La Serie A è tornata.
Il campionato 2020/2021 ha aperto i battenti, dovendo anche questa stagione affrontare l'incognita del Covid che ha già segnato l'andamento del torneo, provocando lo slittamento dell'inizio rispetto al periodo consueto di apertura della competizione collocato alla fine di agosto. Questa volta le squadre hanno avuto meno tempo di ricaricare le energie, avendo terminato nel mese di luglio la Serie A post lockdown. Per questo la Lega Calcio è dovuta venire incontro alle esigenze di alcune squadre che avranno un avvio posticipato, necessario soprattutto ai club impegnati nelle partite europee eccezionalmente disputate ad agosto inoltrato.
Fatte queste premesse, si deve anche menzionare un altro effetto collaterale risultato dalle conseguenze dirette del virus: l'assenza di pubblico negli stadi. Un fattore non trascurabile specie per quelle squadre che contano sul trasporto passionale dei propri sostenitori per ottenere successi. Uno spiraglio di riapertura parziale degli impianti è arrivato dal ministro dello sport, Spadafora, che ha approvato le iniziative di alcune regioni orientate ad attuare il ripristino del pubblico, con limitazione di presenze attestate sulle 1000 unità massime. Questa decisione sarà operativa da subito e riguarderà tutti i club. Si tratta di un segnale di normalità che in molti attendevando, sperando che quanto prima si proceda gradualmente verso numeri più significativi di affluenza, confidando anche nella scoperta del vaccino antiCovid più rapida delle previsioni attuali.

In questa situazione resa surreale dal contesto ambientale in cui si svolgono gli incontri, è comunque godibile lo spettacolo offerto dai giocatori in campo. Questa affermazione è valsa molte volte nello scorcio finale della stagione passata, quando sono state imposte le misure più drastiche volte a contrastare il contagio del Covid. In diverse partite infatti non è mancata l'emozione nonostante la cornice circostante non fosse esattamente il tripudio di tifosi a cui eravamo abituati prima dello scoppio della pandemia. Sul campo del Bentegodi è andato in scena il match del sabato sera delle 20:45 tra i padroni di casa dell'Hellas Verona e la Roma. Sulla carta è una partita che può accendersi fin dalle prime battute, ricordando anche i precedenti ricchi di gol e ribaltamenti nel risultato in un crescendo di emozioni che tenevano in sospeso i tifosi di entrambe le squadre fino al fischio finale. In realtà, forse complice quel clima sopra descritto, l'atmosfera in campo è stata contraddistinta da un generale attendismo che ha frenato la verve offensiva. E'prevalso in altri termini lo studio esasperato della tattica per trovare le intese giuste da finalizzare, colpendo al momento giusto gli avversari. L'atteggiamento conservativo è stato espresso in maniera plastica dal possesso palla che le squadre gestivano con poca determinazione per creare pericolosità. Eppure la Roma inizia meglio, mostrando nei primi minuti dinamismo e capacità di palleggio che mandano a vuoto il pressing scaligero. Il modulo scelto dalla prima Roma in gara ufficiale riprende il 3-4-2-1 con un'assenza più di tutte che suscita scalpore, quella di Edin Dzeko, che viene portato in panchina e non prenderà parte al match. Il suo nome risuona sinistro nell'ambiente giallorosso, poichè il centravanti bosniaco è al centro di una travagliata vicenda di mercato che lo avvicina sempre di più alla Juventus, è il primo desiderio che Andrea Pirlo ha posto in cima alla lista delle priorità da inserire nel collaudato gioco bianconero. In queste ore il suo destino calcistico è fortemente messo in discussione: da tifoso chiamato ad esprimere un'opinione, credo sia condivisa l'amarezza che accompagna l'uscita di Edin Dzeko verso Torino. Soprattutto non comprendo bene la ratio dietro alla scelta dell'alternativa, il centravanti polacco Arkadiusz Milik in rotta con il Napoli. La sua capacità offensiva non è discutibile, favorita dala costante presenza fisica nell'area di rigore avversaria che lo rende un finalizzatore efficace. Ma questa è una caratteristica che condivide con Edin Dzeko, nulla di diverso, anzi forse il bosniaco ha dimostrato nella carriera di valere nel complesso più di Milik nella ricerca tenace del gol.

Quindi perchè mai Milik dovrebbe arrivare a Roma? Non sono accessibili altri profili più spendibili dal punto di vista offensivo? In più va sottolineata la grande differenza che distingue Dzeko dal polacco, e lo rende praticamente ineguagliabile sotto questo aspetto. Intendo riferirmi al suo incessante contributo fornito alla costruzione del gioco fin dal centrocampo, dove sfruttando lo strapotere fisico riesce a svincolarsi dalle marcature avversarie favorendo lo sviluppo della manovra in propensione offensiva. Non ha una velocità fenomenale, dovendo fare i conti con un fisico massiccio, ma proprio questo diventa un punto di forza da mettere al servizio della squadra, quando diventa necessario a far salire i suoi compagni verso la porta. Ciò che ho descritto non è mai appartenuto a Milik e lo mette in subordine rispetto a Dzeko.

In attesa di capire il futuro di Edin Dzeko e quali contromosse la Roma adotterà per sostituirlo, forse superando l'idea Milik, la Roma deve far di necessità virtù. Adattare Mikhytarian al ruolo di centravanti è un'operazione rischiosa ma non scellerata. L'armeno ha infatti avuto un impatto molto positivo nel primo anno in giallorosso e vuole confermarsi. La posizione che Fonseca gli assegna a Verona è la stessa provata nelle amichevoli estive. L'impegno è ammirevole ma non altrettanto l'impatto in area, dove sfiora più volte il gol non realizzando in nessuna occasione. Dietro l'armeno si sistemano Pellegrini e Pedro. L'accoppiata funziona bene e mostra tecnica sopraffina nei pressi dell'area veronese. Entrambi arrivano con facilità a scambiarsi la sfera, Pedro al debutto si distingue nella prima parte di gara schizzando via dalla sua zona con estrema agilità e tentando la conclusione, tuttavia non centrando lo specchio con tiri deboli e imprecisi. Nel secondo tempo, come la squadra, cala vistosamente e si rende scarsamente intraprendente. 

Da segnalare nel complesso di una prestazione deludente, vedendo il risultato finale, l'ottima prova di Leonardo Spinazzola. Da molti giudicato miglior giocatore dell'incontro, è una vera rivelazione sulla fascia sinistra. Si prende la corsia sorpassando in scioltezza gli ostacoli di fronte a sè, presentandosi nell'area veronese e servendo con puntualità i compagni che però gettano al vento il bel lavoro fatto. Impeccabile. Giudizio positivo da assegnare anche ad Antonio Mirante, chiamato tra i pali al posto del titolare Pau Lopez, si evidenzia per alcuni interventi decisivi che impediscono lo svantaggio. Ora la Roma dovrà affrontare nella prossima sfida la temibile Juventus sul campo amico dell'Olimpico, dove servirà raccogliere anche un punto dopo la partenza arida. Un interrogativo scuoterà i due club durante la settimana, chi avrà Edin Dzeko nelle proprie fila?