il papà superano il metro e novanta, è difficile che il figlio risulterà essere basso di statura. Ecco, qualche addetto e appassionato esperto riuscirà a sfruttare tali dettagli per fotografare il momento delle squadre e proiettarlo sul futuro.

Analizzando la graduatoria della Serie A, partirei dal basso per scalare fino alla prima posizione. L’ultima piazza è occupata dal Cagliari. I sardi non ingranano proprio ed è da qualche stagione che faticano come non mai. Eppure la rosa è importante. Giocatori come Godin, Caceres, Strootman sono uniti a giovani interessanti come Zappa, Bellanova e Oliva. A questi si aggiungono elementi di talento quali Cragno, Joao Pedro e Nandez. Insomma, è una situazione realmente inspiegabile. Giulini ha già modificato la guida tecnica esonerando Semplici e chiamando Mazzarri. L’idea non mi alletta. Il problema non è Walter. Il ragionamento è che l’ex allenatore rappresentava una garanzia ed è l’uomo a cui i Quattro Mori si erano aggrappati dopo il periodo nefasto targato Di Francesco. Tre punti in 7 gare sono un bottino molto scarno, ma è soltanto l’inizio. Una compagine di una simile caratura difficilmente retrocederà. Troveranno il bandolo della matassa. Una lunghezza più avanti si trova lo Spezia. Thiago Motta pare sulla graticola. L’avvio di annata non è stato dei migliori con una vittoria, un pareggio e 5 sconfitte. Il calendario, però, non è risultato propriamente benevolo. Questo è un fattore da tenere in ampia considerazione perché è logico che se, in una manciata di turni, si sono affrontate più big, il discorso si complica. Mai come nell’ultimo periodo, infatti, le differenze tra i top club e le “piccole” pare evidente. I liguri se la sono vista con Lazio, Juve e Milan. Non è propriamente una passeggiata di salute e, in quei match, hanno raccolto zero punti. Se la partita in casa dei biancocelesti ha rappresentato un’ecatombe, finendo 6-1, al “Picco” con bianconeri e Diavolo, la sinfonia è stata diversa. Le grandi hanno sofferto parecchio. Alla fine, però, hanno ottenuto il risultato. La rosa non è delle più competitive e l’allenatore non è troppo esperto. Questo mix potrebbe essere letale, ma pure un eventuale cambio di guida rischia di essere inutile per uscire dalla tempesta della retrocessione. Il poker patito sul terreno della diretta concorrente, Verona, ha un sapore molto amaro. La Salernitana vanta la medesima quantità di punti, ma prospettive totalmente differenti. Non è che la squadra sia esageratamente migliore. Tuttavia si respira un’aria diversa. I campani sono partiti come peggio non avrebbero potuto. Il primo punto è giunto alla quinta giornata contro l’Hellas. Poi si è avuta la dignitosa sconfitta di Reggio Emilia con il Sassuolo e, infine, il primo hurrà nello scontro diretto avverso il Genoa. La compagine è molto fisica e concreta. A ciò aggiunge il carisma di un uomo come Ribery. Castori è un allenatore molto pratico. “Si può fare” diceva un film di qualche anno fa. E il Venezia? Ha 5 lunghezze. Mi sta stupendo. Fornisce l’idea di una squadra che tiene botta. Galleggia e non affonda. D’altra parte, in Laguna, sono marinai navigati. I tanti cambi effettuati per affrontare la massima categoria, per ora, stanno conducendo al risultato sperato. Il calendario, però, è stato parecchio benevolo e, al di là dello scontro diretto vinto contro l’Empoli, pesa la sconfitta interna con lo Spezia. Il Genoa chiude il gruppetto di quelle che hanno mostrato maggiori difficoltà. La situazione del Grifone è da tenere ampiamente sotto controllo. Le sirene di allarme sono accese e suonano ad alto volume. La rosa è piuttosto competitiva, ma non devastante. I cambiamenti societari, invece, potrebbero allontanare un tantino la concentrazione dal campo. Lo storico patron Preziosi non sarà più il proprietario. Attenzione perché tali modifiche in corso d’opera rappresentano sovente una problematica. Le forze per salvarsi ci sono, ma la coperta è corta.

