Se c'è stata una vera rivoluzione culturale e sociale questa è avvenuta nel biennio 67/68. Parte dagli USA come rivolta contro la guerra del Vietnam. Come un ciclone inarrestabile, pur senza internet, attraversa tutto il mondo occidentale. Ne viene sconvolto lo statico passaggio generazionale degli anni 50/60 in cui i figli erano i piccoli cloni dei padri. Si contesta tutto, sfilate, occupazioni nelle Università, il femminismo si concretizza anche in maniera radicale. Il mondo politico e sociale subisce un bello scossone. Nel 69 arriva pure Woodstock ad abbattere barriere e sconvolgere il mondo musicale.
Sono anni incredibili, c'è un fermento un'aria di novità che purtroppo andrà spegnendosi nel tempo.
Ma il 68 è anche, in forma calcistica, un anno glorioso per il mio Milan che farà una quaterna  storica concludendola nel 69 con Campionato, Coppa Coppe, Coppa Campioni e Coppa Intercontinentale. Finisce anche il mio decennio da casciavit , perché dopo il 69 cambia tutto e pure per il Milan arrivano anni bui. È l'anno del trionfo di Rocco, il mio allenatore indimenticato e preferito.
Dopo la parentesi nel Toro, torna sostituendo nel 67 Silvestri e inaugura un biennio incredibile e irripetibile, perché fatto con mosse astute e con un mix di vecchietti rivitalizzati e di giovani leoni emergenti. Il successo del 63 è ormai storia vecchia. L'Inter domina incontrastata in Italia e fuori per due anni. Ha una difesa formidabile e acquista grandi campioni in stile davvero "bauscia". Cede di un solo punto alla Juve nel 67. Ma nel 68 ci siamo noi. E dai!! Non certo con acquisti eclatanti.
Arrivano tre vecchietti, ai quali non si dava più una lira: Malatrasi, Hamrin, e Cudicini 30, 33 e 32 rispettivamente, e l'anno prima arrivano Anquilletti 22 e Rosato l'unico vero acquisto oneroso, pezzo pregiato dal Toro. E ancora l'anno precedente il trio romano Sormani Schnelli e Angelillo, quest'ultimo sì ormai agli sgoccioli a prezzo di saldo. Forse, visto i corsi e ricorsi storici applicabilissimi anche al mondo del calcio, magari si poteva fare la stessa cosa anche dopo lo scudetto vinto, o no? Caro Maldini. Il Milan inserisce alla grande i suoi vecchietti e li integra con i giovani inseriti da tempo come Lodetti oltre al grande Trap e al divino Golden Boy. Trova pure l'esplosione di un bomber fatto in casa, sfrontato, calze alla Sivori dal tiro fulminante una edizione ex ante di Leao. L'indimenticabile Pierin Prati. Stravinciamo il campionato con 9 punti, guarda un poco, sul Napoli e chiudiamo alla grande con una partita storica in Coppe delle Coppe in cui il "passerotto"  Hamrin considerato finito rifila due pere all'Hamburger.
Ma l'anno successivo è quello Champions e, come sempre succede e come sempre si dimentica, quando si avanza in  Champions in campionato non si va bene. Chiudiamo terzi ma la semifinale epica è con il Manchester United di gente come Stiles, Charlton, Law, Best, giganti del calcio. Cudicini si supera. Para l'imparabile e gli inglesi, ammirati, lo battezzato il Ragno Nero. Sormani e Hamrin stendono gli inglesi nell'andata, altra partita epica, e il ritorno è difesa strenua, feroce, implacabile.

Faremo così anche con gli Spurs mercoledì prossimo? Me lo auguro. Ma il tocco finale è appunto la finale. Ma scherziamo? Il grande Michels, osannato e celebrato tecnico dell'Ajax, guru del calcio totale. Gli Orange hanno la loro superstar Johan Cruijff. Sicuri di fare a pezzi gli italianuzzi ultradifensivisti del Paron, ma chi sarà mai questo triestino che parla in dialetto? Il 63 dimenticato da un pezzo. Ci aggrediscono spocchiosi e sicuri del loro total playing e beccano una tranvata memorabile, storica, indimenticabile e irripetibile. Ricorda la boria del Real contro l'Inter di pochi anni prima. Prati li mata con tre gol in ripartenze micidiali ed essenziali.
Ma non finisce qui. Nel 69 si chiude con la corrida di Buenos Aires una mattanza preparata a tavolino e permessa da un arbitro scandaloso, pure di origine italiana. È un pestaggio sistematico, ne usciamo sconfitti ma vittoriosi per differenza reti. Una quaterna di intelligenza, creatività, abilità  tecnica.

Per me, casciavit di nascita e di DNA, un biennio epico, leggendario, fatto con pochi mezzi e scelte giuste. Lo ricordo a tutti quei tifosi che vorrebbero spese pazze oppure che sparano su una proprietà che ci ha tirato fuori dai guai, lo ricordo anche ai nostri tecnici come dal poco si possa avere tanto se non il massimo.
Ci saranno anni bui, poi il grande Ciclo del Berlusca, ma questa è un'altra storia...l