Non sono pronto. 
Davvero. 
Non ce la faccio!
E’ difficile spiegare, e se non ci riuscirò a parole, sarà ancora più complicato esternarlo in emozioni, anche se chi mi conosce, forse un’idea se l’è fatta.
Avete presente il vuoto che si prova quando si perde un familiare, una persona cara? Beh, a costo di sembrare infantile, persino stupido, ma è proprio il sentimento che ho provato alla notizia dell’esonero di Mou.
Mangio, ma ho sempre sto buco allo stomaco che proprio non mi lascia. Avrei tanto voluto urlare, esternare rabbia, ma poi sti figli di buona donna dei Friedkin hanno annunciato De Rossi: cioè, manco la soddisfazione di poter dire “adesso vediamo proprio cosa farà il maestro che subentra al posto di Mourinho”. A prescindere che la Roma è il bene assoluto, da difendere a spada tratta, sempre e comunque; al di là dalle opinioni su come si possa portarla ai massimi livelli, ma come faccio a discutere Danielino nostro? Lo si ama alla follia! 

Una soluzione, quella dei texani, mediatica: una carezza al cuore del romanismo dopo la brutale coltellata inferta allo stesso. Una scelta che pare essere scandita più dal timore di contestazioni e forti prese di posizione, piuttosto che per pura convinzione tecnica. Dopotutto, vedere De Rossi sulla panchina giallorossa era praticamente il sogno di ogni romanista che si possa definire tale. Certo, ne converrà lo stesso Daniele, i tempi non erano maturi per un impegno così grande, un impegno che però ha accettato senza riserve, ben consapevole dei rischi assunti nella fermezza di questo Sì. Dopo la sfortunata parentesi con la Spal dello scorso anno, De Rossi in questi mesi si gioca gran parte del suo futuro professionale, sperando che diventi il trampolino di lancio di una carriera costellata di successi e non la tomba di una vita da allenatore ancora agli albori. 

Se non altro, il cambio in panchina responsabilizza ulteriormente i calciatori, adesso privi del parafulmine Mou, in questi tre anni non solo allenatore, ma anche e soprattutto dirigente, psicologo e motivatore di un gruppo di certo non all’altezza delle rose avute anche nel recente passato, quando il capitano era proprio De Rossi, e in campo scendevano contemporaneamente gente come Salah, Nainggolan, Dzeko e chi più ne ha ne metta. 

Perdonatemi, ma al di là dei risultati di certo non incoraggianti, esonerare Mourinho quando mancano ancora 18 partite di campionato e un’Europa League ancora tutta da giocare, proprio non lo capisco. Mandare via un allenatore che ci ha regalato due finali europee dopo anni di nulla cosmico per affidare la squadra a un tecnico che ha ancora tutto da dimostrare, mi sembra quanto di più sbagliato potesse accadere. 

Oggi è un funerale, e Daniele è la carezza che ti scuote per dire “andiamo avanti, Forza Roma”. 
E certo che andremo avanti. La Roma ha bisogno di noi e noi risponderemo sempre presente. Lasciatemi piangere per un momento però. Concedetemi di essere affranto per un qualcosa che proprio non mi va giù. Il peggio è che vorrei piangere davvero, ma non ci riesco. 
E’ straziante. 
E allora ci provo così, scrivendo a cuore aperto quel che provo e che sempre proverò per il nostro condottiero, scusate… Il nostro ex condottiero:


Caro Josè,
Probabilmente queste parole scritte da un signor nessuno, non le leggerai mai, ma ci tenevo comunque a dirti idealmente che ti voglio bene davvero. Sì, ti voglio bene. E so che lo capisci, perché te lo sarai sentito dire tante altre volte nella tua gloriosa carriera da allenatore. Il fatto è che nessun allenatore, a memoria mia, ci è mai entrato così tanto sottopelle. Può darsi il grande Liedholm, allenatore straordinario che però non ho avuto la fortuna di osservare, vivere, godere. Il modo in cui ti sei immedesimato nell’amore per i colori giallorossi è un qualcosa di irripetibile: un tecnico che viene alla Roma dopo aver vinto tutto più volte, si lascia travolgere da questa passione incontenibile che ci contraddistingue. Vederti correre come un ragazzino verso la curva sud, vederti sbracciare come fossi un tifoso che vive di Roma dalla nascita, vederti in lacrime per aver vinto una coppa che tanti reputano poco più di un portachiavi di cui essere tutt’altro che fieri, la dice lunga su quanto cuore ci hai messo in questa avventura.
Credimi, proprio non trovo il sole in questa giornata, anche se so che accanto a Daniele ogni giornata romanista sarà un po' più romanista, e a ogni delusione prima ancora che ad ogni gioia, ci sentiremo permeati di romanismo così come accadeva con te, lusitano di nascita e romano d’adozione.
Sono solo poche ore, ma manchi già come l’aria. 

Quanto è strana la vita! Eh sì, perché devo essere sincero fino in fondo, quando la Roma ha annunciato che saresti diventato il nostro nuovo allenatore, ci sono persino rimasto un pò male: si parlava di Sarri, e il gioco che il tecnico della Lazzie aveva fatto vedere nel suo periodo partenopeo, mi aveva convinto che il toscano sulla panchina giallorossa sarebbe stato il perfetto tecnico per una squadra che sarebbe ripartita con un nuovo progetto, ma sempre con l’ambizione di competere per i livelli più alti. La sensazione di delusione però, svanì subito dinanzi all’entusiasmo con cui tu stesso ti annunciasti a noi romanisti.
Mi convinsi immediatamente che il verbo vincere non sarebbe stato più impronunciabile nella capitale, e solo pochi mesi dopo, il trionfo di Tirana ci permise finalmente di poter incidere “ROMA” su una coppa europea. Più di qualcuno sui social sarà contento adesso: hanno vinto Josè!
Ti hanno fatto fuori! Evvai! Adesso sicuramente giocheremo come il Manchester City e vinceremo fior fior di trofei. Già lo vedo Kristensen scendere sulla fascia come Cafù, Paredes dirigere l’orchestra alla Modric e Dybala instancabilmente in campo, sano come un tonno. Sia ben chiaro: lo spero Josè! Spero che tu sia stato il più grande abbaglio collettivo della storia romanista e che Danielino nostro ci porti tra le prime quattro e in finale di Europa League, per riprenderci quella coppa che avrebbe cambiato la tua e la nostra storia. Lo spero tanto Josè, ma seppur dovesse trattarsi di un abbaglio colossale, le folli emozioni che ho provato nelle stagioni con te al timone, resteranno per sempre incastonate in un angolo del cuore, la dove ho le persone più care, perché mi hai dato tanto, senza neanche saperlo. 

Ma che ne sanno gli altri Josè! Essere della Roma è diverso. Tu ora sai benissimo cosa significa. Quanto mi sarebbe piaciuto vederti ancora lì, al comando della mia, e fammelo dire, della TUA Roma, fino all’impossibile ancora una volta: Tirana, Budapest e poi Dublino…Te lo immagini Josè? Io sì, fin dal giorno dopo il ladrocinio guidato alla perfezione da Taylor. Ma noi siamo romanisti Josè: siamo abituati ai finali drammatici molto più che ai “vissero felici e contenti”. 

Chissà se ti sei pentito di quel “resto per voi” indirizzato ai tuoi ragazzi. Sì, proprio quelli che hanno contribuito fatalmente alla tua dipartita da tecnico giallorosso. Smalling che non saltava una partita che fosse una, sta fuori da 4 mesi, manco se avesse subìto un’operazione al crociato! Che tristezza. Chissà che con l’annuncio del tuo esonero non torni misteriosamente abile ed arruolabile. Sono malpensante? Può essere. Ma no, Chris è un bravo ragazzo. Non gli piacciono le medicine, tutto qua. 

