Ci sono giorni che amare il calcio è particolarmente difficile. E no, non mi riferisco al sapore amaro della sconfitta, che per quanto drammatica resta necessaria ai fini di stabilire chi sia stato più e meno bravo.
Quel che fa veramente male, quel che rende talvolta insopportabile seguire il calcio è l’appurare che “due pesi e due misure” non è solo come si tende a far credere esclusivo esercizio del “piagnone”, ma una realtà con cui scontrarsi realmente, e che finisce per svilire sforzi e passione. Leggo come d’abitudine le notizie sul web, e scopro dell’ennesima squalifica a Mourinho, ormai nemico pubblico numero uno, “mostro finale” da abbattere ad ogni costo e con qualsiasi mezzo: il diavolo fatto uomo che con i suoi modi bruschi è infimo distruttore di sport, vite e valori.
Ricordo come fosse oggi "lord" Lulic apostrofare l’allora centrale della Roma Toni Rudiger quale “venditore di calzini”: per la frase denigratoria - ma il lavoro, anche il più umile, nobilita caro Senad - e razzista, il beniamino biancoceleste si beccò venti giorni di squalifica, da scontare… durante le feste di Natale!
Lungi da me fare di Mourinho un martire: ha sbagliato a più riprese, e non fa eccezione l’occasione in esame, quando definì Chiffi il peggior arbitro che gli fosse capitato in carriera. Aggiungo che non è bello vedere la propria panchina fare ad ogni partita una baraonda infernale con la canonica conseguenza di portarsi a casa sempre un paio di cartellini rossi, ma qualcuno mi spieghi come mai per una squalifica giunta a sentenza il 28 giugno, si arrivi a renderla efficace dalla prima giornata e non nell’immediatezza del verdetto.
Attenzione: è giusto; è ovvio che la squalifica debba essere impattante per il tesserato, ma capite bene che allora c’è qualcosa che non torna: come mai Lulic sconta venti giorni a campionato fermo e Mourinho ne sconta dieci a inizio stagione, saltando così le prime due giornate di serie A? 

Come mai il signor Sarri, altrettanto avaro di peli sulla lingua si becca quattromila euro di multa e nessuna squalifica a fronte dei cinquantamila inferti al portoghese, avvisato tra l’altro che anche in caso di patteggiamento sarebbe comunque incappato nella squalifica? 
Con quale spirito si può ancora credere nella giustizia sportiva?
Ancora: come si fa a credere in un sistema che non da il tempo necessario ad una squadra che vince i playoff per agguantare la serie B di trovare sistemazione? Forse Lecco è una piazza troppo piccola, quindi indegna di stare tra i professionisti? Chiaro che grosse responsabilità le ha anche la dirigenza dei lombardi, però non è possibile strozzare in gola il sogno di una città che ha raggiunto un obiettivo con pieno merito. Inaccettabile! 
Mi domando: ha ancora senso seguire uno sport dove è permesso palesemente a tutti di fare il bello e il cattivo tempo, salvo poi puntare il dito sui pochi che devono pagare per tutti?

Come se non bastasse, è notizia di questi giorni che probabilmente al primo mondiale per club organizzato da Fifa e Uefa, per la qualificazione alla competizione non verrà preso in considerazione l’attuale ranking, propendendo per una classifica scaturita dai soli punti ottenuti nei percorsi fatti in Champions League; ne consegue che la Roma che sarebbe sesta - su dodici club europei che si vedranno qualificati  - visti i virtuosi percorsi degli ultimi anni tra Europa e Conference League, si vedrà esclusa in favore di Inter e probabilmente Juventus ( Milan o Napoli le altre che potrebbero accedere alla competizione ma in questo momento parecchio dietro ai bianconeri).

