Attenzione, alziamo le mani prima di avventurarci in proclami. Non sia mai ci siano procuratori, genitori, giravolte dell’ultimo momento per strappare contratti più favorevoli con la Juventus o con qualunque altra squadra del globo terracqueo. Ma, se le cose stavolta dovessero andare per il verso giusto, e c’è da giurarci, visto che in questa circostanza lo stesso Marotta si è esposto pubblicamente e se non avesse avuto garanzie difficilmente si sarebbe avventurato in una dichiarazione che potrebbe provocare una figuraccia da evitare dopo i casi Lukaku e Samardzic, allora si può dire a voce anche moderatamente alta che: sì, Benjamin Jacques Marcel Pavard è il miglior acquisto di questa sessione estiva del calciomercato della Serie A.

A fronte di un’affermazione del genere, già immagino fronde di utenti attenti solo al titolo e alla foto emozionale pronti a scrivere nei commenti, con espressioni più o meno colorite, il seguente messaggio: “Se Pavard è il miglior acquisto, pensiamo a che livello è arrivato il nostro calcio”. Sì, se pensiamo che il Real Madrid acquista Bellingham, che il Bayern Monaco tessera Kane, che il Chelsea fa shopping (e acqua) da tutte le parti, è ovvio che ne usciamo con le ossa rotte.
Però, per fare queste operazioni, servono quattrini. Tanti quattrini. Cosa che il nostro calcio, in questo periodo storico, non può permettersi. E se come credo le idee valgono ancora qualcosa, allora il ragionamento deve essere un altro: come è possibile che un calciatore come Pavard scelga l’Inter? E c’è poco da fare ironia.
Parliamo di un terzino destro che rientra nella top ten mondiale nel suo ruolo, strappato per 30 milioni di euro: poca roba, se paragonata agli investimenti dei colossi internazionali; cifra importante, se parametrata ai numeri che stanno circolando in questo calciomercato nazionale. Da quanto si legge su diverse autorevoli testate, non è la sola offerta pervenuta al giocatore. Si parlava di Premier, di Manchester United: insomma, la frontiera del calcio moderno per eccellenza. La NBA del pallone. Eppure, la ferma volontà del difensore è quella di venire a Milano, sponda neroazzurra, e misurarsi col calcio italiano.
Probabilmente, sarà anche il fascino e l’atmosfera del Duomo e dei Navigli ad aver avuto un ruolo fondamentale per convincerlo, ma più realisticamente c’è anche un aspetto da considerare che sta passando colpevolmente sottotraccia: l’Inter è vicecampione d’Europa. In Italia, forse, non stiamo ben inquadrando questo fatto. E di fatto si tratta, non essendo, in tal caso, un’opinione per sua natura contestabile. Certo, il mio amore per i colori neroazzurri carica ulteriormente di orgoglio questo risultato, ma è innegabile che qualcosa di buono è stato prodotto in questa stagione. E, al di là del sostegno a questa o quella squadra, è altrettanto appurato che l’intero calcio italiano abbia offerto qualcosa in più in questo 2022/23 che non deve essere una meteora, ma la rampa di lancio per ritornare a correre e vincere in Europa come per tantissimo tempo siamo stati abituati a fare.

Qualcun altro potrebbe pensare: “Ecco il solito bollito”. Qualcuno potrebbe dire che è arrivato a fine carriera, che ormai i campioni in Italia vengono a giochicchiare e a guadagnare denaro. Beh, cari i miei detrattori, stavolta dovrete trovare qualcosa di diverso a cui attaccarvi per sminuire il miglior colpo dell’anno della nostra massima serie (ad oggi). Il difensore è nato nel 1996, e sceglie l’Inter nel momento migliore della carriera di un calciatore, in quella che gli esperti chiamano “fase di maturità”. Non si ha più l’ingenuità dei vent’anni, ma neanche la tenuta fisica calante: è il periodo perfetto.
Altre possibili contestazioni? “Sicuramente giocava poco in Baviera ed ha scelto l’Inter per giocare titolare”. Premesso che non ci sarebbe nulla di male, basta dare un’occhiata alle statistiche individuali per comprendere che non è così. Pavard è un giocatore fondamentale, una pedina duttile, capace di coprire più ruoli nel pacchetto arretrato e con già un bagaglio di esperienza internazionale che gli ha consentito di vincere tutto con il club (compresa la Champions League 2019/20) e soprattutto il Mondiale da protagonista nel 2018. L’identikit ideale per Simone Inzaghi, che a gran voce ha richiesto un intervento in sede difensiva e puntualmente gli hanno regalato il pezzo da novanta di questa sessione. E questo acquisto lega perfettamente con quanto scritto poc’anzi: come possiamo ritrovare credibilità e attrattività? Parliamoci chiaro, non abbiamo controprove, ma sono abbastanza convinto che senza la finale di Champions League difficilmente un profilo come il francese avrebbe scelto l’Inter rispetto ad almeno metà dell’attuale Premier League. Ecco perché è importante il lavoro sul campo: serve a costruire un club competitivo dal punto di vista tecnico, utile per cercare di colmare il gap economico-finanziario che ci vede enormemente penalizzati rispetto ad altri campionati e ad altre singole corazzate.