Ma n’era meglio che ti prendevi i soldi arabi Josè? Che pazzia la tua, a fidarti di questi americani così bravi a vendere fumo e promesse. Appresso a loro, tutti i professoroni che leggono la rosa  della Roma e dicono “ma guarda là…La Roma non può essere nona con Pellegrini, Sanches, Smalling, Dybala e Lukaku. Chissà se gli stessi si sono resi conto che di questi, l’unico che gioca pure le amichevoli è Lukaku, gli altri hanno più presenze a Villa Stuart che a Trigoria. Per non parlare degli esterni: un 3-5-2 con 5 terzini che fondendoli in uno non ne fai mezzo.

“Eh ma Mourinho”.

Mi dispiace Josè. Mi dispiace tanto. Nonostante il retaggio che ti ha permesso comunque di sopravvivere in questa giungla per un tempo maggiore rispetto ai tuoi malaugurati predecessori, sei stato ugualmente tritato dai tanti “esperti” di calcio, quelli che per dirla alla tua maniera “sanno tutto di calcio” sempre pronti a fare le pulci, persino a uno che ha vinto ovunque abbia messo piede. Pensa un pò, persino a Roma! Proprio qui dove la voce del verbo vincere era una chimera che portava i più a sbellicarsi quando tale verbo veniva accostato all’unica riconoscibile squadra della capitale. 

Sono abbastanza convinto che ti stai chiedendo cosa potevi fare di più, dove hai sbagliato, che cosa avrebbe fatto si che succedesse “x” piuttosto che “y”: la mente dei grandi funziona così, e tu, caro Josè, non hai niente da dimostrare. Hanno tratteggiato un uomo che non ama una proposta di gioco offensiva, dimenticando un passato, nello specifico quello al Real Madrid, dove schieravi contemporaneamente Ozil, Cr7, Benzema e Di Maria. Eh vabbè, che ci vuoi fare. Purtroppo la tua comunicazione senza fronzoli, le esagerazioni ai limiti dell'accettabile - per gli altri, non per noi-, l'enfasi con cui hai vissuto i vari momenti della tua carriera hanno fatto si che si creasse astio, antipatia, invidia e ancor di più fastidio verso una figura così ingombrante da sminuire chiunque ti si parasse difronte.
Pensa quando quella comunicazione è cominciata ad arrivare dall’allenatore della Roma: ciaone!
Ti abbiamo amato proprio per questo Josè. Ci hai rappresentati e difesi contro tutto e tutti, pagandone anche in prima persona subendo prediche da personaggi che prendevano subito la palla al balzo per conquistarsi un secondo di notorietà gettando fango sul tuo operato, persino andando ad intaccare i valori umani, quelli di un assoluto signore, sempre rispettoso dell'avversario a ostilità concluse.
Fammi una promessa amico mio: se Daniele ci porta a Dublino, ti voglio in mezzo a noi, a sostener la Roma come fossi nato e cresciuto nella sud, come fossi uno di quei fantastici fratelli in trasferta a Leverkusen, a Bodo, a Tiraspol e in qualunque angolo più o meno remoto della terra. 

Grazie di tutto Josè. Grazie di esserti fatto carico dell’intera società As Roma, quasi al punto di arrivare a non scindere la Roma da Josè Mourinho, come foste una cosa sola. 

Finisco come ho iniziato: non sono pronto a non vederti più sulla nostra panchina. E' come svegliarsi di botto da un sogno durato 3 anni per affrontare una realtà che non accetti e che non vuoi. Non resta altro che aggrapparci all’amore viscerale verso la nostra maglia, abbracciando idealmente un altro amico, un fratello che più di tutti ha saputo rappresentare il sentimento romanista in un campo di calcio: arrivederci Josè e bentornato capitano! 

Gonfia la vena Daniè!
Forza Daniele De Rossi, Forza Roma Sempre!

FR27