Che senso ha allora stilare un ranking unico per le tre competizioni Uefa? A cosa serve aggiungere una terza competizione come la Conference League se tanto, a conti fatti, ha valore solo ed esclusivamente la Champions League?
Ennesimo cortocircuito di un calcio che pur di far spazio ai quattrini, si fa beffa di logiche, coerenza e sentimenti.
Che poi è la stessa ragione che porta la premiata ditta Infatino&Ceferin a tirar fuori questo ennesimo orpello dorato chiamato Coppa del mondo per club: qualsiasi cosa per il Dio denaro! 

Vi ricordate del Fairplay? Bell’idea quella! Com’era? Serve per calmierare le operazioni dei grandi club in favore della competitività: che parole magnifiche! Chissà dove si è nascosto il “calmieratore”…anzi! Sò dov’è! Sta fuori i cancelli di Trigoria! Si apposta lì notte e giorno! Battute a parte, è ovvio che sia uno strumento tremendamente penalizzante per i soli club di media e piccola fascia, lasciando invece libertà d’ogni genere a chi ricapitalizza con sponsorizzazioni di dubbia liceità e accumulando debiti da capogiro. A tal proposito, qualcuno mi spiega come fa il Barça ad esistere ancora? Come può ancora operare sul mercato come se nulla fosse? Ah già, dimenticavo che il Barça è un male necessario: tagli dai giochi i blaugrana e crolla tutto il castello. 
La Roma invece, sia mai che faccia irritare qualcuno, cascasse il mondo deve tener fuori Solbakken - ovvero un parametro zero - dalla lista Uefa per evitare di incorrere in ulteriori sanzioni: che spettacolo! Tutto bellissimo.

Il problema alla Uefa lo crea lo Spezia, con le sue “impietose” operazioni di trasferimento di minori nigeriani, violazione che costò ai liguri addirittura 4 sessioni di mercato bloccate e quasi 500mila euro di multa. Va bene però che il Real possa spendere 60 milioni per il sedicenne Endrick, o 45 per l’allora sedicenne Vini Jr. 
E pensare che il signor Ceferin aveva promesso punizioni severissime per i “traditori” che avevano progettato la blasfema Superlega…Invece una coppa che in un mese elargirà alla vincente praticamente gli stessi introiti della Champions va benissimo! L’importante che non si mettano in discussione le sacre istituzioni. 
Vogliamo parlare poi delle multiproprietà? Si è fatto assoluto divieto a Lotito di ritrovarsi in possesso di Lazio e Salernitana, così come sarebbe stato vietato a De Laurentiis di avere Bari e Napoli qualora i pugliesi fossero riusciti nell’impresa di tornare in serie A: giustissimo, è un ovvio conflitto d’interessi. Nel frattempo però, eventualmente starebbe bene agli organi internazionali che il Manchester United finisca tra le mani dei qatarioti, già in possesso di una squadra di “piccolo” impatto europeo come il Paris Saint Germain, senza contare che il gruppo Redbull annovera già tra le file due "squadrette" come Lipsia e Salisburgo, due realtà che presto o tardi si sfideranno in Champions: #tuttoaposto

Una serie di nefandezze senza fine e controllo, perché i “controllori” non li controlla nessuno, e gli occhi di questi cadono solo su chi non è abbastanza forte, potente, capace di fare la voce grossa politicamente e soprattutto economicamente, che è quel che più interessa e maggiormente solletica la gola degli ingordi a capo del circo calcio.
Se solo avessi la forza! Se solo riuscissi davvero a non fregarmene nulla sarebbe così facile mettere da parte questo scempio di cui di fatti siamo i principali colpevoli. Sono talmente fiero di essere italiano, napoletano e romanista, ma certe volte invidio tanto i cinesi e le loro attitudini sportive: fortissimi in tante discipline, e lontani anni luce dalla mia più grande passione. Ma non poteva piacermi il Karatè, o l'atletica leggera o che ne so..il Carling?

Giù la saracinesca e addio calcio! Chiudo tutto, abbonamento allo stadio e paytv! Quante volte l’ho detto…Ma ndo ca**o vado? Che maledizione porca miseria!

