La matassa pare si stia sciogliendo: dopo la notizia delle dimissioni di Roberto Mancini (qui potete leggere il mio pensiero in merito alla decisione dell’ex allenatore, tra le altre, dell’Inter), la Federazione, che ha tempi strettissimi per individuare un nome a cui affidare una Nazionale che di qui a meno di un mese si giocherà l’accesso agli Europei tedeschi da non fallire minimamente se si vuole difendere lo scettro conquistato appena due anni or sono, sembra convergere verso il nome più gettonato, quello che più di tutti, dopo una stagione simile, può offrire le migliori garanzie: Luciano Spalletti.
Balla la famosa clausola di non concorrenza col Napoli, ma il buon senso suggerisce che non saranno 3 milioni di euro a impedire ad un Paese di ripartire. Una carriera brillante, quella del vate di Certaldo, ma complicata, con le vicissitudini arcinote con i capitani di alcuni club da lui allenati (Totti alla Roma e Icardi all’Inter su tutti) che lo hanno reso anche un personaggio popolare nel mondo del calcio, andando oltre la semplice panchina. Un buon biglietto da visita, per una Nazionale che dovrà ripartire senza riconoscenza e senza guardare ai nomi altisonanti e alle valutazioni di mercato: in questo, lui è un maestro. E lo ha sempre dimostrato, in tutti i club da lui gestiti. A suggellare una straordinaria vita calcistica mancava solo la consacrazione. Quella che gli permette di entrare dritto nella storia, se non addirittura nella leggenda.
Ed è proprio qui che si inserisce il club campano, con cui ha coronato finalmente tutto il suo percorso: ha stradominato il campionato e vinto il primo scudetto italiano della sua vita. E ora, a distanza di pochi mesi da quel trionfo, sembra avere la grande chance di condurre l’Italia prima alla manifestazione continentale di cui sopra e poi, soprattutto, al Mondiale del 2026, vero grande bersaglio da centrare a tutti i costi per non incorrere in quello che sarebbe uno psicodramma sportivo che andrebbe oltre ogni malefica immaginazione.
L’ultimo anno di gestione manciniana è stato un susseguirsi di nomi su nomi, di convocazioni surreali, di grupponi extralarge a livello numerico che hanno appesantito e, nei fatti, anche ridimensionato la stessa chiamata, che come sappiamo rappresenta l’apice per un ragazzo che gioca a calcio. In caso di un suo insediamento, appare probabile il ricorso a quel 4-3-3 semplice nella struttura ma efficace, a patto che vi siano calciatori in grado di poter aderire a questo progetto tattico in modo puntuale e senza sbavature. Servirà trovare i Kvara e gli Osimhen, ma non solo: occorreranno anche i Lobotka e i Di Lorenzo. E, fortunatamente, almeno quest’ultimo sarà senz’altro uno dei punti fermi dell’ipotetica Nazionale spallettiana. Oltre al modulo, probabilmente sarà necessario ricorrere in buona parte al blocco Inter, che indubbiamente, tra le big, rappresenta la principale fonte da cui approvvigionarsi per ripartire alla grande, lasciandosi alle spalle l’ultimo biennio. Giocando un pochino, ecco quale potrebbe essere il serbatoio da cui ripartire per affrontare gli impegni ravvicinati che ci attendono, con vista Germania 2024 e, incrociando le dita, non solo. L’idea è quella di allestire un organico compatto, evitando convocazioni random e simboliche che, in questo momento, non possono assolutamente essere realizzate. Bisogna creare il famoso giro, una sorta di collettivo solido e che possa amalgamarsi, cercando di abbassare l’età media e puntando su ragazzi sì, ma di valore.

PORTIERI – Donnarumma (PSG) – Meret (Napoli) – Vicario (Tottenham) – Provedel (Lazio).
Sul portiere titolare, difficile poter scalzare l’eroe degli Europei vinti. Se siamo campioni in carica, gran parte del merito va a lui. A me, però, personalmente non ha mai fatto impazzire, e non è da escludere che il grande amore per Meret, allenato proprio dal (potenziale) futuro CT, possa prevalere e scompaginare le gerarchie. Parliamo in questo momento di fantamercato: il parigino resta stabilmente uno dei pochi punti fermi di questa squadra, uno di quei pochi talenti coltivati fin da subito e che ha già dato frutti. Se il portiere partenopeo sarà presumibilmente il vice-Donnarumma, si prospetta avvincente il duello per il ruolo di terzo, fondamentale nelle dinamiche di spogliatoio: Vicario in questo momento lo vedo assolutamente meritevole, ma se Provedel dovesse replicare l’ultima annata potrebbe creare il primo dei sani grattacapi allo Spallettone nazionale.