Se, dunque, le solite tesi sono abbastanza contestabili, qualcun altro è già andato sul terreno tattico, eccependo che il buon Pavard è sì un ottimo calciatore, è sì un terzino che può tranquillamente giocare in mezzo, ma tutto ciò lo ha fatto in una difesa a 4, che, come sappiamo, cozza tremendamente con l’idea a 3 del tecnico piacentino. Su questo punto, si può discutere ed è effettivamente l’unico appiglio per i detrattori.
Anche qui, però, c’è una profonda riflessione da opporre. E per evitare di essere additato come tifoso a tutti i costi, parto da un altro grande acquisto operato dall’altra milanese: Pulisic. In un mio blog precedente ho espresso tutta la mia ammirazione per lo statunitense, che ho ritenuto un grandissimo colpo, addirittura per certi versi meglio di Frattesi.
In molti, compresi i sostenitori rossoneri, hanno (o avevano, dopo l’esordio di Bologna) dei dubbi sulla sua collocazione nello schieramento di Pioli. Il punto è che, a prescindere da moduli, tagli, baricentri bassi o alti, interni ed esterni, l’ex trequartista del Chelsea è un grande calciatore. Stop. E alla prima ha già dimostrato di che pasta è fatto. Per carità, siamo solamente all’esordio, è tutto ancora da dimostrare, ma quando uno è forte, è forte. Non c’è 3-5-2 o 4-3-3 che tenga. Ecco perché non vedo preoccupazioni per l’inserimento del campione del mondo nello scacchiere difensivo interista. Detto che, come è lecito attendersi, è necessario che le valutazioni sul suo acquisto siano state condivise tra tecnico e dirigenza: investire una cifra importante come quella messa sul piatto per Pavard rende opportuna una convergenza di idee. Dunque, pochi dubbi: è un signor acquisto, che completa l’organico interista in vista della stagione con un solo obiettivo in partenza, che è quello del tricolore.

Strada verso il successo che è partita nel primo sabato sera di calcio giocato, con una prova convincente e quadrata contro il Monza, domato con una bella vittoria per 2-0. Certo, anche qui bisogna andarci cauti, ma è stata una sfida controllata e misurata. Il caldo e i carichi di lavoro sono ancora da smaltire: emblematici gli sforzi di Dumfries e Dimarco, usciti stremati dopo un gran lavoro di spinta e sacrificio. Bene anche i sostituti, con Cuadrado in palla e Carlos Augusto anche insidioso in zona-gol. Sommer è stato poco impegnato, mentre Frattesi ha avuto scarso minutaggio: ancora presto per un giudizio. In mezzo al campo, solito geniale Barella in occasione del primo gol con l’avvio dell’azione grazie ad una giocata sontuosa, ma con qualche errore di troppo nell’arco dei 90 minuti, mentre Calha e Mkhytarian sono semplicemente i soliti monumenti a cui aggrapparsi senza paure. Le attenzioni erano tutte, però, per attacco e difesa. Davanti, in molti avevano già sentenziato: ci siamo indeboliti, abbiamo perso reti e altre castronerie varie.
Peccato che milanisti, juventini e persino tanti interisti (incomprensibilmente) si siano dimenticati di lui: Lautaro Martinez. Il neocapitano della squadra ogni stagione cresce in termini di realizzazioni: l’anno scorso ha siglato 28 gol stagionali, e se nel 2023/24 dovesse sfondare i 30 non dovremmo stupirci più di tanto. Responsabilizzato, maturo, rapace: la prestazione offerta contro i brianzoli ci ha mostrato un Toro determinato e determinante, in una versione che promette scintille. E al suo fianco, mentre dal divano ci si stracciava le vesti, quei due si sono messi sotto, stupendo tutti: Thuram, al centro delle critiche per un precampionato sottotono (incredibile, c’è ancora chi dà credito alle amichevoli nel 2023), ha dimostrato un ottimo ambientamento, allargando lo spazio e dando respiro alla manovra. Certo, per l’intesa con l’argentino ci vuole tempo, ma al primo test vero ha già fatto ricredere gli scettici. Scettici che si erano gettati a capofitto su Arnautovic, tra facili ironie sul suo ruolo nel Triplete ed età anagrafica non verde. E invece, l’austriaco si è presentato con un assist decisivo, con dei bei movimenti e con una buona dose di altruismo, forse anche eccessiva.
Unica pecca Correa, che non ha trovato spazio neanche quando è uscito il campione del mondo della Seleccion: deve trovare una collocazione, soprattutto per lui, per rilanciare la sua carriera e trovare stimoli e apprezzamento, cosa che all’Inter è ormai preclusa. Dietro, invece, tanta sicurezza, con anche un ritaglio per Bisseck: sarà una stagione di crescita, difficile trovare tanti minuti con una concorrenza del genere, ma deve sfruttare ogni occasione. Un reparto affiatato ed esperto, che però conta su Darmian, De Vrij e Acerbi, tutti over 30: la loro tenuta fisica è un fattore da considerare.
Ecco perché, insieme a Bastoni, serve un giovane già rodato e pronto. Ebbene sì, lo ribadisco: Pavard è il miglior acquisto possibile per questa Inter.

Procuratori, genitori e giravolte dell’ultimo momento permettendo.

 

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