Visioni celestiali si muovono sul prato dello stadio “974”.
Il verde e il giallo danzano ritmicamente tra i Kim della Corea del Sud, lasciando gli stessi smarriti, senza meta, come pirati rapiti dal canto di una sirena. Alla fine il tabellino sarà impietoso, recitando 4-1 in favore della Seleçao, dominatrice assoluta nella prima frazione di gioco, probabilmente offrendo il miglior primo tempo e il calcio più scintillante visto finora al mondiale. In barba a preoccupazioni di tipo clinico, Tite si fida ciecamente delle sensazioni dei suoi, lanciando dal primo minuto Danilo e Neymar, entrambi fermi ai box dalla prima giornata.
L’undici scelto dal tecnico brasiliano è praticamente lo stesso che superava la Serbia nel primo turno, ad eccezione di Alex Sandro, fuori anche lui per infortunio e sostituito numericamente da Eder Militao, mentre da Danilo in quanto a posizione nello schieramento.
Accanto all’insostituibile Casemiro torna Paquetà, autore di una partita di grande livello e condita persino da uno splendido gol, il quarto in ordine temporale nella scaletta dell’incontro.
Il Brasile è in serata di grazia, e si capisce dopo appena 7 minuti: Raphinha - forse il migliore di un Brasile comunque privo di insufficienze - scappa via sulla destra, si prende il fondo e mette palla in area dove arriva Vini Jr, che stoppa, si prende tutto il tempo che può e dà al pallone un bacio morbidissimo, quello che vale l’uno a zero. Parte il consueto balletto, stavolta prima circondato, poi affiancato, dall’intero reparto offensivo dei brasiliani e sotto gli occhi ammirati e umidi del fratellino della stella in forza al Real Madrid, il quale assiste estasiato tra la marea verde-ouro.
Per il povero Kim Seung Gyu - estremo difensore coreano - è solo il prologo di una serata non da annoverare tra le più felici della carriera. Passano ancora sei primi e il Brasile raddoppia: Richarlison si insinua nell’incertezza della retroguardia coreana, troppo lenta nella figura del numero cinque Woo-Young a spazzare via un pallone messo in area da Danilo; il numero nove brasiliano arriva alle spalle del mediano e si guadagna il calcione destinato in realtà al rinvio della sfera. Dal dischetto parte Neymar: ipnotizza il portiere con i suoi canonici passettini e lo batte concludendo con estrema delicatezza alla sinistra dello stesso.
Alla mezz’ora Richarlison decide che è il momento di partecipare alla festa: serie di colpi di testa dello stesso (per un attimo mi ha ricordato le gesta di Kerlon detto “foquinha”, proprio per la particolare abilità di portarsi avanti la sfera a suon di colpi di testa, abilità che a dirla tutta non l’ha portato granché lontano nel calcio, anche se aveva persuaso gli osservatori dell’Inter a ingaggiarlo) che addomestica poi palla a terra e combina con Marquinhos, che a sua volta serve Thiago Silva e questi ancora per Richarlison, che ormai a tu per tu con il portiere, deve solo spingere in rete il terzo gol della partita e il suo terzo nella rassegna iridata.
E’ gioia pura. Sublimazione estetica del calcio. Persino il serioso Tite non resiste, e anzi, si fa oggetto della “dança do pombo” tanto cara al suo attaccante centrale. Il Brasile sta benissimo. Si diverte e coinvolge. Non vuole fermarsi, e non lo fa: Neymar serve Vini sull’out mancino, il “madrileno” guarda al centro e si accorge dell’accorrente Paquetà, pronto a riempire l’area in attesa di un cioccolatino da spingere in rete, che arriva, puntuale, così come il piattone dell’ex Milan, che vale il 4-0.
