IL MUNDIAL DESAPARECIDO 

“…la parte peggiore fu la fine,
senza dignità e coperti di fango
quei cadaveri che tornavano ai letti dei fiumi,
alle fosse comuni, scuotendo la testa e cantando
la canzone dell’oblio. E noi siamo qui con
questi tamburi, con queste folli bandiere sudate,
con il mondo sottosopra”

(Dalla poesia Mundial di Carlos Ferreira,
accademico, poeta e giornalista argentino)


-Che facciamo con Menotti?
- In che senso, ammiraglio Lacoste?
- Hector, lei ha capito benissimo cosa intendo dire. Dicono che è comunista.
(Una lunga pausa di gelido, stressante silenzio… poi con un impeto non privo di coraggio Hector dice)

-E questo cosa c’entra ? Non abbiamo sempre detto che quello che conta è vincere la Coppa del Mondo?
- Bene…allora vamos a ganar!

Buenos Aires, un pomeriggio di primavera del 1976. Gli ultimi raggi di sole di una tiepida  giornata, s’infrangono sulle vetrate di Atlantida, la più importante casa editrice d’Argentina che pubblica El Grafico, influente settimanale sportivo che collabora con la Junta militar - che governa il paese, da qualche mese -  per curare l’immagine del Mundial ’78 su giornali e TV, che si svolgerà fra due anni. Il colloquio, che abbiamo riportato in apertura, si svolge, nell’ambito di una riunione preparatoria, tra l’ammiraglio Carlos Alberto Lacoste, che guida la macchina organizzativa e Hector Vega Osanime, direttore di El Grafico. Oggetto della discussione è Cesar Luis Menotti, allenatore dellAlbiceleste come viene chiamata, con un mix di tenerezza e  romanticismo,  la nazionale argentina,  per via del colore della camiseta ovvero la maglietta a strisce biancocelesti. L’undicesima edizione dei Mondiali, disputati in Argentina, è stata quella più controversa; quella che ha suscitato le proteste dell’opinione pubblica mondiale per i crimini, commessi dalla Giunta Militare, compiuti nell’indifferente omertà di un intero paese,ma anche dell’establishment calcistico mondiale proteso unicamente a non turbare lo Show business. Poche le voci di dissenso. Tra queste, giusto ricordare le coraggiose e commoventi Madres de Plaza de Mayo. Difficile dimenticare,invece, che lo Stadio El Monumental di Buenos Aires, dove si disputò la finalissima, dista solo 600 metri dall’EMSA  -Escuela de Mecánica de la Armada- , un centro di detenzione illegale e di tortura. Ci viene tristemente da immaginare che i boati del Monumental abbiano coperto le urla disperate dei prigionieri sottoposti a irriferibili sevizie. Una vergogna che ha proiettato un’ombra inquietante su quella coppa che, il generale Videla,con tracotanza. ha sollevato in alto nella notte più buia dell’Argentina. Ma, adesso, come in  una sceneggiatura di film, andiamo in dissolvenza e proviamo a raccontare questa pagina oscura del calcio mondiale con l’ausilio della Storia.

EVITA E PERON
Uno degli elementi distintivi della vita politica e sociale del Sudamerica è sicuramente il populismo che nasce dalla fusione di autoritarismo e corporativismo. Juan Domingo Peron, nel dopoguerra, ne è stato, senza alcun dubbio, il più carismatico rappresentante. Godeva di una popolarità immensa presso il popolo argentino, quello strato sociale che passerà alla storia con il nome di descamisados. Popolarità inoltre pari a quella della seconda moglie Evita Duarte Peron. Proprio a un discorso di Evita,pronunciato il 22 agosto 1951, si può ricorrere per l’auto rappresentazione del populismo justicialista di Peron. I temi fondamentali eranoil popolo, i bambini,gli anziani, i lavoratori”, preceduti dalle loro gloriose avanguardie descamisados contrapposti alle oligarchie. Evita diceva di sé:” Io non sono che una donna del popolo argentino, una descamisada della patria, però una descamisada di cuore,perché ho sempre cercato di confondermi con i lavoratori, con gli anziani, con i bambini, con quelli che soffrono, lavorando gomito a gomito,cuore a cuore con loro”.L’Argentina, soltanto nel 1945, entra in guerra contro l’Asse per il quale parteggiava senza remora alcuna. Peron, allo scoppio del conflitto, mostrò una marcata propensione verso la Germania nazista  ed era un fervente ammiratore di Mussolini e del Fascismo. Dalla dottrina mussoliniana aveva preso l’idea di una terza via,o,meglio, una terza posizione tra capitalismo e democrazia. Ebbe successo finché le esportazioni di carne e grano tennero in piedi l’economia nazionale. Il 1955 sancì la fine del peronismo. Un colpo di stato del generale  Pedro Aramburu costrinse Peron all’esilio. Il generale fu ucciso e le elezioni furono vinte dal radicale moderato Arturo Frondizi , destituito nel 1962 da un altro colpo di Stato.  Nuove elezioni e nel 1963 giunse alla presidenza Arturo U.Ullia.

