Il quarto di Champions fra Milan e Napoli avrebbe meritato di essere ricordato come una sfida sportiva fra due squadre in lizza in una competizione prestigiosa.
Napoli e il variopinto sottobosco che gli girava intorno hanno deciso, tuttavia, di trasformare il confronto in una specie di guerra santa della mutua fatta di provocazioni, pagliacciate e ostentata tracotanza
(quella che, di norma, nasconde i sommovimenti di intestino per la fifa che incute l'avversario...). Certo, ognuno sceglie la strategia che preferisce, ma la vita insegna che, se ti comporti da Pulcinella, devi poi essere abbastanza uomo da accettare di essere trattato come tale (con tutto il dovuto rispetto per la maschera Pulcinella, prodotto nobile della Commedia dell'Arte e caposaldo della cultura italiana).

Nel film Ruruni Kenshin, tratto da un noto manga, si afferma il concetto che, nel momento in cui sguaini la spada, devi accettarne le conseguenze.
Ieri una flotta di corsari rossoneri ha risposto alle ininterrotte provocazioni azzurre degli ultimi 6 giorni sbarcando in forze a Napoli e conquistando la città manu militari.
Chi ha parlato troppo e a sproposito, come chi ha anticipato i botti di Capodanno al 17 aprile, può solo alzare lo sguardo e ammutolire: la rappresaglia rossonera è stata implacabile e il vessillo rossonero sventola garrulo e sprezzante sul Maschio Angioino. E se la sono voluta in tanti.
I partenopei vinceranno con merito lo Scudetto e saranno giustamente lodati per quello. Ieri, però, il Napoli non ha meritato l'onore delle armi, che si riserva agli sconfitti solo se sono stati leali, valorosi e... seri.

Ieri si è visto una volta di più che il Napoli ha una caratteristica in comune con la versione più offensiva dell'Inter di Inzaghi. Gli azzurri, infatti, pressano ossessivamente per schiacciare l'avversario nella propria metà campo e aggredirlo sulle fasce con il duo Kvara-Politano. Lo scopo è di impedirgli di pensare e sfondare o buttarlo giù di forza. E' un gioco che ha il suo limite nella dispendiosità per cui, prima o poi, il Napoli deve rifiatare. In quel momento è vulnerabile. Ieri, si è fermato dopo i primi 25 minuti e il Milan si è procurato un rigore netto, sbagliato da Giroud, più un'altra occasione in cui il francese era solo davanti a Meret, il quale ha salvato con la punta del piede. I rossoneri sono, comunque, riusciti a passare in vantaggio prima del riposo, perché il Napoli, ancora in debito di ossigeno è solo riuscito ad ammirare la cavalcata beffarda di Leao. Il portoghese ha portato tutti a spasso fin dentro l'area di rigore, dove ha servito per il tocco di Giroud, solo nello schieramento scompaginato degli avversari.
E questa volta è stato gol, quello intorno al quale i rossoneri si sono arroccati. Gli avversari hanno potuto solo sfogare la rabbia contro il munito muro di scudi dei pirati norreni. Solo dopo l'80°, sfiniti a loro volta da una dura battaglia, i milanisti hanno rischiato di subire il gol su rigore, ma Magic Mike ha imitato l'ottimo collega azzurro e ha parato. Al 93°, la guardia si è abbassata e Osimhen ha siglato il gol del pareggio, quando ormai non c'era più ragionevolmente tempo per raddoppiare.

Spalletti si è fatto ipnotizzare proprio dal tamtam ossessivo con cui un'autentica ed eterogenea Corte dei Miracoli aveva cercato di incantare i rossoneri, convincendoli che non c'era partita contro il Napoli. Ha spremuto la squadra cercando di travolgere l'avversario, ma è finito contro un muro solidissimo.
Pioli, invece, ha riproposto squadra e soluzioni di 6 giorni fa, perfezionandoli. Quando Kvara puntava Calabria, per esempio, Diaz aveva il compito di schermare la zona alla sinistra del difensore, limitando i margini di manovra del bravissimo georgiano. Diaz non si è visto mai avanti, ma il suo compito era prettamente tattico e di natura difensiva. Kjaer ha preso in custodia Osimhen, che non c'era all'andata, concedendogli spazio solo in occasione del gol. Al quarto d'ora della ripresa, Pioli ha fatto bene a sostituire Diaz, che non ne aveva proprio più, inserendo Messias con gli stessi compiti. Il brasiliano, essendo fresco contro avversari stanchi, è ruscito perfino a manovrare in alleggerimento. Anche Leao è uscito in anticipo per Saelemaekers dimostrando che, quei 20' più recupero di Bologna sarebbe stato meglio risparmiarli sia a lui che a Diaz. Tutti i tifosi rossoneri hanno tremato nel vedere Origi entrare al posto del coraggioso Giroud, in campo nonostante vari acciacchi, ma il fumino Rebic sarebbe stato a rischio di cartellini in un match tirato e poi Origi, almeno in difesa e faccia rivolta verso gli avversari, si è fatto valere di testa nel convulso finale.
Dal momento che la pressione è arrivata prevalentemente dalle fasce, per il Milan sono state più importanti le diagonali, in cui Krunic eccelle, che fare muro al centro, in cui Krunic... non eccelle.
 In realtà, uno dei punti su cui io e Pioli concordiamo è che Krunic, come del resto Messias, è spesso sottovalutato rispetto alle sue doti. Sia Krunic che Messias hanno le qualità per essere colonne di un gruppo ambizioso.