Si balla! Via al pagode a ritmo samba! E’ festa totale. Adani in telecronaca urla “tutti in piedi per questo Brasile!”.
Difficile dargli torto. Dopo 45 minuti, poi diventati 50 per via del solito recupero inspiegabilmente enorme, la Seleçao è praticamente certa del passaggio ai quarti di finale. Sarebbe logico pensare a qualche sostituzione, e invece Tite ripresenta lo stesso undici del primo tempo, probabilmente preoccupandosi più di dare minuti che preservare gli infortunati da possibili ricadute.
La mossa del commissario tecnico sembra giusta: sul 4-0 si gioca a ritmi piuttosto blandi, quasi da allenamento.
La Korea comunque ci prova eccome, per nulla arresa a un epilogo scritto, e solo tre interventi superlativi di Alisson riescono a far si che la situazione resti comoda per i sudamericani. Clamorosa la parata su Hee-Chan, che di collo pieno scarica una botta tremenda verso la porta difesa dall’ex Roma, trovando prima la manona del numero 1, poi la schiena di Cho Gue-Sung, il quale finisce per difendere la linea di porta dei brasiliani. Nulla può super Alisson invece sulla conclusione al 76° del subentrato Seung-Ho, che addomestica la sfera respinta dalla retroguardia brasiliana e dai venticinque metri lascia partire un bolide mancino che si infila nell’angolo alla sinistra del portiere in forza al Liverpool; il tiro del numero otto è leggermente deviato, ma non pregiudica la bellezza del gesto tecnico, assolutamente meritevole di sorte e felice conclusione.
Tite si accorge che è il momento di dare respiro a qualche uomo importante: il primo ad abbandonare il terreno di gioco è Eder Militao al minuto 63, sostituito dall’eterno Dani Alves, tra l’altro unico interprete “sopravvissuto” nel ruolo, con anche Telles costretto a salutare anzitempo la manifestazione per via dell’infortunio patito durante l’ininfluente sconfitta contro il Camerun. Il trentanovenne dal canto suo gioca trenta minuti buoni, provando anche a togliersi lo sfizio della gioia personale, non riuscendoci suo malgrado. Doppio cambio al minuto 72: escono Danilo e Vini Jr, sostituiti dall’altro bianconero Bremer e da Gabriel Martinelli.
Per far sì che tutti, ma proprio tutti, siano parte “viva” della festa, Tite richiama Alisson, e regala dieci minuti anche a Weverton, terzo portiere della seleçao. Insieme all’estremo difensore del Palmeiras, entra anche Rodrygo, in luogo di un provato ma entusiasta Neymar. Il “parigino” è sembrato piuttosto sereno quando lo staff medico l’ha liberato dal bendaggio che bloccava la caviglia, segno di una condizione migliore di quanto si pensasse solo una settimana fa.
I minuti finali scivolano via senza ulteriori acuti, e in un clima di festa che coinvolge anche i coreani sugli spalti, dispiaciuti chiaramente per l’esito dell’incontro, ma comunque orgogliosi per quanto fatto in questo mondiale dai loro beniamini. Probabilmente con un approccio più accorto, gli asiatici avrebbe avuto fortuna maggiore, quantomeno evitando il doppio colpo da KO dopo appena un quarto d'ora di gioco. L'ottimo Bento è forse stato un pelo presuntuoso a schierare un assetto con quattro uomini offensivi al cospetto di una delle più serie candidate al trofeo mondiale, almeno è questo che racconta il risultato finale. In ogni caso, con un sorteggio più “morbido”, meno proibitivo, probabilmente la Korea avrebbe fatto un cammino diverso, rischiando di percorrere sentieri esplorati unicamente vent’anni fa nel mondiale casalingo, ma si sa, con i se e i ma purtroppo non si scrive la storia. 

