Nessuno ne parla, ma il problema esiste. Per la verità qualcuno prova a lanciare qualche allarme, ma repliche non ce ne stanno e si continua, in pratica, a far finta niente.
Vogliamo parlare del male oscuro che colpisce con gravi patologie alcuni ex-calciatori? Oppure, dobbiamo continuare a parlare delle meraviglie del Mundial Qatariota con i suoi annessi e connessi… Dio quanti connessi ci ha regalato questa edizione dei Mondiali.
Per la verità, a sollevare il problema ci ha provato Claudio Lotito, presidente della Lazio e senatore di questa nostra amatissima repubblica. Lo ha fatto in una circostanza tristissima. Alle esequie di Sinisa Mihajlovic, morto a causa di una leucemia mieloide acuta, Lotito, senza tante perifrasi, ha dichiarato: “Bisogna approfondire alcune malattie. Mi risulta cheanche Vialli stia male. Malattie che potrebbero essere legate, ora non voglio fare l’esperto – ha proseguito Lotito – al tipo di stress, di cure che venivano fatte all’epoca e ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi”.
Quanto dichiarato dal presidente laziale è stato diffuso dall’agenzia AGI, quindi non si è trattato di un gossip esternato al bar dopo il terzo giro di birra. Eppure la sua è stata una vox clamantis in deserto. Ad ogni buon conto sappiate che il problema non è di questi giorni, la storia è vecchia e ve la racconteremo tra qualche attimo.
Il punto vero è che nel paese dei campanelli più di uno è scordato. Suona, ma non si sente. Gianluca Vialli è alle prese con un  tumore al pancreas da cinque anni. Nel 1985, ci fu il caso di Bruno Beatrice, giocatore della Fiorentina. Si ammalò, un anno dopo il ritiro, per una leucemia linfoblastica acuta, diversa da quella che ha colpito Sinisa. Beatrice, nel 1976, aveva curato una pubalgia cronica con una terapia a base di raggi X. Secondo la vedova del calciatore, alla base della malattia del marito ci fu proprio questo trattamento a base di raggi Roentgen. Il caso suscitò un certo scalpore dopo che la Procura di Firenze allora ipotizzò il reato di omicidio preterintenzionale nei confronti dell’allenatore Carlo Mazzone. L’indagine non approdò a nulla, perché fu archiviata per prescrizione.

FERRUCCIO MAZZOLA, IL TERZO INCOMODO
Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro, giocò nel corso della sua carriera con Inter, Fiorentina e Lazio, con la quale vinse uno scudetto nel 1974. Attaccate le scarpette al chiodo divenne allenatore di squadre militanti in campionati minori. Vinse un campionato di serie C2 sulla panchina del Siena.
Di Ferruccio, ancora oggi, non sono le imprese sportive che si rammentano, ma un libro, scritto nel 2004, dal titolo eloquente: Il terzo incomodo. Il libro provocò un clamore enorme, non solo mediatico.
La pubblicazione gli procurò molti nemici anche in famiglia. Sandro, infatti, non volle avere più contatti con lui dopo l’uscita del libro.
Cosa raccontava il libro di così esplosivo? 
Ferruccio Mazzola rivelò che nel calcio si faceva uso di sostanze dopanti nel periodo tra gli anni ’60 e ’70. Principale accusato fu Helenio Herrera che, secondo quanto allora scrisse Ferruccio, avrebbe fornito ai giocatori non meglio precisate pastiglie allo scopo di potenziare le loro prestazioni in campo. Accusa non da poco.
Ma, non si limitò a questo. Scrisse, infatti, che le morti di Armando Picchi, Carlo Tagnin, Ferdinando Miniussi, Giuseppe Longoni ed Enea Masiero furono proprio dovute al consumo di queste sostanze.
Ferruccio ampliò il suo J’accuse a Lazio e Fiorentina. Scrisse che, nel corso degli anni trascorsi in queste due società, aveva fatto uso di un farmaco chiamato Villescon (è una metanfetamina, in poche parole un forte psicostimolante ndr). Anche in questo caso, secondo Ferruccio, le sostanze dopanti utilizzate avrebbero causato la morte di Bruno Beatrice, Ugo Ferrante e Nello Saltutti e le malattie di Domenico Caso, Massimo Mattolini e Giancarlo De Sisti.
Due anni dopo la morte di Ferruccio, avvenuta il 7 maggio del 2013, a seguito di una lunga malattia, Sandro Mazzola, nel corso di una clamorosa intervista, cambiò completamente atteggiamento sia nei confronti del fratello che della vicenda che Ferruccio aveva denunciato nel suo libro.
"Mio fratello aveva ragione, le cose sono vere  - disse al Corriere dello Sport - e negli ultimi tempi io e lui ci siamo ritrovati dopo alcune incomprensioni. Io ad un certo punto cominciai ad avere, in campo, dei fortissimi giramenti di testa. Andai dal medico che mi fece fare tutte le analisi e mi disse che dovevo fermarmi, che avevo problemi grossi. Aggiunse che dovevo stare fuori almeno sei mesi. Ma questo Herrera non lo voleva. Da dove nascevano quei valori sballati? Non lo so. Ma so che, prima della partita, ci davano sempre un caffè. Non so cosa ci fosse dentro.”

