Previously on Football College: episodio VIII - episodio VII

GIULIO, ANNI PRIMA
“Cari ragazzi, per voi oggi è un grande giorno. Affrontare i vecchi studenti del College, i quali vi hanno brillantemente preceduto, dev’essere per voi motivo di orgoglio. Mi auguro possiate esprimere un calcio gioioso e vivace: fateci divertire! E ricordo a tutti che il migliore di voi che verrà selezionato dai nostri autorevoli ospiti, a cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti, approderà dalla prossima stagione nel mondo del professionismo!”
Il Direttore sapeva come caricarci ma non vi era alcun bisogno di questo.
Finalmente, dopo anni di sudore e sacrificio, stavo per coronare il mio sogno. Durante il riscaldamento riuscii a focalizzare dei dettagli che finora non ebbi mai avuto modo di notare: il marchio della scuola era inciso lungo tutta l’arcata tipica delle strutture poste a bordocampo sulla totalità dei nostri campetti; le gradinate color magenta erano luminose, composte di metallo quasi accecante. Non avevano alcun difetto, se non quelle che di lì a qualche minuto non sarebbero più state visibili perché coperte dai curiosi pronti ad assistere alle giocate dei futuri campioni. L’erba del prato era curatissima, manto ideale per i nostri tacchetti, se non per una zona del campo adiacente una delle quattro bandierine, in cui si intravedeva una piccola buca non adeguatamente coperta. E poi, le persone: che spettacolo vedere tutti gli studenti, i giornalisti, i tecnici o anche solo semplici appassionati pronti ad assaporare la partita della mia incoronazione.
“Signori, che cominci l’incontro!”
Era ora. Undici contro undici. Schieramenti speculari. Noi eravamo spavaldi e freschi, loro maturi ed esperti. Alcuni elementi avevano calcato palcoscenici importanti e la loro cattiveria agonistica non era un mistero. Ma nulla poteva farci timore. Niente avrebbe impedito a Giulio Casacca di coronare il suo sogno di ragazzo.
Dopo pochissimi secondi il pallone era già tra i miei piedi, come sempre: vestivo i panni di faro della squadra e non potevo negare di aver ormai acquisito consapevolezza delle mie qualità, sebbene il professor Corner mi ripetesse sempre “non ho mai conosciuto una persona così intelligente in campo ma altrettanto imprudente. Hai una visione di gioco che ho visto in pochissimi ragazzi frequentanti questo istituto ma hai un gravissimo difetto: la foga. La paura di non dare tutto che ti spinge a dare troppo. Devi avere più equilibrio.”
Lo so, aveva ragione, ma… desideravo arrivare fino in fondo.
Dopo qualche minuto di studio, decisi di affondare il colpo. Raccolsi una sfera vagante sulla linea di centrocampo e con una “veronica” misi fuori causa il mio diretto avversario. Lo spazio si era aperto e virai verso destra. Dubbio da risolvere in un solo istante: scaricare sul mio compagno o tentare il dribbling? No, oggi non c’è spazio per l’altruismo: superato secco il mediano, mi spingo verso l’out di destra, fuori area. Decido di dirigermi verso la bandierina e conquistarmi l’angolo. Vado a mille, anche se forse potrei stare più in controllo. Ma oggi non riesco, sono davver…

CRAC!
Cazzo! La buca. La fottuta buca. Sono a terra. Non… non riesco… per favore, non tradirmi. Dai. È una botta. Alzati ed è tutto ok.
“Aaaah”
Non ci credo. Sento un dolore atroce che non mi permette di stare in campo. Non… non voglio… ti prego… reagisci. Non… non farlo. Non piangere, si risolverà tutto. Stai tranquillo. Sta arrivando lo staff medico, ti porteranno fuori, ti sistemeranno e ripartirai come prima. Non… non avere timore.
Giulio, mi sa che è il caso di andare in infermeria.”
“No, vi prego! Io devo continuare a giocare.”
“Non puoi farlo in queste condizioni. Mi spiace, veramente, ma dobbiamo comunicare al tuo allenatore la sostituzione.”

Mi stava crollando il mondo addosso. Era l’occasione della mia vita e me la stavo perdendo per il mio egoismo e per una stramaledetta incuranza del giardiniere. Non… non ci voglio credere.
“Portatemi in infermeria ma fatemi parlare con Materia. Io… io…”
“Stai tranquillo. Ti raggiungerà appena terminato il match. Tu adesso devi calmarti, però.”

Facile a parole: il mio sogno si stava schiantando con la terribile realtà.