Guadagnato l’accesso ai quarti, c’è tempo anche per uno striscione di supporto a Pelè: il più grande simbolo sportivo della storia brasiliana, vive momenti di grande sofferenza, e quindi doveroso ma spontaneo il gesto della Seleçao, a cui si erano già uniti tutti i coloratissimi tifosi sudamericani che occupavano i posti dello stadio “a edizione limitata”.

Sulla strada del Brasile adesso c’è la Croazia, vittoriosa ai rigori contro un indomito Giappone. Le vittorie con Germania e Spagna a quanto pare non erano frutto di casualità: i nipponici si sono dimostrati avversari ostici, veri, per nulla spaventati dal confronto con un centrocampo secondo forse solo alla Spagna, in un’ipotetica scala di valori qualitativi. Purtroppo quella stessa qualità ha punito il Giappone dagli undici metri, non avendo tra le fila tiratori di pari livello. Il resto l’ha fatto uno strepitoso Livakovic intercettando tre tiri su quattro, seppur aiutato dalle conclusioni dei giapponesi, tutt’altro che irresistibili. Aver giocato una gara tiratissima per 120 minuti, potrebbe essere un altro piccolo ostacolo per i croati nel confronto con i brasiliani, questi invece con il solo compito di gestire quanto di buono fatto nel primo tempo.
Ad ogni modo, i quasi quattro giorni che intercorrono tra le sfide, danno spazio ad entrambe le compagini di presentarsi al meglio alla sfida che vale la semifinale. Nella giornata di venerdì 9, oltre alla gara delle 16 tra Brasile e Croazia ci sarà alle 20 anche Argentina-Olanda: salvo supplementari, alle 22 saremo già a conoscenza delle prime due semifinaliste della competizione. Sembrava così lunga e invece siamo già alle fasi conclusive della Coppa del Mondo…come vola il tempo! 

Sono abbastanza certo che i vertici della Fifa tifino - neanche troppo velatamente - per Brasile-Argentina in semifinale, così come la moltitudine di supporter sudamericani ( veri e finti…) che tingono gli spalti del mondiale qatariota. E’ innegabile che una partita tra le due compagini più rappresentative del Sud America sarebbe ricca di fascino: a suo modo una finale anticipata, purtroppo però non con lo stesso valore. Nel caso si arrivasse a questa partita, potrebbe persino sortire l’effetto contrario, ovvero diventare una vittoria di Pirro, con i vincitori probabilmente stremati e chissà se con ancora con tutti gli effettivi a disposizione per giocarsi al meglio il titolo mondiale nell’ultimo atto. Comunque, inutile guardare così avanti: l’Olanda caldeggiata dall’amico Massimo48, non ci sta a fare da comparsa, e ha le carte in regola per essere un ostacolo durissimo sul cammino di Messi e compagni, per di più l’ultima vittoria contro gli Stati Uniti ha palesato uno stato di forma crescente, lasciando persino l’impressione di non aver ancora espresso completamente tutto il valore che si porta dietro la squadra allenata da Louis Van Gaal.
La stessa Croazia, seppur qualificatasi a fatica contro il Giappone, affronterà di certo in maniera diversa il Brasile: con gli asiatici magari hanno avuto la presunzione di sentirsi legittimamente più forti, rischiando di conseguenza di salutare la rassegna. Contro la premiata ditta Vini-Neymar, non si potranno permettere il medesimo lusso, obbligati invece a offrire una prestazione maiuscola per potersi riaffacciare a quella finale conquistata meritatamente quattro anni fa. La sensazione è che giocatori come Modric e Perisic abbiano nelle corde la capacità di rendere possibile l’impresa e ribaltare ancora una volta i pronostici. Molto dipenderà dal Brasile: se i “canarini” sono quelli del primo tempo contro la Korea, allora diventa difficile per tutti e non c'è Croazia che tenga. 

Nel frattempo Marocco-Spagna e Portogallo-Svizzera, chiuderanno nella giornata odierna il quadro degli ottavi: derby iberico alle porte? Sarebbe una partita decisamente intrigante…
Per fare il verso a una celebre frase che spuntava su facebook: 
Ad Hakim Ziyech e Granit Xhaka NON piace questo elemento”.
A presto amici. Ai milanesi un augurio di un felice 7 dicembre (Sant’Ambrogio) e a tutti gli altri una serena immacolata! 

FR27