Il mercato interista 2023 ha avuto, purtroppo, uno snodo fondamentale: il dietrofront di Romelu Lukaku. Senza la giravolta del belga, probabilmente staremmo parlando di una squadra regina del mercato, che aveva raggiunto tutti gli obiettivi prefissati, con il solo difensore aggiunto da andare a pescare per rimpinguare il reparto arretrato. Come si dice sempre, però, il calciomercato è imprevedibile. E nulla poteva far presagire l’incredibile mossa dell’ex attaccante idolatrato dal popolo neroazzurro, ormai soppiantato nelle gerarchie dei sentimenti da Lautaro Martinez, prima spalla, ora protagonista indiscusso del progetto Inter, con la fascia di capitano che lo ha portato ad entrare di diritto nella storia del nostro club. Da quel momento lì, da quel telefono spento come quando non hai voglia di uscire con gli amici, qualcosa è cambiato. È come se la forza contrattuale interista si fosse ridotta, come se quel gesto avesse dato autorizzazione a chiunque di poter cambiare idea in qualsiasi momento, in barba a parole date, accordi, visite mediche e sogni di entrare nel grande calcio. Ed è questo ciò che lascia veramente perplesso della dinamica Samardzic. A prescindere da come si evolverà la situazione (magari già oggi sarà tutto risolto e staremmo parlando del nulla), ma questo andazzo non può andare bene. Sia ben chiaro per tutti gli esterofili, non è un problema tutto italiano: chiedere al Liverpool, che praticamente aveva chiuso per Caicedo del Brighton investendo la modica cifra di 127 milioni di euro, ma proprio quest’ultimo, dopo che sembrava tutto fatto, avrebbe bloccato tutto in quanto gradirebbe (inspiegabilmente, per il sottoscritto) la destinazione Chelsea, che però ancora non ha formulato l’offerta adeguata. Va beh, qui parliamo di cifre fuori portata, ma in piccolo sta succedendo qualcosa del genere con il pezzo pregiato dell’Udinese: tutto fatto, l’impianto dell’affare è stato fissato (incluso Fabbian nella trattativa), ma arriva il solito twist. Il calciatore scarica la precedente procuratrice e si affida al padre, che per festeggiare l’incarico decide di andare a ridiscutere i dettagli dell’accordo. Niente male, se non fosse che il tempismo è davvero inadeguato: la scottatura per la questione-Lukaku è ancora in via di guarigione, ed ecco che puntualmente arriva un’altra seccatura. Solo che, con tutto il rispetto per un giocatore fortissimo e con dei margini di crescita pazzeschi, una società come l’Inter non può attendere i suoi capricci. Occorre dare un segnale, che dalle indiscrezioni sembra anche esserci stato: si firma alle condizioni pattuite, entro 48 ore. Altrimenti, pedalare. E bisogna mantenere questo atteggiamento. Quello che sta accadendo in questa stagione di calciomercato è inaccettabile, anche per far rispettare il blasone di una squadra che è vice-campione d’Europa e che, volenti o nolenti, è tra le prime al mondo come palmares e appeal. Mi viene in mente una frase di Spalletti, all’epoca nostro allenatore, quando era invischiato nella vicenda-Icardi. Il tecnico campione d’Italia in carica, quando si parlava di “mediazione” per mettere piede in campo, parlò senza mezzi termini di situazione “umiliante” per tutti gli sportivi interisti. Sì, perché giocare per quei colori significa essere arrivati a far parte della storia del calcio. A prescindere dal nome o dalla carriera. Suona però ancora più strano quando a farlo è un giovane che ancora deve dimostrare tutto il suo valore. Dunque, se questa bizza rientra immediatamente, bene. Saremo pronti ad accoglierlo. Altrimenti, che si accomodi alla Juventus o da chi più lo aggrada.

Anche perché il suo innesto è sì importantissimo, ma non così fondamentale. Per carità, ove dovesse arrivare rinforzerebbe di molto il centrocampo e mai farò come la volpe con l’uva, anche in assenza di lieto fine della trattativa. C’è però da dire che, in concreto, sarebbe una riserva di lusso e non una pedina cruciale nello scacchiere inzaghiano. C’è chi, in modo avveduto o malizioso (dipende dai punti di vista), vede in lui il futuro sostituto di Barella. Ormai lo abbiamo capito: ogni anno, finché ci sarà necessità, un big dovrà essere ceduto. E qualcuno parla di un possibile addio di uno dei centrocampisti più forti d’Europa, con le sirene della Premier che già quest’anno hanno suonato a inizio luglio. Fortunatamente, senza sbocco. Con gli arrivi di Frattesi e Samardzic, si avrebbero due mezzali rampanti che avrebbero una stagione per crescere e conoscere l’ambiente, rendendo eventualmente meno dolorosa e, soprattutto, meno dispendiosa l’eventuale rottura con Nic. Personalmente, non ci voglio neanche pensare: lui, Bastoni e Lautaro rappresentano i tre perni dell’organico. Se vogliamo mantenere la competitività (nazionale e internazionale), questi tre devono restare a tutti i costi e hanno tutti tratti per diventare le bandiere di questo decennio. Ecco perché non vedo l’urgenza del suo approdo, pur (lo ribadisco a scanso di equivoci) gradendolo notevolmente. Anche perché, restando alla stretta attualità, Sensi sta furoreggiando. Purtroppo sappiamo che a livello fisico è delicatissimo, e la sua fragilità è stato il vero limite ad una carriera che avrebbe potuto (e dovuto) prendere una piega ben differente. Se però dobbiamo valutare il precampionato, l’ex Sassuolo meriterebbe senza dubbio una chance, rinunciando a Samardzic e alla sua relativa spesa. Magari investendo quella cifra per la priorità assoluta e che sta cominciando a diventare un incubo: l’attaccante.