GIULIO, QUALCHE ORA DOPO
“Ehi, campione!”
Dir… direttore. Come è andata la partita?”
“Potevano vincere senza il loro regista a guidarli? Ovvio che hanno perso, no?”
Abbiamo perso. Io… io…”
“Non devi preoccuparti. Tu adesso devi solo star tranquillo e riprenderti come si deve. È stata una giornata troppo pesante per te, ma sappi che puoi dormire su sette cuscini. Ho già trovato una soluzione alternativa che ti piacerà, ne sono certo.”
“Davvero? Non… non si sono tirati indietro perché ho subito tutto questo, vero? Ho avuto tanta di quella paura.”
“Beh, sai, purtroppo presentarsi con un infortunio nel mondo del professionismo non è un bel biglietto da visita, però ho trovato una cosa che potrebbe fare al caso tuo. Ti sarà di aiuto per superare tutto ciò.”
“Superare cosa?”
Giulio…. forse è meglio che ne parliamo domani, quando sarai più rilassato.”
“Mi dica ora di che cosa si tratta! Glielo chiedo per cortesia.”
“Non so come dirtelo ma… non puoi più giocare a livello professionistico. L’infortunio è troppo pesante da smaltire e i richiedenti hanno bisogno di calciatori pronti e subito. Ma nulla è perduto: potrai ricominciare in qualche altro ambito, ti aiuterò io con gli studi, ti sarò vicino con tutte le mie possibilità e ti ritaglierai il tuo…”
Direttore! Lei sa che la rispetto ma non mi venga a prendere in giro: io ho delle qualità che non possono andare sprecate. Me lo disse anche lei neanche una settimana fa.”
“Lo so, lo so…”
“E allora? Mi fate fuori solo perché ho avuto la sfortuna di inciampare? Io non voglio che la mia carriera finisca qui. Voglio una seconda possibilità.”
“E io te la sto offrendo. Perché non riesci a coglierla?”
Perché voglio fare il calciatore!

In quel momento avrei voluto sparire definitivamente. Cominciai a piangere a dirotto, senza riuscire a contenere la rabbia e lo sconforto che mi pervadevano.
Era andato tutto in fumo e io… io non potevo far altro che accettare.
Sapevo già che in quel momento tutta la mia vita sarebbe cambiata ma avevo solo voglia di stare male. Non mi importava più niente di tutto il resto. Era tutto tremendamente senza più senso.
L’odore dello spogliatoio prima della sfida decisiva, la maglia con il mio nome sopra, lo stadio che ti accoglie come un eroe, le conferenze stampa, le voci di calciomercato da smentire e poi da confermare, i ritiri, gli scherzi (e gli screzi) con compagni e allenatore, i giochi di prestigio durante le sessioni di allenamento, le maledizioni per i pali e le traverse, i calci di rigore non fischiati, i fuorigioco millimetrici, le punizioni calciate dalla distanza, l’arbitro che ti sventola il cartellino giallo, le canzoni che ti caricano quando giochi in casa, i fischi che hanno lo stesso effetto quando sei in trasferta, gli highlights subito dopo il novantesimo, i titoli dei giornali, i social, le coppe internazionali.
Tutto era ormai da dimenticare e da rimuovere il più in fretta possibile.
Piansi tutta la notte. E non potevo farne a meno.
A volte, le lacrime sono amiche necessarie.