TERZINI: Di Lorenzo (Napoli) – Darmian (Inter) - Dimarco (Inter) – Udogie (Tottenham) – Parisi (Fiorentina).
Quando sento dire che non abbiamo una rosa all’altezza, mi viene da sorridere. Già a partire dai terzini, possiamo vantare una coppia di titolari di assoluto rispetto: da una parte il già citato Di Lorenzo, che con il gioco di Spalletti potrebbe ripresentare le straordinarie prestazioni che ha offerto negli ultimi anni, e dall’altra Dimarco, fenomenale sulla fascia e che anno dopo anno è salito nelle gerarchie prima dell’Inter e, adesso, anche con la maglia azzurra. Alle spalle, pur non ritenendolo espressamente indispensabile, l’esperienza di Darmian garantisce copertura e sicurezza, e può essere tranquillamente un sostituto all’altezza del capitano partenopeo sulla destra, oltre a poter sfruttare la sua duttilità e giocare come centrale difensivo all’occorrenza. Ovviamente, la carta di identità parla chiaro: in prospettiva Mondiale, vedrei come si evolverà Calabria, che nell’ultima stagione non mi ha convinto, ma che se dovesse dimostrarsi all’altezza potrebbe essere considerato più avanti. Come vice-Dimarco, invece, i due giovani pezzi forti del vivaio italiano: Udogie e Parisi. In questo momento, parte davanti l’ex Udinese, ma se il neoacquisto della Fiorentina si conferma anche in viola dopo l’annata sfolgorante a Empoli può insidiare e inserirsi nel quartetto di terzini da portare a destinazione. Pur apprezzandoli molto, i vari Spinazzola, Emerson Palmieri, Zappacosta e Biraghi sono over 30 e, considerando anche che l’Europeo deve servire come trampolino in ottica Mondiale, che è l’appuntamento clou, preferirei far maturare a grandi livelli chi può arrivare pronto nel 2026 rispetto all’usato (quasi) sicuro. Se la strategia deve essere puntare sui giovani, bisogna rischiare, anche perché, stavolta, nessuno ha la pretesa di rivincere l’Europeo, visto il successo dell’ultima edizione. Dobbiamo solo fare bella figura ed evitare umiliazioni: tutto ciò che è più, è oro. Il vero obiettivo dell’avventura teutonica dovrà essere rodare il gruppo in vista della rassegna iridata.

DIFENSORI CENTRALI: Bastoni (Inter) – Mancini (Roma) – Casale (Lazio) – Romagnoli (Lazio) – Scalvini (Atalanta).
A mio modo di vedere, Bastoni e Mancini sono i due centrali che la Nazionale del nuovo corso deve assolutamente valorizzare. Fino agli Europei, la coppia Bonucci-Chiellini ha dato garanzie, regalandoci un sogno dopo tanti anni di sacrificio. Adesso, è giunto il momento di rifondare, cosa che, non mi stancherò mai di dirlo, in questi due anni non è mai accaduta. L’interista e il romanista, scuola Atalanta, hanno i crismi per poter prendere in mano la retroguardia; seppur abituati a una difesa a 3, hanno dalla loro qualità (il primo) e carisma (il secondo) da vendere. Vi è poi il duo biancoceleste che con Sarri ha fatto faville e che è stato incredibilmente (e costantemente) ignorato: Casale-Romagnoli. In particolare, il primo ha disputato una stagione sontuosa: inspiegabile come, nel marasma di nomi che hanno fatto parte del collettivo, non sia mai saltato fuori il suo. L’ex milanista è invece più un nome di esperienza da affiancare agli altri. Ho inserito infine un quinto nome, forse più in ottica 2026 ma da considerare anche nell’immediato, sempre proveniente da quel florido settore giovanile orobico: Scalvini. Tutti lo danno come un predestinato: se così sarà, bisogna cominciare a testarlo. Ho al momento escluso altri due profili che potrebbero inserirsi magari dopo Germania 2024: si tratta di Buongiorno del Torino e di Gatti della Juventus, che se offrono sul piatto quanto fatto quest’anno, possono dire la loro in futuro. In stand-by Acerbi: la sua tenuta va valutata. Se disputa un’altra stagione come questa appena terminata, bisogna rivedere i nominativi nella lista per gli Europei.

CENTROCAMPISTI: Barella (Inter) – Frattesi (Inter) – Locatelli (Juventus) - Fagioli (Juventus)- Tonali (Tottenham) – Cristante (Roma).
Inter e Juve fanno da padrone. Ma prima di partire dai nomi che probabilmente chiunque farebbe, partiamo dagli esclusi eccellenti: credo che, per far ripartire il reparto, occorra mettersi alle spalle due big degli ultimi anni ma che anno ormai dato tutto alla causa.  Si tratta di Verratti e Jorginho: saremo grati a entrambi per quanto fatto, e nessun rigore sbagliato (nel caso del secondo) cancellerà quanto di buono realizzato, ma è giunto il momento di farsi da parte. Ora, lo scenario è di Barella e Tonali, due mezzali fondamentali e che con Spalletti e il suo modulo potrebbero esaltarsi insieme; al centro, come dicevo in apertura, serve il nuovo Lobotka: in quel ruolo, potrebbe attingere al bianconero, con Locatelli o Fagioli che avrebbero le caratteristiche per prendersi la zona nevralgica del campo sulle spalle, con il primo sicuramente più pronto, ma con il secondo che avrebbe un altro anno per maturare. Infine, sebbene da molti non considerato, io terrei nella sestina di partenza anche Cristante, che con Mourinho è ritornato ai livelli di quando era una semplice promessa e finalmente pare aver trovato la sua condizione migliore.