L’alibi Lukaku adesso è finito. Quando hai un progetto e qualcuno te lo smonta senza preavviso, è chiaro che subisci il contraccolpo. Lecito, nessuno si sarebbe atteso un acquisto immediato. Adesso, però, a 7 giorni dal debutto contro il Monza, è inammissibile che il nostro allenatore non abbia ancora un centravanti che completi il comparto offensivo. Per carità, la lungimiranza societaria ha fatto in modo di avere Thuram fin dall’avvio della preparazione, in modo tale che possa arrivare pronto per lo start. Dunque, anche qui possiamo stare relativamente tranquilli, ma adesso serve un colpo: Scamacca, Morata, Balogun. Tutti sfumati, ci può stare. Ora si parla di Arnautovic. Chiaro che non possa stuzzicare gli appetiti come altri nomi più altisonanti, chiaro che il ripensamento del belga ha stravolto le strategie, chiaro che, a saperlo, forse avremmo rinnovato un altro anno per Dzeko. Tutte ipotesi, tutto nell’etere, ma adesso la priorità è una sola: un centravanti. E va bene tenere i conti, e va bene andare al risparmio, però qualcosa deve saltare fuori. L’attaccante del Bologna è un profilo per cui Inzaghi stravede e, a livello di struttura fisica e tipologia di gioco, sicuramente si presta molto al suo modo di intendere il calcio. Economicamente è più che sostenibile, a patto che anche la società faccia uno sforzo: non si può sempre tirare il freno, anche quando la pretesa non è così esagerata. Si parla di 15 milioni chiesti dai felsinei e 8 offerti dai meneghini: una via di mezzo è percorribile?

Questione portieri: per quest’anno, massimo due stagioni, abbiamo risolto. L’esordio di Sommer non è stato memorabile, ma come sappiamo le amichevoli lasciano il tempo che trovano. E comunque, anche se la cosa sta passando sotto traccia, avere come secondo uno come Audero è qualcosa che in pochi si possono permettere. Qui la strategia ha funzionato: presi due esperti, con il giovane Stankovic a farsi le ossa in cadetteria e, magari tra un paio d’anni, pronto a prendersi la titolarità del club. C’è un però: se l’Inter avesse atteso i tempi del Bayern Monaco (che solo adesso ha sbloccato Kane e si potrà concentrare sulla ricerca dell’estremo difensore), a quest’ora saremmo anche senza numero uno. Invece, facendo uno sforzo, Marotta e Ausilio hanno chiuso l’affare pagando i 6 milioni di clausola. I vincoli finanziari li conosciamo bene, però ogni tanto un ruggito serve.

Ruggito ancora mancante nel reparto arretrato. Gosens pare ormai destinato a rimanere: niente male avere una riserva del suo calibro, sebbene le aspettative fossero ben differenti al momento del suo approdo. Dunque, a sinistra sembra essere tutto ok. A destra, di contro, c’è addirittura affollamento con l’arrivo di Cuadrado. E forse, oltre che per fare uno sgambetto alla Juve (che a sua volta, stando alla stampa, si inserisce su ogni obiettivo fallito dai neroazzurri), l’acquisto del colombiano ha avuto anche un’altra utilità: includere Darmian in modo più o meno definitivo nei tre di difesa. Una mossa intelligente, tatticamente perfetta: i giocatori duttili sono sempre apprezzati. Questo, però, non cambia di una virgola le esigenze di rosa: serve un terzo di difesa possibilmente destro, uno nel suo ruolo naturale e, possibilmente, con esperienza pregressa in una retroguardia a 3. Questo il curriculum richiesto. Ci sono poi tutta una serie di esuberi, da cedere o da mandare in prestito: Lazaro, Agoumè, Esposito, Salcedo e soprattutto Correa. E a quel punto servirebbe piombare su una quarta punta. Insomma, il tempo stringe, mancano meno di tre settimane al gong: l’Inter rimane una delle favorite per il tricolore, ma serve chiudere e mandare in cantina questa sessione di calciomercato. Possibilmente senza rimpianti.

 

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