“No, compagno Mielke, la DDR non parteciperà a questi Mondiali di calcio. La composizione dei gironi è stata manipolata. Non possiamo giocare contro la Germania Ovest. Sarebbe un errore politico gravissimo.”
“Compagno Segretario… io penso che invece ci viene offerta un’occasione unica per dimostrare il valore della nostra nazionale…”.
“E se perdessimo invece? Ha pensato, per un attimo, alle conseguenze propagandistiche di una possibile sconfitta? Dobbiamo fare come i compagni dell’URSS che hanno boicottato la partita di ritorno, per gli spareggi, per non giocare contro il Cile di Augusto Pinochet a settembre dell’anno scorso”.
“Compagno Honecker… mi permetta di rammentarle che abbiamo già battuto i tedeschi occidentali alle Olimpiadi, a Monaco, nel 1972 per 3 a 2 con la selezione Under 23.”
E va bene Mielke... spero lei abbia ragione e, soprattutto, le ricordo che dovrà assumersene la responsabilità politica. Buona fortuna”.

Berlino Est, fine maggio 1974.
Erich Honecker, segretario generale del partito Socialista Unificato (SDE), in pratica l’uomo politico che controlla la DDR, convoca nel suo studio Erich Mielke, il secondo uomo più potente del paese nonché fondatore e primo ministro del dipartimento di difesa dello stato. E’ il capo della Stasi, uno dei servizi segreti più potenti di tutti i tempi. Chi ha visto il film Le vite degli altri capirà di cosa parliamo.
Il 13 giugno di quell’anno comincia la decima edizione dei Campionati Mondiali di Calcio. Si gioca in Germania Ovest. Il sorteggio, nella composizione dei gironi di qualificazione, regala qualcosa di inaspettato ai due ‘padroni’ della DDR: Germania Est e Germania Ovest sono nello stesso girone. Honecker è furibondo. Non vuole che la nazionale, la sua nazionale, giochi quella partita, Teme la sconfitta. E’ un timore giustificato. Il tasso di qualità tecnica, tra le due ‘rose’ è decisamente a favore della compagine occidentale.
Ma Mielke riesce a farlo ragionare, a placarlo e a fugarne le paure. Il capo della Stasi è un grande appassionato di calcio ed è il ‘vate’ della Dinamo di Berlino, la squadra del Ministero per la Sicurezza di Stato che, non a caso, vincerà dieci campionati DDR consecutivi. Mielke è anche  uno dei promotori della nascita della DDR-Oberliga, la Serie A della Germania Est.
Ma andiamo con ordine, e proviamo a capire da quale contesto storico scaturisce l’episodio che vede protagonisti i due ‘Erich’ che governano la Germania Est.

GLI ACCORDI DI POTSDAM
Potsdam, vicinissima a Berlino, capitale del Land del Brandeburgo è da molti definita la Versailles tedesca. I suoi parchi e i suoi palazzi (un tempo residenze dei re di Prussia) sono inseriti nella lista dei Patrimoni dell’’Umanità dell’UNESCO: qui, dal 17 luglio al 2 agosto 1945, furono decisi i confini dell’Europa, ma soprattutto fu decisa la spartizione della Germania e di Berlino in quattro aree, amministrate dalle tre potenze vincitrici (USA, URSS e Gran Bretagna, cui si aggiunse dopo la Francia). La conferenza  ridisegnò il mondo e ne determinò le aree di influenza che, in qualche modo, sono vigenti ancora oggi. Le vicende politiche che, negli anni, fecero seguito agli accordi di Potsdam, portarono alla costruzione del Muro il 13 giugno del 1961. Era alto più di 3 metri e attraversava tutta la città, seguendo i confini dei due blocchi. Furono i russi a volerne la costruzione. Lo scopo era evitare gli esodi e le fughe di massa verso l’Ovest.
Berlino diventa un crocevia di spie, delatori, polizie di vario genere che costituiranno la struttura ispiratrice portante della suggestiva narrazione di John Le Carrè. Atmosfere tanto suggestive, quanto inquietanti, nel contesto delle quali il calcio della nuova Germania socialista prese forma sotto la guida di Erich Mielke.