TRE SEVERE PATOLOGIE
Quale potrebbe essere il nesso tra l’essere un calciatore professionista e l’insorgenza di tre micidiali patologie come Leucemia, SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) e specifici tipi di tumori? Il dottor Roberto Filippini, direttore del Servizio Medicina dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia Adnkronos ha spiegato:” I calciatori professionisti sono sottoposti a un livello di stress psicofisico elevatissimo, con allenamenti continui e partite dove lo scontro fisico e i contatti traumatici sono aumentati esponenzialmente. Giocare a ogni ora, a distanza di pochi giorni – ha precisato Filippini - non lasciando spazio al recupero fisico, con qualsiasi condizione meteo ha fatto crescere il numero di infortuni traumatici e muscolari, oltre che a microtraumi cranici. Ma sostenere che questa intensità agonistica sia la causa di malattie come Sla o leucemie, non è possibile scientificamente: gli studi sono ancora in corso e ci sono altri fattori in gioco che hanno rilevanza”. Un dato certo è che l’ex-genoano Gianluca Signorini e l’ex-Fiorentina Stefano Borgonovo, sono i due calciatori più celebri morti per Sla. La Sclerosi Laterale Amiotrofica, o anche morbo di Gehrig, dal nome del famoso giocatore di baseball americano Lou Gehrig che morì di Sla a soli 38 anni . E’ una malattia che colpisce progressivamente i neuroni motori con conseguente paralisi totale e morte dopo 3-5 anni dai primi sintomi. Nel 1993 è stato scoperto che un gene che codifica per un enzima che protegge le cellule dai danni causati dai radicali liberi , presenta mutazioni in alcuni casi di Sla, caratterizzati da una predisposizione familiare. La malattia non ha colpito solo calciatori o sportivi.  Nel 2018 morì Stephen Hawking, fisico teorico tra i più autorevoli al mondo noto per i suoi studi sui buchi neri. Il suo caso, rispetto alla norma, è un eccezione. Ha convissuto a lungo con la malattia. Altri personaggi importanti deceduti perla stessa patologia sono stati l’attore David Niven, il leader cinese Mao Tse Tung e il compositore russo Dimitri Shostakovic.

LO STUDIO DEll’ISS DI 22 ANNI FA
Raffaele Guariniello,
magistrato, sulla base di alcuni indizi, emersi nel corso delle indagini, 22 anni fa, sull’uso di sostanze dopanti, nel mondo dello sport, alcune delle quali rinvenute, dai suoi ispettori, nello spogliatoio della Juve, indussero il magistrato ad affidare una ricerca, a due epidemiologi dell’Istituto Superiore di Sanità, al fine di studiare le cause di morte di migliaia di ex calciatori e ciclisti. Tra l’altro ricorderete sicuramente, la forte denuncia di Zeman che disse: ”E’ ora che il calcio esca dalle farmacie e dagli uffici finanziari.” Quello studio rivelò che le morti per leucemia linfoide erano 35 volte più numerose che nel resto della popolazione italiana. Su un primo campione di 161 decessi, ben 7 casi individuati. Per le morti da Sla, il rapporto era di 24 a 1: 6 casi su 161. Per le morti da tumore epatico, il rischio era 8 volte superiore: 6 casi su 161. L’iter processuale arrivò sino in Cassazione.
L’uso di doping, tra assoluzioni e prescrizioni, non trovò riscontri validi e quindi non fu dimostrato. Uno studio  condotto dall’Istituto Mario Negri, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con l’Associazione Italiana Calciatori – si legge ancora nella nota Adnkronos- – ha confermato che i giocatori sono più colpiti dalla Sclerosi laterale amiotrofica rispetto al resto della popolazione: "Ma non sappiamo il perché. Sono probabili una serie di concause, ma non vi è alcuna associazione tra le squadre in cui i calciatori hanno militato e l’insorgenza". La ricerca era partita dall’esame di 23.586 calciatori, individuati dagli almanacchi Panini, che hanno giocato in A, B e C dal 1959-’60 al 1999-2000. E aveva concluso che i calciatori "si ammalano due volte di più" rispetto al resto della popolazione, con "un’insorgenza della malattia più precoce di 20 anni". Risultati confermati anche dall’aggiornamento dello studio che ha individuato 34 casi di Sla (prima erano 32): il rischio tra gli ex calciatori è due volte quello della popolazione generale, e sale addirittura di 6 volte analizzando la sola Serie A. Inoltre, i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane (45 anni) rispetto a chi non ha praticato il calcio (media Ue: 65,2 anni).
Da queste osservazioni numerosi scienziati hanno formulato ipotesi per spiegare il motivo di questa ‘epidemia’ nel calcio.
Tra questi, uno studio dell’università di Roma Tor Vergata  che ha correlato l’incidenza della Sla con l’uso massiccio di integratori alimentari. Ciò che ha fatto il team di Tor Vergata e della Fondazione Santa Lucia, coordinato dalla professoressa Cristina Zona, è stato dimostrare che gli aminoacidi ramificati negli integratori possono causare alterazioni delle cellule nervose rendendole simili a quelle osservate nelle persone malate di Sla.

 

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