TREQUARTISTI: Pellegrini (Roma) – Zaniolo (Aston Villa).
Con il 4-3-3 spallettiano non servono trequartisti puri, ma almeno uno tra i due menzionati lo porterei per sperimentare qualche soluzione alternativa a partita in corso o nell’ipotesi in cui l’ex allenatore partenopeo voglia proporre un 4-2-3-1 più spregiudicato. Si sa, nelle competizioni per nazionali, sono i dettagli a fare la differenza, e variare tema tattico in una partita bloccata o in cui ci si trova a dover recuperare può rappresentare la svolta. In un periodo storico in cui vi è una carenza infinita, solo Pellegrini e Zaniolo possono distinguersi per capacità di spaccare le partite con qualche giocata: sono loro i due candidati da considerare per un ruolo di riserva di lusso e di innesto da tirare fuori in caso di necessità. Ancora è presto, ma da tenere d’occhio Baldanzi, superlativo con la casacca empolese.

ESTERNI D’ATTACCO: Berardi (Sassuolo) – Politano (Napoli) – Chiesa (Juventus) – Zaccagni (Lazio).
Su due calciatori, non ci sono dubbi: Berardi e Chiesa devono essere i nostri titolarissimi. Non ci sono alternative: nel 4-3-3 o 4-2-3-1 che sia sono perfetti, rappresenterebbero i due gioielli che potrebbero dare una sterzata al gioco offensivo azzurro, trovando la giocata ideale per innescare la punta. Su Politano ho qualche riserva, ma è chiaro che con Spalletti troverebbe il tecnico che è riuscito a farlo esprimere al meglio. A sinistra, così come gli altri biancocelesti, Zaccagni non ha trovato molti sbocchi nell’ultima gestione. Ed è assurdo. Un calciatore del genere merita di entrare nel giro della Nazionale in modo stabile. Non l’ho inserito perché ho ancora qualche dubbio e deve riconfermarsi, ma attenzione ad Orsolini del Bologna che se ingrana può davvero far valere la sua candidatura.

CENTRAVANTI: Immobile (Lazio) – Scamacca (Atalanta) – Retegui (Genoa) – Kean (Juventus).
E qua arriviamo al grande punto interrogativo. Ad oggi, porterei 2 o 3 nomi tra questi ad una fase finale dell’Europeo. Tutti lo criticano, ma Ciro Immobile è il miglior marcatore italiano dell’ultimo decennio. In Nazionale non ha rispettato i numeri capitolini, ma trovatemi un’alternativa migliore. Gli altri nomi proposti, infatti, sono tutti potenziali, per cui ad oggi non abbiamo certezze ma solo speranze: Scamacca e Retegui si misureranno con la Serie A in questa stagione, in dimensioni importanti ma non da big tradizionali. Poco male: se fanno 20 gol a testa, io li porto senza dubbi agli Europei e mi trovo due punte pesanti da far crescere in ottica mondiale, con il biancoceleste da tenere come riferimento di esperienza. Un ultimo nome su cui qualcuno potrebbe storcere il naso, ma che invece a mio avviso potrebbe essere un jolly se solo trovasse costanza di rendimento: nel gruppo dei 30, considererei anche Kean.

Con questo assetto, avremmo un organico di 30 giocatori (più altri da monitorare) da cui Luciano Spalletti dovrebbe selezionarne 23 da portare con lui alla prima grande manifestazione, a patto che le qualificazioni non facciano scherzi. Ovviamente, sono pur sempre discorsi che lasciano il tempo che trovano: in un Europeo o Mondiale che sia, conta la forma. Se durante la stagione saltano fuori dei profili che in questo momento non potremmo considerare, ma che a giugno 2024 sono in stato di grazia, è chiaro che è fondamentale portarli anche in luogo di calciatori che in valore assoluto sono più pronti. Bisogna uscire anche da questa continua riconoscenza o sperimentazione senza criterio che ci ha portato fuori da due Mondiali di fila. Detto ciò, in ultimo, propongo la mia attuale formazione ideale ad oggi.

ITALIA (4-3-3): Donnarumma; Di Lorenzo, Mancini, Bastoni, Dimarco; Barella, Locatelli, Tonali; Berardi, Immobile/Scamacca/Retegui, Chiesa. All. Spalletti.

ITALIA (4-2-3-1): Donnarumma; Di Lorenzo, Mancini, Bastoni, Dimarco; Barella, Tonali; Berardi, Pellegrini, Chiesa; Immobile/Scamacca/Retegui. All. Spalletti.

Al netto del punto interrogativo sul centravanti, siamo davvero una Nazionale così scarsa? Ai posteri, e a Spalletti, l’ardua sentenza.

 

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