C'era Pioli-Jeckyll, bellezze, la versione virtuosa del tecnico e il Napoli non ci ha potuto fare niente!

Esaurito l'esame del match, possiamo tornare a parlare degli ultimi grotteschi 6 giorni in cui il Napoli e tutto il calcio italiano non rossonero hanno dato triste prova di sé. La sensazione è che si sia cercato di ricreare il clima di ostilità del 1990, quello che, dopo l'episodio della monetina su Alemao, impedì al Milan di vincere il suo campionato. Be', 33 anni dopo, le cose sono andate diversamente, anzi qualcuno ha finito per cuocersi nel suo brodo come il polpo, in virtù di quella legge antica e inesorabile secondo la quale chi vuol fare l'altrui danno, ha le beffe e il malanno.
Si sono lette cose da chiodi, ma... davvero da chiodi! Per esempio, immaginate che si incontrino due squadre di cui una ha molti più punti in classifica dell'altra. Di norma sarebbe la seconda a dover ragionare in termini di non succede, ma se succede... . In questi ultimi giorni è stato il sottobosco partenopeo a parlare in questi termini, pretendendo non solo di passare il turno, ma anche di atteggiarsi a chi avrebbe fatto l'impresa. Se non è ridicolo ciò, cosa può essere definito tale?
Si è tentato anche il lavaggio del cervello sui rossoneri per convincerli di aver già perso. E va bene, nelle precedenti partite era mancato Osimhen, che ieri avrebbe giocato, ma se è un centravanti di grande valore, non è mica l'angelo sterminatore degli improbi!

Ecco, in un certo senso, il Napoli e la Corte dei Miracoli che gli gira intorno hanno sbagliato tattica, perché non hanno depresso i rossoneri, ma hanno contribuito a tenere alta la concentrazione della squadra milanese. Sarebbe stato più astuto fingere rassegnazione e appagamento per lo Scudetto, di fatto, già vinto. Forse il Milan si sarebbe rilassato. Ruggendo contro l'avversario, tuttavia, o deridendolo in anticipo, questi è sceso in campo al San Paolo con gli occhi spalancati.
E poi, la storia del più forte e del meno forte lascia il tempo che trova. Certo, se stai facendo meglio in una competizione, potrai avere i favori del pronostico anche nelle altre che si devono ancora disputare. Ma resta il fatto che, alla fine, in ogni competizione il più forte sarà colui che avrà fatto meglio in quella competizione.

Ora, però. chiediamoci che valore ha la semifinale conquistata dal Diavolo.
Da un lato, una semifinale non permette di alzare alcun trofeo, per cui tecnicamente resta un traguardo intermedio. D'altro canto, come traguardo intermedio, una semifinale di Champions è sui generis. L'approdo alle semifinali implica notevoli vantaggi economici. Comporta l'arrivo di un pacco di soldi per il solo fatto di essersi qualificati, cui occorre sommare i dindi per il punto conquistato a Napoli, il futuro incasso per l'incontro in casa e i soldi per i punti che il Milan dovesse far propri nel prossimo doppio confronto. La semifinale, inoltre, significa premi e incentivi dagli sponsor, tutto oro per qualsiasi società, ma in particolare per chi è, forse anche troppo, attento ai bilanci. E non parliamo della possibilità di migliorare ancora la posizione nel ranking UEFA, al momento non ancora all'altezza della tradizione rossonera.

Nessuno, e sottolineo nessuno, pretende che il Milan sia diventato un dream team, anche se mi sembra che qualcun altro, con una storia molto meno prestigiosa, sia convinto di esserlo diventato all'improvviso.
I rossoneri si sono guadagnati la semifinale di Champions
, che li vedrà opposti con molta probabilità all'Inter, vincitrice per 2-0 in trasferta contro il Benfica. Ed è una cosa che, a molti, e sottolineo a molti, sta mandando gli zebedei in giostra.