La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra dolore e noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia”. Schopenhauer riteneva che l’uomo viva desiderando qualcosa. Questo gli provoca grave dolore dato dalla forte aspirazione di raggiungere l’obiettivo ma, quando l’avrà centrato, il piacere sarà un momento di breve durata, poi giungerà la noia che rimarrà finché non si disegnerà un’altra meta. Una visione della realtà molto triste, ma piuttosto sconvolgente nella sua verità. Siamo esseri perennemente insoddisfatti e l’Italia calcistica ne è la fotografia. Pochi mesi per gustarci le notti magiche degli Europei e siamo già qui a soffrire perché il Mondiale ci sta nuovamente sgusciando dalle mani come un gattino bagnato che non vuole essere preso in braccio. Rispondo immediatamente al quesito che pongo nel titolo. Andremo in Qatar? Se mi lascio vincere dalle emozioni negative, dico assolutamente di no in quanto il playoff sarà un’autentica roulette russa, un macello in cui entri vivo, ma non sai se ne uscirai. Se mi faccio trasportare da un senso di positività, allora mi fido dell’ottimismo manciniano. Voglio, però, usare la razionalità e dico che molto, se non tutto, dipenderà dal sorteggio di venerdì 26 novembre.

Mi spiego. Ormai la formula è arcinota e ripetuta in tutte le salse. Le squadre saranno divise in teste di serie e non. Si formeranno 3 gironi da 4 compagini. Ognuna disputerà una semifinale ed, eventualmente, la finale. Sfide secche con possibilità di supplementari e rigori. Solo la vincitrice andrà in Oriente. Noi siamo tra i vip. Significa che disputeremo la prima partita del gruppo contro un’avversaria di seconda fascia e in Italia. Qui il problema non dovrebbe essere insormontabile. Insomma, si parla di una tra Polonia, Galles, Macedonia del Nord, Austria, Finlandia, Ucraina, Svezia, Turchia e Repubblica Ceca. E’ vero che esiste lo spauracchio Olanda. Gli oranje si giocheranno il passaggio diretto con la Norvegia, ma non andrà mica tutto male?! Il dilemma principale è l’ultimo atto e dove si svolgerà. Qui, infatti, potrebbero trovarsi il Portogallo, che è il fantasma numero uno, la Scozia o la Russia. Il sorteggio stabilirà, inoltre, quale squadra avrà l’onore di ospitare la finale. Insomma, sperando che De Jong e soci trovino il modo di volare in Qatar senza spareggi, l’incubo porta il nome di CR7. Se non dovessimo affrontare una tra Olanda e Portogallo, direi che le chance per strappare il pass mondiale sono ancora parecchie. In caso contrario, la vedo davvero difficile.