Risalendo si trova la Sampdoria. I blucerchiati hanno 6 punti. E’ uno in più dei cugini. Mi direte: “Che differenza c’è?”. A livello matematico, nessuna. Ma se si guarda il resto sono parecchie. La squadra di D’Aversa ha già affrontato Milan, Inter, Napoli e Juventus racimolando una lunghezza. Le altre 5 derivano dal pareggio interno con l’Udinese, dal netto 3-0 al “Castellani” contro l’Empoli e dallo 0-0 in casa del Sassuolo. Difficile domandare di più. Se penso ai liguri, immagino una classifica nettamente “falsata” dal calendario. I valori della rosa sono superiori ed emergeranno. Lo stesso discorso deve essere elaborato per il Sassuolo che ha 7 punti. I neroverdi hanno perso immeritatamente contro Roma e Inter mettendo in grave difficoltà pure l’Atalanta. Contro le 3 big sono arrivate zero lunghezze, ma si parla di una compagine che ha raccolto molto meno del seminato. Ha steccato clamorosamente solo un match. Il riferimento è alla sfida interna con il Toro. Se la Doria ha tagliato il cordone ombelicale da Ranieri scegliendo un tecnico simile come D’Aversa, lo stesso vale per la compagine modenese che ha sostituito De Zerbi con Dionisi. E’ chiaro che tali adattamenti richiedono tempo, ma mi sentirei di escludere che rimangano impelagate nelle “banlieue” della classifica.

E sopra? L’udinese ha 8 punti. Negli ultimi anni i bianconeri sono stati nell’anonimato del cuore della classifica, ma sempre con il pensiero rivolto più al basso che all’alto. Sarà la prima annata in cui sollevare lo sguardo? I primi turni dicono di sì. Il pareggio con la Juve e la sconfitta all’Olimpico contro la Roma sono la fotografia di una compagine che può fare un passo in avanti. L’1-0 interno patito dalla Fiorentina e la batosta subita con il Napoli consentono di capire che gli antichi sogni europei sono praticamente impossibili, ma il passo in avanti c’è. Silvestri, Strynger Larsen, Pereyra, Deulofeu, Molina e la guida Gotti dimostrano che la rosa è competitiva. L’Hellas? Stesse lunghezze dei friulani. Non me ne voglia Di Francesco, ma l’idea di esonerarlo potrebbe essere stata la strategia giusta. C’è poco da fare. Dopo i successi oltremisura con Sassuolo e Roma, l’abruzzese non ne ha centrata una. Questo è un problema per la sua carriera futura. Con Tudor, il Verona sta lentamente riprendendosi e il 4-0 contro lo Spezia, diretta concorrente, ne è una dimostrazione. Il vuoto lasciato da Juric può essere colmato soltanto da un tecnico in forte stato di grazia. Né Eusebio, né il croato paiono l’ideale. Continuo a ribadire che la rosa non è devastante, ma nella lotta salvezza non è nemmeno la peggiore. Per gli scaligeri potrebbe esservi da soffrire sino all’ultimo istante. Nel gruppetto a quota 8 rientra anche il Torino. E’ una squadra in grande crescita. La vittoria del “Mapei Stadium” resta il miglior affresco stagionale e anche il manifesto di ciò che Juric vorrebbe costruire. Nonostante il magone del derby, i granata paiono avere un buon futuro innanzi a loro. La salvezza non sarà in extremis come ultimamente troppo spesso è accaduto. L’Empoli ha 11 punti. In questa graduatoria pesano tanto i 3 conquistati “all’Allianz Stadium” quando ancora i bianconeri erano lontani dall’essere una compagine pronta. Assomigliavano più a un cantiere. Andreazzoli fornisce continuità al progetto Dionisi. Il mister è, tra l’altro, più esperto della massima categoria e conosce l’ambiente. Può rappresentare un valore aggiunto per una squadra che non è devastante, ma ha tutte le carte in regola per regalarsi un altro anno in serie A. Il Bologna vanta la medesima quantità di lunghezze. I felsinei sono sull’ottovolante. Su è giù. Il 3-0 alla Lazio giunto dopo il 4-2 patito con gli appena citati azzurri, sono la perfetta immagine del periodo. Come detto per i toscani, i valori non sono eccelsi. Mihajilovic, però, saprà salvare la squadra.

Si chiude così l’excursus sulla parte bassa della classifica. Qui dovrebbe giocarsi la permanenza in serie A. A inizio stagione, dichiarai di vedere sfavorite Venezia, Spezia e Verona. Non ho alcuna intenzione di modificare il pronostico. Ci mancherebbe. Era un gioco e rimarrà immutato sino alla fine. Occorre, però, sapersi adattare al cambiamento. Per ora, ho ricevuto importanti conferme soltanto dai liguri. I lagunari stanno resistendo e, oggi, sarebbero salvi. Tuttavia, l’idea è quella di una squadra che sta già spremendo le sue energie per mantenere un livello di classifica, forse, non suo. L’Hellas si è risollevato grazie al 4-0 rifilato proprio allo Spezia, ma non garantisce solidità e costanza nemmeno con Tudor. All’inizio assegnavo alla Salernitana il ruolo di più immediata concorrente del terzetto per la retrocessione. Ora non posso che inserire pure Cagliari e Genoa. E’ troppo tempo che i sardi annaspano pericolosamente nei bassifondi. Prima o poi, ci lasciano le penne. Dal canto suo, il Grifo vive un importante momento di caos su più livelli.