Questi giorni mi hanno avvilito in una maniera impressionante: vedo l’ottimo Pinto affannarsi alla ricerca disperata degli ormai celebri 30 milioni di plusvalenze necessari a rispettare i paletti del Settlement Agreement, e mi chiedo quanto senso abbia davvero. Quanto senso abbia qualsiasi cosa. Il portoghese tra l’altro, è stato così bravo da riuscire a metterli insieme senza cedere nessun titolare: Tahirovic, Carles Perez, Missori, Volpato, Kluivert; gente in prestito e quindi fuori dal progetto tecnico, più qualche giovane di buone speranze: un autentico capolavoro. Nel frattempo ha pescato tra gli svincolati il centrocampista ex Lione Aouar, e il difensore Ndicka, entrambi già attenzionati dai giallorossi la scorsa estate, proprio in virtù della situazione contrattuale appetibile (di Ndicka ne parlai proprio un anno fa nel pezzo “Roma: occhio alle scadenze”).

Insomma, la Roma approccia l’inizio di Luglio e quindi il calciomercato con un notevole peso in meno sulla groppa, e qualsiasi decisione verrà presa in seguito in ottica cessioni non avrà più la costrizione del tempo che inevitabilmente influisce anche sul valore dei cartellini. In questo senso, Ibanez che era l’indiziato numero uno per ricavare la somma necessaria a sistemare i conti, adesso potrebbe persino restare in rosa, continuando ad essere un calciatore importante nello scacchiere romanista. Qualora invece dovesse arrivare un’offerta che soddisfa la dirigenza capitolina, il brasiliano potrebbe diventare un importante iniettore di liquidità per il mercato in entrata. E’ chiaro infatti, che i Friedkin continuano a non reputare il centrale incedibile, a maggior ragione dopo l’arrivo di Ndicka, sostituto naturale dell’ex Atalanta. Nelle ultime ore si parla di un interesse concreto del Fulham per Ibanez: Pinto conta di ottenere dall’eventuale cessione almeno gli stessi 30 milioni raccolti nella "corsa alle plusvalenze" di Giugno. Con l’addio di Wijnaldum e l’infortunio occorso ad Abraham nell’ultima di campionato, sono almeno due i ruoli da coprire, senza dimenticare le fasce, dove sia Karsdorp che Spinazzola, non sono certi della conferma per la stagione alle porte. In particolare, l’esterno italiano sembra parecchio attirato dalle sirene della lega saudita, pronta a fare spese folli tra cartellini e ingaggi pur di ergersi a futuro centro del calcio mondiale. Un bel da fare quindi per Tiago Pinto, ormai autentico gestore delle sorti finanziarie e sportive del club di Via Uffici del Vicario.
Fortuna che c’è il calciomercato verrebbe da dire: l’ossessione della ricerca di buone nuove fa dimenticare il marciume che attanaglia tutto il “carrozzone”, anche se poi, ne è parte stessa.

Con l’accrescere del campionato saudita, sono molto curioso di vedere le future mosse degli organi superiori: ho il sospetto che gli arabi non abbiano la stessa indifferenza dei cinesi verso il calcio. La “minaccia” è reale: i club si stanno adoperando alla solita corsa ai campioni attempati e alla ricerca dell'ultimo contratto, ma si muovono concretamente anche per attirare gente in rampa di lancio o con ancora molto da dare. La domanda è lecita: siamo dinanzi alla prossima Premier League? Non basteranno Ronaldo e Benzema a cambiare un sistema secolare, ma in Arabia la pecunia non manca, la forza di mettere in piedi centri all’avanguardia neanche, e cosa più importante e "pericolosa" è che il calcio a quelle latitudini piace: signori, non ce lo auguriamo, ma probabilmente ne vedremo delle belle. 

Un saluto.

 

FR27