I motivi sono abbastanza banali. L’Italia vive un periodo di innegabile difficoltà dovuta, molto probabilmente, a tanti fattori. Uno di questi è l’appiattimento naturale che ogni nazionale trascorre dopo un grande trionfo. Capitò alla Germania a seguito del Mondiale nel 2014. La dea bendata la guidò sino alla semifinale dell’Europeo successivo dove patì una batosta piuttosto importante dalla Francia. Lo stesso accadde proprio ai transalpini estromessi presto dalla competizione della scorsa estate con il fregio del precedente successo in Coppa Rimè. E’ la noia di Schopenhauer. Si tratta di quel momento in cui i fumi esaltanti del piacere sono già svaniti, ma ancora non si è stabilito il dolore provocato dal desiderio di un nuovo obiettivo. Urge girare questa sensazione a proprio favore. La sofferenza procurata dal mancato raggiungimento della qualificazione deve obbligatoriamente spingere la nostra nazionale ad avere una fame micidiale tra 4 mesi. Se così non sarà, rimarremo molto delusi. Ma, se anche così fosse, è necessario rendersi conto di chi realmente siamo. Ha ragione Lele Adani quando lo afferma alla Rai. Il concetto, se non ho mal interpretato le sue parole, è che sulla carta non siamo i più forti d’Europa. Il Portogallo, per esempio, potrebbe essere anche superiore a noi. Servirà ritrovare, quindi, quel gioco che ci ha permesso di sconfiggere avversarie più dotate e di porre loro il muso davanti. Trascorreremo gran parte di questi 120 giorni a logorarci pensando che le nostre cugine hanno già il biglietto in tasca e vivranno sicuramente l’interessante novità di un Mondiale natalizio mentre noi potremmo doverle vedere soltanto in televisione mentre aspetteremo con ansia che finiscano i loro comodi per cancellare la delusione e riprendere le competizioni dei club. Quando arriveremo al periodo decisivo, però, il tempo avrà lenito la ferita che oggi brucia molto forte. Saranno proprio campionati a coppe ad avere tutta la nostra attenzione. Switchare sarà molto difficile. La fine di marzo è un mese terribile per giocare un playoff. E’ un periodo in cui si decide la stagione. Serie A, Champions League ed EL, tutto potrebbe essere in bilico. Non voglio essere un gufo, ma si pensi se Juventus, Inter, Milan o Atalanta fossero ai quarti di Coppa Campioni. Lo spareggio giungerebbe proprio a cavallo tra gli ottavi e quel turno con il peso di due terzi d’annata sulle spalle e la prospettiva degli ultimi tornanti di fronte. E’ come se, in una gara di ciclismo, improvvisamente la direzione cambiasse percorso e costringesse a qualche chilometro di salita in più. La condizione psicologica non aiuta di sicuro e non è d’appoggio nemmeno ai club italici che, negli istanti decisivi, si ritroveranno giocatori ancora più logori. Insomma, è un disastro. Ma, se potessimo disputare questi playoff in casa e senza rivali atomici, è chiaro che la vigilia assumerebbe un sapore completamente diverso.

Si diceva che l’Italia ha vinto l’Europeo, ma non è la nazionale più forte d’Europa. Ne ero convinto la scorsa estate, quando davo per favorita la Francia, e ne sono tutt’ora fermamente persuaso. Galletti e Spagna mi sembrano certamente un passo avanti a noi. Mi resta qualche dubbio su altre rivali, come, al solo titolo esemplificativo, Inghilterra, Germania e Portogallo. Noi, però, vantiamo un’ottima rosa e le tante assenze di queste ultime due partite non sono un alibi, ma una realtà. Chiellini è fondamentale di fianco a Bonucci. Ma ci sono anche Mancini, Acerbi e Bastoni. Spinazzola è stato determinante nella prima parte dell’Europeo. Rientrerà per marzo? E’ un bel punto di domanda. In ogni caso, dopo uno stop di tanti mesi, non sarà semplice averlo al meglio. Emerson è comunque un sostituto all’altezza. Calabria e Toloi possono essere importanti controfigure di Di Lorenzo, ma questa volta non erano disponibili. La mediana necessita dell’estro e della geometria di Verratti. Locatelli, però, è una valida alternativa. Tonali, invece, deve ancora entrare nei radar, ma esistono calciatori come Lorenzo Pellegrini e Zaniolo. Ormai li abbiamo dimenticati perché sono lungodegenti, ma ci si augura che, nel prossimo mese di marzo, saranno abili e arruolabili. Vorremmo rivedere pure Pessina. Il reale problema è il centravanti. Manca come l’acqua nel deserto. E’ vero che abbiamo dovuto fare a meno di Immobile, ma occorre essere onesti ricordando le critiche indirizzategli pure la scorsa estate. Belotti è l’eterna promessa mai sbocciata. Si spera in Kean. Poi ci sono Scamacca, Raspadori o Lucca, ma francamente è come cibarsi della mela acerba convincendosi che “non leghi la bocca”.