LA OBERLIGA
La Ddr-Oberliga è la serie A della Germania Est. Mielke l’ha voluta fortissimamente, in contrapposizione alla ‘capitalista’ Bundesliga. Ma non si trattò solo di una risposta politica. Mielke, questo va detto con onestà intellettuale, amava veramente il calcio. Sulla grande passione del capo della Stasi, gli storici si sono sempre chiesti come può essere che un gioco, così incredibilmente dominato dalla fantasia e dalla creatività, possa piacere a un tedesco, per di più militare di carriera dei servizi segreti? Mistero. Comunque, la Oberliga, come in tutto il blocco sovietico, esprimeva un calcio dilettantistico, ma dalle implicazioni politiche profonde. Le squadre che ci giocavano erano la Dinamo Dresda, il Lipsia, l’Hansa Rostock e la Dinamo Berlino.
Da un punto di vista storico le compagini più importanti erano le due Dinamo. Quella di Dresda era la squadra della polizia popolare della Germania Est, la Volkspolizei. Ma negli anni ’50 dovette essere rifondata perché l’intera rosa se ne andò a vivere nella Germania Ovest, approfittando del fatto che, in quegli anni, il Muro ancora non c’era. La Dinamo di Berlino era invece la squadra della Stasi, ma forse è più corretto dire di Mielke. Quando diciamo la ‘squadra di Mielke’ non intendiamo riferirci a un possesso sentimentale che scaturisce dalla passione del tifo, ma ci riferiamo a una proprietà materiale. La Dinamo Berlino, dopo una serie di stagioni discrete incappò in una crisi non solo calcistica, ma anche societaria.
Insomma, la società fallì e tutti pensarono che sarebbe sparita dal calcio tedesco. Per Mielke la grave crisi fu l’occasione per mettere le mani sulla squadra. Il ministro della sicurezza creò le condizioni per arrivare a rifondare la Dinamo Berlino e per rilevarne la proprietà, era il 15 gennaio 1966.Si prodigò oltre ogni limite per riportarla in alto, ma furono sforzi inutili. La squadra subì un’umiliante retrocessione nella DDR-Liga (la serie B  tedesco-orientale) e, salvo una finale di coppa, non ottenne alcun risultato degno di nota.Allora, Mielke , furibondo, chiamò al telefono tutti gli altri proprietari delle squadre tedesche e comunicò loro che non avrebbero più vinto nulla. Dal 1979 al 1988 la Dinamo Berlino vinse 10 titoli consecutivi rendendo l’Oberliga un campionato farsa, sempre meno interessante e seguito.
La fine era ormai prossima.

MATCH STORICO E UNICO
La DDR –questo è giusto sottolinearlo– non ha mai espresso grandi fuoriclasse. Per capirci meglio: non hanno mai avuto un Beckenbauer, però sempre tedeschi erano e quindi avevano una nazionale –come dire– solida, tenace, insomma non mollavano mai. Hanno conquistato un bronzo alle Olimpiadi di Monaco del 1972 (Olimpiadi funestate dal raid terroristico palestinese contro la squadra israeliana).
Detto questo, va anche precisato che, nello sport in generale, la DDR, in cinque Olimpiadi, portò a casa 389 medaglie e quasi certamente non tutte ottenute grazie al doping.
Il Mondiale del 1974 è il primo grande evento mediatico della storia del calcio. Alcuni calciatori sono già delle star.
Nella Germania Ovest c’è Beckenbauer e c’è anche l’Olanda di Johan Cruijff.
E arriviamo dunque al 22 giugno. Si gioca ad Amburgo.
Le due squadre sono già qualificate e quindi in palio c’è la testa del girone. Fu una brutta partita. Ma al 78’ accadde qualcosa di incredibile. La Germania Est va in goal con Jurgen Sparwasser.
Ma lasciamo al premio Nobel Gunter Grass la narrazione di quel goal storico: "Sparwasser accalappiò il pallone con la sua testa, se lo portò sui suoi piedi, corse di fronte al tenace Vogts e, lasciandosi persino Höttges dietro, lo piantò alle spalle di Maier in rete".
Finisce così. Una vittoria storica.
Grande risalto sui giornali che parlarono di una fermata della Storia o che si trattò di un goal che aveva fatto scricchiolare il Muro.
Anni dopo, nei giorni della riunificazione, tutti si chiedevano: “Dov’eri il giorno in cui segnò Sparwasser? Comunque i Mondiali del ’74 se li aggiudicò la Germania Ovest.

ANEDDOTI E CURIOSITA’
Jurgen Sparwasser divenne una sorta di eroe nazionale. Facilmente comprensibile dal momento che la Nazionale era lo strumento massimo di propaganda, intorno a cui ruotava l’organizzazione del calcio a est del Muro. Il suo goal era un simbolo di propaganda politica e di presunta superiorità nei confronti dei cugini dell’Ovest. Jurgen, però, non voleva connessioni con la politica, schivava le lodi eccessive ed era spaventato all’idea di diventare l’eroe nazionale dell’Est socialista... Non a caso, nel 1988, a fine carriera, durante una partita tra ‘vecchie glorie’ decise di fuggire.
E i giocatori della Germania Ovest? Certo, ne uscirono emotivamente provati, ma la sera stessa il Kaiser Beckenbauer rispose con frasi di circostanza alle domande dei giornalisti e poi portò i compagni a ubriacarsi e divertirsi.
In una casa di Cottbus, una cittadina del Land del Brandeburgo, una studentessa ventenne, appassionata di calcio, a fine partita, esultò e festeggiò con i suoi genitori. Poi si fermò e domandò: ”Ora cosa succederà a Sparwasser?”.
Il nome della ragazza era Angela Merkel...