Il momento positivo della Roma non deve trarre in inganno, come se la squadra avesse raggiunto di colpo chissà quale traguardo. Si tratta, tuttavia, di affermare che la squadra agli ordini di mister Fonseca reagisce molto bene alle indicazioni del tecnico. Lo si può constatare dai risultati, che mostrano più di ogni altra considerazione, che il percorso intrapreso si dimostra congeniale con l'organico disponibile. I recenti numeri non tradiscono: ben nove gare ufficiali senza sconfitte, esclusa la gara di Verona assegnata a tavolino agli scaligeri per una violazione addebitata ai giallorossi, il cosiddetto caso Diawara attende la decisione definitiva del giudice sportivo dopo il ricorso presentato dal club capitolino. Se venisse accolto, la Roma avrebbe restituito un punto in più in classifica, ma soprattutto sarebbe confermata l'imbattibilità che dura da inizio stagione. Una conquista non da poco che rende merito alle scelte operate dall'allenatore in primis, che ha tratto importanti insegnamenti nel corso del suo operato. Partito a riflettori spenti, dopo l'esperienza in Ucraina al comando dello Shakhtar Donetsk, dove ha battuto la concorrenza con estrema facilità, vincendo ben 7 titoli nazionali e portando il club fino alle fasi finali delle principali competizioni europee.
A partire dalla stagione 19/20 Fonseca si lega alla Roma firmando per due anni, con opzione di rinnovo per il terzo. Dopo aver sperimentato anche a Roma le potenzialità del 4-2-3-1, il lockdown scattato in primavera, che frena il naturale svolgimento del campionato, diventa lo spartiacque tattico che farà approdare verso il cambio di modulo. Le deludenti prestazioni accelerano il processo di cambiamento: il 3-4-2-1 è la nuova filosofia che Fonseca impianta al fine di ridurre i danni. Difesa più leggera, protetta dal centrocampo strutturalmente rinnovato, due trequartisti che agiscono alle spalle dell'unico centravanti, verso cui indirizzare gli sforzi collettivi per creare il maggior numero di occasioni possibili da finalizzare. La squadra coglie la giusta mentalità per organizzarsi secondo le direttive impartite e ingrana la marcia giusta per concludere in maniera onorevole la parte finale di campionato. Non viene raggiunto il tanto auspicato quarto posto, che rappresentava l'obiettivo fin dall'avvio di stagione, reso inarrivabile dall'andamento decisamente negativo che la Roma ha prodotto per troppo tempo. Il quinto gradino occupato accontenta più dell'immaginabile, poiché si vede distintamente un netto miglioramento di condizione nella coda stagionale, segnale inequivocabile della guida rafforzata di Fonseca. L'inciampo avvenuto in sede europea non muta il giudizio complessivo, pur dando la conferma che si devono compiere ulteriori passi avanti nel percorso di crescita. L'arrivo della nuova presidenza ristabilisce serenità in tutto l'ambiente, dopo le pesanti critiche piovute sulla precedente gestione.

Dan Friedkin e suo figlio Ryan inaugurano il nuovo corso all'insegna della conferma dei pilastri, in stretto dialogo con il tecnico per costruire una squadra in grado di puntare più in alto possibile. Il mercato si orienta secondo questa visione: arrivato dal Chelsea un giocatore d'esperienza come Pedro, trattato dalla vecchia proprietà, si punta a rinforzare la difesa. Per questo, il profilo ideale è rappresentato da Chris Smalling, consigliato vivamente dallo stesso Fonseca che lo ha avuto con sé nell'ultimo anno, per poi rientrare alla scadenza del prestito in Inghilterra, al Manchester United. Dopo una faticosa trattativa, finalmente il difensore inglese viene riportato a Roma, dove ha lasciato dietro di sé una scia d'affetto che sarà nuovamente ripresa nell'anno in corso. Fonseca può dunque ritenersi parzialmente soddisfatto, anche se avrebbe voluto diversi altri innesti. Profondo rammarico per l'occasione sfuggita di riprendere El Shaarawy, che si stava per aggregare alla squadra se non fosse stata la contingenza molto stretta dei tempi. L'attaccante di proprietà cinese si riproporrà nel mercato invernale quale valida opzione che farebbe molto comodo alla squadra.
Nella situazione attuale, tuttavia, prevale decisamente ottimismo anche senza ulteriori rinforzi. Il passo falso di Verona è un episodio isolato, a cui segue una sequenza di risultati che infondono fiducia, sia in Italia che in Europa. Due big come Juve e Milan si fermano al cospetto della Roma, mentre una dopo l'altra le avversarie iniziano a capire il valore del gruppo romanista. Le idee impostate sul 3-4-2-1 funzionano e danno continuità di prestazione, basandosi sull'iniziativa collettiva dei singoli. Si confermano le promesse di una squadra competitiva che non lascia molti spazi, mentre approfitta delle occasioni con cinismo necessario. Tra le figure più importanti emerge Pedro, che esprime la massima disponibilità ai suoi compagni diventando molte volte il giocatore decisivo per sbloccare situazioni difficili che hanno bisogno del colpo di genio di cui lo spagnolo è interprete naturale. E' proprio il suo contributo che vivacizza momenti di partita altrimenti spenti, sempre alla ricerca costante del passaggio chiave che può incidere sulla pelle degli avversari. Assolutamente devastante l'impatto offensivo e unione perfetta di forma e sostanza. Intorno a Pedro si muovono armonicamente gli altri componenti: si sottolinea la forte crescita di Leonardo Spinazzola, vero padrone della fascia sinistra che percorre completamente per portarsi fino a ridosso dell'area di rigore e servire i compagni al centro di essa. Dimostra di aver raggiunto un livello tale da rendersi insostituibile nel ruolo che occupa. Motivo di particolare soddisfazione è l'impegno assoluto prestato da Antonio Mirante, che da secondo portiere è passato molto presto a rivestire il posto di titolare, sempre pronto a rispondere nelle situazioni in cui si richiede l'intervento talvolta salvifico e sicuramente protettivo dell'estremo difensore. I tre esempi presentati si inseriscono in un collettivo ben assortito che per ora non delude, completandosi in ogni reparto sotto la regia impeccabile di mister Fonseca.