L’ASSEGNAZIONE DEI MONDIALI
Le regole FIFA, fino all’edizione del 1990, stabilivano che i paesi organizzatori dovevano essere alternativamente,un paese europeo ed uno sudamericano. Dal 1994, nuove regole hanno aperto al Nord America, dal 2002 all’Asia, dal 2010 all’Africa e dal 2022 anche in Medio Oriente. Fatta questa premessa, diciamo così metodologica, torniamo al nostro racconto. Nel 1974 il Mondiale si disputò nella Germania Ovest. Come da regola dunque, l’edizione del 1978, sarebbe toccata a un paese sudamericano. E’ la volta dell’Argentina. Molti osservatori, alla notizia che i Mondiali di calcio, si sarebbero svolti in una nazione guidata da una giunta militare che aveva sospeso garanzie costituzionali e diritti civili, chiesero come era stato possibile. Semplice. La decisione fu presa nel 1964 e in quell’anno il paese sudamericano era guidato dal radicale Arturo Umberto Illia che rimase al potere fino al 1966, quando iniziò una dittatura militare.
Nel 1973 ritornò alla presidenza Peron. Ma, il 1°luglio del 1974, il profeta dei descamisados, morì. Era passato solo un anno dal suo ritorno alla Casa Rosada. Gli subentrò la terza moglie, che ricopriva il ruolo di vicepresidente, Isabel Martinez che, in qualche modo, provò a continuare l’opera del marito. Ma, il paese attraversava una crisi economica senza precedenti, c’era un clima pesante di violenza interna. Non era facile per Isabelita, come era affettuosamente chiamata dal marito. Un quadro di instabilità che, in Sudamerica, costituisce da sempre il presupposto classico per il pronunciamento militar. Cosa che puntualmente avvenne il 24 marzo del 1976.Isabelita  Peròn  fu destituita e al potere andò la Junta capitanata da tre esponenti delle forze militari argentine, vale a dire Jorge Rafael Videla per l’Esercito, Emilio Eduardo Massera, per la Marina, Orlando Ramon Agosti per l’Aeronautica.

LA GUERRA SUCIA
Il Processo di Riorganizzazione Nazionale – in spagnolo Proceso de Reorganizacion Nacional – fu il nome altisonante che la Junta Militar argentina si diede per dare corso a un governo burocratico-autoritario caratterizzato da un piano sistematico di terrorismo di Stato. Gli obiettivi dichiarati del Processo di riorganizzazione nazionale erano combattere la corruzione, la demagogia e la sovversione, e collocare l'Argentina nel "mondo occidentale e cristiano". Si stabilì un nuovo modello economico-sociale, sulle linee guida del neo liberismo, imposto attraverso una generale violazione dei diritti umani di un settore della popolazione classificato come populista, gauchista (zurdo) e sovversivo (guerra sucia, guerra sporca- ndr) Il potere fu esercitato tramite la violenza e la tortura, l'esilio forzato, l'appropriazione di minori, e provocò un numero stimato di circa 30.000 sparizioni forzate ( desaparecidos) Il regime militare poté contare sul sostegno o la tolleranza dei principali media privati e gruppi economici del paese, della chiesa cattolica e della maggior parte della comunità internazionale. Stati Uniti d’America in testa. L’organizzazione della XIa edizione dei Campionati del Mondo di Calcio venne inserita nel Processo di Riorganizzazione Nazionale. La FIFA inviò una delegazione per ispezionare lo stato dei lavori per gli Stadi e capire se è vero che i dissidenti politici vengono eliminati sistematicamente. I membri della delegazione del massimo organismo mondiale del calcio, appena sbarcati all’aeroporto di Buenos Aires, dichiararono che avrebbero parlato  solo di football.

UNA PIANIFICAZIONE FEROCE
L’ammiraglio Massera, uno dei componenti della troika dell’orrore, nel corso di un colloquio con Videla chiese se doveva andare avanti con l’organizzazione del Mundial. Videla si alzò in piedi e gli puntò due occhi di fuoco a pochi centimetri dal viso e sbottò: “ Massera, forse ti sfugge qualcosa.Questa roba qui deve essere portata a compimento, anche se dovesse costare 100 milioni di dollari. Dobbiamo farlo!Videla non era un appassionato di calcio, ma era scaltro, opportunista di un opportunismo amorale Aveva capito l’importanza dell’evento in chiave di propaganda politica, un make up che avrebbe abbellito il volto spietato della dittatura. Era la grande occasione per allargare il consenso e legittimare il regime al cospetto dell’opinione pubblica mondiale.  Dal nulla sorsero stadi che potevano accogliere più spettatori degli abitanti delle città in cui si trovavano Si costruirono nuove strade per facilitare i collegamenti tra le città dove si sarebbero svolte le partite. Fu introdotta, ovviamente, la TV a colori. L’intero paese fu tappezzato di manifesti che recavano lo slogan “ 25 milioni di argentini giocheranno la Coppa del Mondo.”Per offrire la migliore immagine del paese fu ingaggiata una delle più prestigiose agenzie americane di Relazioni Pubbliche la Burson&Marsteller.Nel frattempo si procedeva con efferata spietatezza nei confronti degli oppositori. Ogni giorni sparivano centinaia di persone. Con l’Operacion Barrido interi quartieri periferici – i più poveri e popolari – vengono rasi al suolo e gli abitanti deportati.

(SEGUE)