Detto ciò, tutto questo ben di Dio, a cui aggiungo i nomi di Jorignho, Chiesa, Insigne, Donnarumma e Berardi, non può non andare al Mondiale e, soprattutto, la nazionale italiana non può saltare due volte consecutivamente la Coppa Rimé. Da che mondo è mondo, i campioni d’Europa in carica hanno sempre partecipato alla kermesse globale. Non voglio sostituirmi all’Altissimo. Ci mancherebbe. Ma un minimo di giustizia divina… Stavolta starà fuori qualcun altro. Dai...Anche perché 13 posti assegnati all’Uefa sono davvero una miseria e un’ingiustizia. Durante la kermesse russa vinta dalla Francia, le semifinaliste erano tutte parte del Vecchio Continente. Non è possibile che solo il 44percento della competizione possa essere formato da loro. La Fifa “ha toppato” clamorosamente a favore di un perbenismo dilagante che, a tratti, fa male al calcio. Capisco che tutti devono avere le medesime possibilità, ma l’uguaglianza non si ottiene ponendo i migliori in una condizione di squilibrio per poi assistere alla partecipazioni di nazionali oggettivamente scarse e rinunciare a quella di squadre obiettivamente forti. E’ assurdo. Dalle nostre parti, la qualificazione al torneo è diventata una massacro. E’ una bolgia infernale dove si entra con pochi colpi a disposizione. Si spara a caso sulle avversarie e si vede chi ne esce vivo. I gruppi si giocano interrompendo i campionati una volta al mese durante la prima fase della stagione e un’altra a marzo. Per i giocatori, le società e le nazionali è un autentico delirio. L’abbiamo pagata 4 anni fa, saremo costretti a dover subire nuovamente lo stesso umiliante trattamento? Non voglio nemmeno pensarci. Sarebbe un’onta che non cancella i successi della scorsa estate, ma di sicuro li macchia indelebilmente. Quella vittoria è stata goduta, ma ha bloccato la crescita di una squadra che avrebbe le carte in regola per diventare ancora più grande. E’ l’altra faccia della medaglia.

Ora, però, dobbiamo metterci in testa che i disegni del Destino non sono nelle nostre mani e se non andremo due volte consecutivamente al Mondiale, dovremo essere in grado di vedere il bicchiere mezzo pieno. Qualche tempo fa scrissi un pezzo palesando una tale triste evenienza (Italia, ora abbiamo paura! Devi andare al Mondiale). Adesso ci siamo in mezzo sino al collo e abbiamo la necessità di trovare il modo per concepire anche l’evento peggiore in maniera tale che non diventi una mazzata da cui non ci si rialza più. Questo è il grande pericolo per un’Italia calcistica in crescita esponenziale. Non si deve lasciare spazio al rimuginio altrimenti ci si logorerà e le notti insonni saranno deleterie come una depressione. Se dovesse succedere l’irreparabile, urge gettarsi a capofitto sulla Nations League che comincerà il prossimo mese di giugno per terminare un anno più tardi. Il pensiero dovrà essere rivolto alla Germania che ospiterà Euro 2024 perché lì, in ogni caso, saremo chiamati a difendere il titolo. Poi non si potrà fallire l’appuntamento del Mondiale 2026, nelle location di USA, Messico e Canada, che sarà a fine primavera successiva rispetto all’Olimpiade di Milano e Cortina, esattamente 20 anni dopo Torino 2006. Ricordate come andò a finire? Quanto sarebbe bello pulirsi dal trauma di Pasadina! Quasi come battere la Svezia in un’eventuale finale dei playoff. Insomma, alla peggio, la difficoltà sarà quella di superare un dicembre alla televisione a osservare, ancora una volta, le altre giocare. Bisognerà tenere botta un mese immaginando che, come dice Eraclito, “tutto scorre”. Ci riposeremo e ci godremo lo spettacolo altrui magari tifando per qualche compagno di club, amico o, per noi tifosi, idolo. Trascorreremo il Natale e riprenderemo, subito dopo, una serie A in forte crescita in attesa di provare a centrare il primo trionfo nella Lega delle Nazioni, il bis Europeo e, finalmente, il Mondiale. Per scrivere la storia! So che adesso vi sembra folle, ma è tipico dei disegni del Destino da cui bisogna sempre trarre il meglio!