Si giunge, quindi, al élite. Atalanta, Juventus e Lazio hanno 11 punti come Empoli e Bologna, ma è logico che quelle lunghezze vadano lette in modo diametralmente opposto. La Dea non ha iniziato bene ed è la prassi della ultime stagioni. Lo confermano pure dall’interno del gruppo. Solitamente la squadra cresce durante il corso della stagione. Quest’anno, però, deve fare anche i conti con la sfortuna che l’ha colpita in due elementi fondamentali. Parlo di Gosens e Pessina. Questi calciatori staranno fuori a lungo. Ormai i bergamaschi hanno una rosa piuttosto ampia. Il sostituto del tedesco sarà Zappacosta, mentre per l’italiano vi sono varie alternative. Si può pensare a Ilicic, ma pure a Pasalic o Muriel. In sostanza, la qualità non manca. La sconfitta interna patita nello scontro diretto contro il Milan non preoccupa troppo perché il cammino è ancora lungo. Tuttavia, per un gruppo come quello di Gasp, i match contro certe concorrenti potrebbero diventare fondamentali in quanto non sono un’autentica schiacciasassi con il resto delle avversarie. Ma nessuna rivale mostra un tale presupposto. La Vecchia Signora è in sviluppo esponenziale. Si sta ritrovando. E’ sempre più “allegriana”. Dalla gara contro il Napoli a quella con il Toro ho notato un crescendo rossiniano. Sia nella sfida al Chelsea che nel derby è stato raggiunto un apice che si può ancora superare: due clean sheet prestigiosi e rischiando il minimo indispensabile. E’ chiaro che, così facendo, poi il gol si trova. E infatti… Sono arrivati degli 1-0 che fanno godere soprattutto un tecnico come il toscano. I contropiedisti di qualità non mancano. E’ la strada da perseguire anche perché il calendario, sinora non propriamente amico, continuerà a non esserlo. I prossimi impegni saranno con Roma e Inter. Se il Bologna è su una giostra, la Lazio è su un’altra. Ma il concetto non cambia. Dall’ottovolante, si passa alle montagne russe. I biancocelesti sono stati in grado di vincere la stracittadina per poi ferirsi gravemente proprio in casa dei felsinei. Così non va. Sarri deve ancora imprimere il proprio credo in una compagine con la rosa molto competitiva. Pesa solo l’assenza di un grande vice Immobile. In tal senso poco si spiega la cessione di Caicedo.

La Fiorentina si trova un punto sopra questo terzetto e pare ricoprire il ruolo dell’intruso. Non era invitata al ballo delle sette sorelle, ma diviene volentieri l’ottava partecipante. In effetti non so quanto possa resistere insieme a tale concorrenza e ciò che sta accadendo intorno a Vlahovic non l’aiuta. L’attaccante ha manifestato la volontà di non rinnovare con la Viola. Come sarà gestita la situazione? Italiano sta mostrando ancora una volta tutto il suo enorme potenziale, ma si potrebbe trovare ora davanti al primo, vero inghippo di spogliatoio dall’ampio valore mediatico. La Roma ha 15 lunghezze ma, quando ha affrontato l’unico scontro la vertice, è capitombolata. Non considerando la Viola ancora alla pari della crema della serie A, i “Mourinho Boys” se la sono vista esclusivamente con la Lazio ed è andata molto male. Non forniscono l’idea della solidità e temo siano un tantino sopravalutati. Occorrerà, poi, recuperare Zaniolo. Il duplice infortunio che l’ha tenuto lontano dai campi circa un anno e mezzo facendogli perdere anche l’Europeo pesa parecchio così come alcuni atteggiamenti oltre le righe.

