Dan Friedkin è diventato ufficialmente il nuovo presidente della As Roma, il venticinquesimo della storia del club. Succede a James Pallotta, che rimasto in carica per la durata complessiva di otto anni non è riuscito a far vincere nemmeno un trofeo, creando forte malcontento intorno a sé. Una debacle insostenibile che ha condotto inevitabilmente all'esito recente, desiderato anche da buona parte della tifoseria, che soprattutto nelle sue parti più calde ha contestato più volte l'operato dell'ormai ex presidente, espressione decadente dell'elitè del calcio internazionale troppo distante dalle esigenze effettive della squadra. Nonostante l'impegno finanziario massiccio che lo stesso Pallotta ha messo in campo, la discontinuità è stato il tratto distintivo che ha caratterizzato la squadra, anzi le diverse squadre, fatte e disfatte attraverso una direzione di mercato variamente indefinita. In alcune stagioni l'esaltante mercato estivo, contraddistinto da investimenti economici e tecnici rilevanti, convince in molti che la Roma è pronta a fare il salto di qualità che si aspetta da molti anni. Sul campo, invece, i risultati ottenuti smontano le buone premesse: si potrebbe pensare che sia il tecnico non adeguato, incapace di fornire le giuste indicazioni tattiche ai giocatori inseriti nella rosa con importante sforzo economico, ora non ricambiato dalle prestazioni date. In questo modo l'illusione di vincere dura per la breve finestra estiva, non protraendosi per non più di qualche mese dall'inizio del campionato, quando emergono contraddizioni e difetti che impediscono successi tempestivi, così rinviati di anno in anno con continui ripensamenti sulla guida tecnica a cui affidare la squadra. Si tinge d'incertezza tutta la vicenda, arrivando a coinvolgere anche le personalità più forti della Roma.
Lasciano Trigoria alcuni dei talenti scovati al principio e poi sbocciati definitivamente nella capitale: il termine plusvalenza diventa ricorrente e tocca tra gli altri Salah, Manolas, Rudiger, Lamela per citarne alcuni dei più simbolici che hanno trovato altra sistemazione intestandosi . Pallotta verrà ricordato, tristemente secondo la maggior parte, di aver accompagnato alla via del tramonto calcistico anche due leggende giallorosse che hanno segnato luminosamente il cammino della Roma contemporanea: ovviamente Totti e De Rossi. Il loro addio, diverso per circostanze e periodo, ha reso più doloroso il periodo della presidenza bostoniana. In entrambi i casi si trattava di prenotare per noti motivi anagrafici, l'occasione giusta per dare definitivo congedo al pallone, almeno giocato. Eppure nessuno si aspettava di salutare per l'ultima volta le due icone romaniste con così tanta fretta, e infatti qualcuno ci ha visto lo zampino del presidente dietro alla scelta finale di entrambi. Così nuove accuse piombano ad offuscare il quadro societario. Il malcontento crescente non è smorzato dal successo clamoroso dell'aprile 2018, quando all'Olimpico la Roma stupisce il mondo intero battendo il Barcellona per tre reti a zero, e accedendo alle semifinali di Champions League. E' una notte memorabile che accende l'entusiasmo dei tifosi, fino al verdetto amaro che risulta dalla doppia sfida al Liverpool che spegne le avide speranze di approdo in finale a Kiev. 
Sottotraccia, tuttavia, si muovono da mesi fitte trame che mirano direttamente al vertice del club, per dare prospettiva diversa e ribaltare lo schema pressochè fallimentare che aveva condotto la Roma lontano dai successi per troppo tempo. Nell'ombra si schiarisce sempre di più la figura di Dan Friedkin, magnate statunitense che a capo del gruppo d'affari omonimo è depositario di un patrimonio personale di oltre 4 miliardi di euro ereditato dal padre. La sua attività economica si dirama in maniera variegata, muovendosi dal settore automobilistico ed estendendosi all'intrattenimento cinematografico, oltre ad interessare la realtà alberghiera di lusso e poi infine intrecciando legami solidi con il mondo dell'aviazione, altra grande passione espressa dai Friedkin.

L'interessamento alla società As Roma sorge inaspettato e coglie di sorpresa l'ambiente di cui lo stesso Friedkin fa parte. La trattativa per l'acquisizione del club parte nel silenzio generale e solo gradualmente rimbalza sui media, dai giornali alle radio con sede a Roma soprattutto, la notizia comincia ad assumere consistenza. Inizia l'affannosa ricerca dedita a delineare il personaggio che vuole prendersi la Roma rompendo l'egemonia Pallotta.

Dietro alle quinte nel frattempo prosegue il dialogo ravvicinato tra le parti che espongono le proprie ragioni e presentano le condizioni finanziarie da rispettare se l'affare verrà concluso positivamente. Sul percorso tracciato e ben indirizzato verso lo scioglimento degli ultimi nodi, un ostacolo esterno e globale frena il procedere della trattativa. Il Covid costringe a cambiare i programmi previsti e rallenta il dialogo intrapreso allungando i termini di conclusione dell'accordo. Non sembra tuttavia che Friedkin voglia desistere dall'obiettivo su cui fervono le discussioni da ormai oltre un anno. Così il virus in lieve allentamento riapre lo scenario interdetto all'inizio dell'estate: si procede ancora una volta per vie silenziose senza copertura mediatica. Il closing viene raggiunto alla metà di agosto facendo tirare un sospiro di sollievo a chi temeva il mancato compimento dell'operazione. Il Friedkin Group prende le redini del club capitolino, accompagnando la squadra sin dalle prime battute dopo l'ufficialità e preparando il terreno necessario a far crescere il valore competitivo del club sulle molteplici componenti non solo sportive. Innanzitutto verrà ripristinata la parola discontinuità nel senso positivo che rappresenta: mettere al sicuro le perle preziose di cui dispone la squadra è una finalità indispensabile. Più che un auspicio, una certezza garantita. Zaniolo, Pellegrini, Dzeko sono le stelle più luminose a cui puntare per costruire un gruppo finalmente vincente. A loro tre è rivolta l'attenzione massima volta a sgombrare qualsiasi dubbio sulla permanenza a Roma. Accolto Pedro, primo colpo in entrata ma trattato dalla precedente gestione, ora il grande obiettivo posto in cima alla lista si chiama Chris Smalling. Le energie verranno concentrate verso la direzione di riportare il difensore inglese a disposizione di mister Fonseca. Il giocatore ha espresso forte volontà di ritorno dopo un periodo ben vissuto nella capitale, dove ha guidato egregiamente la fase difensiva assicurando stabilità e un'avanzata capacità di lettura delle situazioni in cui ha partecipato.
In attesa di sapere quale sarà il nuovo ds (favorito De Sanctis) che avrà da dirimere le controversie di mercato, sarà Guido Fienga a dover affrontare la situazione legata a Smalling.
Si respira la fiducia di un clima rinnovato intorno alla Roma, che potrà risorgere anche prima del tempo immaginato.