ALBINO MATERIA, UN’ORA PRIMA DI VISITARE GIULIO
“Ascolti, egregio Direttore. Noi, come lei sa, avremmo puntato tutto su Casacca. Si vede che ha stoffa, numeri, talento, abnegazione. Quest’infortunio sicuramente non pende dalla sua parte però ci possiamo ragionare.”
“Cosa intendete dire?”
“Guardi, potremmo fare una verifica sulle società disposte a tesserarlo e, con le cure adeguate, potrebbe senz’altro essere un profilo interessante per il futuro.”
“Voi dite?”
“Scusi, Materia, ma lei non sarebbe d’accordo?”
“Assolutamente, Casacca è sicuramente un talento straordinario ma io dirigo questo College e lo rappresento. Devo tutelare la serietà e l’integrità di questo posto e, sebbene in linea di principio appoggi la vostra decisione, la razionalità mi impone una scelta differente. Dolorosa, per carità, solo io so quanto tengo a questo splendido ragazzo, ma… non potrei mai e dico mai tollerare che un calciatore fuoriuscito da qui possa in qualche modo pregiudicare il buon nome dell’istituto. L’infortunio è destabilizzante per le sue prestazioni e io non posso consentire che ciò infanghi il prestigio conquistato con tanti sforzi nel tempo. Non metto in dubbio che qualunque società possa avere i mezzi per ristabilirlo ma se poi non dovesse tornare ai livelli precedenti? Io non voglio assolutamente che qualcuno mi possa tacciare di menefreghismo. Io ci tengo ai miei atleti e tengo alle società con le quali collaboriamo proficuamente da diverso tempo.”
“Sinceramente ci spiazza un po'. Noi eravamo abbastanza orientati sul ragazzo e anche le relazioni che i nostri osservatori ci hanno frequentemente proposto in questi anni sono sempre state lusinghiere. Un infortunio è riparabile, Direttore, ma se ci mette in questa condizione facciamo davvero fatica. Se lei non ci dà certezze in questo senso, la scelta non può cadere sul giovanotto.”
“Lo comprendo. Davvero. E sono enormemente dispiaciuto per l’accaduto. Ma voglio essere onesto con voi. Sono una persona leale e corretta, non potrei mai acconsentire ad un tesseramento di un ragazzo che non è al 100%.”
“Questo le fa onore. Sinceramente, non avevamo pensato ad una seconda scelta. Lei chi suggerirebbe?”

ALBINO MATERIA, UN’ORA DOPO AVER VISITATO GIULIO
“Mi raccomando, acqua in bocca.”
“Certo, Direttore. Grazie per la ricompensa. Però, mi dica, le è piaciuto il mio lavoro? Sapevo perfettamente dove quel ragazzino sarebbe andato a finire sul terreno di gioco.”
“Sì, ho visto, ma adesso sparisci e prenditi cura del giardino come sempre.”

Hai dovuto farlo per il bene della scuola. Non giudicarti. Hai sempre avuto a cuore il bene della tua creatura. E sempre lo avrai.
“Pronto, Giulio? Allora, come va? Bene, mi fa piacere. Ti sento anche molto più acceso e motivato. Hai pensato alla mia proposta? Vuoi lavorare per me? Ottimo! Allora ti chiamerò io appena avrò bisogno. Tu nel frattempo ricorda i nostri patti: non farti vivo con nessuno, mantieni il riserbo assoluto e avrai tutto ciò che ti occorre per vivere la tua vita. Non avere mai nessuna remora nel contattarmi. Sei un bravo ragazzo e vedrai che dimenticherai questo momento. Stai tranquillo.”
Sì. Aveva la rabbia e la delusione giusta per essere completamente privo di empatia. Era ciò che serviva. Hai fatto la cosa giusta, Albino.

ALBINO MATERIA, TEMPO PRESENTE
Prof.ssa Dinamica, mi riepiloga il quadro degli invitati per la cena di fine corso?”
“Allora, al momento io avrei questa lista in mano:
Lei
Il corpo docente, compresi me e il professor Corner
Lo staff amministrativo
Alcuni rappresentanti dello staff tecnico

Il capo-giardiniere
“Bene. E gli studenti?”
“Per la sezione femminile avremmo: le “Players” in rappresentanza del terzo anno, Jody Missinger e Francisca Yurg del secondo anno, e il capitano Sonia Grisanti per il primo, a cui aggiungerei anche Giorgia, Agata e Ambra. Sa, dopo ciò che è accaduto vorrei riconciliare i rapporti tra gli elementi più importan…”
“Sì, va benissimo, è perfetto!”
“Per la sezione maschile invece abbiamo: Carlo Lesky e Cristian Corbetti per il terzo anno; Mike Skons e Luigi Lunetta per il secondo anno; Filippo Trebbiani e Loris Casacca per il primo anno.”
“No.”
“No?”
Loris Casacca non va bene.”
Direttore, ma pare sia il migliore del suo anno. Come possiamo?”
“No, sceglietene un altro. Magari uno tra i peggiori. Dobbiamo integrare anche chi non è al passo degli altri, non trova?”
“Va bene, Direttore. Parlerò con i colleghi e mi farò dare un nome alternativo…”
“Ecco, brava.”
“Allora, io vado, Direttore.”
“Sì, vada, vada. Ah, un’ultima cosa: faccia riservare un posto in più. Sto attendendo risposta da un vecchio studente del nostro istituto e vorrei si unisse a noi. Possibilmente lo inserisca nel tavolo delle prime miste: un esperto è sempre utile per i novizi. Però non lo annunci. Voglio che sia una bella sorpresa.”