L’Inter ha 17 punti. Il cammino è importante. Gli stop sono rappresentati solo da due pareggi. Il primo a Marassi contro la Samp e il secondo casalingo con l’Atalanta. Ci può stare. La rosa nerazzurra non si discute. E’ la più ampia e probabilmente più fornita d’Italia. Ci sono, però, alcuni enigmi. Il primo si chiama Simone Inzaghi. Ancora non proietta l’idea di avere completamente tra le mani il giocattolo. Il passaggio da Conte al piacentino somiglia sempre più a quello che ci fu tra il pugliese e Allegri ai tempi della Juve. L’emiliano sta avendo la medesima umiltà del toscano. La sua impronta è marchiata al minimo. Prima o poi, però, sarà il momento di staccare il cordone ombelicale. Quale sarà la reazione? Il secondo dilemma è rappresentato dalle reti patite. Sono 8 in 7 partite. Troppe. Il dato è strettamente collegato alla questione rimonte. Sembra che l’Inter scherzi con l’avversaria. Se i match si chiudessero al 45’, i lombardi sarebbero praticamente in zona retrocessione. Lasciano sfogare i rivali per poi punirli nell’ultima mezz’ora quando loro salgono in cattedra e gli altri cedono il colpo. Non so, però, quanto un simile azzardo potrà durare anche perché molte di queste gare sono pure state giocate maluccio. C’è, poi, la questione Calhanoglu. Non può essere il sostituto di Eriksen. Con il danese, Brozovic e Barella, Conte aveva trovato una perfetta alchimia in mediana. Ora serve modificare qualcosa. Al momento, è meglio Vidal. Si deve, infine, accennare alla grave situazione finanziaria del club. Il Milan? Devastante. Ha 19 punti e ha già affrontato Lazio, Juventus e Atalanta. Questo la dice lunga sulla partenza della squadra, ma anche sul valore dei bianconeri, unici in grado di fermare la corsa del Diavolo. La compagine di Pioli sta facendo a meno dei suoi centravanti principi: Ibra e Giroud. I rossoneri stanno riscoprendo un grande Tonali e Kessie sta lentamente tornando in condizione. Diaz sta diventando un top. Tutto bene! Il problema è comprendere quanto potrà durare. Il timore è quello di un brusco stop. Perché? E’ vero che il magic moment prosegue ormai da più di una stagione ma, nella trascorsa, la qualificazione in Champions è giunta solo all’ultimo turno. La rosa non è all’altezza di quella dei cugini. Potrebbe mancare qualcosa soprattutto in fase di regia dove Bennacer non dispone di enorme continuità. Oggi, i rossoneri fanno di compattezza, forza fisica e capacità aerobica le loro enormi armi. Il Napoli non ne ha sbagliata una. Sino ad ora è micidiale. Sette vittorie su altrettante sfide. La domanda è la medesima che ci si pone per i rossoneri. Durerà? Beh, con questa intensità è impossibile. Prima o poi perderanno qualche punto, ma le altre iniziano guardare ai partenopei con enorme attenzione. Spalletti ha trovato la giusta chimica e Anguissa ha aggiustato il centrocampo. La coppia con Ruiz funziona. DeLa voleva un “Napoli Osimenhiano”. Tale desiderio, forse, è stato assecondato un tantino troppo. Mi chedo cosa sarebbe dei campani in caso mancasse il nigeriano. A proposito, durante il mese di gennaio, si disputerà la Coppa d’Africa. Koulibaly, Anguissa e proprio Victor saranno impegnati nella competizione. Come si risolverà il problema?

Circa 30 giorni fa, affermai che la classifica avrebbe potuto recitare: Juventus, Inter, Atalanta, Lazio, Milan, Roma e Napoli. Come detto, quello resta il pronostico di base. Si dice, però, che solo gli sciocchi non cambino mai idea. Qualcosa va rivisto. Al momento è difficile immaginare che gli azzurri possano persino chiudere ottavi. E’ vero che, nel loro cammino con le big, hanno affrontato solo la Vecchia Signora zoppa di inizio annata, ma le vittorie nette a Udine, Genova contro la Samp e pure il successo di Firenze sono un biglietto da visita molto prestigioso. Credo che, sic stantibus rebus, la più pericolante del lotto sia la Roma. Biancocelesti e rossoneri rappresentano, a causa di diverse motivazioni, due incognite giganti. I primi stanno ottenendo molto meno di quello che potrebbe essere il loro potenziale. I secondi, invece, il contrario. Al netto delle considerazioni operate per la Coppa d’Africa e che coinvolgono anche il team di Pioli, penso che tra Napoli, Milan e Lazio si corra la lotta per il quarto posto. Oggi vedrei favoriti i partenopei. E per lo Scudetto? Sto ritrovando la Juventus che mi sarei atteso. Forte, cinica e spietata. La fotografia del suo allenatore e, se questa alchimia verrà mantenuta, essendo soltanto ad ottobre, una decina di punti è recuperabile. L’attuale campionato non si può confrontare con il 2015-2016 quando i bianconeri fecero una rimonta da brivido. Adesso le rivali sono molto più competitive e il livello generale sembra maggiormente elevato, ma ciò vale per tutti. Gli scontri diretti sono più costanti e penso che la quota Scudetto potrà essere relativamente bassa. L’Inter dispone della rosa più forte del torneo. La sua posizione non può che ballare tra la prima e la seconda piazza. Confido, poi, nella solita rimonta atalantina. Il gruppo per chiudere terzi c’è.